RIVISTA POPOLARE 31 incoraggiò a perfezionm·e il reato; perciò si ricompra rono i francobolli di di verso taglio e furono ricondotti al loro posto. . Attorno a questo reato e mezzo con~umato ci sono diversi pasticci di lettere anonime all'Avanti! che si rassomigliano meravigliosamente ad altra lettera pubblica di un funzionario al Giorna"le d'Italia; sembra pure che stia in mezzo all'imbroglio, come mez7,ano nella vendita dei francobolli, il membro di una ditta che fa affari col Ministero delle Poste e telegrafi. Su tutto pende un inchiesta. 0' è il peculato in tutto questo affaraccio? Abbiamo sentito da avvocati eminenti che non ci sia, Ma se anche non ci fosse l'intenzione criminosa dell'ex Ministro è innegabile e noi vogliamo vedere con che faccia verrà alla Oamera a rispondere a Filippo Turati , cba ha diversi conti da aggi_ustare con lui e che sarà inesorabile nell'accusa. Questo scandalo è stato denunziat0 dall' Avami ! eh' ebbe pnre il merito di scoprire le marachelle del· l'Impresa dei Telefoni. Scandalo N° 2. La denunzia· degli att.i turpi e delittuosi attribuiti a 1\1ercatelli rappresentante semiautocratico dell' Italia al Benadir primitivamente si deve all' on. Santini. Ma il depntato di Roma non fu creduto, anche, perchè con soverchia sicurezza il vice Ministro per gli esteri, on. Fusi nato , rispose che i I Mercatelli era degno di tutta la fid11cia del governo. La Vita, il valoroso q11otidiano di retto da Lnigi Lodi , che torna ad essere Il saraceno meraviglioso per la logica, per la serenità e per la finezza polemica ora che ha un giornale suo, tutto suo , ha rimesso a galla. corredandole da prove schiaccianti le imprese affaristiche e ses.rnali del Mercatelli accusato di vendita di schiavi e di godimento di achiave. Questo parvenu, del giornalismo sempre ministeriale, nonostante l'Inchiesta 0rdinata- e diciamo nonostante perchè in Italia le inchieste servono µer uaacondere la verità ed imbrogliare il pubblico -- si può ritenere che non riuscirà a salvarsi, perchè contro di lui stanno le gravissime e precise testimonianze di ufficiali dell'esercito e della marina, ai q11ali si accorda una fiducia , che si negherebbe a qualunque galantuomo a prova di bomba. Questo scandalo N° 2 insegna sernpra più e meglio che il possedimento di colonie serve a disonorare qua· lunq ue nazione. Eccoci, infine, allo scandalo N° 3. Riguarda la caccia al famoso brigante Varsalona; caccia che venne continuata per più di un anno dopo la sua ..... uccissione La ragione di questa farsa macabra è evidente: si continuava la caccia al morto perchè essa procurava lauti soprassoldi e larga disponibilit:\ di spese segrete; cioè centinaia di migliaia , forse milioni di lire , sot tratti a Pantalone e che avrebbero potuto essere impiegati assai più utilmente per dare la caccia ai tanti malandrini vi vi, che, purtroppo, infestano le campagne della Sicilia. Mentre Varsalona era più vivo che mai l' on. Oolajanni denunziò in modo aspro i procedimenti ridicoli, inefficaoi, offembacchiani come egli li chiamò e dispendiosi che si adoperavano nel dargli la caccia. E non fu creduto; e molti gli rimproverarono di occuparsi spesso della Sicilia, sempre per denigrm·la; rimprovero che gli venne mosso più apertamente e più ::1cioccamente quando egli denunziò i magistrati ignobili che amministravano o ancora amministrano la gi118tizia nelisola. L'Avanti! ha fatto bene ad occuparsi dello scandalo. Meglio farebbe a non insistere su particolari inesatti e romanzeschi, che possono diseredi tara tutto ciò che c'è di vero nella sna narrazione. Da buoni amici, poi, ci permettiamo di dirgli che non comprendiamo perchè egli ha fatto una allusione poco benevola al Delegato Gafà, che sin dal 1903 denunziò la morte autentica del brigante Varsalona e che in premio dal governo ebbe tutte le prove della più ingiustificabile malevolenza. Del pari crediamo che sbagli nel difendere un signor Lalia eh' é quello stinco di santi che nel 1893 provocò in San Cataldo un massacro per far riuscire il Oomm. Riolo candidato del governo. Questa caccia ad un .... brigante morto va ad arricchire la collana dei fatti, che attestano come il governo italiano sia il maggiore responsabile delle tristi condizioni della pubblica sicurezza in Sicilia. ♦ Contro Angelelli. - Abbiamo tacinto su di esso; forse avremmo continnato a tacere se qualche nostro amico non ci avesse fatto temere che il silenzio nostro deve attribnirsi al timore di du.rla vinta al. l' Avvenh·e d'Italia e ad altri giornali clericali . che pei pri1.n I hanno sollevato la qui.:,;tione. No; non è il timore di dare 1 Àgione ai clericali che ci fece tacere sinora: la verità per noi è seiapre tale e sempre ammirabile sia che venga da Satanasso o da S. Ignazio, anche quando l'uno o l'altro la dicano per proprio tornaconto. Ma ci trattenne la paura di dover sempre dissentire da tutti e sopratutto da coloro che hanno preso le difese dell'Angelelli, che per noi non è. degno di scusa: Potrà interessare - ed è ginsta e doverosa la relati va ricerca-il conoscere se il direttore Angelelli agi per ordine dei superiori iminediati, Doria o Oanevelli. Oiò che non è dubbio è questo : l' azione spiegata da Angelelli fu non solamente criminosa , ma anche immorale e innmana. Non c' indugia1no a spiegare perchè in q nesto caso ci sembra più ripr,)vevole la immoralità e la inumanità: basta ricordare che per i strappare al disgraziato Acciarito le sapute confessioni si speculò bassamente e turpemente sul più umano, sul pii::. gentile, sul più intimo tra gli affetti e tra i sentimenti, che albergano nel cuore dell' nomo: sul sentimento della paternità. Ora una persona che commette un reato in tali condizioni è spregevolissima: è degna di galera e del disprezzo dei propri simili; tanto più quando dell'atto mostruoso vuole farsi un merito per ottenere quattrini, avanzamenti e forse onorificenze. Nessuna pietà, adun - que, per l' Angelelli che se fosse stato un galu11t11omo anche se avesse avuto espliciti ordini dai snperiori avrebbe dovuto rifiutarsi di eseguirli; e tutto induce a credere che se Oanevelli o Doria banno responsabilità nella losca faccenda, che ricorda quelle più turpi dei peggiori governi dispotici e della Santa Inq uisizione, essa si limita all'acquiescenza: il triste merito della invenzione pare cho spetti all' Angelelli. Questi non merita nemmeno le attenuanti. Alla giustizia del Regno d'Italia - nella quale abbiamo scarsissima fiducia - ed al Parlamento l'assodare se il passato e il presente Direttore generale delle prigioni hanno, in una misura q nalsiasi , cooperato nell'infamia dell'iniquo carceriere. Se le indagini risultassero affermative la loro p\rnizione dovrebbe essere esemplare, se non si vuole gettare sull'alta burocrazia italiana un discredito , che difficilmente nello avvenire potrebbe cancellarsi. ♦ I difensori ufflciosi di De Marinis. - La Patria e il Popolo Romano sono corsi alle difese di De Marinis. Ed ai politici nella difesa, come bilancino, si è unito nn giornale scolastico: I di?'itti clella scuola. La prima ha riprodotto i giudizi favorevoli di riviste repubblicane e socialisto su qualche opera del neo ministro della Pubblica Istrnzione. Il secondo se la sbriga alla lesta e lo conforta dicendogli che alla fin fine i suoi critici non sono che i Nitti e i C0lajanni ..... Il terzo si permette questa sciocca insinuazione: « Tralasciando di ripetere qui tutti gl' inni laudativi
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