" RIVISTA POPOLARE 695 Laparola è delconsumatore ASSENTE! La discussione sul modus vi·vendi doveva somministrare l'occasione propizia ai liberisti sinceri e convinti di prendere la parola per appoggiarlo e incoraggi,1re il governo a continuare a percorrere una via sulla quale si era messo forse per isb,1glio. Ma senza sorpresa di alcuno di coloro, che conoscono uomini e cose e che avevano valutato la forza delle manifestazioni collettive· delle Puglie e le spasmodiche contorsioni di qualche deputato, i liberisti si squagliarono dando prova di essere più attaccati alla rnedaglina di deputato che a conformare la propria condotta alle idee sempre manifestate e di temere più i giudizi dei propri elettori che i rimproveri della propria coscienza. Tra i deputati che si squagliarono moralmente, se nori materialmente, da Montecitorio nella cennata discussione non comprendo l'amico Eugenio Chiesa, poichè egli per u'la delicatezza, che forse è eccessiva e che non è nelle tradizioni parlamentari si è imposto di non prendere la parola nella Camera sino a tanto che la propria elezione non venga convalidata. Del resto se devo giudicarne da un articolo nel Secolo, che mi parve assai incerto, anche la sua fede nel liberismo dogmatico dovrebbe essere molto scossa. Qualche voto favorevole al Ministero fu certamente determinaro dallo interesse del consumatore, cioè dal criterio liberista ; tale ad esempio quello dell' on. Mira , che uon pensava affatto con quel voto a1 accaparrarsi un sottosegretariato. Ma siccome questi voti non furono motivati da alcuno - e se c' l.!ra qualcuno che desiderava motivarli il pandemonio dell'ultima giornata non lo consentila votazione non ebbe alcun carattere e significato economico. Non potevano darglielo al certo le brevi dichiarazioni dell' on. Gorio, che, suscitando l' ingiusta ilarità della Camera, appresero essere egli nè troppo liberista, nè troppoprotezionista. Ci fu invero Ull tentativo di manifestazione in senso favorevole al liberismo e venne - e e' era da attenderselo - dall' on. Agnini che svolse tra rumori india volati l' ordine del giorno del gruppo parla men tare socialista; ma fu fiacco, incerto, contrad <littorio. Filippo Turati a proposito di tale discorso scrisse: « Lo stesso gruppo socialista-malgrado il discorso tecnicamente notevolissimo, m,: politicamente anodino dell' on. Agnini - non seppe, nella recente discussione, dire la parola risolutiva, che affermasse il pensiero proprio e del proletariato : esso espiò detinitivamen te cosi le dissensioni, le logomachie, le impotenze, alle quali si è ridotto - ebbro di dissolvimento- il partito onde emana e di cui deve essere l'interprete». Come e perchè l'amico rihrmista abbia trovato tecnicamentenotevolissimo il discorso dell' on. Agnini io che l' ascoltai standogli vicinissimo, interessandomi sapere come avrebbe svolto l'ordine del giorno socialista, che mi era sembrato indeterminato ed equivoco, non so affatto comprendert. Di notevole nel cennato discorso ci fu questa sola atlermazione: Lasciatemi dire : io parlo qua in nome di chi è assente, in nome del consumatore. L' aflermazione fu notevole in quanto risponde a tutta quella serie di sofismi, che vengono adoperati dai liberisti parlando in nome dei consumatori ; ma quella affermazione aveva bisogno dì una dimostrazione. Se l' on. Agnini l'avesse tentata si s:;rebbe accorto per istrada che alla Camera non erano assenti i consurnatori, ma lo erano i produttori, i lavoratori, i proletari, dei quali i socialisti pretendono di pvssedere il monopolio rappresentativo. Alla Carnera, infatti, sono più numerosi che nel paese quei consumatori, che non sono con temporaneamente produttori e dei quali fa l'interesse esclusivo il liberismo quando con grande sciupio di rettorica malsana parla degli interessi dei consumatori. Alla Camera sono numerosi simi gli avvocati, gl'impiegati, i medici, i rentiers, che non sono direttamente e imlJlediatamente in te ressati al la prosperità della produzione agricola o industriale e che possono esclusivamente desiderare il rinvilio dei prezzi dei prodotti da loro consumati senza preoccuparsi del ribasso dei salari , e della più terribile disoccupazione, che sarebbero le conseguenze necessarie, in un paese come l'Italia, della crisi nel b produzione agricola e industriale , che si ripercuoterebbe sinistramente sulla sorte del proletariato. Ai socialisti, che sinora si sono atteggiati a difensori del liberismo incom beva l'obbligo di dimostrare che l'interesse dei consumatori non produttoriavvocati, funzionari, rentiers - era ideo tico a quello dei consumatoriproduttori - lavoratori della terra e degli opifici. Mancata la dimostrazione per una ragione qualsiasi col voto, almeno, il partito socialista avrebbe dovuto riconfermare le proprie credenze sostenendo il modus vivendi, che avrebbe certamente prodotto il rinvilio del vino e fatto l'interesse del consumatore. La divisione sul voto dell' ordine del giorno Giovagnoli a loro consentiva di negare la fiducia politica al gabinetto e di approvare l'atto, che dovevano considerare utile e giusto perchè vèniva ad alleviare le sofferenze del povero consU1natore I Ciò senza considerare che ad un partito come il socialista il criterio economico s'impone più di quello politico. Ma i socialisti nè colla dimostrazione, nè col voto vollero riaflerrnare la propria fede nella teoria del liberismo. Il fatto si potrebbe comodamente e malignamente attribuire ad interesse elettorale: votando pel modus vivendi essi avrebbero disgustato ilavoratori del Piemonte che sono conquistati al socialismo e quelli delle Puglie, che si propongono di conquistare. Io invece me lo spiego diversamente: penso che la loro intransigenza liberista dalla lezione dei fatti e delle cose abbia ricevuto una scossa formidabile ; d' onde la timidezza e l' incertezza della loro attitudine nell' ultima discussione. A pensare in siffatto modo mi sento anche autorizzato dal linguaggio tenuto dall'Avanti I eh' è l'organo ufficiale di tutto il partito nella quistione del modus vive71:di. Caratteristico, in proposito, un articolo del giornale socialista di Roma in cui si commentava il discorso dell' on. Maiorana e si dimostrava che ai ministri, specialmente a quelli tecnici , doveva essere nota la possibilità della concorrenza del vino spagnuolo al vino italiano e che se essi ignoravano tale possibilità, la loro era una ignoranza delittuosa; che l' avere ceduto alla Spagna sul terreno del dazio sul vino equivaleva ad un vero tradimento degli interessi nazionali... A che cosa si riduceva questa ignoranza delittuosa? quali dovevano essere le conseguenze di questo
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