690 RIVISTA POPOLARE L' ultin1acorr1n1edia pc1 rlan1entare Un giornale ministeriale all'indomani del voto sul modus vivendi esaltò la grande abilid di Fot tis per l' aria di bonomia, e di sincerità ed anche di correttezza colla quale egli aveva respinto tutti gli ordini del giorno puri e semplici, che non davano alcuna indicazione, se accettati dalla Camera, ed aveva indotta l'assemblea a votare sull'ordine del giorno Gorio-Giovagnoli - più Giovagnoli, che Gorio -- che permetteva la famosa e comoda distinzione della fiducia generica o politica nel ministero e della sfiduciaspecifica ed economica. Anche su questa divisione si era trovato modo di esaltare la correttezza del Presidente del Consiglio , che respingendo le teorie dei vari De Marinis, funzionanti da compari, aveva posto la fiducia su tutto l' ordine del giorno GiuvagnoliGorio e dichiarato e-splicitamente, che avrebbe presentato le proprie dimissioni se, pur avendo ottenuta la fiducia generica, fosse stato respinto il modus vivendi. Coloro che trovano da lo<lare questa singolare abilità di ricorrere ad un mezzuccio abbastanza conosciuto ed adoperato non si accorgono di oA:endere l'on. Fortis, cui tolgono la nomea di bonomia e di sincerità, che dovrebbe fare da coutrappeso alla incompetenza ripetutamente e clamorosamente da lui confessata in tutte le quistibni tecniche ed economiche; poichè e la bonomia e la sincerità scomparirebbero qualora venisse assodato, che egli coscientemente ricorreva ad espedienti sleali, che dovevano servire per conservarg_li il potere. Ma nel caso speciale l'abilità sua si sarebbe ridotta ad una mancanza di conoscenza dell'ambiente di Montecitorio e della psicologia dellé, maggioranza. Siamo sicuri, che se la votazione fosse avvenuta sull'ordine del giorno puro e semplice, c,he non permetteva la divisione, il ministero avrebbe ottenuto la vittoria e sarebbe rimasto in piedi co11 maggiore decoro ed evitando il. peggioramento avvenuto nella sua composizione. Vero è che in questo caso il modus vivendi sarebbe stato approvato e del sangue sarebbe stato sparso ..... Perciò pensiamo, che Fortis , sinceramente di animo buono, sia stato costretto a ricorrere a quel mezzuccio non dalla ignoranza del servilismo della maggioranza ma dalla convinzione che il modus vive1tdi era pericoloso. Colla divisione,· colla commedia della fiducia gen.::rica, si salvarono capra e cavoli: Fortis conservò il portafoglio e il modus vivendi venne seppellito da una maggioranza schiacciante, che da sola valeva a togliere ogni importanza al voto che indicava in quale senso doveva risolversi la· crisi preannunziata. + Perchè era necessaria la divisione-commedia ? Offenderemmo crudelmente la Camera se affermassimo che si sentiva il bisogno del voto di fiducia generica per fare comodo ad un uomo. Si mirava a qualche cosa di più. Infatti gli organi più autorevoli del ministero suonavano da un pezzo le campane a stormo e battevano su questo tasto : si deve salvare la maggioranza! . E così si ripetè sino alla sazietà nei corridoi, nel1' aula di Montecitorio , nei discorsi e nei giornali, in pubblico e in privato: si deve salvare la maggioranza; si deve conservare il potere nelle sue mani, conservandolonelle mani di Partis che n'è il mandatariu di piena fiducia. Piu riserbatamente, a quattro occhi ed in rn1 orecchio si aggiungeva che era necessariaFvrtis, perchè Giolitti n,m era ancora ristabilito in salute,· - e tutti dicono, invece, eh' egli sta benone; di che ci rallegriamo. V Questa parola maggioranza può illudere; e I' illusione è tanto più facile in quanto c'è una parte della stampa , ritenuta sinceramente democrntica, che col suo 1inguaggio e colla sua attitudine a tale parola assegna un valore ed uu contenuto, che soltanto con uno sforzo enorme di buona volontà che rasenta la malafede o la minchionaggine le si può riconoscere. La maggioranza I Rappresenta un partito, un insieme d'idee, di aspirazioni, un programma? Saremmo davvero curiosi di conoscere quali sieno queste idee, questo progr.nnma, queste ,1spirazioni. L' on. Fortis è troppo incompetente - è lui che lo dichiara - per potere incarnare un programma. Il partito senza il programma non si capisce: si ridurrebbe ad una associazione di mutuo soccorso per raggiungere determinati fini voluti dai suoi singoli membri. Se volessimo astrarre <lal progamma e vedere il partito nel!' accozzaglia di uomini, che sono uniti dal legame per così dire topografico, del settore cioè i11 cui siedono o dal fatto che si sono trov,1ti riuniti insieme -per com~élttere o per sosteuere un dato ministero, la maggioranza diventerebbe indecentemente arlecchinesca e sarebbe la negazione esplicita di un programma e di un partito. Il ministero l·ortis, infatti, era sapientemente composto con una puntarella di destra - quel la piu clericale - e con parecchi elernen ti di centro e di sinistra. La maggioranza , che gli accordò la fiducia generica il 17 dicembre rispecchiò esattamente l'eterogenea sua composizione: contribuirono a formarla i Suardi e i Brandolin dell'Estrema destra, i Pompili del Centro, molti della Sinistra e alcuni della Estrema sinistra radicale, in questa occasione capitanati tfall' onorevole Mira - quello di ( :uerin Meschino. Per rendere più completo l'arco baleno uno dei due rappresentanti del Papa, I' on. Cornaggia, votò colla maggioranza. La puntarella e il Cornaggia, poi, non erano e non sono una quantità negligéable, che ci stanno quasi come salsa piccante e ad indicare che sono essi che defezionano e mancano di carattere e non la 111aggioranza : sono tanto importanti ed esercitano tanta influenz;-1, che riuscirono a fare elimin;1re come eretiche dall' ordine del giorno Gorio le !)arole : liberale e democratica I Dunque la maggioranza, che si volle salvare non rappresenta nè un partito, nè un programma ..... Che cosa essa sia vogliamo dirlo colle parole di Filippo Turati. « La maggioranza, egli disgustato scrive nell' ul- « timo numero della Critica sociale, è una ~pecie << di nowneno politico, un'entità astratta,. un' es~res- « sione puramente aritmetica, che vive per sè, che « è scopo e contenuto a sè stessa, che sopravvive « nelle singole persone che dovrebbero rappresen- « tarla e alle singole cose in cui dovrebbe incarnare « l'opera propria : essa gitta via quando le con- « venga, le cose e gli uomini, con suprema olimpica « indiflerenza, pur di salvare sè stessa; tutto passa, « essa sola rimane. Come il Gèova del mito giu- « daico, essa, a chi le domanda : chi sei tu? e che « cosa vuoi ? risponde : io son chi sono ! Una tale -
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