Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 1 - 15 gennaio 1906

8 RIVISTA POPOLARE Date le convenzioni del 1885 non comprendiamo certe accuse che si fanno al le Società di non essersi ' fornite di materiale sufficiente e buono. Ma se il materiale per l' esercizio e ora di proprietà <tlello Stato!. .. Le Società protestarono sempre per averne dell'altro (1). Coll' Esesciziodi Stato cessava la causa che induceva le Societù a denunziare la deficienza dei carri; ma non si provvide sufficientemente al personale di carico e scarico. Ad ogni modo qualche cosa si e fatto dalla Direzione Generalé' per la circolazione più rapida e per la sollecita distribuzione dei carri vuoti. Ciò che si e fatto, naturalmente, e riuscito incompleto per la fretta con cui si e provveduto e per le cause di perturbamento dianzi accennate che paralizzarono in parte i provvedimenti. Ad ogni modo la deficienza dei mezzi di esercizio non e sorta il 1 ° 1 uglio ; preesisteva all'esercizio di Stato, anzi era esagerata pei cennati motivi dalle Società private. Era tanto esagerato che nella ne · cessità di spendere da 700 milioni ad un miliardo in vagoni, macchine ed impianti fissi, si trovò se111pre lfn argomento formidabile per dil'endere l'esercizio privato e sconsigliarè la denuncia delle convenzioni del 1885, quasiche in forza delle stesse convenzioni non fosse spettato anche allo Stato l'obbligo di spendere quella ingente somma ! Tale deficienza nei mezzi di esercizio delle ferrovie era, dunque, anche nota prima del lvglio 1905; fu discussa ampiamente alla Camera nel 1900, quando si autorizzarono le compagnie a costruire buon numero di vagoni - ci pare 1000 - anticipando esse la somma su cui lo Stato pagava gl' interessi e provocando diverse pubblicazioni, tra le quali notevoli quelle dello Spera. Rimane , perciò , agli uomini che ci governarono, e sopratutto al ministro Tedesco, la grave responsabilità di non avere provveduto in tempo , come ne avevano il dovere : il sistema dello eserciziodi Stato non vi ha alcuna colpa ; e l' inconveniente sarebbe rimasto tale e quale colla continuazione delle Convenzioni del 1885 che dettero alle società private gli utili e allo Stato e alla Nazione i danni. · 4. 0 Le tre cause finora menzionate non hanno l'importanza isolata che a ciascuna di esse, da vari gruppi e per vari interessi viene assegnata; da sole non spiegano affatto il disordine ferroviario ; nel1' insieme lo spiegano in buona parte. Nell'effetto finale rappresentato da una forza come 100, se 10 si assegnano al disastro delle Calabrie, 20 allo svi1 uppo rapidissimo della vita economica e 30 alla deficienza dei mezzi di esercizio , noi abbiamo con molta probabilìtà trovate per sei decimi la ragione dei gravi inconvenienti che tutti deploriamo. Si deve lasciare al caso, allo ignoto gli altri quattro decimi? No , la parte del caso e cioe della causa ignota sa-- rebbe troppo grande. La corrispondenza dell'Economistad'Italia ci mette sulla via per continuare la ricerc,1 e l'assegnazione delle ré'sponsabilita. Riproduciamo integralmente qualche parte dì essa. 5. 0 <( Da sei mesi, oramai, scrive l'anonimo abbonato <lella rivista romana, diecimila chilometri delle nostre ferrovie sono esercitati direttamente dallo ( 1) Dal testo di una interpellanza presentata dall' on. ingegnere Goglio si rileva che egli non crede come il Morbelli, alla deficienza dd materiale rotabile. Stato, che ha avocato a se la gestione delle e\-reti : adriatica (meno 2200 chilometri circa, rimasti ancora alla antica societù delle Meridionali), mediterranea e sicula. Il pubblico deve aver notato che, nei primi due o tre mesi l' esercizio di Stato provocò minori lagn.rnze di quelle che ora si elevano in· ogni centro commerciale, dall'un capo all'altro della penisola. La spiegazio1Je e facile. Nei primi mesi durava provvisoriamente l' organizzazione delle vecchie reti. La direzione delle ferrovie dello Stato aveva idealmente diviso in tre zone del!' Est, del Nord e del Sud, i diecimila chilometri di binari, e i treni correvano e si susseguivano secondo le norme e sotto l' impulso dei centri direttivi lasciati dalle vecchie società. Durava, insomma, per qu:mto difettoso e un po' turb,no dalìe novità della direzione suprema, il solito andamento. Senonche invece di prender tempo per acclimatare , diremo cosi, il vecchio col nuovo sistema, e preparare gradatamente il passaggio alla riorganizzazione completa, si volle con fretta, forse, eccessiva, spiantare i pochi centri direttivi ed amministrativi funzionanti da molti anni, per impiantare le nuove e più numerose Direzioni comp~1rtimentali, amalgamando in essa funzionari provenienti dalle diverse ::mministrazioni precedenti, compresi i funzionari del!' ex Ispettorato Generale i quali non avevano la pr,uica necessaria del servizio attivo. Era necessario farlo; ma lo si fece in fretta, un po' caoticamente, onde lo spostamento riusci ed ancora, in _parte, riesce troppo detestabile : il vecchio andamento abitudinario è cessato d'un tratto a data fissa ; il nuovo non funziona bene , poiche coloro che dovevano farlo andare, non per anco affiatati, talvolta gelosi e diffidenti gli uni degli altri, non sono ancora perfettamente padroni del meccanismo amministrativo>>. « Questo, per altro, e un male di carattere transitorio; sotto l'impulso abile, energico, equanime del Direttore generale, l'affiatamento degli elementi diversi dovrà avvenire sollecitamente, speriamo , e va, difatti compiendosi a gradi >>. A queste osservazioni aggiungiamo che buona parte degl'inconvenienti derivano da quel personale dell'ex Ispetton1to Generale che nulla di buono seppe fare in 20 anni, che fu attaccato vivamente da Pantano in Parlamento e non fu potuto efficacemente difendere da Genala che l'aveva creato; che e stato cortesemente criticato da recente dalla Tribuna e che ha avuto il coraggio di protestare contro queste garbate critiche rimettendosene ai giudizi sempre favore-voli che sull'opera sua ottenne dalle autorità competenti, cioe dai ministri. E non si nega che i ministri, spesso incompetensissimi - bravi avvocati spessissimo! - li abbiano giudicati favorevolmente; ma e il paese che ha trovato quasi sempre pessimi e i ministri e i fon- . . z10nan. Si deve aggiungere a tutto questo che il Direttore Generale Bianchi non pote avere in tutto mano libera nel distribuire le cariche; ma che. non sempre fu felice nell'assegnare le funzioni. Qualche errore gli si può rimproverai e; ma attenuanti ge-. nerosissime gli vanno accordate perche solo un Padreterno onnisciente e onnipotente potèva tutti evitarli nella organizzazione che dovette improvvisare appena nominato. 6. 0 L'abbonato dell'Economista continua: « Ma

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