Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n.23 - 15 dicembre 1905

678 RIVISTA POPOLARE seguenti urne; io li consulterei a proposito della qualità della carne di porco della Nuova Orleans, o della qualità inferiore del burr,) Olandc:se; ma rapporto agli interessi degli uomini, non lo interrogherò, se possibile ; o se lo interrogo e ne ottengo risposta, ben io penserò, ;n tutti i casi importanti, che la risposta è errata >>. Questo in Latter-day Pamphlets. Nella storia della Rivoluzione Francese - storia nella quale io considero che egli è stato il più grande fra qm1nti ne hanno scritto ; poichè egli meglio e più di tutti ne ,1a capito lo spirito -· ègli ha parole roventi contro tutto ciò che costituì il vero carattere della Rivoluzione; la pressione, e l' ascensione delle masse al potere. Da questo, concetto, negativo di tutta l'evoluzione attuale, egli assurge ad un altro concetto , egualmente repugnante al nostro tempo; I' obbidienza ad altrui, perchè altrui possiede e può. Posse.dere e potere, significa, secondo Carlyle, meritare. Se riflettiamo che egli pensava e scriveva quando in Inghilterra incominciava quel grande periodo di attività che ne fece la. prima, anzi l' unica potenza Industriale nel mondo d' allora, noi comprendiamo la illusione ché lo trasse ad affermare l'utilità e la bontà dei capitani d'industria. Oggi però i Gould, i V:mderbiltt, i Morg~n, i Krupp si sono incaricati di distruggere, di disperdere il ~impatico miraggio. Non si è capitano d'indus·ria se non si ammassa una grossa fortuna I capitani J'indusiria hanno fatto cattiva riusc:ita. Alla prova del tempo la stori~ di Carlyle s' è dimostrata falsa. Ma il filosofo inglese da quella sua teoria del diritto il go· verno in alcuni trae un'altra conlcusione. Come ci sono uomini nati destinati a comandare ad altri nati destinati a servire ci sono popoli destinati a imperare e popo:i dc:st'ìnati a sottostare. I popoli destinati all'impero sono il Tedesco, il Russo, l' Americano degli Stati Uniti e, naturalmente, primo di tutti e _più imperatori tutti, l' Inglese. La Francia, I' America del 3ud, le Nazione scandinave, la Danimarca, r Am:tria, i Balkani, l' Ungheria, la Polonia, iI Giappone, la Cina non contano c:he come i destinati ad obbedire. Quest' orbo maraviglioso non vide nel 1849, quando pnbblicava Past, and Present, che l' epopea Italiana si svolgeva, preparando ali' Italia la terza vita, che oggi appena appena incomincia. Ed anche di questa idea, che dagli imperialisti moderni ha avuto un'ora di voga ed è stata poxtata alla prova dei fatti: iI tempo ha fatto giustizia. C'è nell'idea imperialista di Carlyle, un riflesso della idea degli Imperialisti del 1200 , di Dante e dei Ghibellini, senonchè mentre essi erano quasi logici essendo quasi in armonia con [e idee e lo sviluppo del loro tempo; Carlyle e gli imperialisti moderni appaiono come det queruli e vani adoratori di cose da lungo tempo morte. Infatti che cosa rimane del sogno imperialista? Dapertutto in ltalia come nel Giappone-è stata smentita dai fatti. Che sarà diventato il sogno imperialista alla fiae di questo secolo ? Non è diman<la cui possa rispondere la filosofia di Cadile. La giustizia e il diritto , affermati da Rooswelt non sono la giustizia e il diritto dei governi e deì tempi feudali. •Non sono più ciò che Carlyle considerava dovessero essere per allora e per tutti i tempi. I concetti della giustizia, della libertà, del dovere sono oggi molto diversi e molto più nobili e molto più alti di com'erano concepiti da Carlyle. Oso dire che son più vicini alla vera giustizia, alla vera libertà, al vero dovere. « La libertà d'un uomo, dice Carlyle in Past and P, esent, consiste n~l trovare, o esser costretto a trovare la buona via I e proseguirla; imparare ed essere guidato a compiere il lavoro per il quale egli è atto, e allora col consenso, con la persuazione, o anche con la forza intraprenderlo ~. I tempi moderni concepiscono una diversa forma di libertà; ed è così evidente che io non ho bisogno di dich)ararla. \ Ed anche una più alta forma di giustizia. Negli Essays egli dichiara che (( la giustizia è, per l'uomo che obbedisce, il ri-. cevcrc quello che gli è dovuto; per l' uomo che giudica il sapere quale ~ quanto bene egli può e deve impartire all'uomo che attende >> e questa ;1011 è giusta, è violenza mascherata da carità; la negazione di tutta la civiltà moderna. - Tutta la filosofia di Carlyle si riduce dunque a questo: cerchi l'uomo la sua via, per il bene degli uomini preso ognuno come un essere isolato nella società; e al tempo stesso come uno dalla cui opera, di condottiere o di soggetto, deve risultare un bene per gli uomini. È curioso il fatto; questo arrabbiato e ostinato negatore e denigratore del governo del popolo, del suffragio, universale, dei diritti della collettività, appare come un socialista di Stato. 11 suo governo dei migliori, il suo diritto al comando e il suo dovere dell' obbedienza hanno degli strani rapporti con quel socialismo che fiorì in Germania verso il 60-65 e pretendeva fare argine alle teorie socialiste-comuniste che incominciavano a dilagare. Ed anche questa non è che una delle mille contradizioni dei pensiero filosofico di Carlyle. Pensiero veramente meraviglioso nella critica; ma che muove a riso, se non a pietà, per la puerilità di ciò che offre agli uomini - nei nostri tempi assetati è.i libertà e di giustizia -·- come rimedio ai loro mali, e alle debolezze della loro Società: È che in verità, Carlyle non è che un critico. Un poderoso e potente critico di tutto ciò che è menzogna, debolezza, bassezza. Ed il Sarto,· Resartus è il -suo libro più ammirato appunto per questo. La critica spietata alle convenzioni, alle menzogne sociali è unica, finissima, arguta: egli fruga a fondo le piaghe sociali. E terribile come un profeta di sventura egli grida: (( tornate alla lealtà, tot nate alla fede se non volete perire ». Ed ha perfettamente ragione. Ma non. è la lealtà eh_' egli accenna quella che 'si conviene ai nostri giorni: non è la fedè eh' egli indiea, la fede dei nostri tempi. U periodo di supine obbedien.ze, di tacite obbedienze, di umili obb-:dien.ze ad uomini invocanti un diritto divino è ormai chiuso: la fede cieca in ministeri d'oltre natura, in inviati soprannaturali è morta. Poichè la società oggi ancorà è corrotta, è falsa, è vile; logica cd ancor vera è la critica di Tommaso Carlyle alla cqrruzione, alla menzogna, alla viltà sociale; ma non parliamo della sua filosofia. Il nostro tempo l'ha oltrepassata. Noi non andiamo giù verso il ritorno ad antiche e più autoritarie forme di governo,· come Carlyìe indìcava; ma sibbene verso una attenuazione, e una diminuzione sempre più grandi del potere dei governanti a favore delle libertà individuali e delle autonomie collettive. (Italia .Moderna, 28 ottobre). ♦ W. F. Willonghby: L'orgautzzaztone dei padroni pet· le relaziont col lavoro agli Stat,i Uniti. - Il movjmento in favore dell' organizzazione dei padroni in forti associazioni aventi per fine unico o principale lo studio delle rivendicazioni presentate dai gruppi omogenei d'operai, ovvero la resistenza a quèste rivendicazioni , e il prog~esso rapido ùi queste associazioni negli ultimi cinque o dieci anni , costituiscono il carattere più recente e più significativo dell'evoluzione operaia agii Stati Uniti. È importante osservare che I' associazione dei padroni è logica e che viene cqme un complemento naturale del movimento sindacale operaio, il quale senz' essa non potrebbe compiere pienamente i suoi destini. In effetti , i sindacati operai hanno per fine essenziale di stabilire mediante un mercanteggio collettivo i tipi di salari e di altre condizioni di lavoro applicabili a tutte le officine d'una stessa industria e su tutta l'e· stensione di un distretto concorrente. È evidente che questo fine non può essere raggiunto che là ove i padroni sono in

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