Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n.23 - 15 dicembre 1905

RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Hirettore: Prof. NAPOLJ1JONECOLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese lt.alia; ;ttmo lire H; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4:,50 Un numero separato Cent. ao Amministrazione: C01·so Vittorio Emanuele n.0 115 - NAPOLI A11110 Xl - Num. 28 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 15 Dicembre 1H05 SOMMARIO: Noi: Gli av,·t-u1ment.i e g·lf uomini: (Il pericolo tedesco - La monarchia in Norveg.ia - Il ritorno dei liberali al potere in Inghilterra - I delitti politici e la Bastiglia ùella Russia - Il protezionismo e la prosperità della agricoltura francese). - La Rivista: Pel suffragio universale: Il discorso di R. Mira belli - Dott. NapoleoneColajanni: Potenzialità della concorrenza spagnuola ai vini italiani - Prof. Nunzio Vaccalluzzo: Per Dante e per la Dante Alighieri - . Ènrico Leone: Che cosa vuole il sindacalismo -- V. Cosentino Bavisotto: I cont.adini siciliani e la scuola - G. Micheli: La amministrazione della giustizia civile - Giovanni Lanzalone: L'arte e la morale - I-ti vista delle J{1v1st,e: La pro - sperità agraria della Francia (The Contemporary Review) - La filosofia di Thomas CarJyle (Italia Moderna) - L' organizzazione dei padroni per le relazioni col lavoro agli Stati Uniti (Musrie Socia!) - L'azione dell'America nell'Asia turca rPreussische lahbiiclter) - L'au.tonomia in Polonia e la Russia (Die Nation) - Receusloni. Raccomandiamo caldamente ai pochi abbonati dello scorso anno che non si sono ancora messi in regola coll'amministrazione di farlo colla massima sollecitudine e ai moltissimi, ai quali scade l'abbonamento a fine Dicembre di volerlo rinnovare in tempo. Preghiamo poi tutti gli abbonati ed amici lettori della Rivista a \ volerci procurare qualche nuovo abbonato ed a favorirci pochi ma buoni indirizzi di abbonabili. · Agli' amzcz e abbonati' della RIVISTA Col r906 la Rivista popolare entrerànel dodicesi~noanno di vita e non senza legittimo orgogliodobbiamo notare che essa è la sola rivista repubblicana, che in Italia sia vissuta per tanti anni, quantunque non abbia avuto generosi mecenati e neppure larga e costantecooperazio'l!edi amici politici. Sull' opera nostra non ripeterenw ciò che abbiamo detto nello sr:orsoanno ; ci limitiamo a ricordare che la Rivista popolare in un mornentotriste per viltà, per ipocrisia e per perturbamento morale e i'ntellettualedi masse e di èlites, unica e sola nella stampa, seppe tener testa ai pochi ciarlatani ferroviari ~hetentaronoimporsi coll'audacia al Parlamento e al paese. La Rivista popolare, ora conte pel passato, promette di. battere l'antica via senza deviare di una linea e fa appello agli atnici sinceri, che ha in ogni angolod'Italia ed anche tra avversari leali, perchè la diffondano procurandolenuovi abbonati e buoni indirizzi di abbonabili. Chi procura un abbonato, che paga anticipatamente, riceverà in dono uno o più opuscoli, il c1:1eilenco si troverà in altra parte ; chi ne procura due riceveràa scelta uno dei seguenti libri del costo di L; 4 o di L. } . CoLAJANNI: Il Socia]ismo (2.a ediz. italiana o traduzione francese); Co1AJANN1: Per la econon1ia uaziouale e pel dazio sul grano; CoLAJANN:I La politica coloniale (2." ediz.); Co1AJANN:r L'alcoolismo ; C1cco1T[ : A.ttraverso la Svizzera ; R.ENsr: Gli « anciens reg'irnes )) e la democrazia. A coloro che conosconola lingua spagnuola in carnbiodi una di tali opere posfiamo dare la traduzione in lingua spagnuola in tre piccoli volumi dell'opera di CoLAJANNl: Razze infédori e razze superiori o Latini e ang·lo-sassoni. .; A fine 'Dice11lbresarà pronta la 2 ." edizione italiana, che in gran parte sarà un'opera nuova con contenuto doppio della prirna, di Razze iufei·iori e razze superiori o Latini e anglo-sassoni. Sarà un elegantevolume in otto grande di circa 450 pagine e sarà rnessoin vendita a L. 6. Gli abbonati lo riceveranno raccomandato,per L. 2,7 5; per L. 4,50 lo avranno legato in tela e oro. Per L. 5 potranno ottenere, anche legata, l'Edizione francese della Biblioteque scientifique internatiouale dell'Alcan di Parigi. Gli abbonatihanno diritto a chiedere,ai prezz/ già ridotti dal 50 al 75 °fo, vari libri di cui daremo l'elenco nei numeri successivi della Rivista. '

658 RIVISTA POPOLARE GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI Il pericolo tedesco. - Al discorso bellicoso dell'Im peratore Guglielmo II sono _seguiti quelli dei suoi mi nistri. Non pr.odusse grande impressione il primo perché il mondo politico, ed a torto secondo il nostro avviso, · considera il sire di Germania cJme uno spavaldo ed innocuo Tartarin. Ma H'3ssuno, nemmeno i più ottimisti, si fa illusione sulla gravità dei discorsi del Cancelliere Von Bulow; che parvero anche più gravi perchè si era soliti di trovare nei medesimi una attenua:1.iooe o una correzione delle imprudenze e delle minacce al mondo intero del suo imperiale _padrone. Questa volta il von Bulow, invece, ha precisato ed accentuato le dichiarazi.oni del discorso del trono. Ha , nettamente affermato l'antagonismo tra. la Germania e l'Inghilterra; ha vol,tto tirare una frecciata alla Fra.ncia. senza alcun motivo giustificabile, per sola malvagità di animo, per provocare recriminazioni, per pescare nel torbido; ha bruciato un granellino d'incenso alla Triplice-molto ammalata, specialmente nel suo piede sinistro: l'Austria Ungheria-ed un poco ali' Italia; ed ha conchiuso che la Germania deve essere preparata a .combattere da sola contro l'Europa coalizzata .... Si capisce che gli avvenimenti di Russia che tolgono all'Impero germanico il vero alll3ato naturale abbiano dovuto mettere di cattivo umore l'Imperatore e il suo Gran Cancelliere; ma era da spernre che il pericolo dell'isolamento dovesse imporre unH certa prudenza all'uno e ali' altro. Invece, n, . 'I J iscorsi di entrambi saranno ritenuti mancanti di wisura, anche se si vuole ammettere-ciò eh' è molto prpbabile-che l'intonazione· bellicosa e l'accentuazione dei pericoli, che corre la Germania -e che essa stessa crea con predilezione morbosa- rappresentino uno espediente per eccitare il sentimento patriottico tea.-<,Ct, ed ottenere senza contrasto le n1,1ovee colossali spese militari. Questo scopo l'ha ottenuto e non poro vi ha contribuito il discc,nio minaccioso di Bebel , che potrebbe avere un grande significato solo nel caso in cui si sapesse che egli ha parlato in nome di tre milioni di socialisti ... non copernicani. Per ora il capo della democrazia soriale germanica ha dovuto subirsi la risposta violenta e sdegnosa di Bulow. L'avvenire ci dirà se i socialisti tedeschi potrauno , vorranno e sapranno impedire che l' Impero germanico si faccia ingiusto aggressore degli altri popoli. . Noi auguriamo alla causa della pace e della libertà che la risolutezza di Bebel e dei suoi non sia messa alla dura prova dei fatti. ♦ La monarchia, in Norvegia. - La rivista Il Regno di Firenze, cbe stimiamo. per la sincerità che mette nel manifestare i propri convincimenti, ha rilevato il nostro rammarico pel trionfo della monarchia in Norvegia e il biaHimo inflitto a Bjornson per la sua apostaHia. . Non siamo usi a cercare attenuanti ai fatti, che ci dispiacciono; nè Rd adoperare parole melliflue verso gli uomini, che mal" agiscono, .secondo il nostro modo di pensare, a11che quando verso di essi nutriamo sincera ammirazione. Jn questo caso, abbiamo la soddisfazio · ne - molto m..gra veh ! - di poter constatare che in Norvegia uomini eminenti pensano e giudicano come noi. Così l'ex mi1iistro delle finanze Gu11JLarKnudsen dette le dimissioni come protesta contro la slealtà del ministero cLe esercitò pressione sulla volontà popolare in favore della monarchia. Lo Knudsen fece l'apologia della repubblica, che considera la sola forma adatta ai costumi ed alle tradizioni della Nrrvegia. Un corrispondente norvegiano del!' Eu1·opèen, l' importante rivista internazionale di Parigi, poi, nel rilevare la pericolosa anomalia di un popolo rept1bblicb.no che volontariamente si mette sul collo una clinastia, stigmatizza come noi l' apostasia ingiustificabile· di Bjornson e dello storico Ernest Sars, i quali , benchè repubblicani. raccomandarono la monarchia. E il sig.r Erik Lie amara men te conchi ude: 4 Per la giovane ge- < nerazione è stato un disinganno. E per i democr'atici « del mondo intero è stata una lezi0ne: non bisogna fi- « darsi troppo ai grandi old men - ai vecchi uomini: « Bjoruson è vecchio-Sembra che ci. sia un limite di « età anche per gl' ideali. :o Se noi siamo addolorati della defezione di alcuni repubblicani di Norvegia, non possono e::isere allegri gli amici personali del Regno. Essi amano e sostengono una regalità effettiva e non di parata, buffamente teatrale. Ora il Re che si è dato la Norvegia è meno di un Re Travicello; è semplicemente un porco che ingrassa, nel senso in cui adoperava tale definizione per un vero re costituzionale, Napoleone 1°. ♦ Il ritorno dei liberali al potere in Inghilterra.- Contro le consuetudini parlamentari inglesi - senza che fosse preceduto da un voto politico, senza che le elezioni generali avessero dato una maggioranza contraria al ministero che le aveilse indette- il gabinetto BEilfour si è dimesso e l'incarico di formarne uno venne dato al capo dei liberali, Campbell Bannerman , che l'ha accettato e l'ha già composto. Le dimissioni del ministero conservatore, dopo circa dieci anni di dominio esercitato coll'aiuto di una forte maggioranza, furono rese necessarie dai dissensi inttrni sulla politica doganale e dalle numerose elezioni parziali riuscite sempre contrarie agli unionisti, che si erano resi formidabili per numero e per ì'autorità dei membri facendo cadere l'ultimo ministero Gladstone sulla. quistione delF Home r.ule irlandese. Il ministero pseudoliberale e semi-imperialista di lord Roseberry rappresentò nn intennezzo inconcludente. · Ohe cosa possono sperare gl' inglesi; che cosa può sperare il mondo dal cambiamento del ministero nella Grande Battaglia? Cominciamo dalla politica estera. Non ci saranno sensibili mutamenti perchè i libendi prima di riassumere il potere hanno replicatamente dichiarato che nelie grandi linee seguiranno quella dei conservatori, che si compendia nell'entente cordiale colla Francia in Europa e nell'alleanza col Giappone nell'Estremo Oriente. C'è da attendersi - e ci sarà da dare, perciò, un grande sospiro di sollievo - , però, che saranno evitate con più cura le manifestazioni chauvinistes, cbe possono dare ai nervi dell'Imperatore di Germania ; ma nes · suno può immagina re che il governo dei whigs restituisca l'indipendenza alle dne repubblichette del Sud Africa in conformità delle idee manifestate q-qando erano all'opposizione. Forse Gladstone avrebbe osato ripet,ere l'atto magnanimo del 1884, dopo la sconfitta di Majuba; ma Campbell Bannermann quantunque sia il suo più fedele discepolo non ne ha l'autorità, nè forse ne colti va la grande ideali ti\. politica e morale. In Africa resterà lo statu quo, quantunqne coloro che lo manterranno l'abbiano stigmatizzato come una grande iniquità. Nè avverranno ,uutameuti nella cendizione dei poveri rajas: nel!' India il potere civile continuerà ad essere subordinato al potere mi li tare e il generale lord Kitchner nel nuovo Viceré lord Minto non troverà un ostacolo come l'ebbe in lord Uurzon. Le quistioni interne sono numerose e interessanti. All'Home Rule gladstoniano .difficilmente si verrà, perchè molti liberali temono dell'a11tonomia dell'Irlanda; perciò è probabile che sarà accordata qualche rifor-

RIVISTA POPOLARE 659 metta, che non farà disarmare contro i liberali la forte pattuglia nazionalista irlando;Jse, Il gebi netto Campbell Bannermann certamente ritoglierà alla: Chiesa Anglicana e alla Cattolica l' i11fl1ienza. cbe nella istrnzione avevano loro data i conservatori. E 8arà tanto ii guada· gnato per lo spirito laico. I contribuenti non potranno sperare un sensibile alleviamento d' imposte perchè data l'attitudine della Germania e la politica che si vnole continu~re a seguire nell' Oriente non e' è da pensare a diminuzione delle spese militari. Il grande dibattito tra liberali e conservatori verrà sulla politica do!!anale e ci farà assistere a qu:tlcbe defezione di conserva tori verso i liberl'l.li come l' Home Ru,le le aveva determinate tra i liberali in favore dei tories riuscendo alla f. ,rrua,,;ione del partito imionista. Chamherlain non ba atte:-io che il mini::itero whig fo:-3se costituito e l'ha g-ià attaceato fier.-unente nel discorso di Oxford accusando i little englanders, i piccoli inglesi, avver&i alla grande politica imperiale ed al protezionismo mascherato di preferenzialismo, di viltà e d'ipocr1s1a. Rarà una lotta gigantesca, c11iassisteremo con grande interesse e che avrebbe una formidabile, ripercussione nel mercato mondiale se trionfas~e Joè. Questo trionfo non è possibile oggi; ma non è impossibile domani. Noi seguiremo la lotta e ce ne occuperemo. Intanto osserviamo che le ossa di Cobden e di lohn Bright devono fremere di sdegno vedendo risorgere in Inghilterra dopo 60 anni la possibilità di un ritorno al proteziomsmo. Crediamo, invece, che non sarà malcontento lo spirito di Roberto Peel, la cui defezione dal partito con· servatore nel 1845 46 fece trionfare i liheristi, ma che il liberi Amo accettava con criteri di relati vi:;mo e di savia opportunità politica, ma non come massima eterna ed infallibile. ♦ I delitti politici e la Bastiglia <lella Russia.--L'impero degli Uzars sarà di attualità dolorosa chi sa per quanto tempo ancora; noi perciò continuando l'opera nostra intesa a farlo conoscere intimamente, perchè se ne comprendano gli avvenimenti e si possano trarne degli ammaestramenti, continueremo a spigolare notizie sulle sue condizioni. Oggi ne diamo sui delitti politici e sulla Bastiglia della Russia. Chi conosce la storia d' Italia prima del 1860 e quella del Pieruonte prima del 1848 sa che tra noi, sotto i vari dispotismi che imperversarono nella penisola e nelle due maggiori isole i processi politici erano all'ordine del giorno per cospirazioni e cospiratori. reali o immaginari. La Russia di oggi a mezzo secolo di distanza riproduce, esagerate, le nostre antiche condizioni. Cosi •è che secondo le statistich?, ufficiali del Ministero della gitistizia, nel corso degli ultimi dieci anni sono 8tati intentati 11,2J:i8 processi per delitti politici contro 36,714 persone. Di q ieste 20,684 sono state processate regolarmeo te e 16,230 per ordine imperiale; 11,548 tra que8te nltime sono state condannate anche • per ordine imperiale, cioè senza regolare giudizio, per semplice misura amministrativa; per 2,712 ci fu la assoluzione ; 88 furono deferite alle corti marziali. Si deportarono in Siberia 1,441 condannati, se ne esiliarono 1,250 nelle provincie europee più lontane (Arcangelo, Vologda., Viatka); 5,561 furono sottoposte alla sorveglianza della polizia; 1,734 condannate alla prigione a 1,745 agli arresti. Se si tiene conto di un periodo più lungo del decennio ultimo si ha un totale di almeno 70,000 condannati per reato politico! Sotto tutti i governi dispotici ci sono stati della 1-,rigioni e dei luoghi di punizioni che acquistarono una triste celebrità: la Bastig;lia sotto l'Ancien 1·ègime, Cajenna sotto il Secondo Impero bonapartesco, Castel Sant!l,ngelo nella Roma dei Papi ec. Per la Russia ci sono state la Siberia e l'isola di Sakaline, che distruggevano le vite urne.ne più rapidamente che la prigione; ma essa ha av11to anche la sua Bastiglia·: la fortezza di Schl us,:;elb)tll'~- Ne sono u.:iciti testè dopo venti anni gli antichi c0mhattenti dell..-1. volonta del popolo. La fortezza di Schlusselbrnrg fu trasformatp. in_ prigione politica nel 1884: e d'allora co8tò al Tesoro 75,000 rubli all'anno. Vi dimorava nn corpo di gendarmeria speciale con doppia paga; i detenuti erano completamente ìsolati; era proibito di comunicare tra loro, di cantare, di fischiare e di camminare rapidamente nelle loro celle ; non c'era infermeria e morivano nelle celle senza poter vedere un compagno. Molti impazzi vano e le loro grida avvertivano i compagni della loro sorte. Dal 1884 ad oggi 67 per-;one sono passate da Schlusselbourg; di cni 13 furono imµic.:ate: Rogtcheff, Stro01berg, O,tlianoff, Generaloff, O,:;sipanoff, Andreiouchkine, Chevyrefl, Mychkine, Miuakoff; negli ultimi anni Balmacheff, Kalaeff, Guerchkovitch e Vasse:ieff. 'rre si suicidarono: Klimenko, Gratchevsky e Sofia Guinsbourg. Meritano essere ricorda~i i mezzi adoperati: Gratchesky si gettò addosso ai ve~titi il petrolio della lampada e dette fuoco ai vestiti ; Sofia Guinsbourg si apri le arterie con un pezzo della lampada. Sedici detenuti vi sono morti dopo avere subito tutti i tormenti della follia. Chthedrine e Honachevi tch furono trasportati nel manicomio di Kazan. Negli ultimi anni alcuni dei detenuti furono liberati, ma deportati in Siberia o a Sakaline; tre di questi liberati si suicidarono, tra i quali Polivanoff che era riuscito a rifugiarsi in Francia .. Negli ultimi anni la sorte detenuti era stata lievemenre migliorata. Nove 111artiri hanoJ lasciato adesso la fortezza:· Popoff, Tr0lenk1, Morosoff, Lopatine, Antonoff, Ivanoff, Novoro 11sBky, Louhachevitohe, Starodvosky. I tre peimi detenuti da 26 anni; gli altri da 20. Lopatine è notissimo nel mondo rivoluzionario e fu temuto più di tutti dal gwerno; attualmente ha 60 anni; è di larga coltura, fu amico di L wroff e di Marx, di cui tradusse in russo Il Capitale. Morosoff, il poeta rivoluzionario, è di nna inagrnzza che non trova l'uguale se non tra i morti di 'fa:ne dell'India. Vera Figner . fu liberata dopo venti anni qualche mese prima degli altri ; ma è terribilmente perseguitata dalla polizia. Vi sono ancora cinque detenuti non liberati pei reati politici più recenti. A Schlusselbourg fu rinchiuso nn iJnoto, di cui nessuno seppe chi fosse e di cui nulla più si è saputo. ♦ Il protezionismo e la prosperità dell' agricoltura francese. - I nostri lettort non avranno dimenticato la triste descrizione dell' a,2;ricoltura inglese il Rider Haggard, dalla cui opera Riiral E,igland, ci siamo occupati (anno X pag. 285); ad èssì raccomandiamo la lettura di un articolo dell' Eltzbacher sulla prosperità· dell'agric')ltura francese, che trovt:;ranno nella Rivista delle 1·ivis{e di questo ste::;so ·numero. Il protezionismo e il liberismo agrario sono messi co::,i, di front-e non a chiacchiere, ma a fatti. La lettura e il confr1mto sono opportunissiini in que3to momento, in cui il modus vivendi colla Spagna dà sapore di vera attualità alle controversie. doganali. NOI Per la solita abbondanza di materia, eh'è divenuto il nostro tormento , e per non rinviare ancora articoli che attendono la pubblicazione da tanto tempo siamo costretti a non occuparci 01;1;idella abolizione del concordato in Francia , della esposizione finanziaria del ministro Carcano e dell'ultimo messaggio di Roosevdt. Lo faremo nel prossimo nunierv.

060 R I V I S T A,, P O P O L A R E Pel suffragio universale Sanno i nostri lettori che il giorno 6 corrente l'amico nostro carissimo Mirabelli svolse nella Camera dei Deputati il disegno di legge d'iniziativa parlamentare sul suflragio universale. Non è la prima volta che egli lo presenta; ma altra sorte e migliore, almeno moralmente, oggi gli è toccata. Mentre la prima volta la sua proposta per poco non cadde sotto i frizzi dell' on. Giolitti, il giorno 6 venne presa in considerazione, ali' unanimità, colle solite riserve del Governo, che per bocca dell'on. Fortis, parlò assai cortesemente all'indirizzo del forte rappresentante per Ravenna. D'onde il mutamento? Certamente gli avvenimenti europei hanno esercitatp una influenza benefica nelle sfere governative e conservatrici. Quando il suflragio universale viene promesso da Gautsch ali' Austria; quando lo chiedono in Russia ..... via! sarebbe stata una enormità se lo avessero apertamente avversato in Italia. · Ma il mutamento più caratteristico è stato quello dei socialisti. Sino a quando l'iniziativa era di un repubblicano e di un Italiano, il suflr,1gio universale era una riforma se hon addirittura dannosa, per lo meno inutile .... Ma avendolo chiesto mirnicciosamente gli Adler e i Pernstofier,, i cornpagni di Russia e dell'Austria ed anche i reazionari dell'Ungheria , esso diventa di un tratto una gran bella cosa .... Il mutamento è stato avvertito anche dal Divenire . sociale. E noi della mutata attitudine dei socialisti italiani ci rallegriamo vivamente, perchè noi vogliamo non la morte, ma la conversione dei peccatori. E i peccatori in questo caso, uno per uno presi, sono nostri carissimi amici. Intanto noi crediamo di far cosa grata ai nostri lettori riproducendo quasi intelgramente il dotto e sereno discorso dell'amico Mirabelli nella speranza che gli amici della libertà si adoperino a farlo conoscere. La Rivista. Il discorso dt R. Mirabelli Questo disegno di legge - che si presenta ora soltanto con lé firme del Gruppo parlamentare repubblicano (e, ahimè! la morte ne ha cancellata una, quella del compianto collega Socci) - questo disegnn di legge, nella passata legislatura, fu sottoscri~to da quasi tutti i deputati dell' estrema sinistra , per deliberazione espressa dei tre gruppi : socialista , radicale e repubblicano. Mancavano le firme di pochi , sebbene insigni - tra cui il Turati e il Sacchi. Ma ora, con grande piacere, vedo che il Turati - sollevando l'antica bandiera, quando avvertiva la democrazia italiana che nemmeno la questione del referendum poteva sviarsi da quella, com' egli disse, ben al - trimenti decisiva : la necessità della estensione· del suffragio a tutti, del!' un sesso e del!' altro - oggi il Turati scende nel1, agone con la potenza mirabile dr~lla dialettica sua, rìpetendo il motto di Mazzini : - V 'è libertà senza voto 't E il Sacchi , non dimenticando il precedente del 1881, in sostanza - attraverso sottili ed acute distinzioni e riserve, non tutte resistenti al martello ~evero della critica storica e giuridica - in sostanza accede al movimento nostro, quando chiaramente dice che << per una questione di metodo nessun de mocratico rinnegherà il principio da lui sempre sostenuto ». .... Il movime11to nostro i: dalla luce della giustizia illuminato. Questo disegno di legge - che comprende tutti i nati d' ltalia, dallà Sicilia a Pola, anche gli analfabeti, e per ragioni Ji patriottismo, non che per enucleazivne di tutto il nostro diritto pubblico interno ( come;: dimostrai nel 1904), gli italiani delle terre irredente, e con una cifra propria nella s_toria legislativa del nostro Paese;: anche l'elettorato politico della donna - non ha e, torno a dire, non deve avere nessuna significazione politica speciale: non è nè repubbli.:uno, nè socialista, nè radicale: non riformista, rivoluzionario catastrofi.:o o sindacalista. Questa proposta legislativa - che illustrai l' anno passato anche con una Relazione parlamentare -- contiene un problema di giustizia e di sovranità , che è al disopra e al difuori dei partiti politici. Se su' detriti del regime censitario e del capacitariato, sorge nel mondo moderno-collegandosi ad una delle pagine più gloriose della storia di Roma - il diritto umano cli scegliere;: il rappresentante de' propri bisogni e delle proprie ragioni, come corrispettivo del dovere pubblico di contributo alla finanza dello Stato ed alla difesa della Patria-tu"tti hanno diritto alla scheda, perchè tutti hanno il, dovere di pagare le imposte e di morire per il proprio Paese. E nessuna base del potere politico è più legittima di questa: non il diritto divino del sangue, non il diritto feudale del possesso della terra: nemmeno la ,presunta caµacità specifica di adempiere ad un diritto e ad un dovere politico. Più di tante disquisizioni sottili e profonde di diritto costituzionale sul suffragio universale, vale per me-a scolpirne il vero significato-un battibecco surto nel Parlamento belga fra i deputati Loslewer, Fournèmont e Mansart. Quand_o il Loslewer chiese se, razionalmente - in filosofia ed in sociologia - possa sostenersi che un uomo ne vale un alt,o, il Fournèmont lo interruppe: << Ma per pagare le imposte, un uomo ne;: vak un altro? » Rincalzò il Mansart: << E alla caserm,1, un uomo vale un altro uomo? .....__ Un eminente rappresentante del posivitivismo francese e non sospetto di demagogia, Ippolito Taine, ha scritto: << Che io porti un soprabito od una blusa, che sia un capitalista od un manovale, nessuno può -- senza il mio consenso - disporre della mia vita e della mia pecunia». Ed anchè così' pensava, in Italia, niente meno che Alessandro Manzoni. Se dunque tutti - contribuenti e miltti - partecipano, con le sostanze e con la persona, alla difesa del-la Patria ed alla vita dello Stato, tutti hanno - e nessuno può essere escluso, senza offesa alla giustizia -- tutti hanno diritto di pesare nella bilancia politica del Paese. Il Gladstone - a cui I' Inghilterra deve il grande impulso per il movimento democratico nel r 867, e la legge del 6 dicembre 188+ su la rappresentanz~ del po polo nel Regno Unito, nonchè il Redistribution of Seats act del 25 giugno 1885 - sostenne eloquentemente che <( ogni uomo, il quale présumioilmente non sia reso incapace da vizio di mente, è moralmente intitolato ad entrare nel grembo della Costituzione >>. Non mi indugierò su le ragioni scientifiche del probkma costituzionale - che sono poi i postulati politici della demoerazia nel mondo. E' ormai acquisito alla democrazia moderna che il suffragio universale si fonda sopra una vera equipollenza del dovere col diritto politico, e che il diritto politico - essenzialmente - . non si differenzia dal diritto civile, che ha la stessa genesi e la stessa natura. E' acquisito che la parola delle assemblee politiche è arbitraria, illegale ed oligarchica - quando non emana dal consenso di tutti - e che, per ciò, il diritto alla scheda risponde al principio fondamentale della giustizia. È acquisito che non esiste una capacità politica specificae che la capacità morale o politica, naturalmente presumibile,

RIVISTA come diceva il Gladstone, in chiunque non sia ebete, mantecatto o ribaldo, dev'essere - irradiata dal gran principio del- !' eguagfo~nza - la ragione e il fondamento dell'elettorato. È acquisito che in Italia il suffragio universale si collega alla genesi patriottica del risorgimento nazionale - e risponde, non solo alle migliori tradizio'ni nostre democratiche, attraverso la storia delle influenze straniere e i tentativi costituzionali del Paese; ma al consenso ed ali' esperienza d~gli Stati più evoluti del mondo. Nè occorre avvertire la grande influenza del suffragio universale e di tutte le leggi politiche, nella storia contemporanea - come in . Germania ed in Francia - - su la causa e sui ; destini del lavoro. Il poteri:! politico determina e spiega le qua - lità e l'ordinamento del sistema tributario 1 economico di un paes..: - perchè la politica è inscindibile da tutte k altre forme dell' organismo sociale. Il Benoist, confutando giuristi e so.:iologi ortodossi, ha dimostrato che ogni recrudescen{a di attività legislativa ri-. sponde a,d una estensione del dirittu di suffragio - e che il progresso dell' elettorato , nella evoluzione politica degli Stati, conduce fatalmente a nuove vittorie della civiltà nt!lla grande orbita della legislazione operaia t! sociale. Onde è stato detto, e _ben detto, che il giorno, in cui s'inaugurò il suffragio uni· versale, fu posto integralmente il problema sociale nel mondo. E per il De Greef -- che ha detto ciò - questo è-il profondo significato del suffragio universale nelle democrazie contemporanee. Onde riesce assolutamente inconcepibile come, or è un anno, l'onorevole Giolitti, che mi duole di non vedere al suo posto, allora presidente: del Consiglio, potesse dire che il mio disegno di legge rappresentava l'apoteosi del!' ignoranza - e sarebbe stato il trionfo del clericalismo. Anzi tutto , bisognt!rebbe dimostrare esatta una sinonimia : la sinonimia, che invece a me !)On par vera. tra ignoranza e clericalismo. Per me i clericali sono nemici della patria, ostili alle correnti nuove del pensiero, a tutto il movimento !:.cientifico dq monJo moderno; - ma. nessuno oserà dire che i clericali si ano una caterva di somari o di microcefali. Niente affatto ! E io avevo dimostrato - con l'autorità sapiente di Ruggero Bonghi e la storia di Roma - che la capacità, figlia della cultura, che è una capacità intellettuale, e tanto meno l'altra dèsunta dal censo -- che fu la grande forza delle società antiche e deJle società medioevaìi - non è confondibile con la capacita politica, ehe è un'altra capacità: intel!ettuale anch'essa, ma sostanzialmente diversa. << Una persona - diceva il _Bonghi - sprovvista di ogni cultura, può provare, dimostrare, prova e dimostra , in effetto, una capacità politica maggiore di quella che può essere in chi sia stato più a scuola di lui, e ne abbia ritratto maggiori frutti. Un uomo che non sappia leggere può avere dieci volte più attitudine al maneggio della cosa pubblica, di un uomo che sappia leggere >>. Si dice che Carlo Magno non sapesse leggere. (Commenti). E continuò il Bonghi : << Può bensì accadere anche il contrario, e secondo le condizioni· si dà più di frequente l'un caso o l' altro n. Ma checchè sia di ciò - concluse il valentuomo, che di cultura s' intendeva - è certo che le due capacità , in luogo di corrae parallele l'una con l'altra, possono persin divergere l'una dal1' altra. [! che conforma la sentenza dell' astuto Segrètario fiorentino, ne' Disc~rsi---e ricorda la giusta rampogna di Terenzio Mamiani, il quaie, nel 1853, contro coloro che s' impensierivano agli esempi della democrazia francese, disse, additando i prodigi delle nostre Repubbliche: << Se le moltitudini talora s' ingannano sul loro bene e profitto, assai più spesso avviene che i facoltosi e i maggiorenti scordino l'altrui bene o non se ne curino n. t la storia parlamentare d' Italia ! POPOLARE 66t analfabetismo -- si risolve in una vescica sgonfiata. E nonregge neppure l'altra obiezione, arguita dal vaticinio cervellotico - che nel suffragio universale paventa il trionfo del clericalismo. Anche qui, intendiamoci. Il problema posto così, non è posto bene : è imperniato male. Il suffragio universale è un frammento della Sovranitàche si integra ed epiloga nel diritto costituente : il suffragio universale e il diritto costituente sono il contenuto razionale e giuridico della Sovranità nazionale. E, perciò, non vale obiettare che il suffragio universale nella storia si sia prestato alle forme svariate del dominio oligarchico, cesareo, ecc. Il suffragio universale rispecchia la nazione, come è : monarchica, se è monarchica; repubblicana , se è repubblicana, e magari legittimista e paolotta. Ora l' Italia non è il fidecommesso ài nessuno, nè dei Sabaudi, nè de' partiti estremi: l'Italia è degli italiani: la nazione non è mulier subjecta viro (Bene!-llarità). Dunque, se il clericalismo trionfasse , significherebbe che l'Italia è clericale·- ed ailora nessuno, onestamente e razionalmente, potrebbe contestare a' clericali il diritto di reggere lo Stato. (Oh! oh!) Sicuro: questa è la sovranità nazionale! E se noi crediamo ciò - se soltanto il dubbio sorge che dietro di noi sieno moltitudini guelfe - allora io concludo, logicamente e giuridicamente, che noi dobbiamo uscire da questo Parlamento, da questa Roma-dove saremmo occupatori oligarghi, e non rappresentanti in casa de' .nostri antichi ( Com- ' menti). Ma questo dubbio per me è un' ingiuria al carattere civile ed alla storia d' Italia. (Benissimo). Già, fino dal 1881 l' <?n. Sonnino ravvisava nella rancida obiezione uno di quegli spett,.i vani, che si sogliono evocare per spaventare i passeri - ricordando il giudizio di coloro che hanno la migliore intelligenza de' propri interessi, o sia dei rappresentanti autentici della Chiesa. << Pio IX ( Oooh ! )-così diceva l' on. Sonnino - nella Risposta ali' Indirizzo presentatogli nel m.aggio 1874 dai rappresentanti di tutti i Comitati pei pellegrinaggi francesi, mandava ai reggitori di quella nazione (allora piuttosto benevisi al Vaticano) dopo avere invocato da loro che accorressero in Italia a proteggere gl' interessi della Santa Sede, la seguen_..!e benedizione:•:- Li benedico finalmente con lo scopo (lasciate pure che lo dica) di vederli ancora occupati nel difficile impegno di togliere, ~e sia possibile, o almeno attenuare, una piaga orrenda· che ajfligge la comun.:? società) e che chiamasi suffragio universale. Sì, questa è una piaga distruggitrice del!' ordine sociale, e che meriterebbe, a giusto titolo, di essere chiamata men{ogna 1miversale n. Ed il conte di Montalambert - paladino fanatico degli interessi clericali - giudicava la guerra al suflragio universale come una nuova expédition de Rome à l' interieur ! La grande obiezione, dunque - desunta dall'incapacità per Ma in Italia contro 1' iperbole clericale e il fanatismo religioso - che ci condurrebbe al guelfismo bianco, quando si discostasse, com.e avvertì il nostro compianto Bovio, dal nero - sorgono i nostri sistemi, i nostri monumenti artistici, le nostre rivoluzioni, i nostri statuti, le nostre memorabili imprese civili, il nostro risorgimento nazionale. C' é un'Italia (aveva profondamente ragione il Bovio) che ci risulta dal genio de' nostri pensatori, dalla visione de' nostri artisti, dalla storia del nostro popolo, ed è un'Italia grande che ebbe ed avrà i'n ogni tempo influenza estesa sulla civiltà del mondoe c' è un'Italia infermiccia, biascicante, evocatrice del Dictatus Papae, la quale ha influenza sopra una certa nobilea discriminata, segno al sorriso di Parini, e osante quanto il papato di prete Pero, profilato dalla forma più viva e più vera del sorriso italiano. La nostra storia non è in questa seconda, è nella prima: la seconda ci ha dato l' anedtloto, l' alcova ha provocato la novella e la satira : la prima vive nel moto saliente del pensiero e dell' azione nazionale (Be11issimo).

662 RIVISTA POPOLARE In nome di questa [talia, di questa filosofia, di qutst' arte, di questo diritto , di questa tradizione, di questa storia - e nessuna legislazione, nessuna riforma è civilmente concepibile contro lo spirito e la evoluzione storica di ·un popolo - io vi chiedo, o colleghi della Camera, di rtstituire a tutti la fr,.tn chigia primigenia della libertà , che per Aristotile era la cifra del cittadino - la scheda, se non vogliamo restare alla coda dell' Europa contemporanea - anche della Russia e deli' Austria! E nessun' ora dovrebbe e,;sere più propizia di questa per un' assemblea legislativa - che nel suo Presidente , e nel Capo del Governo, ha due fautori antichi; forvidi ed illuminati della verità e della giustizia nel regime dell'elettorato. Dal ::,uffragio universale nacque il nuovo Stato italiano - e Saturno appartiene alla mitologia, non alla storia della libertà e della civiltà umana. ( Vivissime approva 1 ioni - Applausi dal!' Estrema Sinistra). Potenziadlietàllaeoneorresnpzagnuola ai vini italiani Gli ufficiosi sono stati sempre cattivi difensori anche delle cause buooe; figurarsi poi se loro vengono affidate delle cause cattive! La verita di questa cònvinzione assai diflusa nel mondo giornalistico rifulge più che mai nella discussione impegnatasi sul modus vivendi tra l'Italia e la Spagna. I pochi giornali, che intermittentemente hanno tentato di difer1derlo'· non l'hanno . potuto tentare, che sorpassando sui fatti ed affidandosi ad ipotesi cervellotiche in contraddizione flagrante coi primi. I difensori del modus vivendi alterarono i prezzi dei vini italiani e dei vini spagnuoli per dimostrare che non era possibile la concorrenza vittoria.sa degli ultimi sul no.,tro mercato. Le loro asserzioni furono rettificate e le dimostrazioni del Barone Apostolico, dell' on. Pavoncelli, e di altri, la cui competenza è indiscutibile, convinsero anche i più restii, che sul mercato di Genova, di Milano, ecc:. - cioè su quel solo vero mercato considerevole dell'Alta Italia eh' è rimasto ai vini .del mezzogiorno e della Sicilia dopo la chiusura definitiva, a diciassette anl]i di distanza, del mercato francese e di quello austroungarico - i buoni vini di Spagna possono essere venduti a cinque lire meno dei migliori vini di Puglia. L'efficienza vera deLa concorrenza ai vini italiani della migliore quali ta la valuteremo io ultimo. Per ora è bene esaminar è la potenzialità, per cosi dire generica, della esportazione spagnuola desumendola da fatti e da considerazioni inconfutabili. Tale esame si basa sullo sviluppo della produzione del vino nel mondo. 11 fenomeno è stato lucidamente ed esaurientemente esposto dal signor Mondini in due buoni articoli sulla produzionemondiale del vino pubblicati nel 'Bollettinodegli agricoltori italiai ( 15 Sette m bre e 15 Novembre 1905) nei quali spigolerò le notizie che mi occorrono. Anzitutto uno sguardo alla produzione complessiva. Fu di ettolitri 122,196,997 nel periodo 1886-91; · arrivò a 178,443,000 nel 1904. La produzione media annua dell' ultimo ventennio fu di 122,392,000; ma l'aumenio considerevole di oltre il 70 °lo verra meglio avvertito confrontando Ja produzione dei termini estremi: fu di 101,688,000 nel 1885 ; di 178,443,000 nel 1094. L'aumento verra meglio apprezzato quando si terrà conto di queste due circostanze : 1.0 Nei più grandi Stati civili di Europa e di America (Germania, Russia, Gran Brett,1gna, Stati Uniti)"cbe rappresentano da soli circa 300 milioni di abitanti, il consumo del vino vi è stato sempre scarsissimo e direi quasi, che si riduce ad una quantita trascurabile: la birra, la vodtka, ecc. vi rappresentano Ja vera bevanda nazionale preferita pel minor prezzo e pel gusto prevalente. La distruzione dei vigneti dell' Austria-Unghèria vi aveva creato un mercato di consumo notevole , che assorbi sino a due milioni circa di vino straniero; ma colla ricostituzione dei vigneti americani la produzione ebbt una ripresa e quel mercato venne chiuso ermeticamente a sette chiavi, cioe con un dazio di entrata proibitivo. Lo sanno le Puglie ! 2.0 Le forti diminuzioni uella produzione che si avverarono per molti anni di seguito in Francia e in Austri .1. -Ungheria in consegue□ la delle devastazioni filosseriche rincararono il prezzo del vino e ne diminuirono il consumo. Al liquore. cantato da Redi altri se ne sostituirono, che non furono abbandona ti, perchè le abitudini e -i gusti si erano modificati, q :..:andoriaumentò la produzione del vino e ribassarono i prezzi. In queste condizioni l'aumento nella produzione doveva necessariamente creare al vino un disagio facilmente prèvedibile. Disagio, che venne gia avvertito da parecchi anni dai produttori e che andrà crescendo per quest' altra circostanza : nel mondo coloniale dove, cogli emigra□ ti dell' Europa si diffondono le abitudini e il gusto del vino, vi cresce non solo la produzione in misura tale da bastare al consumo locale, ma sorgono dei concorr~nti alla stessa produzione europea. Ciò si può rilev:ue da questo specchietto : Produzione del vino Algeria 1887 Ett. - Ett. 7,916,000 1,902,000 1904 Tunisia 1888 l) 14,000 )) l) 280,000 Stati-Uniti )) )) 750,000 )) )) 1,900,000 Chilì )) )) I 1000 1000 )) » 2,500,000 Australia l) )) 100,000 )l )) 265,000 ---- In tutto Ett. 3,766,000 Ett. 12,861,000 Con ciò si dimostra che mentre l,1 produzione totale nel mondo dal 1885 al 1904 era aumentata di oltre il 70 c,/ 0 , in alcune colonie e io alcuni Stati extraeuropei - in tutto cinque - tra il 1887, 1890 e il 1904, cioè in un periodo più breve, era aumentato di oltre il 241 °/0 • Alle porte di casa nostra, e dove i migliori co1tivatori di vigne della Sicilia emigrano a migliaia in ogni anno, in Tunisia l'aumento fu in 17 anni· del 1900 °lo e in _Algeria del 316 °fo. Gli Italiani hanno creata la viticoltura negli Stati Uniti, che hanno vastissimi territori adatti a t,ile coltura; l' hanno creata pure nel Brasile, nell' Argeo tioa, oell' Uruguay che non mancano di terreni altrettanto vasti e adatti. Sicchè si può essere facili profeti prevedendo che tra dieci anni al più crescera enormemente la concorrenza dei vini dell' Africa Settentrionale ai vìni europei e che gli Stati dell' America e dell' Australia per lo meno basteranno al consumo locale ed espelleranno ogni importazione dall' Europa. Ma io Europa quali sono gli Stati , che aspramente si possono disputare il magro osso , cioè il

RIVISTA POPOLARE 663 mercato mondiale, che ancora rimane all' esportazione! dei vino? E' presto detto: la Francia, l'Italia e la Spagna. Nel 1904 sopra i 178 milioni di ettolitri della produzione mondiale esse sole ne dettero circa 135 milioni cioè oltre il 75 °fo; ed oltre l' 82 °/ 0 di quella totale europea. Rispettivamente essa fu di 66 milioni di ettolitri per la Fr.rncia; di 44 per l' Italia e di 25 circa (24,800,000) per la Spa- _gna. Ora Sè il consumo corrispondesse alla popolazione , data la rispettiva produzione , ritenendo che in cifre tonde quella sia di 38 mi lioui per la Francia , di 33 per l'Italia e di 19 per la Spagna avendosi una produzione media per ogni abitante di ettolitri 1,73 in Francia, di 1,33 in Italia e di 1,30 in Ispagna noi dovremmo avere che il bisogno massimo di esportazione si ·dovrebbe avvertire in Francia e quello minimo in Ispagna. Invece per la tanto decantata sobrieta e per la miseria che preme - e la sobrietà forse non è che la con.seguenza della miseria - le parti s'invertono e il bisogno massimo, impellente, di esportazione si avverte per lo appunto in lspagna, cui seguono le Puglie e la Sicilia non meno celebri per sobrieta ..... e per miseria. Che la cosa stia in tali termini alcuni anni or sono venne detto in un diligente rapporto del Conte Bosdari io Italia, in cui furono esaminate le cause del minor prezzo de! vino spagnuolo rispetto a quello italiano. « on è facile, egli scrisse determinare le ragioni del buon mercato dei vini spagnuoli ... Io inclino a credere che il produttore spagnuolo vende a buon mercato perchè non sa, nè può fare altrimenti)). Perciò un italiano verso il 1899 consumava 93 litri - ora ne consuma di più - ed uno spagnuolo 73 ; perciò il valore medio di un ettolitro nel 1897 era in Ispagna di lire 23, 79 ed in Italia di lire 27 ,19 ; perciò la Spagna esportava il 37 °lo della propria produzione e l'Italia il 16 °lo (1). La forza della pressione che sospinge la Spagna all'esportazione del vino può essere misurata al giusto da questi due dati:. l. 0 dalla concorrenza che il vino spago uolo fa al vino italiano nel mercato mondiale; 2.0 dalla sua penetrazione nel mercato francese. 1·0 Gli ufficiosi avevano affermato che il vmo italiano al]' estero tiene testa al vino spagIJuolo a parità di condizioni. Nel numero precedente della rivista attenuai che ciò non era esatto da un doppio punto dì vista; manca la parità delle condizioni in favore della Spagna, dove l'aggio sull' o.ro e il cambio all' estero agiscono come un premio di esportazione che attualmente è <li circa il 33 °fo; manca in favore dell'Italia sul mercato Svizzero perchè la Spagna oltre la spesa del nolo dai suoi porti ad uno dei porti più vicini alla Svizzera deve poi pagare quello ferroviario dal porto di sbarco al mercato di consumo, mentre l'Italia non deve gravare sul prezzo del suo vino che la sola spesa di trasporto ferroviario. Questa seconda differenza non compensa che in parte la prima. Perciò Pantano e Miraglia quando conclusero il trattato colla Spagna, che portò a L, 8 l' ettolitro il dazio di entrata sul vino, per vincere (1) Condi 1 ioni della viticoltura 1 della enologia e del Commercio vinario in Italia. Nel Bollettino del Ministero di agricoltura e commercio N. 0 del 29 Gennaio 1902. i vantaggi che venivano alla Spagna dctl suo premio indiretto di esportazione ebbe Lt prnme.,sa dal governo italiano di una forte riJuzione del nolo ferroviario pel vino da esportare. La Germania importa pDco vino dall'estero; ma in questa piccola quantità dopo che la Spagna si mise a parità di condizioni col!' Italia avendo ottenuto la clausola della nlzione più favorita nel1' ultimo trattato - se non erro del 13 Luglio 1892 - ha battuto l' Italia. Lo stesso è avvenuto in !svizzera come risulta da questi dati pubblicati dalla stessa Tribuna : Importazione tU vi no 1 n Svizzera D:ill' !tal ia Dalla Spagna 1892 ettolitri 590,000 166,000 1893 )) 470,000 252,000 1894 )) 275,000 412,000 1895 )) 252,000 543,000 1896 )) 261,000 561,000 1897 )) 320,000 q35,000 1898 )) 539,000 568,000 1899 )) 348,000 603,000 1900 )) 312,000 453,000 1091 )) 236,000 430,000 1902 )) 281,000 438,000 1903 )) 436,000 371,000 1904 )) 375,996 415,785 L' importaiione italiana superò la spagnuola sino a quando b Sµ 1gi1a non otte1111e col trattato di commercio la clausola della nazione più favorita; dopo la superò ~mpre. L' eccezione del 1903 è dovuta al pessimo raccolto proprio ed a quello inversamente abbondante dell' Italia. r on occorré di più per dimostrare che all'estero, dovunqué, Italia e Spagna vanno i~contro ad uguaglianza di trattamenro doganale, la prima pel vino è battuta dalla seconda; anche negli Stati di America, come l' Argentina, dove gl' Italiani sono più numerosi che gli Spagnuoli perchè le due qualit.\ di vino si rassomigliano molto e quello spagnuolo si adatta facil- · mente al gusto e alle abitudini degli Italiani. 2.0 La forza, la potenzialita esportatrice della Spagna pel vino si misura ancora meglio dalla sua penetrazione in Francia; ma il fenomeno non può valutarsi con esattezza se non si tien conto dal fatto che la Francia e satura <li vino. La sua produzione che da 83,836,000 ettolitri nel 1875 era gradatamentediscesasinoad un 111-ininumi di24,333,000 ettolitri nel 1887 negli ultimi anni si è andata rilevando; raggiunse un rnaxùnum di nuovo nel 1900 .con 67,353,000. La importazione segui in gran parte le vicende della produzione e toccò un maximum di 12,277,000 nt>l 1887 , per discendere ai tre o quattro milioni in questi ultimi anni. In Francia ora si deolora vivamente la crisi del vino, la mevente. Se n; occuparono le più importanti riviste-dalla Revue socialiste, alla Revue d'Economie politique ec. , se ne discusse nella Camera dei deputati, in varie associazioni e si escogitarono ogni soru di rimedi per attenuarne le conseguenze dolorose specialmente nel meaogiorno dove i prezzi discesero, come nel mezzogiorno d' Italia, in alcuni anni, da L. 5 a L. 10 l'ettolitro. Non ostante questa crisi, questa mevente, il vino spagnuolo penetrò in Francia non più nella enorme proporzione di otto o dieci milioni di ettolitri; ma sempre in propor-

66+ RIVISTA POPOLARE z10m considerevoli; nei primi 10 mesi del 1903 sopra un totale di 4,234,000 ettolitri fìgur:1rono i vini di Algeria per 3,271,000; di Tunisia per 27,000; d' lta_lia per 55,000 e della Spagna per 691,000. La qualità scadente dei vini prodotti in grande quantità dai vitigni americani spiega come la im_: portazione si mantenga ancora relativamente considerevole; ma la eloquenza delle cifre ammonisce che a parità di condizioni il vino italiano non può fare concorrenza al vino spagnuclo in Francia. Di prù i 691,000 ettolitri di vino spagnuolo entrato io Francia in concorrenza ~i quello di Algeria, che entra con tariffa di favore e che in genera le ha le stesse qualitù di quello spagnuolo dànno la misura della potenzialità nella concorrenza di quest' Llltimo. E si compre,1de che la Spagna che ha bisogno, cot1te qui coùte, di esportare un terzo della propria produzione, cioè ci rea 7 milioni di ettolitri all' anno , a misura che si restringe il mercato francese deve fare sforzi erculei por trovarne qualche altro. D' onde l' impegno straordinario che ba messo per ottenere la clausola della nazione più favorita nel modus vivendi coll'Italia, come risulta dai documenti comunicati dal governo alla Giunta dei trattati. Se, com'è sicuro, il vino spagnuolo col dazio di L. 12 può penetrare in Iulia la depressione che eserciterebbe sui prezzi non andrebbe misurata dalla quantità importata, poichè in un mercato saturo del prodotto in discorso , com' è r italiano , la pressione del prezzo è molto più che poporzionale, come in tempo di carestia l'elevazione del prezzo, specialmente pei prodotti di prima necessità è superiore a quella che dovrebbe essere se fosse in proporzione della deficienza. È evidente del pari, che se la concorrenz:1 riuscisse a deprimere i prezzi di una data qualità di vino il ribasso inevitabilmente si ripercuoterebbe su tutte le altre qualita. Il ribasso poi che in un primo momento verrebbe avvertito nel mezzogiorno e in Sicilia, che producono molto più vino di quello, che consumano, poco dopo si avvertirebbe im tutto il resto d'Italia; e la stessa Toscana, che si mantiene nella presente agitazione in una olimpica indifferenza perchè conta sul grande credito di cui godono al I' estero e all' interno i propri vini, non tarderebbe a risentirsene ed a fare atto di solidarietà colle regioni più vivamente colpire. Dalle molte cifre e dalle molte considerazioni esposte risulta all' evidenza che il vino è nno dei prodotti che oram:1i non ha più alcuna speranza di trovarsi un grande -mercato : che· gradatamente si andranno restringendo i mercati piccoli, che ne importano ; che a misura che si restringeranno i mercati di consumo aumenterà .la pressione della concorrenza della Spagna, che ha il maggiore bisogno di esportazione; e che l'Italia, infine non si mostrerà mai abbast,10za prudente nel conservare al proprio vino almeno il mercato interno. Si mostrano , poi ingiusti e imprevidenti quei settentrionali - pochi per fortuna -, i quali, come il Maldifassi si ribelbno contro le cosidette pretese del mezzogiorno e si preoccupano soltanto della esportazione dei prodotti industriali del settentrione. Su questo tornerò altra volta. Tutti questi ragionamenti perdono qualunque valore di fronte al famoso- interesse dei consumatori, che anche in q nesta occasione viene messo innanzi assai timidamente in vero, dagli economisti ortoI dossi è dai socialisti; questi ragionamenti si ridL1cono :1d un vaniloq~1io, :11JZi, di fronte :1 tale inte• resse. Il quale troverebbe la sua piena soddisfazione nello sp:1L1ncame11to delle porte ai vini di Grecia e di Turchia, della Spagna e della Francia. Quale magnifica prospettiva di sbornie se il vino straniero, nel nome s:ìcro del. liberismo e in omaggio al Lt memoria di tutti i Basti,1t, entrasse in Italia in franchigia o pagando un lieve dazio fiscale !... I co11sumatori farebbero allegrissime capriole; i produttori andrebbero a. gambe in aria. Non ci sarebbe da preoccuparsene. Verrebbero i liberisti a dimostrare a forza di sapienti sottrazioni che alla fin fine il malanno colpirebbe una ventina dì migliaia di proprietari ; forse meno. E cos' è mai la rovin,1 di 20,000 individui di fr01ne all.'esulta11za di trentatre milioni di consumatori? Una baneccola. Tutta la facile dimostrazione, pero, avrebbe un solo lato oscuro, che verrebbe dalla necessid di risolvere questo problema; come, rovin:rnd.o i produttori si possono mantenere alti i salari dei lavoratori della terra. Questa soluzione data l'attuale organizzazione economico-sociale è una specie di quadratura del circolo. La troveranno i socialisti? DoTT. N.. CoLAJANNl PerDanteperLaDantAe lighieri (I) Catania, 8 ottobr~ 1905. Illustrissimo Professore, Non Le parrà forse iuutile che, non ancora spenta l'eco dei se'tte congressi scolastici, nei quali i lavoratori della scuola, dall'Asilo -- non par vero! - all'Università, hanno ag-itato con entusiasmo e competenza il complesso problema della nostra cultura, a poca distanza dall'annuale convegno della Dante, si riapra la discussione su quelle d11e lettere di X, l'Italiano di . New-York, pubblicate nei numeri 8 e 15 della Sua popolare Rivista. È la voce d' un ribelle , il .quale, a contatto immediato con una civiltà giovane e con una gente spregiudicata e avvezza a una pronta e rude democrazia, si sforza di slatinizzarsi rifacendosi il pensiero e l' ed ucazione ; e giudica perciò uomini e cose d' Italia con rigore e, talvolta, con brutale violenza, dal punto di vista più della novissima civiltà americana che della natura e dei bisogni della ci viltà latina. È un sisten:ia di livellamento della civiltà a base americana. Ora, io comprendo che risuscitare un mondo morto alla luce e alla vita moderna non si deve; ma demolire, per smania di livellame.nto e di novità, ogni solida costruzione, .;he non sia di fabbrica moderna, è da selvaggi. Da.re un più razionale orientamento alla vita educativa italiana , è un dovere impellent,e; ma dipingere tutta la nostra scuola come un' accademia , I' insegnamento classico come un pervertimento, Dante come « sciocco " e « immÒrale », é troppo. Ciò nonostante vinciamo il sapo1· d-i forte agrume (1) Pe1· motivi indiptoudenti dalla mia volontà questa lettera mi pervenue a fine ottobN e uo11 potè es:5ere pubblicata prima. Nulla ha perduto pel ritardo. N. C.

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