32 RIVISTA POPOLARE sciolti nel passato dalla Rivista popolare diretta da Napoleone Colajanni, che invece, con inqualificabile contraddizione, più ferocemente degli altri , si è oggi scagliato contro l'on. De Marinis >. (N. del 21 Gennaio). Le osservazioni della Patria non ci riguardano. Non abbiamo mai negato il valore intellettuale dell' on. De Marinis; glielo abbiamo riconosciuto anche il giorno in cui lo abbiamo attaccato; ci troviamo , quindi , in assai migliore posizione dei giornalisti che se ne sono accorti dop'.> che arrivò al ministero. Non dispiaccia alla Patria se osserviamo che nella vita pubblica per quanto si possa tenere in gran conto la coltura, si apprezia o meglio si dovrebbe maggiormente apprezzare il caratte1·e. Si dice che Giovanni Lanza seri vesse Itaglia invece d'Italia; ed è certo che egli no.i lasciò alcun trattato di s)ciofo'gia. Ma anche in tempi borgiani, come Garibaldi chiamò quelli del Processo Lobbia, gl'ltaliani s' inchinarono innanzi al suo carattere ed ammirarono l' uomo che abbandonò il seggio di Presidente della Camera per combattere da deputato la legge sulla Regia cointeressata dei tabacchi. Del disprezzo ostentato da Costanzo Chauvet verso i Nitti e i Oolajanni questi certamente si tengono onorati. Ma l' on. De Marinis, giusto perchè non è minchione, sarà di contrario avviso; sopratutto perchè ha visto all' articolo della nostra rivista che lo riguarda va fare il giro trionfale d' Italia da Venezia a Palermo, da Tori no a Bari ed essere .accolto o lodato ad un tempo dai socialisti dell'Avanti I e dai conservatùri del Giornale d' Italia , dai liberali del Corriere della Sera e della Stampa ai clericali dell' Osservatorio Cattolico. Anche il Cipriani non seppe fare di meglio nella Petite 1·epubblique che presentarlo colle nostre parole. In quanto al collaboratore dei Diritti della scuola lo sfidiamo a trovare gl' inni laudativi della Rivista popolare per De Marinis e lo preghiamo di non dimenticare che il nostro giudizio severo colpisce l'uomo politico, che ha calpestato il carattere ed ogni criterio di moralità politica. Un insegnante che non comprende che cosa sia il caratte1·e non ha diritto di varcare la soglia di una scuola e meglio farebbe ad assicurarsi il posto di lustrascarpe o di usciere alla Minerva. Comunque, le accoglienze e la diffusione, davvero straordinarie, ottenute dal nostro articolo ci hanno procurati la più viva soddisfazione, non derivata da vanità, ma perchè ci provano che gli scatti del senso morale sono ancora bene accolti nel paese. Noi ne siamo contentissimi e non p1:overemmo alcun rammarico se sapessimo che De Marinis alla sua volta è arcicontento dell'ammirazione del Popolo Romano. ♦ Antimilitarismo e difesa nazionale. Per Hervé o contro Hervé. - Abbiamo letto con vivo interesse nell' Avant'il (19 gennaio) una risposta al Cor1·iere della Sera , che poneva al giornale socialista qnesto dilemma: pel militarismo o per l'he1·- veismo'J Noi ci associamo completamente alle osservazioni dell'Avanti I sullo spirito militare e contro il militarismo. Avremmo aggiunto per tranquillare le anime timorate della borghesia, che questa progressiva e fatale sostituzione dello spirito indu~triale a quello militare è stata formulata e giustificata sino agli estremi limiti da un filosofo e da un economista, che si possono considerare come la più pura espressione della borghesia onesta, intelligente, dotta: da Spencer e da De .Molinari, che non erano demagoghi e che gli stessi militaristi si degnano di considerare come due tra le più eminenti illustrazioni della scienza. Avremmo aggiunto dell'altro sui fasti del militarismo italiano ; e forse più che dell' autorità del Senatore Pierantoni ci saremmo valsi delle polemiche formidabili di Alberto Mario col Fanfulla e colla Libe1·tà, nelle quali mostrò ben altre vergogne, specialmente nel 1866, che. non sia stata la circostanza, niente affatto disonorevole, del piccolo numero d' Italiani che presero parte alla battaglia di Solferino. All'uopo giustizia vuole che si ricordi che · non era l' Italia che combatteva accanto alla Francia, ma solo il piccolo Piemonte. Però noi dissentiamo tanto dal Corriere della Sera quanto dell'Avanti! pel modo in cui sono messi itermini del dilemma. Infatti all' uno o all'altro termine, con Hervé o col militarismo si sarebbe costretti ad appigliarsi solo nel caso in cui non ci fosse 11 n terzo termine. Noi siamo contro Hervé che rinunzia all:t difesa della patria anche di fronte all'inyasione straniern; siamo del pari contro il militarismo professionale che dissang11a le Nazioni e in 11artele demoralizza senza assicurarne mai la difesa. Stiamo, in vece, col regime elvetico, nel quale tutti sono militi; nessuno è soldato - nel senso professionale , arnese di caserma - che assicnra il paese contro i nemici esterni ed interni col minimo sacrifizio ed ottenendo il massimo risultato. Con Hervé in fondo · non si trovano di accordo nè J aurès , nè Volkmar , nè , forse Bebel. Contro Hervé stanno non solo i socialisti riformisti ; ma anche non pochi rivolnzionari. Noi crediamo, perciò, che l'Avanti! non rispecchi il vero pensiero del socialismo italiano su questa qnistione. Solo gli anarchici e gli anarcoidi - e non tutti - potranno seguirlo nella via che vorrebbe battere. Ai nostri lettori, infine, su questo argomento segnaliamo un ottimo articolo di Vittorio Piva nell'Avanti della domenica. Concorda pienamente con noi. ♦ La donna e la polizia In Russia. - Il 4.0 fa scicolo dell'opera: I Russi su la Russia, che pub blica la Casa Treves contiene: La donna 1·1issa di A. Am5ter1troff; La polizia del libero doct>nte Moskvitc; La quistione de-i contadini di A. Korniloff. Quest'ultimo studio è appena al principio e lo rias · sumeremo quando sarà terminato. E' oltremodo inte ressante lo studio sulla donna. La donna della Reggia e del mondo rivoluzionario-da Caterina la scostumata alla buona Maria Teodorovna; da Sofia Perovskaia a Vera Zassoulitch a tante altre che affrontarono l'esilio, la prigione, la Siberia, lit decapitazione per la libertà e per l' emancipazione sociale e in Russia presenta una grande varietà di tipi ; e tL1tte presentano una impronta caratteristica, che deriva dalle condizioni politich~, religiose ecc.; e ohe le fa apparire strane, talora pazzesche, al mondo occidentale. L' Amfiteatroff è partigiano della emancipazione della donna; e :su questo, sotto certi aspetti , si può dire che la Russia sta innanzi a molti dei paesi più civili dell'Occidente e dell'America. Egli cosi conchiude il suo scritto: « Si, la carne della ·rivoluzione russa è ben pronta e invano sperano gli ottimisti che un com· promesso serva ad arrestarne il bollore.... Già è prossimo il tempo in cui non solo la forma dello Stato e le condizioni politiche sottosteranno alla rivoluzione, ma anche le classi e la popolazione tutta. A tale rivoluzione sono inadatte lia riforme modeste, che fanno intravvedere modificazioni lente, e che si potrebbero chiamare la burocrazia delle rivoluzioni. Una volta, che dobbiamo tr~cciare una via al disopra della palude , non gettiamo nna strada , che fra pochi anni dovrà essere trasformata in linea ferroviaria; costruiamo piuttosto addirittura una linea ferroviaria ~. « E ancora nn ultimo paragone. La Russia non costruisce il nuovo edificio sopra un terreno vergine; per fargli il posto essa ha dovuto abbattere pietra a pietra il colossale e<iificio dell'assolutismo, già abitato da secoli. A questo processo di demolizione, che dura già da cinquantanni, le donne russe hanno collaborato senza tregua, sempre nelle prime file.... Ora è il mo-
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