RIVISTA POPOLARE 19 cosa siano, nella mente del Mazzini, Dante e il dramma storico, la letteratura nostra e la letteratura straniera. ... Riuscirà nuovo invece il capitolo La pittura nella concezione estetica di Giuseppe Manini. Oggetto dello studio è il saggio « Sulla pittura in lt3lia »1 scovato negli Scritti letterari di un itàliano vivente editi a Lugano nel 47, (e che come non ebbe ventura di essere raccolto nella serie degli Scritti editi ed inediti 1 non parve degno di analisi a nessuno di quanti illustrarono la vita cd il pensiero del Genovese>>.Lo scritto che altri e non il Mazzini tradusse dall' origìnale francese 1 applica alla pittura, come si_può facilmente comprendere, i principii dell'estetica mazziniana; ma non è neppure paragonabile per importanza e per intuizione profonda alla Filosqfia della musica, tantochè il suo autore stesso le escluse dalla raccolta delle sue opera oninia. Giuseppe Mazzini non sentiva le arti del disegno quanto la divina arte dei suoni. Nuovi riusciranno pure, ed al trim enti, i Ricordi m_azzinJanidi Maurizio Hartmann, riportati in appendice. E l'omaggio simpaticissimo al nostro Grande di un uomo del 48, un rivoluzionario e scrittore tedesco che lo cpnobbe a Londra in casa Carlyle. . Ai rapporti fra il Mazzini e i coniL1gi Carlyle, fra 11 Mazzini e il Lamennais, dedica il Momigliani alcune fra _le più belle pagine del suo volume. Ed è associata a questi spiri ti magni d'ogni parte del mondo, quasi concilio di iddii, che noi amiamo contemplare ]a Ggura del nostro Grande. Donde non la traggono giù per nulla la critica minuta del psicologo o le indagini del biografo. Se anche il Mazzini, come le recenti ricerche hanno assodato, non si è sottratto alle esigenze dell' amore terreno, ciò ci rende ancora più simpatico il genio, mostrandocelo della nostra stessa carne, non _mostro estra umano, entita iperuranica. Così avvenga che la pdbblicazione ulteriore degli scritti mazziniani, caduta in mano alla monarchi.a (de' suoi archivi di stato così gelosa), non sia profanata da castrazioni! Duole che la pubblicazione integrale e nazionale degli scritti del grande amico del popolo non av,venga per decreto di governo popolare. Ebbene: sia al principato espiazione, a noi rimprovero, purchè concorra cornunque alla gloria de] sommo, la quale è gloria d'Italia. G. MACAGG[ t fattosriociali o~lla ~elin~u~nza (i) Nel mondo inorganico è facile isolando le caust:, determinare gli effetti che esse son capaci di produrre; or se questa facilità diminuisce alquanto nel mondo biologico , si traduce poi in una quasi impossibilità salendo ai fenomeni morali e sociaii che si presentano estremamente complessi. É questa la ragione per cui 110:1 ci è dato spingere lo scandaglio psicologico sino a determinar<:: quanta efficienza abbia la miseria nella dinamica o meglio quale sia il suo eft:èttivo poter<::nel trascinare al delitto allorchè si complica con altre condizioni (educazione, età, sesso , eredità, ecc.) variabilissime da individuo a individuo. Ma, a parte i risultati statistici i quali dimostrarro come la falange dei delinquenti sia reclutata tra i poveri e come una diminuzione di salari od un aumento nel prezzo delle derrate ecc. ecc. facciano crescere rapidamente i numeri dei delitti, a parte dico, questo, possiamo benissimo, sorretti dalla osservazione pratica, (1) Da. una tt:si di laurea sull'Idea sociologica del delitto, approvata col massimo dei punti dalla Com missione. della Facoltà giuridica di Napoli in luglio I 905. discernere la prodigiosa forza criminogena della miseria. Nelle aule giudiziarie è così ribadita l' opinione che i bassi reati contro la proprietà siano un intangibile monopolio dei poveri, che allorchè apparisce qualche persona r;cc:a od agiata colpe· vole d1 furti, nessuno ci crede: e se ! 'ev_idenza delle cose non consente un' assoluzione pura e semplice si ricorre ad altri espedienti per sottrarre il benestante alla pena legale ; basta infatti una perizia psichiatrica che assodi che il colpevole agì per necessità o mt:glio che egli è un cleptomane perchè i magistrati (talvolta anche in buona fede) emettano una sentenza di. inesistenza di reato. È troppo raro il caso che si rubi per semplice sport: il disprezzo dell' opiniont: pubblica,. le noie di ur1 giudizio penai<:: fanno sì che si astengono dall'attentare alla proprietà altrui, anche co'oro che per l'anormale costituziont: psichica vi sarebbero più versati. « lo conobbi, scrive il Lombroso, tre individui con tutti i caratteri fisici e ·psichici del df;!linquente nato, ma che l'alta posizione sociale difese dal carcere. Essi confessavano: se non fossimo ricchi avremmo rubalo. E Cesare Lombroso che parla, e gli si può prestar fede» (Colajanni Soc. Crim. I. r78). Lo stimolo al delitto c·ontro la proprietà devesi ricer.:are nell' insoddisfacimento dei bisogni, principalmente dei più materiali; (< il Cardinale Menning proclama che ogni uonN affamato ha diritto al pane del suo vicino n (Colajanni Soc. Crim. 4-14). Che si dirà poi quando un innumerevole alveare umano geme ed illanguidisce neil' indigenza, mentre un formiJabile t:d avido vibrione assorbe tutte quante le energie che si sprigionano dal $Ublime amplesso del lavoro e della natura? L'agitazione operaia di una data regione ( e he è legittima quando risponde ad un vero bisogno ed alla possibilità di sodclisfarlo; giammai quando sia un vero salto nel buio provocato dal fanatismo dei demegoghi ignoranti o di mala ft:de) si definirà movimento politico-socia1e; ma anche l'insurrezione solitaria contro le leggi da parte di chi non ha lavoro e non ha pane spesso _non è elle una protesta contro I' ingiussizia sociale. La connessione dei reati contro la proprietà con le ineguaglianze sociali è così apoditticamente dimostrata dalla prevalenza quasi esclusiva delle classi infime nella cerchia dei ladri che gli stes~i sociologi borghesi non osano contestflrlo (Turati: Il Delitto e la questione sociale, 1892). Vietar Hugo coi suoi Miserabili ha trasportato dalla vita nell'arte la figura di Jean Valjean, gettato nella mist:ria dall' impossibilità di procurarsi lavoro, trascinato al furto dal bisogno di sfamare sè e la propria famiglia e poscia dalla reazione ali' ingiustisia sociale e dal pervertimento del carcere sospinto nella china del delitto. fo non so intendere come qualcht: sociologo di valore possa bendarsi gli occhi sino a non vedere nel disagio economico la principale causa determinante al delitto contro la proprietà. Il Garofalo per es. : ritiene che 1' ordine economico presente cioè il modo in cui la ricchezza è distribuita non è una delle cause di crim~alità giacchè, egli dice, (< non vi ha ragione perchè la classe infima debba essere spinta al delitto più gagliardamente delle altre (Criminologia r 69). Ma poi cadendo in istridente contraddiziont: colle sue premesse e colle speciose argomentaz-ioni, si trova costretto ad ammet tere che « una crisi sociale politica ed economica può essere senza dubbio una causa occasionale di delitto perchè diventa più viva in tutti i suoi aspetti la lotta per l' esistenza >) (Op. Cit. 181). E se a prescindere dagli squilibri anormali, la lotta per I' esistenza fosse costantemente aspra, perchè mai i rejetti , i vinti non dovrebb~ro trovare nelle angustie e nelle difficoltà della vita le spinte criminose? Io non so astenermi dal riportare un paragone che ·1 Garofalo adduce per dimostrare la (< insussistenza )) della sua teoria : (( Le oscillazioni nell'equilibrio economico possono paragonarsi al vento freddo od alla abitazione umida che accelera le manifestazioni della tisi ereditaria , ad uno sforzo o ad un' emozione che produce l'affrettata rottura dell'arteria. L'individuo senza quella cir-
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