l{lVISTA POPOLARE 67-7 S' egli è uomo di genio, se è o può t!ssere l'Ero,:: egli è allora una parte della Divinità; è cosa divina destinata a creare m<::ravigliose opere su la terra; è meteora lanciata nel-mondo ad incendiarlo e illuminarlo co.1 fuoco <::la luc~ di nuovi fatti e di splendide idee. Ma per se stesso o per tutti ·t Questo è il punto principale che deve essere studiato, perchè è qui che risiede il segreto, il centro, dirò così, della filosofia di Carlyle. Egli atferma che nell' uomo sono insiti due fatti di nat~ra super-umana : guidare e obbedire·. L'uno è compendiato nel1' eroismo, l' altro nell' obbed:enza ; ed obbedienza ed t!roismo non sono che una sola forma - ancorchè sotto varie apparenze - della vita interna ed esterna dell' uomo : il dovere. Poichè Carlyle considera che la vita esteriore, la vita materiale, è il complemento e l' estrinse~azion<:: della vita interna del!' uomo. L' atto evidente, è il risultato del pensamento e della volontà, invisibili altrui- ma agenti s;.illa profonda psiche dell' uomo. Se il filosofo Inglese avesse spinto alle estremità logiche questa teoria egli sarebbe arrivato o alle atformaziorii t<::ologiche) o al più puro materialismo, poichè per una via, la teoria cbe afferma che le manifestazioni uman<::sono risultato di azioni e reazioni della psiche conduce alla negazione del libero arbitrio, e al determinismo più puro ;- mentre per altra via conduce alla affermazione della indipendenza e potenza della volontà, quindi al teismo e logicamente al dogma. Ma Carlyle si è arrestato al punto medio e, pur rimanendo un merafisico non ha voluto indagare le origini dell'essere e delle cose. Non ha considerato che l' io sociale; e di quest' io egl: ha fatto ;1 centro di un universo agente e irradiante da lui. A chi bent: osservi, nel suo complesso, l'opera di Carlyle, appare evidt:nte che egli considera ia società come un' organismo vivente, destinato a un'opera che gli uomini non pos - sono saeere, _ed alla quale partecipano senza volerlo e senza acéorgersene. Quest' opera è stata predisposta od ordinata dalla Divinità che sa, es_sa sola, quale sia il fine per cui tutte le cose esistono ed agiscono; daf!a quale partono tutte le volontà, ed alla quale tutte ritornano. Naturalmente egli non mette in dubbio la Divinità. La forza creatrice, e volontaria, la sola realmente esistente è seconJo lui, fuori di questione. Dubitatene e tutta l'opera di Carlyle apparirà vuota di significato e di senso ( 1). Questo concetto della Divinità che è tutte le cose ed in tutte le cose, eh<:: secondo la espressione del Novalis << trova nell' uomo ìl suo tempio >> è la grande e ·profonda forza della filosofia di Carlyle. Voi siete un mistero, egli etferma, perchè c' è in voi una parte della Divinità. Ed è inutile di scrutare questo mistero perchè -- per quaato possa cercare - l' uomo non troverà mai altri eJ altro che se stesso. Sartor Resartur è appunto la satira di questa ricerca, ed al tempo stesso I' affermazione ardente di questa verità propugnata da Carlyle: l'uomo è la veste d'un pensiero e _d'un volere divino. Non bisognerebbe però farsi soverchie illusioni. Carlyle afforma e sente la Divinità; ma in lui non è tràccia di rispetto a dogmi o teoremi religiosi. Delle confessioni religiose egli sente le debolezze e gli errori, e senza falsi rispett; intende liberarne gli uomini rivelando quanto essi si allontanino dalla verità. E francamente le denunzia e le combatte. Il male da cui è affitta l' umanità, male grave - che sarebbe insanabile se l' uomo non fosse in parte diviso - egli lo accenna, e lo ( 1) Per le citazioni del libro: << Gli Eroi, mi servo della traduzio_ne della signora Maria Pezzè Pascolato (Editore Bar - bera, Firenze); per quelle dal Sartor I<esàrtus della tradn. zione e· F. e G. Chimenti (Editore La Terza, Bari); per le altl"'· traduco degli originali inglesi. .N. d. A. svela nel lib,:o Pàst end Prese11t. È la relig·one. La religione falsa prima; poi l'aristocrazia oziosa. Ma non è nel regno della astrazione e de!la metafisica che Carlyle ama Jominare. Egli ha gettato un ponte fra l'astratto <::il concreto; fra l'uomo e la sua realtà, e l'uomo e i suoi sogni, ed ha portato agli uomini una parola di ~nergia, di forza. Egli, la cui forma nell'opera è poema, è il meno poeta di tutti i filosofi. Il suo pensiero è stretto in un cerchio di ferro, fra il dovere che oobliga l'uomo, e l'obbedienza che egli deve; ed è per questo dovere e p<::rquesta obbedienza che egli aborre i sistemi collettivistici, il governo ddk foilt:, ii parlamentarismo, tutto lo slancio ed il progresso delle società moderne terribilmente livellatrici e abbattitrici degli antiquati sistemi e delle vecchie dt:ità, anche se eroiche. Giuseppe Mazzini, in un profondo studio sul Càrlyle, rilvelò ·eg!i, primo, il lato debole, e la falsa posizione della filosofia dalla quale è sorto l'Imperialismo. Questa falsa posizione è i I concetto che Carlyle si fa del modo di essere, e dello s_viluppo della umanità. Egli considera che la storia della umanità è, in fondo, compendiata nella biografia deg!i eroi e dei grandi concondottieri della umanità. Ora questo è uno dt:i più grandi errori che un uomo abbia potuto propagare in mezzo agli uomini. L'eroe, il condottiero è sì un uomo che può essere chiamato prov~idenziale ; un uomo straordinario e superior<:: per somma di energie fattive, per forza di volontà, per carattere e ·per intelligenza superiore agli uomini delia sua epoca; ma non è d' altro iato che il prodotto, l'esponente, il risultato di una evoluzione alla quale hanno contribuito forze lndipendenti dalle sue e da lui, stesso. Forze che sono il resultato dell' opera , delle tendenze , delle aspirazioni della collettività. Certamente non può <::sserenegato a Carlyle il titolo di padre dell'Imperialismo ; rna oggi a distanza di cinq ua1~tasei anni mantre il tempo· ha \nesso alla prova le idee di Carlyle , noi possiamo giudicare dell'enorme errore che annebbiava la mente del grande pensatore , della falsìtà del suo concetto fondamentale. Ho dimandato poc'anzi; se l'opera dell'individuo-genio, eroer condottiero , governante, deve secondo Carlyle essere per il proprio bene , o per quello di tutti. Ed è venuto ora il momento di rispondere. Considerando la soci<::tà un organismo - e tale appare da tutta l'opera di Carlyle - egli pensa che il migliore degli uo mini non può staccarsi dal resto dei mortali , il più evoluto degli uomini ha da essere il primo degli umani, e questo per il loro ben~. La .Divinità lo ha creato - si noti ben<:: questo concetto, che in questo sta il vizio d'origine della filosofia Carlailiana - lo ha creato destinato allo scopo di guidare gli uomini verso il loro benessere. « Qual è lo scopo dei governi'( >> egli chiede in Past and P1·esent - E risponde >> Guidare gli uomini sulla_ via che essi devono percorrere, verso il loro benessere in questa vita, verso il bene infiuito in una vita futura ». Pensiero moderno : .direte. In verità, e nobile e giusto. Soltando come intende egli guidare; e come intende egli il dover percorrere? Il pensiero moderno tende aJ affermare che l' uomo egli uomini, devono avere essi, collettivamente, la possibilità e la responsabilità della scelta della via da percorrere: e loro, alla loro volontà spetta dunque il diritto, e il dovere di scegli<::rsi e nominare il governo e i governanti. Unico mezzo, a mio credere - finchè, per la più alta evoluzione intellettuale e mora!<:: delle masse umane, gli uomini non sapranno vivert: in società senza governanti -,e nell'opinione· di tutti, il consenso d<::ipiù alla forma del governo e sulla scelta dei governanti. ora ecco come Carlyle considera il metodo migliore escogitato fìn' ora per questa scelta. t< [I suffragio universale, e le conI
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