Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 22 - 30 novembre 1905

RIVISTA POPOLARE 653 1:1cienzaloro indicherebbe; ma non è ancora un male cosi generale che invada tutti gli spiriti di un gruppo di persone di uno speciale partito e tale da spiegare l'avversione che verso i 1 gruppo stesdo si sente. Certamente l' elemento colto socialista avrà alcuni che , forti del loro ingegno o della loro parola, soffocano la propria coscienza pur di riuscire ; ma questi son casi ; non è la generalità; non è, nè può essere 1tn sentimento cosi basso, proprio di un' intera categoria di persone. Io, come già dissi, più che da queste ragioni credo che il male provenga dal proletariato stesso ; cre:lo che questo dissidio, che pur non è leggero, proveuga dallo stato a cui é giunta la classe operaia e dalla falsa idea delle proprie forze. Possa presto sparire qnesta n11be che pare in vece voglia adden::;an;i minacciosa sempre pitt, qnasi a portare la discordia, là ove l' unione perfetta è la più vergm~ forza per progredire. RoBERTo FoA K1v1sT A l)ELLE ~IVISTE Pedro Dorado: Glt esami. 1. 0 Un perlcole nazionale. - Per ragione di ufficio ho studiato più volte il problema degli esami ed ho dovuto sempre biasimare questa pretesa prova di sulficien,_a scientifica e di garan,_ia indubitabile di ' capacità e di sapere. Quale che siano le illusioni ottimiste di noialtri professori sulla situazione dell'insegnamento non si trova una sola voce autorevole, che lo difenda; molte invel.'.ese ne sentono che ne censurano la deficienza di ogni specie, che na rinnegano i procedimenti e i risultati. Salvo poche eccezioni - ben poche per disgrazia - ciò che chiamiamo insegnare consiste semplicemente nell'ingannare il tempo sprofondandoci in un vecchio seggiolone e nello spegnere ogni possibile iniziativa dei giovani. Le cause di questo stato di cose sono diverse e complicate. Una delle principali è l'indole degli esami. Senza esami potrebbe esservi insegnamento; ma non è possibile con gli esami come si fanno adesso. L'insegnamento essendo la formazione delle personalit_à intellettuale di chi apprende è, da se stesso, incompatibile cogli esami. Si deve scegliete tra l'uno e gli altri perchè il volerle mantenere entrambi riesce alla caricatura di tutte e due-· ad una vera commedia. Perciò, il professore che non vuole convertirsi in lspagna in una macchina preparatrice di esami prc::scindc completamente dai medesimi e agisce come se non esistessero. Tale è stata la condotta seguita da molti anni da Francesco Giner, il primo dei nostri maestri e quasi l'unico , che si sia consacrato con entusiasmo ali' insegnamento. Alla esistenza degli esami si deve attribuire in gran parte lo stato di prostrazione della Spagna; e chi conosce la cosidetta eterogeneità dei fini e la concatenazione delle cause 1nn troverà esagerato il giudizio. Se la cultura è la base principale della prosperità e se in Ispagna si deve ammettere che la cultura è assai scarsa, si deve pur riconoscere che la causa principale di questo ultimo fatto sta nella circostanza che non si studia per acquistare la cultura, ma per superare gli esami. Gli esami hanno molta responsabilità ne' vagabondaggio e nel conseguente parassitismo di quelle che si chiamano le classi dirigenti della Spagna - le uniche che si danno alla caccia dei medesimi. Fomentano essi o generano addirittura non pochi dei vizi che corrodono la nostra esistenza come nazione, sopratutto l' impiegomania e il ciarlanatanismo. Ultimamente ben diceva un insegnante spagnuole, nella Espana moderna (Setembre 1905): l( 11 titolo accademico (ed io aggiungerei: qualunque altro titolo e grado, come quelli delle scuole militari e delle: scuole speciali) suole essere il primo passo per una nomina. L' alunno perst!gue il titolo per percorrere intero ii cammino verso una nomina. Non lavora per conseguire un n:rezzo intellettuale e morale per vivere, che vt:nga garantito e comprovato dal titolo ; no. Si lavo.a per conseguire in breve e determin~to tempo un titolo , che esoneri di lavorare per sempre >>. Così va crescendo smisuratamente tra noi la cifra degli impiegati di ogni classe , generalmente i11etti; la cifra di qudli che non fanno altra cosa che assodare e consolidare la nomina, qualunque essa sia, sid anche quella di scrivano o di spazzino della città , la cifra di coloro che vivono a spese della lista civile della classe media come il signor Maura chiamò il bilancio alcuni anni fa , e quelle degli aspiranti a far parte di trrle cifra. Il proletariato intellettuale e tutte le persone che accorrono ai centri, dove, previo esame, si acquista la patente di vagabondo ufficiale, sono il vivaio .più fecondo di ciarlatani, di saltibanchi di professione, cht: vivono in [spagna. Il signor Costa che nei suoi manifesti al paese alcuni anni or sono raccomandava la eloquenza del silenzio e dell'azione e domanda va uomini che avt:ssero molte braccia come Briareo e poca lingua, si lamentava con ragione che questa invece fosse lo strumento per mezzo del quale molti si aprivano la strada. fn Ispagna vi sono molti più ciarlatani , sofisti e retori che tra gli altri popoli di Europa. Le classi che in [spagna monopolizzano la vita pubblica e che si danno da loro stesse il nome di superiori (politici, giornalisti, avvocati, letterati, magistrati, professori, studenti, ecc.) si compongono quasi esclusivamente di ciarlatani e di candidati al ciarlatanismo. Saper parlar con sveltezza, senza lasciarsi interrompere o imporre dal pubblico dominando se stessi, l' uditorio e la parola : ecco la suprc:ma aspirazione delle classi colte spagnuole e della gioventù che pretende assurgere all'onore di farne parte. Si deve agginngere che tutti i centri d' insegnamento - alti, medi, e bassi - contribuiscono a promuovere tale grave inc.:on- .veniente come, ad esempio, lo dimostrano i discorsctti che si preparano pei fanciulli per recitarli innanzi al Re e nelle pi~t svariate solennità e che poi si sviluppano nelle Facoltà di Diritto delle università che sono il rifugio e il vivaio degli inconsistenti e vacui ciarlatani. Si parla adesso di pericoli sociali; ma io non esito a segnalare la Facoltà di diritto come uno dei più gravi, perchè produce a getto continuo dei ciarlatani e dei parassiti. È un fatto evidente: che da tale facoltà son passati quasi tutti gl' individui, che dirigono la società. 1dl'ultimo mini~tcro sopra nove ministri otto erano avvocati. fn tutte le altre cariche ed impieghi avviene lo stesso. Nelle Camere si ciarla moito perchè vi prevalgono gli avvocati. Il titolo di avvocato è il migliore per entrare nella categoria delle classi dirigenti di fatto. Avvocati sono la maggior parte dei giornalisti - altra delle nostre forze direttive e governanti. È tanto chiara l'azione nociva degli esami nel senso suesposta, che la voce contro di essi è levata da tempo. Quando il signor Urzaiz ministro delle Finanze nel r 90 1 fece un decreto che regolava l' accessione a certi impieghi che fruttavano L. 3000 all'anno e che pel pas~ato erano guadagnate esclusi• vamente da coloro che p0ssedevano un titolo acca·lemico, giustificò la disposizione dicendo nella Relazione che era sua intenzione allontanare i giovani dai centri universitari perchè , una gran parte di coloro, che vi accorrono persegue il conseguimento di un titolo, che l'abiliti ad ottenere senza lotta e concorrenza un posto ufficiale. Un altro ministro , il Linart:s Ri ves, nel r896 , in un' altra relazione diceva esplicitamente : (( la nostra gioventù, è come posseduta da una vertigi11e, accol'rere in massa alle Università, non ansiosa di sapere, ma spronata dal desiderio di pos ·edere subito un titolo ac-

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