Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 24 - 30 dicembre 1905

688 RIVISTA POPOLARE milioni di marchi; cioè per L. 130 milioni. Ad evitare i deficit e i malumori consegnenti si è pensato ad aumentare le imposte imperiali e ad attribuirsi parte del prodotto di una imposta, ~he sinora era di esclusiva pertinenza degli Stati sing-oli, cioè l'imposta sulle successioni e donazioni. Con q nesti aumenti nelle imposte esistenti e nella nuova l'Impero spera di ricavare un aurnento tra 60 e 80 milioni di marchi dalla birra, di 40 dal tabacco, di 3 e mezzo dagli automoboli; di 16 dal bollo sulle quit-tanze di oltre 10 pfennigs (62 centesimi e mezzo), di 12 e mezzo dal bollo sui biglietti ferroviari di oltre 2 marchi e mezzo e sui trasporti ferroviari e fl. iviali delle merci ecc. Cosi si spera di portare le entrate ordinarie dell'Impero a 2500 milioni di marchi, colle qnali si potrà far fronte alle spese militari senza ricorrere a nuovi debiti. Si assicura che il linguaggio bellicoso di Guglielmo II e le dichiarazioni di Bulow su Ila. situazione esterna non del tutto soddisfacente e sulla possibilità cli conflitti, che potevano so1'ge1·e siano un espediente per indurre il Reichstag a votare la riforma tributaria imperiale, cioè lo aggravamento delle imposte. Ma perchè lo spaventevole aumento delle :;µese militari, che ha reso necessario l'aumento dei debiti e delle imposte? ♦ Rapisardi ai giovani. - Il Ministro Bianchi lasciò al suo posto l\Iario Rapisardi riconfermando nella supplenza il professore Melodia; e di ciò va data lode al Ministro. Dopo questa rironferma l' a11tore di · Giustizia, di Lucifem, di · Giobbe, ec. ha rivolto agli studenti di Catania una parola alta di ringraziamento per la loro nobile condotta. Questa parola contiene consigli e ammonimenti che vanno ali' indirizzo di tutti i giovani d'Italia;- perciò noi ci sentiamo nel dovere di riprodurla integralmente. Eccola: Ora che l' er1·ata-c01·rige officiale ha posto fine agli osanna ed ai crucifige del la stampa, lasciate, miei cari, c•he la parola della rnia grati tndine si volga a voi, che alzando primi la voce in difesa del mio nome, otteneste. sì geueroso ed affettuoso consenso dagli uomini Hnperiori ai partiti e dalla gioventù non assonnata o sviata dall'esempio di seri ttori rammoliti e dagli sproloqui di gazzettini venali. Attendete agli studi, miei cari, con mente non turbata da inconiposto desiderio di lucro, nè abbacinata da lampeggiamenti di una facile notorietà. Coltivate la scienza, ch'è fiaccola nella notte, liberatrice d'anime e affratellati ice di popoli. Alimentatela del!' energie più vive del vostro intelletto, del più fervido culto Jel vostro cuore; d1ffondetela quanto meglio potete, fra amici e nemici, nella tranquilla intimità delle mura domestiche e nei geniali ritrovi della scuola; nei conflitti della vita pubblica e nei convegni che preparano le battaglie. Amate la verità più della gloria, più della pace, }JÌÙ della vita. Fate di essa la vostra spada ed il vostro scndo. Non dimenticate l'esempio dei magnanimi scrittori, a cui la lettura non fu sciorinamento ambizioso di teoriche strabilianti, non pirotecnico sfavillawento d'immagini e acciabattamento pretenzioso di parolette, onde le anime vuote, ciurmando la molt1t11dine ignara, s' imaginano di poter nascondere a tutti la propria vacuità; non rissoso sgallettio di eruditonzoli intorno a briciole e a minutaglie cadute dalla tavola e accattate al fondaco degli umanisti; ma studio generoso d'uomini e di costumi, armonia d'opere e di pensieri, incitamento a nobili passioni, rappresentazione viva di bellezza, religione altissima d'umanità. Questo vi ho detto dalla cattedra per molti anni; questo credo d'aver confermato assai con gli scritti; questo mi giova ripetervi in quest' ota che petrebbe esser d'addio. Lasciatemi, in ogni caso, sperare, che la mia parola, non sia andata nè andrà affatto perduta. e che gli occhi miei, finchè non siano s11_ggellatinella pace infinita, vi vedano realmente, quali vi ho sempre desiderati e sognati, procedere animosi e costanti per l'erta faticosa della vita 1 con la fronta illuminata da una intima luce d'intelletto e d'amore, consapevoli delle proprie forze, confidenti nel perfezionamento della specie umana, fraternamente concordi nell'opera frnttuo::;a del bene, verso la libertà, verso la vittoria, verso il sagrificio per l'Ideale. MARIO RAPISARDÌ ♦ Le memorie di Linda (1). - Come ien I resoconti dell'istruttoria di Bologna e del processo di Torino, questo libro vien oggi ad alimentare in modo novissimo l'avida curiosit~ delle folle, troppo attente fin qui per sentirsi di già obliose di que~li uomini e di quelle femmine che tanto ne occuparono il giudizio e la fantasia. E le prime. edizioni, difatti, sono state in pochi giorni esaurite ed altre certamente ne seguiranno ad occupare gli spazi vnoti nella non esigua biblioteca r-he i piccoli Bonmartini avranno a portata delle loro mani e della loro legittima filiale attenzione, quando la verità delle cose penetrerà, fatalmente nel loro spirito con la prima luce della conoscenza e del giudizio. E questo libro essi troveranno come intermezzo doloroso tra la storia del la loro madre , risul - tante dai dati acquisiti al proce3so, e la leggenda della medesima, che i casuistici discettatori e i gazzettieri mossi alla ricerca di temi e di motivi hanno creata di giorno i11 giorno, fino a vedere nella miseria del delitto e della sua preparazione quasi una sin istra vitalità di forma estetica. Linda Murri fu difatti veduta come. una sfinge impenetrabile e rigida, come un fantastico vampiro succhiatore d'anime, come una volontà fascinatrice e tenace esercitantesi acutamente per vie nascoste e sinuose su la volontà degli altri, come una mostruosità metafi.sieR, in somma, fatale e terribile, dominatrice infaticabile nella sua azione continua e celata, sottile e penetrante. E certo in tali caratteristiche hen possono trovar riscontro elementi intrinseci allo spirito di Linda Murri; certo la sua figura psichica può pensarsi in qualr.he modo foggiata di tali ambiguità attraenti; e senza dubbio la sua esistenza è stata, pe' su0i compagni, malefica come un destino struggitore. Ma veder tale tigura femminea traverso un bagliore di tragedia greca o co~e l'anima centrale d'un romanzo fantastico e simbolico d' archetipi e di potenze oscure, significa pur nobilitarla nella sua luce, ampliarne le linee, intensificarne il significato, riconoscerle infine quel carattere estetico che Linda Murri non può possedere e mostrare nella sua difformità psicologica. Tale difformità non nasce da eccesso di talune qualità contrapposto all' as3enza di altre, nè da stridore di termini antitetici nel suo spirito, si bene dalla nota piccola meschina volgare che corrompe ogni altra nota diversa e la coinvolge, e dissipa ogni possibile armonia pur tra elementi di ordine negativo. QueBta nota volgare, ora più fioca ed ora più stridente, è riconoscibile setnpre, per evidenza eloquente e non per S1>fì.sticavia di ricerche, in tutto qnanto Linda Murri ha compiuto e in quanto ci è dato conoscere dalla sua vita sciagurata. Es:3a non è insomma che tntt' nna volgarità umana esercitantesi 8opra volgarità affini. La ragione del suo . possibile esercizio di dominazione è tutta nella sua facoltà calcolatrice precisa, tutta nella freddezza onde risulta materiato il suo cervello, alla. quale rispondeva negli altri o l'impeto bestiale della passionalità senz' occhi e senza levatura o l'intrico nascosto di piccoli interessi (l) .Menio1·ie di Li,nda i'vlw-ri. Roux e Viareogo. Roma, Torino. 1905. L. 3. r' t i L i

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