Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 22 - 30 novembre 1905

RlVISTA POPOLARE 655 dagli stabilimenti di Milano e di Genova, mentre la tarda resipiscenza ottobrina ha dovuto di necessità esercitarsi su tutto il campo di azione dell'Istituto, cioè anche e principalmente in Sicilia; - o che, mentre una savia ed accorta prevenzione disposta nel luglio avrebbe quasi insensibilmente impedito al male di manifestarsi , o , non foss' altro, lo avrebbe notevolmente limitato, sia in estensione che in intensità, la pigra ed incerta repressione meditata solo nell' ottobre ha da un lato permesso che gli inconvenienti che si volevano evitare si spiegassero per alcun.i mesi in tutta la loro gravità e, dall'altro, sopravvenendo improvvisa , è riuscita penosamente sensibile alla clientela specialmente siciliana. Vi ha dunque errore di metodo ed errore di criterio. Ed io - lasciando che il lettore tragga da questa conclusione tutt.'altre deduzioni che ne discendono, che son gravi assai mi limito ad insistere brevemente sull' errore ~: criterio, il quale dimostra ancora una volta che l'attuale Amministrazione non ha una nozione nean.::he approssimativa degli speciali doveri che nei riguardi dell'economia isolana, la sua origine ed i suoi scopi impongono al Banco. Io non son di quelli cui un falso pregiudizio regionalista induce a credere che i capitali del Banco, che sono veramente capitali della Sicilia, debbano esclusivamente e per partito preso essere impiegato dell'Isola; reputo anzi che il Banco debba, sempre che possa e nei limiti del poter suo, espandere la sua azione su quel meraviglioso e fecondo campo d' im1;iego che sono mercati del!' Italia settentrionale; - ma affermo che sarebbe un imperdonabile errore il sottrarre alla magra e trascurata economia isolana per impiegarla altrove una qualsiasi dei capitali che le abbisognano. Or, s'io non m'inganno, a questo condannevole risultato è giunta l' Amm;nistrazione del Ban~o con il provvedimento del quale qui si ragiona. Emanando a tempo come la più elementare prudenza consigliava e com' essa non fece, le disposizioni restrittive, si- sarebbero- -potuti limitare gli affari su quelle piazze del nord, alle quali deve destinarsi soltanto quella parte dei nostri capitali che altrimenti resterebbe inoperosa ; avendo iuvece, per inerzia o per ignoranza, provveduto tardi, quando l'eccesso di circolazione si era aggravato per la larghezza con cui, come di consueto , si erano conseatiti sconti a Milano e a Genova, essa ha dato ai mercanti del nord a danno del commercio e dell'industria isolana, sui quali sono in definitiva ricadute le conseguenze della malaccorta e scriteriata politica anche in questa occasione seguìta dall'Amministrazione del Banco. Ecco dunque trasformato, sia pure transitoriamente, in un nuovo organo della deplorata sperequazione tra Nord e Sud, un Istituto che sorse e dovrt!bbe vivere per il maggior bene di quest'isola nostra disgraziata (La Sicilia Nuova). R. Heymann: Il nimbo della vlrgtnità. - È singolare e caratteristico come la religione abbia cercato di accordare la legge della maternità con la celebrazione della virginità. Il costume di far servire la divinità da sacerdotesse vergini è di tutti i tempi. Queste donne assumevano una posizione pri . vilegiata di fronte al popolo, ma scontavano con gravi pene ogni infrazione al voto. E chiaro che , con questo culto , la vergine veniva presentata come un modello imitabile , come una creatura particolarmente cara agli dei. Viceversa altri po - poli non solo permettevano alle loro sacerdotesse il contatto con uomini, ma anzi consideravano come sacrificio gradito alla divinità la dedizione: della sacerdotessa a un numero il più grande possibile di uomini nel tempio. Questi popoli condannavano dunque la virginità come innaturale. La dottrina di Zoroastro considera assai peccaminosa ogni donna che a diciott' anni non sia maritata, e il popolo ha in tutti i tempi immaginato delle strane pene per le donne morte vergini. Gli inglesi dicono che le zitelle sono condannate dopo morte a condurre in inferno le scimmie e i;-i alcuni distretti della Prussia orientai,.; si dice ancor oggi che le vergini non entrano in cielo, m~ son condannate a rimanere come in anticamera in un prato innanzi al cielo, e a raccogliere per tutta l'eternità lo sterco delle pecore. Questa occupazione insensata vuol significare che le donne vergini conducono al mondo una esistenza insensata. A Vienna la fantasia popolare condanna le zitelle a strofinare la torre di Santo Stefano, e a Norimberga, con più spiritosa inventiva, a spolverare la torre bianca con le barbe di vecchi celibi; in Tirolo lè condannano a vendere fiammeri nell' inferno. Anche il Corano interdice alle vergini l'ingresso in paradiso, imperocchè, dice, « il paradiso del.la donna sta sotto le suole dei piedi di suo marito n. Ma per contro vediamo celebrata presso quasi tutti i popoli dal tempo dei Vedi ad oggi I' immacolata concezione. Uscha si chiamava la madre di Dio presso gli Indi, cioè l'Aurora che, senza venir fe.::ondata, genera il Giorno. Ancor più chiaramente è espresso questo mito nella leggenda buddistica della madre di Dio che porta in grembo il figlio concepito mangiando il fiore del sacro albero Tien-va. Gli egiziani onorarono la castità ed ebbero chiostri come quello che forniva gli oracoli al tempio di Ammone a Tebe. Erodoto narra che queste vergini erano precedute da una sacerdotessa riguarJata dal popolo come del dio Ammone. Solo più tardi l' osservanza della verginità si convertì nel culto di Iside che, secondo le descrizioni di Apuleio , era il suo contrario. Anche i Caldei adoravano una madonna riunendo in essa il principio della castità e quello della maternità. E,a Astoreth-- Karna"in. Qut:sta dea simile alla Maria cristiana nella immacolata concezione, ha poi tratti asiat;ci di voluttà e crudeltà proprii. Così la festa del puro concepimento era celebrata da giovani e fanciulle con sanguinose mutilazioni e voti di castità. Questa madonna aveva templi in Siria e Lidia, ad Efeso e a Ponto. Anche i greci ebbero le loro Pizie e Sibille vergini, ma più tardi il culto di Artemilia e delle altre divinità venne esercitato anche da donne « che avevano ~argamente gioito dello amore n. Presso i romani è caratteristico che il voto della Vestale po teva avere per limite i quarant'anni. Sant' Ambrogio se ne scandalizza e scrive: Un valore può avere una verginità a term;ne? una verginità non fondata sulla santità del costume, ma su una durata di anni? In ciò appunto va distinto il valore attribuito dal mondo pagano e dal mondo cristiano alla verginità e per_ quello la verginità poteva essere un pregio gradito sino a un certo segno, agli uomini e agli dei, per questo aveva valore assoluto. I germani ebbero le loro sibille (\Vala) e le loro ((fidandate del cielo n , le prime monache. Ma l' ascetismo produsse più tardi una reazioni.! negli stessi luoghi dov' era stato praticato, e mentre Origene insegnava la superfluità della donna m cielo, i conventi si convertivano a un dipresso in case di tolleranza. Sul finire del medioevo si era giunti a porre sotto la sorv1;glianza di un' abbadessa luoghi notonamente destinati al piacere. Nei nostri tempi la chiesa cura più gelosamente il nimbo della verginità, forse perchè il valore già indiscusso della medesima, nel chiostro e fuori è divenuto anche nel campo femminile oggetto di discussione e di dubbio. (Dqs Leben).

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