RIVISTA POPOLARE 7 che in Cermania, in Austria, in Ungheria, in Francia, in Svizzera e, sino alla vigilia dell'anarchia politica attuale, in Russia esso ha funzionato splendidamente dando risultati benefici per le finanze pubbliche e pei privati. E' notevole il risultato della Svizzera, perchè ivi l' eserciziodi Stato vige da poco tempo, da due o tre anni per certe linee e dall' oggi all' indomani, proprio come in Italia, sostitui l' esercizio privato. Ma in quella piccola repubblica, che i nostri omenoni spesso deridono perchè non sanno quel che si dicono, il passaggio da un sistema all'altro fu discusso, studiato lungamente e preparato sapientemente. In Italia, in questa grande potenza che deve guardare sdegnosamente la minuscola repL1bblichetta, avvenne .... quello che avvenne. Se l'eserciziodi Stato non h~1dato risultati cattivi, anzi li ha dati ec~el lenti, dapertutto, bisogna ricercare quali sono le cause speciali che lo hanno fatto fallire in Italia per eliminarle nella misura del possibile e non per pensare pazzescamente di tornare indietro all'esercizioprivato dando in mano del capitalismo l'organv più importante per la vita economica della nazione. Esaminiamo rapidamente le cause dell' attuale disservizio , come sono state esposte in alcune circolari del Ministero dei lavori pubblici e del Direttore Generale delle Ferrovie e in alcuni articoli di giornali; tra i quali in una lettera assai notevole da Milano all' Economistad' Italia ( n. 31 ~ic. 1905). 1.0 Ministero e Direttore generale misero innanzi a spiegare il disservizio ferroviario, il disastro delle Calabrie. Migliaia di ·vagoni furono eccezionalmente consacrati a soccorrere .la sventurata regione e furono sottratti al commercio e ai viaggiatori ordinari; i vagoni destinati alle Calabrie ebbero e dovevono avere la precedenza e produssero un enorme ingombro in tutte le stazioni; i guasti delle linee calabresi resero inevitabili i ritardi, sopratutto perchè tutto il mezzogiorno, da Napoli in giù ha ferrovie ad un solo binario. Nessuno può negare la realta e la importanza di tale causa di perturbazione profonda ed anche generale - sino a Venezia ed a Torino per contraccolpo. Aggiungiamo che fino ad un certo punto le conseguenze di quel perturbamento straordinario, imprevisto ed imprevedibile, dovevano durare anche dopo cessata la sua azione diretta ed immediata, perchè nell'organismo sociale come nell'organismo individuale i disturbi circolatori non vengono eliminati interamente e immediatamente dopo eliminati i motivi che li determinarono in un dato punto. E' doveroso avvertire, però, che gl' inconvenienti si erano già lamentati , sebbene in misura minore prima del disastro delle Calabrie e che in tre mesi ci avrebbe dovuto essere tutto il tempo possibile per farli cessare interamentè o limitarli esclusivamente alla regione calabrese. 2. 0 Si dice che l' ingombro straordinario delle Stazioni, con tutte le sue conseguenze, deriva da un eccezionale rigoglio nella produzione, nel commercio, nella vita economica del paese a cui erano impreparate le ferrovie. L' effiorescenza economia davvero eccezionale è innegabile; è confortante; è tale da fare crepare di bile i jettatori del liberismo ,.,~e cantano le nenie funebri all'Italia, che avrebbe dovuto essere ammazzata dal protezionismo. Ci sono le prove dirette, statistiche, di questo straordinario jncremento nella vita economica del paese: 1.0 nel1' aumento delle entrate ferroviarie; 2. 0 nel!' aumento veramente magnifico delle nostre importazioni ed esportazioni. Anche su questo c' è da fare delle riserve. Il rigoglio economico non cominciò a data fissa, il 1.0 luglio 1905. Era visibilissimo anche prima e lo negavano per fanatismo soltanto i liberisti suaccennati. Tra lo sviluppo economico rapido e il disservizio ferroviario c' è sempre sproporzione ; ma dato che proporzione vi fosse, sarebbero sempre da condannare severamente i nostri uomini politici, i quali non seppero o non vollero vedere che era necessario provvedere a rinsanguare gli organi , a sviluppare opportunamente gli strumenti, i mezzi indispensabili per fare funzionare comodamente gli organi della vita economica. Se il piede cresceva era da pazzi volerlo costringere entro una scarpa antica più stretta. 3. 0 La necessità di provvedere allo sviluppo dei mezzi-trasporto in corrispondenza dello svilup!)O economico del ~Jaese era stata avvertita da antico tempo ; era stata anche esagerata artificiosamente, maliziosamente dalle società private che esercitarono le ferrovie fino al 30 giugno '905 per il loro tornaconto. Le società avevano interesse diretto ad esagerare perchè in grazia delle balorde convenzioni del 1885 esse dovevano esercitare le ferrovie coi materiali di proprietà dello Stato. Ad esse giovava esercitare con grande numero di vagoni; ad esse giova va avere a disposizione 1000 vagoni dove ne occorrevano 500 o 700. Avendone 1000 i vagoni restavano vuoti nelle Stazioni del regno in attesa di un carico che rendesse util~ per l'azienda il loro movimento da un punto ali' altro ; avendone 1000 a disposizione non vi era bisogno di affrettare il carico e scarico delle merci e si potevano fare notevoli risparmi nel personale destinato a tale bisogno. L' averne 1000 a loro disposizione, lo ripetiamo, alla Società non costava il becco di un qu,1ttrino, perchè era lo Stato che a sue spese doveva fornirli. Ed era anche lo Stato o le famose Casse patrimoniali sempre vuote che doveva provvedere non solo ai vagoni per merci e viaggiatori-o alle macchine, ma anche allo sviluppo td alle riparazioni pi~ importanti degl' impianti fissi - stazioni, rotaie, ecc. Questa convenienza delle società private a speculare sull'abbondanza dei vagoni e delle macchine, che dovevano essere costruiti o presi in affitto dallo Stato venne luminosamente dimostrata <la un modesto e intelligente ferroviere, Paolo Morbelli, nella 'Rjvista popolare (30 agosto e 30 novembre 1905) con dati di fatto inoppuguabili e con comparazioni internazionali tolte dai prezio~i volumi dell' Inchiesta Saporito. Una persona della cui competenza nessuno dubita, l' on. Carmine in seguito alla lettura del secondo articolo dovette riconoscere che il Morbelli in gran parte aveva ragione in quanto alla deficienza di vagoni; gliela negava per .le macchine e per gl' impianti fissi là cui deficienza è reale e non artificiosa. Le macchine non sono soltanto deficienti per numero; ma anche per qualità: sono vecchie di tipo e sciupate in buona parte.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==