634 R I V I S T A P O P O L A RE lunque altro paese e non possono attecchirvi che le belve che si danno alle stragi, agli incendi', ai saccheggi nelle campagne; o quelle altre che sotto l'uniforme militare ripetono le stesse scene nelle città, dove hanno·funzionato eternamente come organi di reazione feroce prima e come fattori di sfrenata anarchia dopo; e queste belve umane, di cui ci sforzeremo di esporre la mentalità nelle campagne e nelle città, da contadini o da soldati, agiscono sotto l' influenza ecci latrice dell'alcool I Le condizioni fatte agli abitanti dell'Impero degli Czars sono state t .li che non potevano predominarvi gli uomini temperatamente liberali, ma dovevano prevalervi tra gli uomini di azione i rivoluzionari e i reazionari veramente nichilisti e tra quelli di pensiero gl' idealisti dall'umanitarismo pazzesco come Raskolnikoff e Nekloudov. D' onde gli ostacoli veramente formidabili, che incontra nella sua opera moderatrice, il De V\,"itte, eh' è infinitamente superiore al Necker, cui erroneamente è stato paragonato. E' un fatto innegabile che non ostante la Costituzione - forse accelerata e resa più facile e più intensa dalla medesima-è continuata l'opera della rivoJuzione e della reazione, dando come prodotto vero l' anarchia, che percorre furiosamente scapipigliata colla scure in una mano e colla face nel1' altra tutto il vasto impero. Infatti continuano, cessano e riprendono, gli scioperi dei lavoratori rivoluzionari nelle città e domandano l'assurdo: quella giornata di otto ore di lavoro che gli operai più colti e più evoluti dell'Inghilterra non hanno potuto ottenere e che le industrie più prosper,: non hanno potµto concedervi; continuano le sedizioni militari, che ricordano in qualche modo quelle dei pretoriani, della soldataglia che stanca di reprimere e di servire il dispotismo si abbandona all'orgia di sangue e di devastazione per conto proprio e che dopo la ribellione della Potemkine ad Odessa ci ha fatto assistere alle scene di Cronstadt e di Vladivostock, cui seguirono tutte quelle di Karbin e di Sebastopoli: e continuano le rivolte dei contadini dall'uno all'altro estremo dell'immenso Stato; e com 'era stato previsto da noi e da quanti conoscevano lo stato delle masse rurali della Russia, il movimento nelle campagne assunse le forme vere della più feroce Jacquerie. I contadini s'impadroniscono delle case, si dividono le terre, le foreste, gli animali; sgozzano quelli che non possono appropriarsi; incendiano i palazzi e a torme di 400 e di 500 percorrono le campagne portando dapertutto la devastazione e il terrore. Ma la caratteristica di questa Jacquerie è il suo spirito essenzialmente reazioì1ario che si manifesta coll' ossequio verso lo Czar, che da molti punti si vorrebbe andare a liberare. Si deve probabilmente a tale predominio dello spirito reazionario l' inerzia o la complicità dei soldati che sono mandati per reprimere i moti convulsivi del]' anarchia. La reazione, si sa, non ha conquistato e non ha esploso soltanto nelle campagne; ma si è affermata apertamente e violentemente ove sono energiche le correnti rivoluzionarie: nelle città. A Pietroburgo, a Mosca, in cento altri luoghi che non sono abitati da masse rurali gli abitanti colti e ricchi non hanno tanto paura degli eccessi dei rivoluzionari, qùanto del fanatismo e dell'opera spaventevole dei reazionari, che hanno organizzato le bande nere. Di che cosa siano capaci i reazionari delle bande nere purtroppo si è visto ad Odessa, a Kischineff, a Saratow, ecc. ecc. Dovunque poi la reazione politica è stata resa più furiosa dall'odio di razza con base economica, che ha generato i moti e le stragi del1' antisemitismo. Ora l'Europa occidentale nella sua parte più avanzata commette un grave errore quando degli eccessi della reazione e dcll'an jsem itismo rende responsabili gli agenti del governo, che li avrebbero resi possibili coll'inerzia o li avrebbero attivamente favoriti, per una segreta parola d'ordine partita dall'alto. A rimettere le cose a posto, specialmente per lo antisemitismo, che rappresenta tanta parte nei moti attuali, bisogna ricordare che le sue criminose, an-. tisociali e antiumane r;:anifestazioni precedettero i moti rivoluzionari e si poterono constatar~ ugualmente in Rumania e nella Polonia austriaca dove mancarono le condizic-ni politiche che esistono in Russia e i segreti moventi , che si vorrebbero ivi agenti. Così del pari è vera la connivenza, la complicità attiva o passiva dei funzionari civili e militari nei moti antisemiti e nelle gesta delle bande nere; ma essa 1iiù che la conseguenza di ordini segreti o di studiati silenzi dell'alto è una conseguenza della mentalità e dello stato di animo degli stessi funzionari. Se la reazione è spontanea in basso, anche dove e quando dovrebbe non esservi , perchè non si dovrà crederla autoctona nella burocrazia, che aveva tutto l'interesse a mantenere immutato l'antico ordine di cose? Assolvendo lo Czarismo dell'accusa di organizzazione e di eccitamento alla reazione non intendiamo menomamente attenuarne le spaventevoli responsabilità dirette e indirette. Poichè se, come paradossalmente venne affermato, lo Czar e il generale Trepoff oggi sono i due soli sinceri nella difesa della costituzione contro i rivoluzionari e contro i reazionari, ciò si deve precisamente all'azione secolare - intensificatasi negli ultimi venticinque anni - dello Czarismo, delle sue barbariche istituzioni e dei tanti Trepoff, che furono autocraticam·ente chiamati in ogni tempo e in ogni luogo a farle funzionare. ~ jDue osservazioni preliminari: 1 .0 La guerra colle sue immani catastrofi, che rappresentò il massimo propulsore della rivoluzione e della reazione, non fu voluta intrapresa esclusivamente dallo Czarismo e dai suoi Trepoff? Non e' è dubbio su questo; i responsabili del grande disastro nazionale sono fuori contestazione. 2. 0 Se Nicola II, invece di fare stampare alla macchia la costituzione; invece di farsela strappare dalla violenza; invece di concederla soltanto per paura, l'avesse data in tempo non avrebbe attorno alla medesima visti raccolti gran parte di coloro che oggi stanno nel campo rivoluzionario ? Forse! Intanto si noti che nel Congresso degli Zemstwo hanno autorità e prcdomìnano uomini temperatamente liberali in numero tale che i precedenti non avrebbero lasciato sperare. Gl' imperialisti italiani, - alla cui schiera appartiene lo scrittore della Stampa - intanto se ricordassero, che essi esultarono per le resistenze dello czarismo alle istanze commoventi del pope Gapony e plaudirono . alle stragi del gennaio _1905, come ad un eroismo vittorioso dell'autocrazia contro lo spirito e i procedimenti della rivoluzione, non dovrebbero oggi sorprendersi se Nicola II e il generale Trepoff, rimasero i soli difensori della Costituzione. Da un lato essi hanno interesse a difenderla e dall'altro lo czarismo, le sue istituzioni e i suoi Trepoff hanno creato le condizioni, che allontanarono i rivoluzionari e i reazionari dalla Costituzione; e che anzi crearono gli uni e gli altri. Non si spiegano bene gli avvenimenti svoltisi e non si potrà leggere nel futuro della Russia se non si conoscono queste condizioni, che sono rius~ite. a creare rivoluzionari in alto, e tra gli elementi p1~ colti e reazionari in basso, tra quelli più arretrati.
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