Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n.23 - 15 dicembre 1905

668 RIVISTA POPOLARE grande vittima di Bonifacio! Non da lui, dunque, può venire l'ostacolo al rinnovamento della scuola e della vita italiaua. Non diamogli colpe che non ha. La colpa è di ti1tti i partiti politici, che non hanno mai fatta sul serio una politica scoiastica, lasciando ina8coltata la voce au torevoìe ?-i Giovanni Bovio (tra parentesi, un grande ammiratore di Dante), si che la scuola, la grande mendica, è venuta sempre nlti ma, dopo l'esercito, dopo la ma_~istratura, dopo il clero ! Soltanto ora, dopo il grido d'allarme lanciato dai lavoratori del1à scuola, i partiti democratici .si avvedono che tutta la vita della nazione s' incardina nella scuola e verso il problema della scuola gravitano gli altri prc.,blemi del paese. E primo, q11ello dell'emigrazione; perchè il peso della cultura arcaica e dell'ignoranza, il peso dell'impreparazione tecnica e moderna, grava su quan~i dal nostro suolo emigrano verso lontani paesi, dove non li raggiunge o li raggiunge· in_e.fficacemente la Dante Alighie1'i. ♦ Il legame tra la patria e gli espatriati (questo è il punto fondamentale delle lettere di X) non può essere la lingua di Dante, e l'opera della Dante è « inutile e deviatrice ». - Gli esuli senza pace, tormentati dal disprezzo, che per la loro ignoranza e per la loro incapacità in ogni ramo di tecnica li colpisce nel mondo, costretti talvolta a ripiegarsi su se ste§si ed a patire la vergogna di essere italiani, non sanno che farsene della lingua di Dante e della Da11teAlighieri. La terza Italia ha bi:mgno d' una lingua sua, d' ,in nuovo volgai·e, non meno glorioso di quello dantesco, divenuto una smorfia degna degli « sciocchi d'ahnunzieggianti • . La italianità degl'italiani all'estero non si conserva con la lingua italiana, ma con la forza d' Italia, onde essere e dirsi italiano sia un orgoglio e un vant1-1ggio. Alla italianità dei nostri espatriati giova più il piccolo Guglielmo Marconi che Dante Alighieri. Val_epiù Garibaldi che tutti i versaiuoli e letterati nostri, morti e vivi.- In t11tto q11estola verità si accompagna al paradosso. Ch_e l'opera della Dante sia inutile e gli espatriati non abbiano c~e farsene della lingua italiana, è una grande esagerazione; com' è un paradosso che la lingua di Dante sia una smorfia, q nand'ella, con poche mutazioni e trasformazioni, sussi.'4te nel suo organi$mO poderoso e vive e freme P, palpita, fatta più agile e piana, più snodata e fresca, dal giornale, dalla cattedra, dal libro. È una verità che l'italia11ità si conserva con la forza d'Italia, ma la forza di resistenza dèlla lingua implica la forza di resistenza della stirpe e le due forze agiscono non l'una fuori dell'altra, ma simultaneamente l'una dentro l'altra. All"italianità, poi, giovano tutti' gli italiani illustri: giova Garibaldi, come giova Mazzini e Colombo e, siamo giusti, anche Trombet.ti, anche se questo lo ignorino i lustrascarpe o i fruttivendoli italiani di New-York. E giova anche il piccolo Marconi, benchè un pò più alle grandi Compagnie anglo-americane ... , come giova Galvaui, Volta. Si pnò val11tare forse in lire sterline l'opera del genio? È come dire che al germanismo dei tedesehi espatriati giovi più Kru pp che Wolfango Goethe! ~e i nostri contadini e operai delle colonie s' intendono meglio parlando l'inglese o lo spagnuolo o il dialetto, che la lingua italiana, la quale non conobbero mai, e perriò t~ndono ad aggrnppan,i come in tante colonie rPgionali isolate, la colpa non è di Dante e non è della ling11a, ma della natura e delle condizioni socia! i dei nostri e111igranti in grandissima parte analfabeti e ignoranti. Come volete cLe si affezionino a una ling11a che non curammo d'imsegnar loro i~ Italia? La sperequazione economica e morale, tra nord e sud, per giunta si proietta fin nelle colonie; e per maggior disgrazia, l'Italia esporta contadini, lustrascarpe, fruttivendoli, E;terratni, ma p1)COo niente professionisti, neanche avvocati~ eh' è tutto dire! Perciò in quella massa di analfabeti piccoli e grandi, incalzati da altre e µiù urgenti necessità, l'opera di penetrazione della Dante è lenta e difficile, ma non inL1tile e deviatrice. Chè, anzi, essa fa quel che può e quel che fanno al tre consi mii i associazioni straniere, lottando con difficoltà più grnndi e d'ogni genere. A leggere. per es., l'opuscolo st::1mpato dal Comitato di New-York: L'opera della D. A. negli Stati Uniti, si riceve una lieta e confortante impressione; e non meno confortante è il sapere che Samuele H. See, il preside del Collegio inténazionale, che nel Dipartimento italiano accoglie quattro gruppi di allievi con lilla istrnzione completa, che va. da quella elementare a quella secondaria classica, con l'inglese e il francese, è convinto che « l'elemento italiano è destinato ad avere una parte predominante nel fnt.nro sviluppo intellettuale ed artistico della nazione americana > • Certamente, se si potessero· avviare altre correnti migratorie, di persone colte, medici, ingegneri, profes - sori, e, soprat I tto, avvocati; aprire, insomma, dentro le Università uno sbocco verso le colonie, ah! che largo respiro per noi e che vantaggio per i nostri emigranti! Ma da noi la cult11ra è pigra e inert_e e, per qL1esta via pratica, non emigra. E poi che se ne farebbero ? In America la nostra cu I tura professionale ha poco corso. E poi manca 10 stimolo della strenuous life e mancano le lingue ! Così per un'altra via, siamo ricondotti al pnnto di partenza, al problema fondamentale e pregiudiziale per tntti gli altri: al problema della scuola. La Dante Alighieri sorse primieramente in difesa della civiltà nostra, nei paesi irredenti, minacciata seriameu ~e da slavi e tedeschi. Poi con geniale e feconda operosità la sua azione si è venuta allargando e complicando col problema dell'emigrazione, via via che una altra Italia si è venuta disseminando e costituendo oltre· i termini nostri. Ora essa può e deve estendersi ancora in patria e fuori. La sua azione ha da essere dupljce, diretta e indiretta. Da una parte - nei paesi irredenti, lotta esclusi va di cultura e di linguaj e nelle colonie, specialmente americane, propaganda di cultura elementare e tecnica per una questione oltre che di civiltà , di decoro nazionale, per lavare quella vergogna d'una Italia cen - ciosa, analfabeta e vagante con infiniti stenti e dolori oltre l'oceano. Dall'altra - cooperando alla soluzione del problema della scuola - studiare, curare, preparare l'e-

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