Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n.23 - 15 dicembre 1905

RIVISTA POPOLARE 6i3 L'amministrazione dellagiustizciaivile Illustre' Pr~fessore. Non c'è uomo di buon senso e ·di buona fede che non debba approvare ciò che Voi avete scritto ncl1' Avanti sulla Magistratura del nostro Paese. Non tanto per quello che avete detto, quanto per quello che avete dovuto tacere. Tutti sperano che Voi continuerete la vostra campagna, perchè è la sola voce. autorevole che insorga contro quel pericolo sociale, come l'ha denominato il Mortara, che è l' amministrazione della Giusti2.ia italiana. Sebbene tutti siano generalmente convinti che, malgrado ciò, nulla di nulla si farà dai nostri uomini politici per rimediare a quest'una fra le tante piag~e d'Italia. Il Sonnino nel suo ultimo discorso elettorale di San Casciano dichiarò che il modo con cui funziona l'amministrazione della Giustizia fra noi fa torto al buon nome italiano. E questi è uno dei cosi.detti uomini parlamentari eminenti che, malgrado ciò, non ha fatto e non farà mai nulla in questo campo per provvedere a quel buon nome italiano che gli sta così a cuore. Il Fortis nel suo ultimo discorso elettorale a Poggio Mirtet0 dichiarò che d'uopo era far sì che la Gi usti;,ia fosse più accessibile al· povero (il che vuol dire che ora non è), e l'odierno Presidente del Consiglio, si può esser sicuri , non farà mai nulla per rimediare al male che esso stesso lamenta. Ad uno ad uno tutti gli uomini parlamentari deplorano una stessa condizione di cose , e ad uno ad uno e collettivamente nessuno fa e farà mai nulla per farla mutare. Sono i cuochi che lamentano la cattiva preparazione delle vivande come se non di:- pendesse da loro ammanire una cucina migliore. E una cosa allegrissima. V0i avete posto in rilievo i mali che derivano dalla nostra Magistratura subbiettivamente considerata, la capacità cioè e l'onestà dei magistrati, e non avete mancato di segnalare doverosamente le nobilissime eccezioni alle più generali censure, eccezioni che dobbiamo riconoscere numerose, onorande e gloriose, tanto più gloriose quanto più modeste, sconosciute e rassegnate. Le infiuenze dirette e indirette sulla Magistratura, le inframmettenze dei partiti politici nell'amministrazione della Giustizia furono eloquentemente esposte da Marco Minghetti sino dal 1881; e il male sembra che si.asi aggravato se è apparso che perfino nel Parlamento si pa paura di affidare alla Magistratura le questioni concernenti le liquidazioni ferroviarie. Che debbono pensare, credere e sperare gli altri miseri mortali? Voi avete posto in rilievo, ed altri lo van facendo con Voi, i mali che inquinano l'amministrazione della Giusti;,ia penale. Ma Voi ed altri avete appena toccato o vi siete poco soffermati su le iniquità che emanano dai metQdi di amministrazione della Giustizia civile. È vero che la prima riguarda più strettamente la vita e la libertà dei cittadini, ma non le riguarda meno la seconda, poichè si tratta in sostanza dei beni materiali che della vita e della libertà sono il naturale e necessario sostegno. Con un' importante e profonda differenza però, che gli errori nel campo della_Giustizia penale possono sempre trovare rimedio nel diritto di grazia concesso al Capo dello Stato, mentre nessun simile rimedio, come in altri tempi, è concesso nel campo della,· Giùstizia civile. Il pericolo e il danno è dunque·, più grave. Nessuna maggiore urgenza e nessuna maggiore necessità quindi di una riforma radicale, larga e completa dove tutto è in pericolo e dove tutto può essere irreparabilmente compromesso. Hanno proclamato che la Giustizia è il fondamento dei regni; ma starebbe fresco il nostro italo regno se dovesse avere per fondamento la nostra Giustizia. Hanno fatto di re a labbra regie che le istituzioni si pregiano in ragione dei bene(ìzii che apportano; ma starebber fresche le istituzioni italiane se dovessero essere apprezzate in ragione dei benetìzii che apporta la nostra Giustizia. Ìl fondamento del regno, per ora, continua a consistere nei cannoni e nelle corazzate, e il pregio delle istituzioni, per ora, si ottiene con questa specie di strumenti ed altri simili e consimili a disposizione dei governanti. Fortunatamente vanno oggi sfatandosi le imposture del patriottismo liberalesco cbe han servito di maschera a tutte le sciagurate arti di governo che funestano la Nazione italiana da tanti anni ad oggi. A~1cora si cerca illudere le plebi stremate e credule coi miraggi delle spedizioni nella China, con le questioni di Tripoli, coi silenzi d'oro del Governatorato eritreo, col chiasso suscitato da una frase irredentista su labbta diplomatiche, con le preponderanze e rivalità di po' itica estera, con gli spettacoli militareschi, col varo di navi corazzate, con la celebrazione di questo e l'esaltazione di quello; ma è vano. Espedienti momentanei per sviare le vere aspirazioni e dissimulare i veri bisogni del popolo italiano. Pochi ormai non credono che i furbi della politica se la godano e faccian fagotto, mentre i gonzi soffrono e pagano. Si può quindi pensary al1' ignoto di cui ha ultimamente parlato Maggiorino Ferraris. E qual' è la ragione per cui nessuno si leva a protestare contro i sistemi d'amministrazione della Giustizia civile fra noi? Perchè una voce generale non si leva a gridare : è ora di finirla? Perchè le nostre popolazioni si trovano impotenti a reagite _ contro il Zanardellismo rettorico, antico e recente? Osserva il Bentham: <e Non vi è satira nè esagera- <c 1ione dicendo che la Procedura sembra esser dice retta verso fini assolutamente contrari, e quasi col « disegno di moltiplicare le spese, le dilazioni e vesce sazioni, aggiungendovi tutto ciò che può renderla cc inintelligibile. Questi vizi non sono stati però l' ef- « fetto di un piano adottato dai Tribunali; essi fu- « rono la conseguenza di certi ·interessi seduttori, << che non hanno conosciuto freno, poichè l'opinione « pubblica o era muta e impotente sopra quegli abusi cc che la sua ignoranza le impediva di giudicare, o « era indifferente alla ·sorte dei contendenti; indi- << vidui sparsi che non formano una classe, che canee giano ad og~1imomento, di cui le rimostranze sono << odiose e che non possono fu comprendere le loro « querele più legittime J>. E' dunque la difficoltà di proteste collettive e insistenti, di uno sciopero cioè a tal Gne preordinato che lascia sùssistere la tirai1nia dei nostri ordinamenti gi udiziarii. Tutti sanno infatti e quasi tutti han provato che l'amministrazione della Giustizia civile non è fra noi che un mezzo di saccheggio delle private fortune, uno scannatojo fiscale a benefizio delle dissipazioni del pubblico erario, un sistema di sapienti reti per far ca4ere il litigante negli agguati dell'altrui malizia. E essenzialmente plutocratica, epperò medioevale, la Giustizia del nostro bel regno, quella Giustizia che ha per suo ideale l'assoluta gratuità. L'istituto del gratuito patrocinio è una menzogna quando non . possono goderne le piccole e medie fortune che trovinsi alle prese colle oltracotanze di un cupido epulone. Ben altro occorre e ben altro aspetta il popolo- i_taliano che la costruzione di enormi e sontuosi palazzi di Giustizia nella capitale del Regno, dove viceversa, come affermò Cesare Lombroso, non vi· sarebbe giustizia. Lustre e vanità personali di uo;.. mini politici, imprese lucrative di privati speculatori e nulla più. Il popolo italiano non vi partecipa 'I

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