07-:J. R I V I S T A PO P O L A RE che per un maggior aggravio delle proprie risorse. Ha osservato il Gibbon che se a causa delle inframmette11ze del potere fiscale i più manifesti diritti debbono essere lasciati in abbandono dalla povertà o dalla prudenza delle parti e se men.:è un dilatorio, complicato e costoso modo di procedere il litigante dovizioso ottiene un profitto più certo di quello che potrebbe sperare dalla corruzione del suo giudice, invano potrà mai parlarsi di giustizia. Nulla di più appropriato. al caso nostro di queste osservazioni dell'insigne storico inglese. Li ti in terminabili, peregrinazioni per tutte le Corti giudiziarie del regno, trappolerie legali e lacciuoli curialeschi ad ogni passo, innumerevoli formalità superflue, multe e sopramulte di ogni specie, giudizi esecutivi che sono strumento di completa rovina pel debitore e spesso pel creditore e via dicendo. La lista non finirebbe mai. Queste sono le istituzioni che noi dobbiamo pregiare ìn ragioue dei benefizi che apportano. E questo è anche un tema, come voi sapete benissimo, molto meridionale, anzi molto siciliano. E non vi è possibilità di rimedio, non perchè il rimedio manchi, ma perchè il rimedio non si vuole. In Austria, nell'odiata Austria, dopo brevissimi e silenziosi studi preparatori fu da pochi anni introdotta una nuova procedura civile per opera del Ministro. Klein, allora alto funzionario al dicastero di Giustizia, un giurista di grande reputazione, procedura che è il contrapposto della complicata e insidiosa tela della procedura italiana. E il Klein non disdegnò di attingere i principi fondamendali e le norme direttive dell'opera sua dalla legislazione vigente nella vicina Sassonia. Le terre italiane ancora irredente dal giogo stran ·ero, godono ora i benefizì di quella riforma e se ne allietano. Noi redenti, anzi reden tissimi, possiamo contentarci di contemplarla da lontano e di godere intanto il giogo nostrano, chiamando a parteciparvi gli amati nostri fratelli. Una lite di qualunque importanza sale dal Giudizio Distrettuale di Trento sino al Supremo Tribunale di Giustizia a Vienna, e torna definitivamente decisa entro sei mesi. Fra noi a percorrere lo stesso cammino da Viterbo a Roma occorrono almeno sei anni. Lo sanno e ridono e restano increduli quei nostri cari fratelli. Là, nell'odiata Austria, le spese di lite hanno tale ,moderazione da rendere stupiti i iitiganti italiani. E ignota perfino la sublim~ proibizione che non si possano scrivere più di ventotto sillabe in ogni rigo di carta bollata. Là, le trappolerie che addossano al litigante la responsabilità della validità e della notificazione di una numerosa serie di atti processuali sono miseramente sconosciute. Là, è il giudice illuminato, volonteroso e ben pagato che guida (oh anomalia!) ìl litigante che fa strada per far valere il suo diritto, piuttosto che l'avvocato che lo lascia nudo e cr 1do, beninteso, col pienissimo trionfo del suo diritto. Disse il Giolitti in un dimenticato discorso di Dro- - nero che in Italia i litiganti somigliano a due che disputino fra loro la proprietà di un'ostrica e che a lite finita· non rimangono in possesso che della metà del guscio per ciascuno. La polpa se r è mangiato l'erario. La metafora è esatta·, ma l' accorto parlamentare, l'esperto Direttore Generale delle imposte dirette non farebbe nulla per togliere il boccone di gola al Gsco. E alla voce degli uomini politici fa eco la parola dei Magistrati. Il senatore Manfredi, Procuratore Generale alla Cassaziont: .di Firenze, deplorò in un discorso inaugurale di qualche ali.no fa, che la Giustizia si fosse resa un cespite di finanza, dichiarando che al cittadino che la invoca non dovrebbe chiedersi più di quanto essa costa nllo Stato, e ripetendo con Melchiorre Gioja che un paese cui la giustizia costa troppo è un paese senza giustizia. A iìl di logica dovrebbe dii'si che in Italia siamo senza giustizia. Per noi ci vogliono lunghi studi, anzi lunghissimi, per fare qualche cosa a vantaggio dei cittadiffi: Commissioni, sotto commissioni, Giunte, sotto giunte, pareri , relazioni, contro pareri , contro relazioni, .progetti sopra progetti ; una vera delizia ! Perchè noi, eredi dei giureconsulti romani, dobbiamo far le cose meglio degli altri, per non farle mai. Gli altri non hanno la Giustizia che dobbiamo avere noi o 11011 l'hanno stacciata per ogni verso e depurata pe1 lambicco come dobbiamo averla noi. Epperò noi dobbiamo studiare, e studiare sempre, senza concludere mai, tanto per arrivare all'anno tremila, nel quale, se Dio vuole, non ci saranno più nè questa nè tante altre belle cose. A meno che nel frattempo non intervengano, bene invocati, o Togo o Makonnen a elargirci qualche insperata riforma. ' Un catenaccio per l'importazione e lo sdaziamento degli zuccheri che renda più amara la vita italiana,.altri catenacci per avvincere di nuove miserie la popolazione italiana (che cosa non è catenaccio fra noi?) vanno sempre benissimo. Non un lamento, non uria protesra, non uno strepito da parte della buaggine italiana. Ma un otenaccio che ci portasse una buona Giustizia, magari con un decreto regio vergato fra la caccia agli stambecchi, Dio guardi! Eppure dicono che la Giustizia emani dal Re, anzi è propriamente in nome del Re che essa si amministra. I corvi gracchierebbero alto per ogni plaga e a far la parte degli stambecchi toccherebbe sempre .... agli altri. Perdonate, illustre Professore, il disturbo di questa lettera e fatene quell' uso che cre~ete. L'ho rivolta a Voi perchè siete uno fra i pochi nel quale pel vostro valore, per la vostra onestà, per la vostra franchezza, per l'autorità vostra può ancora riporsi qualche speranza di rimedio ai mali (fra cui quello che vi segnalo, gravissimo) che percuotono il nostro Paese. E abbiatemi con ossequio Da Casciano, 2,~ settembre 905. Vostro G. M1r:HELI L!)arte e la morale Achille 701·ellimi ba fatto l'onore, prima di pubblicare il suo nuovo volume L',trte e la mo'rale, di mandarmene l'impaginato rilegato a volume. Trattandosi d>un argomento al quale ho da gran tempo dedicato quasi tutta la mia attività lettteraria e che interessa tutta l; educazione nazionale che io commetta l'indiscrezione di occuparmene .subito, prima che l' opera venga alla Iuce. Il libro è diviso in conferenze. La forma della conferenza se aggiunge vivezza al dettato, porta di necessità pure alcuni difetti, che allontanano lo scrittore da una trattazione ordinata del difficile inesauribile argomento: divagazioni , ripetizioni, lungaggini. Ma anche nelle divagazioni , ripetizioni , anche nelle lungaggini, quanto acume d'intelletto, quanta vivezza di immaginazione, che scintillio di spirito, che agilità e ricchezza di forma! Il Torelli dovendoci guidare per sentieri alpe.stri e irti di speculazioni filosofiche, ci allevia l'aspro cammino e quasi ci sednce ad esso, ora con l'a• neddoto r,tro e piccante, ora con la barzelletta argutae inaspettata, ora con la varia e piacevole erudizione,
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