Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 24 - 30 dicembre 1905

RIVISTA POPOLARE 703 Nulla mi dicono, poi, IL MONUMENTOA ViTTORIO BERSEzro, d'un verismo freddo e muto, il busto di GUSTAVOMODENA, e IL CROCEFISSO,nel quale il Cristo, come affondato in una croce cedevole e morbida, ha più l'aspetto d'un uomo semplicemente infastidito, che non d'un martire. Molto, invece, io apprezzo il bozzetto LE VOCI DELLATOMBA,per un monumento futuro: qui e' è veramente una donna come le altre, in carne ed ossa, gettata disperatamente attraverso una bara, mentre d'attorno le voci dell' al di là, in fìgura di angeli mesti e pietosi , s' elevano al cielo ravvolte nei lunghi veli sottili ..... Ma il vero, ma il grande, ma l'immortale capolavoro di Leonardo Bistolfi, rimane ancora e sempre LA SFINGE: la sublime figura femminile, austera e bella, assisa in alto sul candido trono marmoreo, chiusa nel lungo manto, fiso lo sguardo nell' infinito: questa sola e solenne visione, del resto, è più che bastante ad assicurare fìn d'ora al Bistolfi il suo posto, e glorioso, nella storia dell'arte. X Le sale regionali che seguono , già decorate per l' ultima mostra, non sono state per questa modjfìcate tutte radicalmente: solo qualcuna, infatti, ne aveva bisogno: e tra queste non la piemontese, già molto bella e caratteristica due anni or sono: vi fu aggiunta, ora, una gran fontana con vasca di marmo verde, sormontata da un ampio bassorilievo in argilla, ove la FIAMMAdella passione travolge le anime come nel « turbo >> dantesco: dovute, entrambe le cose, a Edoardo Rubino, del quale sono eccellenti la OoPPA per un concorso ippico, una targhetta di argento, PREGHIERA, e due medaglie. Ma l'attenzione generale è qui subito conquistata ed assorbita dal grande ritratto a figura intera della PijINCIPESSALETIZIADISAVOJABùNAPARTE,rappresentata da Giacomo Grosso seduta con posa regale sur una specie di trono, tutta vestita di nero a lustrini d'argento, in.gran dtcolleté, con maniche in velo, diadema in brillanti sulla magnifica testa di bruna, grosse perle agli orecchi , sopracciglia d' aquiletta napoleonica, bocca superba e veramente imperiale e regale ... Pure, e pe.· riassumere non solamente la mia, ma l'impressione di tutti, in una sola frase sintetica, io dico che il Grosso ha fissato in questa tela imponente, più che il ritratto di Sua Altezza la Principessa Letizia, quello di Sua Maesta la Donna: e non glie ne faccio un demerito: anzi ! E di ritratti, ce n'è un altro, non meno bello, quantunque assai meno vistoso, del quale si potrebbe dire altrettanto: ed è un busto ad altorilievo, in marmo, dentro un nicchione, scolpito da Cesare Biscarra, e che in un bel vecchio sbarbato, con la papalina in capo e la testa china, tutto intento a pigliare appunti da un libro, più e meglio che BERNARDINOPEYRON,rappresenta e glorifica un'altra più e augusta sovranità, quella dell'intelletto e delle dottrina: non più la Donna, ma l'Uomo. E del Biscarra è pure, bisogna notarlo, a proposito, anche un piccolo bronzo, NuDINA, che è un vero gioiello. Nè, c'è più, nella sala, molt' altro da segnalare: due quadri di pittura divisionista di Matteo Olivero, assai buoni: UL'l'IMI RAGGI,bel paesaggio alpestre con riuscitissimi effetti di sole; ed un altro, intitolato con un celebre verso del Carducci,« E MALEDICEIL GIORNOCHERIMENAIL SERVAGGIO))' il quale raffìgura, con molto rilievo e con luce d'alba assai giusta, un bracciante che a capo chino, la giacca sulla spalla, il passo svogliato, rientra dalla campagna in paese a riprendere il duro lavoro quotidiano. S'intende, eh' io credo che tutto questo potrebbe ottenersi non meno bello anche senza divisionismo: il quale divisionismo, già poco simpaticamente granuloso qui, diventa poi decisamente antiputico ed aspro nel TRAMONTOo' AU'l'UNNOe nelle OREAuI del Tavernier, rappresentate, queste, quasi ad accentuar col contrasto la ruvidezza del fondo paesistico, con una tecnica molle e pastosa, levigatissima, quasi sr_naltata, e con fìgurine squisita'mente soavi e graz10se, Divisionista, infine, come sempre, anche il Pelizza di Volpedo: idillico nella sinfonia grigio-verde ·del Po:MERWGIOD'APRILE col mandarlo in fiore e le pecore al pascolo, evidentissimo nell'effetto di cielo dòrato crepuscolare e di piccolo fiume che ne riflette attenuati i topazi tra il greto violetto, che IL PONTEatt.rnversa col triplice arco elegante. X Nelle due Sale Venete sono nuovi i velari a ricamo, uno di Jesurmn, e l'altro di Melville e Ziffer, entrambi bellissimi; e la decorazione in legno chiaro scolpito di Giovanni Lucadello, a lauri stilizzati, che inqnadra la tela grigio-azzurrastra di fondo: molto elegante cd adatta anche questa. Ma qui, in un angolo, e non abastanza· acclamati, ci -sono tre veri capolavori, non superati, non eclissati, (la alcun' altra cosa, italiana o straniera, della esposizione:· UN nro, UN PALAZZO e UNAF0NDAìv1EN'rA, di Luigi Selvatico: in tutt'e tre le tele, Venezia è presente, è viva, è reale con le sue acque ferme e specchianti, coi suoi ,ecchi muri corrosi dalla salsedine e verdi di musco, coi suoi colorì così var'i e così fusi, del mattone e del marmo, della pietra e del legno, coi suoi riflessi, con le sue chiazze, con la sua aria, col suo pro fu.mo particolarissimo, con la sua anima incantatrice, romantica, epica, mistica , tragica, lirica: e non interpretata, non tradotta, non commentata, ma compresa ed evocata semplicemente e schiettamente: ciascuno dei tre quadri, infatti, dà nè più nè meno che l' impressione d'uno specchio, il quale raccolga e incornici una veduta della città prodigiosa, nulla togliendole, come succede pressochè sempre negli .altri quadri, della sua oggettività, della sua solidità, delle distanze, degli spazì, dell' atmosfera, del palpito indescrivibile e indefìni bile di ciò che è. Tutto il resto, in queste due sale, rimane disastrosamente sopraffatto dal confronto, sebbene non manchino, si ca pisce, varie altre cose assai buone: per esempio, di Luigi Nono, IL ROSARIODELSABATO, recitato devotamente in ginocchio, la sera, davanti ad un tabernacolo di villaggio, dalle donne, dai vecchi, dai bambini, dagli ultimi veri e sinceri credenti : varietà di figure, rilievo, colore, sentimento, come in tutte le cose del Non9; ed anche, in grado minore, di Francesco Danieli, AL DOMANI,che rappresenta una povera famiglia di lavoratori, licenziata, pare, dal padrone, che attende con rassegnazione fatalistica la notte lungo un binario di ferrovia in aperta campagna, sulla nuda terra, con un piccolo sacco di roba, un badile, una vanga, e nulla altro al mondo per affrontar l'avvenire: lacrymae rerum! Eugenio De Blaas ha un buon RrrRA'l'TO DI SUA FIGLIA,levigato, al solito,come una miniatura, ma vivo e penetrante, sentito e psicologico, psicologia limpida e buona, sana e tranquilla, di tempi e di ambienti molto diversi da quelli che sono di moda; ed un altro ne ha Italo Brass, della SuA SIGNORA:in atto eccessivamente mosso e inclinato in avanti, ma sebben di fattura semplice e piana, animato, staccato, vibrante, nervoso, insomma reale e completo, non schematico nè simbolico, come tant'altri. Mediocre invece l'insieme, malgrado i pregi delle figure singole, trovo la CARITÀ di Silvio Rotta, con la

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