Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 1 - 15 gennaio 1906

14 KlVlSTA POPOLARE di al tre provincie e tre stranieri - un brasiliano e due austriaci. Una circostanza ancora più imp0rtante. Parlando nel 1902 in Palermo delle condizioni economiche della Sicilia, notai che allo sviluppo del settentrione d'_Italia aveva dato largo con tributo il capi tale straniero e che nel mezzogiorno la deficienza di capitale è uno dei peggiori malanni che ne rallenta i progressi economici. Fui smentito audacemente da un settentrionale presente, cui parve scioccamente che io avessi recato offesa al Nord segnalando quello intervento del capitale straniero. Risposi ricordando dati e fatti, che mi vennero subito alla mente; meglio, trionfalmente avrei risposto oggi rimandandolo alla pubblicazione del Dott. Gnaga. La quale ripetutamente rileva quanta parte r:tppresenta il capitale straniero nella viu economica della provincia di Brescia. A pag. 170, poi si legge questo brano riassuntivo: « Se volessimo far la parte « al capitale non bresciano della Societa elettrica « bresciana e della Metallurgic:a Glisenti noi vedrem- « mo rimpicciolirsiancora la parte spettantealla nostra « iniziativa nella conquista e nella proficua utilizza- « zione delle forze idn1uliche mediante la elettricità. « Se a tutto questo aggiungiamo che la Società di « Augusta tiene l'officina del gaz, la ditta Carletta, « Porta e C. q □ella grandiosa della soda caustica e « il capitale belga esercita il monopolio dei trams « provinciali, si vede quanto poco ci resta di che van- « tarsi del progresso che sembra a molti testimonio di « nostra intraprendenza; mentre anbiamo assai da rim- « proverare a noi stessi per aver seguito a tardi passi « il moto impresso alle nostre industrie dal capitale f o- « restiero ». In verità non so spieg~rmi l'amarezza del Dott. Gnaga. Ignora egli che il capitale non ha patria? Dimentica sopratutto la dottrina del grande lombardo, di Carlo Cattaneo, che insegna essere i contatti e le commistioni degli stranieri a stimolare i progressi di una collettività ? Gli stranieri restituiscono oggi all'Italia, con i loro fermenti intellettuali o capitalistici, ciò che altra volta i' Italia dette a loro colla influenza latina e più tardi coi gloriosi comuni repubblicani. Sono queste le vicende della storia; oggi si dà, domani si riceve. E' un conto corrente che non si chiudera mai sino a tanto che ci sarà civilta o almeno sino al momento remotissimo o addirittura irraggiungibile io cui tutti i popoli si tra veranoo allo siesso livello di civiltà e di benessere materiale. Per parte mia deploro che ii capitale straniero non sia disceso nel mezzogiorno e in Sicilia e mi auguro che vi scenda presto quello del settentrione d'Italia, al cui incremento e al cui sviluppo ha tanto contribuito quello straniero. Spe• riamo che scenda prtsto a Napoli attrattovi dalla provvida legge del 1904. Ed eccomi ad ulcuni punti relativamente oscuri sullo sviluppo di Brescia e della sua provincia. Il più sinistro e quello sulla salute pubblica. Il Dott. Gnaga giustamente si rallegra dell'alto cousumo di cereali che si ha nella 1>rovincia: 460 litri a testamolt? più e,lev~to di quello medio del regno: quasi dopp10. Pero c è da deplorare che in questa quota di cereali consumato il m.ais vi ha una parte considerevole; d' onde I' elevata ci fra di pellagrosi-che erano llmila nel 1857 ; che sono assai diminuiti, ma danno ancora una delle più alte cifre di morte per pellagra nella provincia di Brescia e in tutta la Lombardia, superata in cio soltanto dal Veneto. E non si ferma abbastanza sulla elevau mortalità di Brescia, eh' è addirittura vergognosa, benchè egli ìa deplori, ma credò cbe egli sia in errore nello stahili rne l::i. cifra. Afferma che Ilei 1881 era di 27 ,1 per 1000 e che nel 1904 si ridusse a 23,7; invece le pubblicazioni ufficiali più recenti la portano nientemeno che a 28,3 nel 1902 (1). Se in 23 anni- era discesa da 27,1 a 23,7 mi pare assolutamente inverosimile che· in due anni possa essere discesa da 28,3 a 23,7. Nè può trattarsi di un errore della Statistica ufficiale perchè si trova cifra più o men o elevata negli anni precedenti ed anche nelle diverse pubblicazioni mensili ed annuali, che hanno intrapreso lodevolmente alcuni grandi municipii italiani. Brescia non può avere che il triste conforto di essere superata nella stessa Lombardia da Mantova, che ha la mortalid. russa del 33,8 e nel resto del regno tra i capiluogo di provinci:1 da Grosseto eon 31,3 ; da Campobasso con 33,6 ; da Potenza con 30,9; e da Cosenza con 30,5. Ma la grande mortalità di queste città si spiega: sono o tra le più povere o tra le più affii!.te dalla malaria ; forse sono ad un tempo le più povere e le più malariche. Ricordo a titolo di onore che solamente Trapani , agiata e pulitissima, vide la minima mortalità, degna della Nuova Zelanda, di 14,9 per 1000. Per Brescia, ripeto, quella alta mortalità è una vergogna. Ma se per la salute del corpo a Bre~cia si sta male, non si sta meglio per quella dello spirito. Pare ehe l'istruzione elementare fosse molto diffusa sotto il governo austriaco. Dice il Dr. Gnaga che e' era in Brescia il 7,5 °/ 0 della popolazione iscritta ne. le scuole nel 1849 ; era salita a 10,46 quella freq uentante-gl'iscritti dovevano essere mo! to più numerosi - nel 1857 ; e i frequentanti discesero a 8,64 nel 1901 e salirono appena a 12 gl' iscritti. Qui, dunque, c'è regresso in senso assoluto in 47 anni nel passaggio dal governo austriaco al regi me italico ; regresso biasimevolissimo, su cui richiamo l'attenzione degli amici repubblicani di Bres-::i,1. Del resto lo stesso scrittore che ci ha dno la descrizione di questa Esposizione bresciana :1vvicinandosi al termine del· suo studio, pur enumer;rndo scrupolosamente tutti i cittadini di Brescia e della sua provincia che avevano qualche notorietà nell'arte, nella scienza, nelle lettere malinconicamente osserva: « Può parere un fenomeno strano che durante il « mirabile svolgersi delle industrie e del commercio « nella provincia, li studi e la coltura non abbiano, « nonchè preceduto, ma nemmenoseguito quel progresso « economiconella sua rapida ascesa. Se però riflet- « tiamo su quanto più volte da noi è stato osser- « vato : che l' agricoltura e le ind □5trie devono in « massima p:irte la loro fìLHÌtura alla ini2i,1tiva ed t< ali' esempio di capitalisti e soci.:tà forestiere , ci « converrà nostro malgrado confessare che appunto « la sminuita coltura - sempre in rapporto al pro- « gresso delle idee - e il disper<limento delle ener- « gie intellettuali da noi segnalato, ci hanno impo- « sta l' umiliazione - almeno da principio - -·· di se- « guire li esempi dei milanesi in agricoltura e di ce- « dere a a forestieri d'ogni paese le nostre forze idrau- , « liche le imprese più lucrose )) (pag. 176). ( r) Statistica delle cause di morte nel!' anno r 902 (Direzione Generale della Statistica). Roma 1905 pag. XXVI.

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