. RIVISTA po POLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sòciali Bi rettore: Prof. NAPOLEONECOLA.JANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese I _t alia: :u1no lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestn: lire 4:,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Corso Vittorio Emanuele ,,-1,. 0 115 - NAPOLI r\11110 Xl - Nnm. 22 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 30 Novembre 1905 SOMMARIO: Noi: Gli avve11tmentl e gli uomini: (Liultima fatica inutile di Alessandro Fortis - Contro l'esercizio di Stato - In Francia si nega il diritto di sciopero agli arsenalotti - Il consiglio dell'ordine def li avvocati di Parigi contro Hervc: - 11 Parlamtnto di minuito !. .. E da chi? - Italiani e slavi dell'Austria sulla buona strada - L'emigrazione della Calabria. Conseguenze economiche e sociali - Esami universitari, fabbrica di a vvc,cati , di ciarlatani , di parassiti e di classi dirigenti iri lspagna ... e altrove). - La Rivista: In Russia. Dal dispotismo alla libertà attraverso all'anarchia - Dott. Napoleone Colajanni: La verità s'impone ai libero scambisti (A proposito dell'accordo commerciale colla Spagna)- Alula: Ferrovie complementari - - Paolo Morbelli: Dei mezzi d'esercizio ferroviario in Italia -- E. S.: Per un manicomio ·artistico - Roberto Foà: Il dissidio tra lavoratori e intellettuali -- Rivista delle U,lvfste : Gli esami. r0 Un pericolo nazionale (La Lectura) - Gli errori del Banco di Sicilia (La Sicilia Nuova) - ll nimbo della verginità (Das Leben) - Greci e bulgari in lotta in Macedonia (Die Gren 1 boten). Raccomandiamo caldamente ai pochi abbonati dello scorso anno che non si sono ancora messi in regola coll'amministrazione di farlo colla massima sollecitudine e ai moltissimi, ai quali scade l'abbonamento a fine Dicembre di volerlo rinnovare in tempo. Preghiamo poi tutti gli abbonati ed amici lettori della Rivista a volerci procurare qualche nuovo abbonato ed a favorirci pochi ma buoni indirizzi di abbonabili. GLI _ Pr VVENIMBNTI e GLI UOMINI L' ultima fatiea inutile di Alessandro Fortis. - Afferrnam 110 nel numero precedente la inutilità del viaggio di Alessandro Fortis; ma non credevamo, però, che il viaggio stesso avesse avuto come epilogo un discorso, che si può considerat·e come la quintessenza, come la manifestazionè più clamorosa della inutilità sua e Jella nnllità politica e intellettuale di chi lo pron ·mziò. [l discor::10, si sa , venne pronunziato in Napoli la sera del 18 nel teatro Verdi. Nulla disse, nulla promise, nulla rj velò sui propo:-Jiti del governo intorno ai maggiori problemi politici del momento e specialmente intorno al problema meridionale e siciliano, che formò obbietto preeivuo del suo viaggio. L'on. Fortis nulla poteva dire perchè in verità egli non conosce qnesti ard ni problemi e non ha pensato mai a studiarli, come forse non sospettò nemmeno che un giorno sarebbe stato chiamato a riso! veri i Ma la vacuità, la nullità del suo discorso fu tale che non colpisce soltanto l' uomo che lo pronunziò, ma deve umiliare il paese che da lui dev'essere governato, il Parlamento, che da lui dev'essere regolato. Il risultato del discorso fu lanto più disastroso quanto maggiore fn la solennità artifizio,3a nella quale venne pronunziato. Furono oltre cin1uecento i banchettanti; tra i quali molti senatori e circa 80 deputati, quasi tutti méridionali. Assistevano tutti i ministri e molti sottosegretari; sicchè il governo per due g·iorni parve tutto trasportato a Napoli. Noi non spigoleremo nei giornali di opposizione i giudizi sul discorso Fortis ; sarebbero sospettati di avversione preconcetta. Ma nessuno vorrà sospettare dei giornali ufficiosi, che si sono trovati assai impacciati a difenderlo ; e nelle difese , senza volerlo , hanno fatto dell'ironia spietata. O.r:a ecco ciò che si legge nei due giornali, che I-,iùfeclelmente rispecchiano il pensiero del governo. Scarfoglio nel Mattino all' indomani scrisse: « Noi abbandoniamo ai critici tutta la pm·te generica del di~ scm·so di Fortis. Giunto appena da un lungo viaggio, durante il quale solo alcuni problemi particolari gli si presentarono con un carattere peculiare di acuità e di urgenza, egli ha dovuto parlare prima che il Gabinetto avesse av11to il tempo di concretare il lavoro preparatorio che precede la riapertura della Ca~era. Molte questioni, come quella della riforma tributaria, non sono ancora definite : per altre, come per quella della sistemazione delle Meridionali, durano ancora le trattati ve. E1·a quindi naturale ch'egli si tenesse molto in aria, e non uscisse dal campo delle formule e delle affermazioni di principio » • Ritorna sul discorso il giorno successivo e aggiunge: « Abbiamo crednto ieri di compiere un dovere di amicizia verso l' on. Fortis , facendo pervenire sino a lui delle verità che gli si tenevano nasco.3te. Queste verità molti amici e devoti ammiratori suoi avrebbero voluto dir~li di viva voce; ma egli, appena giunto a Napoli , è stato messo in una specie di segregazione cellulare, e. non gli si è lasciato aver contatto che con le tre o quatti-o brave persone che hanno organizzato il banchetto ·e il discorso pei loro fini personali, e che nel nome di Fortis hanno ammassato_ tale una pira - mide di sgarbi, di goffaggini e di pettegolezzi, da creare un ambiente difficile a qualunque più scaltro uomo di Stato. Solo l'abilità di quel gran manovriere ch'è Alessandro Fortis poteva cavarsela da L1npasticcio co.3ifatto; e se egli non godesse a Napoli di simpatie che sorpabsano su qualunque sconvenienza, che sorpassano su qualunque mancanza di riguardo e di buon senso, al banchetto non sarebbero andati se non gl'impiegati del Municipio e della Provincia>. « Con questa preparazione tutta negativa , e della quale l' on. Fortis era imperfettamente e inesattamente ,-
630 RIVISTA POPOLARE informato, e1·apossfbile un discorso che faeesse vibrare tutti gli animi, e che ìnspfrasse nel pubbtico una pie~a fiducia 6/ l) " Il pubblico ha intuito perfettamente cbf' l'on. Fortis parlava in un ambiente che sentiva irto d' insidie e di difficoltà, e che, temendo di mettere il piede in qualche buca, si teneva in guardia, si sbilanciava il meno possibile non usciva dalle promesse vaghe » • Offenderemmo i nostri lettori se co·omentassimo queste dichiarazioni che sono la confessione ufficiale del Gasco gigantesco. Ma non sono meno recise e caratteristiche quelle della Tribuna: rincalzauo quelle dell'ufficioso napoletano. Il giornale di Roma si studia soltanto ad invocare le circostanze attenuanti, a dare altre raµ:ioni del fiasco. Sentite: « Il discorso pronunciato dall' on. Fortis a Napoli è riuscito quale poteva e doveva essere, date le singolari sorti che avevano presieduto alla sua genesi. E' riuscito un disc01·so d'occasione: più ampio e specific,o degli altri già detti dal p1·esidente del Consiglio nel suo viaggio: non ampio, però, non specifico come avrebbe potuto essere il disco1'Sodel capo del Governo, se la sua parola fosse strita dettata dalle esigenze 1·eali di una situazione politica, dai bisogni di un momento· caratteristico della vita nazionale • . Ammettendo tutti i punti interrogativi ed ammira- / tivi, che, a guisa di commenti sintetici, potremmo far seguire a questi giudizi degli ufficiosi difensori del ministro e del ministero aggiungiamo che la grande, l' U· nica, la vera difesa della nullità piramidale del discorso Fortis sta nella dichiarazione del ministro ai cortigiani, che in Napoli gl' impedirono il godimen'to del riposo: il ·discorso gli fu estorto! I E la 1ribuna il giorno precedente al banchetto in un articolo dal titolo La Bontà, in cui si esalta la dabbennaggine dell' on. Fortis - e noi siamo dispostissimi a riconoscere che in lui è grande davvero la bontàdicbiara, dopo avere accennato ali' itinerario seguito : « Senonchè a un bel momento - non si sa ancora bene per suggestione, per suggerimento, per baldanza o per iniziativa di chi - la tappa diventa una solennità politica nazionale , a Napoli si deve discorrere ; l' abboccamento famigliare delle autorità locali deve diventare il gran banchetto parlamentare con intervento di ministri, senatori, deputati e via dicendo>, « Una tale chiusa al viaggio di Sicilia certamente era lontana le mille miglia dalla mente dell'on. Fortis; evidentemente chi organizzò a insaputa di l11i il convegno politico di Napoli, approfittò della bontà dell'uomo; e la bontà e la gentilezza dell'on. Fortis, non osarono e non seppero ribellarsi alla nuova sorpresa che vorrebbe per giunta apparire una dimostrazione cortese >. Chi estorse il discorso a Fortis? Fuori di Napoli i pareri possono essere di versi ; a Napoli tutti sanno che l' estorsione si deve ali' on. Girardi, all' eloquente relatore dei progetti liberticidi di Pelloux. Perchè si dette a questa particolare fatica? Qui siamo nel campo delle ipotesi. Si dice che egli sperando in un grande successo abbia voluto preparar:3i l' ascemiione a.d un sottosegretariato; si dice che abbia voluto mettere in imbarazzo e mostrare la deficienza del buon sindaco - te'rque quaterque bonum 6/ - di Napoli per prenderne la successione a momento opportuno .... Noi non sap · piamo quale sia s,ato il movente reale ; sappiamo soltanto che il banchetto fn un fiascone , che mise in evidenza, in una alla nullità intellettuale e politica del Presidente del Consiglio, la meschinità infinita di un ingegno e di un'arte oratoria, che può brillare in Corte di Assise e non in pubbliche assemblee. Ohe all'on. Fortis il discorso sia stato estorto siamo perfettamente convinti. Ma un uomo politico, un capo del governo si deve lasciare estorcere un discorso da pronunziarsi iri circo3tanze tanto opportune e solenni? La debolezza lo renderebbe indegno del posto, che occupa. Diciamo di più. Dapertutto gli uomini di Stato C1'eano le occasioni per fare conoscere il pensiero del governo alla vigilia della ripresa dei lavori parlamentari. Ora quale migliore occasione di quella sciupata a· Napoli di far conoscere ciò che pensa il ministro sul problema del Mezzogiorno, eh' è il probl-ma capitale- dell',Italia contemporanea, al termine di un viaggio attraverdo al mezzogiorno e al la Sicilia ? Ed altro non aggiungiamo perchè la soddisfazione che possiamo provare come repubblicani e come oppositori del ministero di fronte alla meschina figura fatta dall' on. Forti3 ci viene·· di gran lunga attenuata dal dolore che sentiamo come Italiani e come suoi antichi amici personali. · ♦ Contro l'esercizio di Stato. - Più volte ci siamo occupati della q11estione ferroviaria e non abbiamo nascosto il nostro pensiero , additando in coloro che hanno interesse a far tornare !' esercizio ferroviario nelle mani della Società , la causa del d;sservizio che tanto danno produce alla economia nazionale. Un tentativo di corruzione c'1e ha rivelato l'Avanti! viene a dar ragione alle nostre facili induzioni. L'Avanti I ha avnto smentite e rettifiche dal conte Raggio , dal Direttore della fabbrica di mattonelle e da col11i che sarebbe stato l'intermediario nella poco pulita combinazione, ma mantiene intera la sua versione. D'altra parte il Comm. Bianchi dal qL1ale il macchinista Colella - il bravo ed onesto ferroviere, di cui si tentò la corruzione - si recò a narrare l'accaduto ha denunziato i corruttori, o i pretesi tali, al1' autorità giudiziaria. Non si può imputare l'attuale disservizio alla rapidità del passaggio dall'esercizio privato a quello di Stato, o alla mancanza. di vagoni , alla scarsezza ed alla pessima qualità del materiale; altrove, quindi, se ne devono ricercare le cause , ed a chi si ricorda la corruzione esercitata su larga scala dalle Meridionali al loro sorgere, quanto narra l'Avanti! può somm•nistrare un filo direttivo. Questo episodio acquista valore diagnostico pn qnello che ha narrato lo stesso Avanti I cioè: in una stazione dell'Alta Italia si tartassa il personale e lo sì angaria con multe, lavori esorbitanti e vessazioni di ogni genere ed alle proteste dei tartassati si ri:iponde : Ecco gli effetti dell' ese,.cizio di Stato che avete voluto. Si potrebbe sapere poi perchè la Mediterranea - come ci afferma persona deg.na di fede- ha mandato gra.tifìcazioni al suo ex personale, naturalmente l'alto? ... Ma farà luce completa il processo iniziato per denunzia del Comm. Bianchi? Per la scarsa - non vogliamo dire nessuna-fiducia che abbiamo nella patria magistratura, fortemente dubitiamo. Ed i nostri dubi sono più che legittimi perchè troppe prove, e non è la prima volta che lo diciamo, abbiamo avuto che la nostra magistratura non è la moglie di Cesare. Tutt'altro! ♦ In Francia si nega il diritto di sciopero agli arsenalotti. - La politica della rep:ibblica in fatto di organizzazione sindacale ed i diritti di sciopero tra gli impiegati e i salariati dello Stato, che si era delineata nella. quistione degli impiegati delle Poste e dei maestri di scuola ha avuta una esplicazione più precisa ed una solenne approvazione nell' 1dtima discussione sHllo sciopero degli arsenalotti. Nel primo caso un nazionalista , il Lasi es , insidiosamente, aveva preso la dife~m della più larga applicazione della legge sul riconosJimento dei sindacati ; e gli Htessi socialisti si trovarvno imbarazzati a dargli ragioné. Nel secondo a difesa dei pretesi diritti degli
RIVISTA I POPOLARE 631 arsenalotti era stata presentata una interpellanza dal deputato socialista Ferrero , che fu ripresa e svolta, dopo l' abbandono del primo presentatore, dall' Allard. Il ministro della marina Thompon rispose al deputato socialista. L'intervento di J aurès, che fo eloquente nella dife:3a di una cattiva causa, provocò il discorso netto e preciso di Rouvier, che negò a coloro, cui è affidata la difesa dello Stato il diritto di sciopero. La tesi socialista non ebbe che 50 voti favorevoli; l' ordine del giorno Grosdidier in favore del governo raccolse 436 voti contro 68. I radicali-socialisti votarono pel governo e furono notevoli le dichiarazioni di Pelletan contro le teorie dei socialisti. Il De Pres:;ensè nell' lfornanité ha contradetto il Pelletan per l'esempio sbagliato dell'Inghilterra; ma nell'altro giornale socialist·l di Parigi, La Petite republique, il Dep:1tato Gerault•Richard non si è trovato di accordo nè col J aurès , nè col Pelletan: egli trova la soluzione giusta del grave pi·oblema dello sciopero dei funzionari nel,' arbitrato obbligabrio , che anche noi caldeggiamo, purchè accompagnato dalla modificazione dell'ordinamento burocratico, se fo3se stata accolta la pretesa dei socialisti sarebbe stato lo stesso, praticamente, che approvare le teorie di Hervé che J aurès ha combattuto. Il diritto di sciopero tra gli arsenalotti come tra i marinai e i soldati equivale nè più nè meno che alla consegna allo straniero militarizzato e prepotente della nazione che lo adottasse. Siamo sicuri che l'Imperatore di Germania amerebbe veder trionfare .... in Francia le dottrine dell'Allard e dell' Hervè. ♦ Il consiglio dell' ordine degli avvocati di Parigi contro Hervè. - Abbiamo dato torto a Jaurès, che difese il diritto di sciopero degli arsenalotti; dobbiamo associarci alla sua prote:-ittt dell' Humcrnité contro il Cons;glio dell'ordine di Parigi, che non h11.voluto aro. mettere ali' esercizio dell' avvocatura l'anarchico antipatriota Hervé con un ordine del giorno che po.rta la firma di Labori corno segretario, del Labori , che difese Dreyfos e che fu minacciato di punizione analoga dai nazionalisti. Noi biasimiamo questa decisione perchè violatrice della libertà d; op nione, essendo più che C(lnvinti che nell'esercizio dell'avvocatura l' Hervé non p!lò nuocere al proprio paese. Crediamo però degna di t>Ssere conosciuta la motivazione del Consiglio dell'ordine, che non abbiamo visto riprodurre dai giornali italiani. E' la seguente: e Atteso che Hervé si è da parecchi anni consacrato alla pubblicazione di scritti nei quali egli respinge l'idea di patria e cerca dimostrare che non vi sarebbe nessuno svantaggio per la gran maggioranza dei francesi se la Francia fosse vinta e smembrata dopo la disfatta; Che essendo professore al liceo d1 Sens, egli fu tradotto innanzi al· Consiglio accademico che pronunziò contro di lui la pena del ritiro della carica, decisione confermata dal Consiglio superiore dell'Istruzione Pubblica che, in seguito ad appello dell' Hervé, rilevò le seguenti circo3tanze, « eh' egli aveva gravemente insultata la bandiera frdncese ed invitati i soldati a rifiutarsi di tirare innanzi alla sommossa o innanzi al nemico; Oh' egli ba recentemente pubblicato un libro dal titolo e Leur Patrie » il quale contiene lo svolgimento ancora piu accentuato e aggravato delle stesse ecj. tazioni ; Ch'egli riconosce di avere, nell'ultimo scorso ottobre, firmato un affisso destinato ad essere attaccato ai muri delle caserme e distribnito ai militari chiamati sotto le armi, il quale affisso, prevedendo il caso in cui i soldati sarebbero chiamati a reprimere dei disordini contiene questa frase : « Voi tireret~ sui vecchi gallonati che oseranno darvi simili vrdini > • Che lo stesso cartello prevedendo anche una guerra, contiene qnest' altro passaggio : • Voi non marcerete, qualunque guerra è criminosa.. Ali' ordine di mobilitazzione voi risponderete con lo sciopero immediato o con l'insurrezione». Che per questa provocazione parseverante ed atti che cadono sotto l' applicazione della legge penale e che la coscienza universale riprova, l' Hervé ha interdetto a lui 8tesso l' accesso ad una professione nella quale il primo dovere consiste nel rispetto e nell' osservanza. delle leggi ; Per questi motivi; Decide! La domanda d'ammissione a.Il' esercizio dell' avvocatura del Signor Gustavo Hervé è rigettata » • ♦ Il Parlamento diminuito! ... E da chi 1 - Nella ~ita Luigi Lodi a proposito del discorso di Napoli ha pubblicato un giudizio forse più aspro del ~ostro contro Forti8. Ma il giornalista radicale, benchè monarchico, nella chiusa è andato al di là di un attacco al ministro responsabile, come si può rilevare da questo brano, che non abbiamo bisogno di commentare: e Si parla « di libertà, di democrazia e l' onorevole Marcora rin- « nova democraticamente tutto il cerimoniale delle in- « titolazioni dello antico prot0collo, ma il fatto è che e il Parlamento si 1:1ente diminuito nella facoltà sua « elementare. A lui non ispetta più di designare i « ministi-i, come non ispetta di controllm·e e di 'iniziare » i maggiori atti di politica internazionale, di politica « rnilitm·e e di politica ecclesiastica. • e Tutto quello che è più decisivo per la patria sta « al di fuori o al di sopra del Parlamento, al di « sopra o al di fuori dello statuto. » ♦ Italiani e slavi dell'Austria suila buona strada. - La Dieta àella Dalmazia, riunita a Zara ba votato ali' unanimità la seguent~ propo:3ta degli avv. Salvi, Ziliotto, Ghiglianovich e Pini e dei dottori Smerchinich e Krechich: « La Dieta della Dalmazia esprime il voto all'i. r. governo che venga concessa la piena equiparazione degli studi giuridici, filosofici e tecnici , e dei diplomi ottenuti negli Atenei del Regno d'Italia da studenti italiani dell'Austria. « La parificazione degli studii e dei diplomi giuridici conseguiti nel Regno d'Italia sarà condizionata ad un esame che gli assolti legali subiranno in lingua italiana dinanzi alla Corte di appello del domicilio•. Il diecorso dell' avv. Salvi, che la svolse brillantemente venne accolto da grandi appla,1si. L' unanimità del voto è significantissimo pel fa,tt.o che gl' italiani nella dieta non souo che sei e circa 50 i croati e i serbi. Questo voto dovrebbe preludere ad 11na intesa tra Italiani e Slavi in Austria, dove hanno comuni nemici, prepotenti e incivili, i Tede::lchi specialmente gli Alldeutsche. Questa unione abbiamo sempre caldeggiato. ♦ L' emigrazione della Calabria. - Conseguenze economiche e sociali. - Manteniamo la promessa fatta nel numero 20 e ci occupiamo della emigrazione della Calabria; lo facciamo tanto piu volentieri in quanto che le osservazioni sulla medesima. si possono esten- . dere a tntto il fenomeno demografico importantissimo che si svolge nell'intera Italia. Della emigriv,ìoue in Ca.labria ci occuperemo, per mostrarne gli effetti benefici, seguendo la tesi di laurea di Giuseppe Scalise, che la facoltà giuridica della Università di Napoli nel 1903-904 dichiarò meritevole di essere pubblicata a sue spese (1). (I) Giusappe Scalise: L' emig1•a,~ione della, Calabria. Napoli L. Pierro 190~ L. 3 Elegante volume con tavole, diagrammi e cartogrammi.
632 RIVISTA POPOLARE Non c' è bisoo-no di ricordare che il disagio economico é la causa.° precipua dell' emigrazione ; e lo Scalise oltre le prove dirette ne da una prova indiretta in cui mostra il rapporto evidente, meraviglioso, tra il decorso della emigrazione e quello delle industriali zzazione delle importazioni ed esportazioni della Ger mania, su cui prÙdentemente e disonestamente tacciono i nostri libero-scambi8ti (pag. 33 e 39). Ciò che a noi qui importa e vedere quali sono state le conseguenze della emigrazione in Calabria; è necessario, perciò, vederne la intensità e lo ·sviluppo nelle sue tre provincie nei tre periodi pei quali la statistica Italiana ci somministra notizie particolareggiate. Anni 1876-81 1882-91 1892-902 Catanzaro Cosenza Regg·to TotaleMedaiannuaTotaleMedaiannuaTotaleMedaiannua I' I 54 29,687 92,94° 192,33 2968,70 8449,00 r4, 184 75,8 2 9 85,9 2 3 52,83 459,3o 5904,00 1876-902 3123,771 4585,00 175,846 6513 46,654 1733,00 Queste cifre dicono chiaramente che nella Calabria l' emigrazione e più antica e più intensa nella provincia di Cosenza ; e meno antica e meno intensa in quella di Reggio. Catanzaro sta nel mezzo. Ora con un sorprendente parallelismo, che non può essere un semplice accidente i diversi dati sulla ricchezza e sul movimento economico mostrano che essi sono per lo appunto piu o meno notevoli nello stesso ordine della emigrazione: massimi a Cosenza, medi a Catanzaro, minimi a Reggio. · La ricchezza privata media della Calabria data dal Nitti ed ottenuta col metodo De Foville e di L. 1186 ed e così distribuita nelle tre provincie: Cosenza 1285; Catanzaro 1214; Reggio Calabria 1061. I fattori di questa distribuzione di versa certamente sono vari ; per Reggio, ad esempio, noi crediamo che la ricchezza realmente sia maggiore negli ultimi tempi , ma essendo dovuto l' aumento alla industrializzazione di Reggio e di Villa S. Giovanni non ha potuto essere rilevato col metodo De Foville. Sono più evidenti gl' inse~namenti che scaturiscono dall'osservazione di altri fenomeni. Somme depositate nelle casse postali di risparmio. Nel 1876, anno dal quale comincia. l' osservazione della emigrazione in tutta la Calabria i depositi ammonta vano a L. 62,887, una vera inezia. In due periodi successivi aume1Jtano e si ripartiscono nella seguente proporzione: Calabria Catanzaro Cosenza Reggio 1887 5,308,513 2,195,225 1,774,678 1,338,610 1901 20,606,597 6,913,071 9,544,9r1 4,148,854 Cesenza che nel 1886 stava al disotto di Catanzaro la supera di circa il 40 °/0 nel 1901. Reggio resta alla coda. Depositi nelle Casse di 1·ispar-mio ordina'rie, Banche Istituti di emissione e di credito. Non possiamo se guirne la distribuzione a varie epoche ; ma i dati pel 1901 confermano la precedente differenza. Calabria Catanzaro. Cosenza Reggio 1901 49,962,964 I 3,776,488 23,622,731 12,562,748 Cosenza ha una cifra. quasi uguale a quella delle due provincie riunite di Catanzaro e di Reggio. Depositi presso le Banche popola1·i. Per tutta la Calabria si ebbe questo movimento 1887 : L. 2,355,857 ; 1898: » 6,725,731; 1902 : > 10,741,339. Vaglia postali pagati: 1893 1903 Calabria 22,5 I f ,830 30,200,901 Catanzaro 8, I 52,523 10,777,496 Cosenza 9,733, 151 I 2,893,329 Reggio 4,6z6, I 56 8,548,215 Se il confronto nel movimento dei vaglia fosse stato fatto per un'epoca anteriore prubabilmente avremmo trovato la conferma del fatto constatato per i depositi delle casse di risparmio ~.ostali. Anche pei vaglia Reggio e ultima e Cosenza Ja prima; ma Reggio progredisce di più delle altre dne provincie come più ra · pidamente aumenta tra il 1882 9 L e il 189J- 902 la sua e1l1igrazione da 4:,593 a 42.948, mentre quella di Cosenza aumentò app('na da 76,829 a 85,923. Lettere raccoma11dat(}e assiènrate per la Calabria. Anni RaccomandaAtessicuraTtoetamleovimeonotsotalPeear bitante 1891-92 207,382 I f ,235 6,567,432 1901-902 33 I ,734 39,620 9,862, I 78 Distribuzione della, 1'endita 7mbblica in gamenti fatti dalle tesorerie p1·ovinc~rr.li. Catanzaro Cosenza 5,22 7, 1(j base ai paltegglo 1876 1,010,773 (j(j1,741 .p. 8,846 1887-88 1,107,089 03+131 441,421 1901-902 1,396,010 1,070,13+ 621,481 Significantissimi questi dati: Cosenza che nel 1876 era di tanto inferiore a Catanzaro nel 1901-902 q nasi la uguaglia con un aumento che olfrepas~a il 70 °/0 ; non arri va al 40 °/ 0 q nello di Catanzaro. Indici di depressione. Le conclusioni che si possono trarre dai fenomeni precedenti vengollo confermate dalla osservazione degli indici di depressione. Ne ricordiamo due strettamente economi.ci. 1° Devoluzioni. 1883-87 1898-902 Catanzaro 1696 4 Cosenza -1-03 7 2° Esecuzioni immobiliari. Regg·io 2860 ..j.22 Catanzaro Cosenza U.eg·g·io 1887 264 206 352 1901-902 15 33 355 Per questi due fenomeni Co3enza si mostra in condizioni inferiori a Catanzaro; Reggio vede anclie un peggioramento nelle esecnzioni imtnobiliari ! Il miglio ramento sensibile delle altrn dne provincie non deriva però tutto da miglioramento economico; ma da leggi e criteri fiscali più umani che fecero sospendere le devoluzioni e le esecuzioni per piccole cifre. I salari. Dal sin q11i detto risnlta chiaramente che la Calabria, sebbene sia, dopo la Sardegna, la regione più misera d' Italia, pure è in progresso economico in senso assoluto; non io è in senso relativo-eh' è q11ello più importante dal pullto di vista sociale perchè c' è sproporzione cre8ciuts tra i bisogni nuovi e i mezzi per soddisfarli; dalle differenze nella evoluzione Ira le tre provincie sembra pure che legittimamente si possa indurre doversi attribuire q11el poco di aumento nella ricchezza che si può con1:1tatare alla emigrazione. Ma la influenza di questo fenomeno demografico deve mostrarsi più evidente nelle condizioni dei lavoratori: Slli salari e sui patti agrari. Ben poco o nulla si può dire sui patti agrari ; qualche cosa sui salari. Per questi mancano le notizie statistiche esatte per fare i confronti tn~ i due termini 1876-1902 e 1903 come si è fatto per la emigrazione; ma quelle racc-olte diligentemente dallo Scalise sono sufficienti per istabilil'e che l'ultima ha e3ercitato una influenza oltremodo benefica. Lo Scalise ha scavato ne!l'Archivìo di Stato di Napoli un documento da cui risulta che in Calabria i salari 03cillarono attorno ai 95 centesimi verso il 1685; da altro prezioso documento del famoso con vento di Corazzo, di cui fu pl'Ìore l'Abate Gioacchino di spfrito profetico dotato, secondo Dante, risulta pure eh' era disceso a 60 centesimi al giorno circa trn il 1790 e il 1807 e che a tale livello si mantenne sin verso la fine del seco!o XIX, oggi invece si va da un mrn1mo di L. 1, 25 col mangiare ad un massimo medio di L. 2.
R I V I ST A P O ·PO L A R E 633 L'aumento va dal 30 al 35 °/ 0 nei tempi ordinari al 40 e al 50 °/ 0 nell'epoca della raccolta. S'intende che questi sono i salari dei lavoratori agricoli, che interessano maggiormente la Calabria. Nessun dubbio che l' aumento non ::;i debba all'ea1igrazione perchè in Calahria mancano le leghe di· resistenza ed è stata la regione non agitata dagli scioperi, neppure nei due anni famosi del 1900 e 1901. Conseguenze morali dell' emi_;1'azione. - Non vogliamo lasciare questo argomento interessante senza far cenno delle conseg·rnnze morali dell' en1igr,1zione in Calabria, Altra volta la Rivista rilevò le diffamazioni capricciose di Lombroso, il cui ìibro snlla Calahria lo Rcalise giustamente chiama spropositato; ora vogliamo soltanto rilevare che il g:ovane calabrese con rjgore di comparazione statistica ha dimostrato che tra il 1885 86 e 11 1896 9.00 l' 01uicidio è disceso in Italia in media del 30, 32 °/ 0 ; ma che per la Calabria la diminuzione è stata del 41, 83 e che in ordine decrescente è la quinta regione del Regno non essendo stata superata in tale di 1uinuzione che dalle Marche ed Umbria col 47, 77 °/ 0 ; dal Veneto col 48, 32; dal .Lazio coi 56, 68 e dalla Toscana col 57, 11. Nel Lazw e nella 'foscana il fenomeno confortante sarà stato determinato da altre cause; ma che in Cahbria esso si debba. al1' emigrazione nella massima parte si può anche desumere dalla circostanza che la provincia di Cosenza presenta in una alla massima emigrazione anche la massima diminuzione de]I' omicidio. Anche nelle lesioni e' è stata sensibile diminnzione, mentre nei reati contro il buon cost-ime e contru la proprietà c' è stato aumento come del resto in gran parte d' Italia. Non consentiamo intera men te collo Scalise nella spiegazione della infl.nenza della emigrazione sull'o111icidio; ma che la influenza benefica. su t11tta la vita economico-sociaie è stata tale che si può serenamente riconoscere che le condizioni della Calabria gi:\ tristi sarebbero tristiE-sime senza la emigrazione. ♦ Esami universitari, fabbrica di avvocati, di ciarlatani, di parassiti e di classi dirigenti in lspagna •.• e altrove. - Raccomandiamo vivamente ai nostri lettori l'articolo dell'illustre Prof. Pedr-..1 Dorado, del!' Università di Salamanca, che noi riassumiamo largamente dalla Lectura di Madrid nella nostra Rivista delle 1'iviste. Diranno essi, se e in quale misura, le cose scritte per la Spagna 8Ì attagliano ali' Italia. NOI Le questionid'attualita che la Rivista e costrettaa trattare ci obbliganoa rimandare interessantissiniiarticoli. Tra questi: Vaccalluzzp: Per Dante e per la Dante; E. Leone: Che cosa vuole il Sindacalismo; Bavisotto: I contadini Siciliani e la Scuola, ecc. ecc. Rimandiamo anche per la stessaragionealcune Riviste delle riviste e l'ultimapuntata del nostro M. Pilo sull'Espo~ siz..ionedi Venezia. Pre,qhz'anto vivamente gli' abbonati.per evitare 1'-l'tvolontarzr'z'tardi' nella spedizione della Rivisf,a, tti· unire sempre la fascetta colla quale si' .r,pedi'sce i'l giornale quando chiedono varz"azlr,ni' d't"ndi'ri"zzo. IN RUSSIA Daldispotismalolalibertàattrversaoll'anarch(ia 1 ) 2. 0 La redzione. - Un giornalista brillantemente paradossale, il Marroni (Bergeret) nella Stampa di Torino (24 Novembre) ha affermato che in Russia non c'erano sino a pochi giorni or sono che due soli costituzionali convinti, lo Czar e il generale Trepoff. I quali dovevano superare ostacoli en?rmi per difendere la costituzione, che egli stesso chiama un pen,o di carta stampato alla macchia, contro i rivoluzionari e contro i reazionari. Il giornalista paradossale, facendosi la eco di un pregiuctizio assai diffuso in Italia e altrove al fe1:iomeno strano assegna cause etniche. « Il popolo russo egli dice, è sempre disposto a muoversi, purchè non sappia dove fermarsi, nè a che faccia capo il suo andare ... Essendosi messo in cammino per gli spazi della idealità politica ha sentito di essere tutto il mondo, tutta la umanità, tutta la storia e quando gli hanno gridato: « Questa è la costituzione; quì bisogna far sosta » ha continuato a marciare. E marcia ancora. Verso l' infinito verso qualcosa che non si percepisce e non s'intende, che sta oltre 1~ realta e oltre la vita. Un'aggregazione di genti 1 cui villaggi producono i Messia come i nostri producono sonatori d'organetti, il giorno che vien sollevata in un moto di rivolta, non può essere imbrigliata da una semplice Costituzione. E che è mai una Costituzione, una garanzia scritta di miserabili diritti positivi ed elementari, per un popolo in cui non nasce un protagonista di novella da _gio!·1~ale ebdomadario, che non sia tòcco dalla grazia d1 formidabili rivelazioni sulla rigenerazione morale dell'umanità? Si può immaginare il cittadino l~askolnikoff che si reca pacatamente a inscriversi nelle / liste elettorali del suo dipartimento? O il Nekhloudov di Resurrezione, investito della positiva e pedestre magistratura di consigliere provinci~le? i> (2). Sì è vero; la Costituzione non arrestò 11mov1vimento della rivoluzione e della reazione, come del resto non arrestarono questi due movimenti antagonistici le Carte stampate alla macchia, come il Bergeret chiama quella russa, o meglio tutte_ le costituzioni che vennero concesse troppo tardi e che furono strappate a governanti ciechi, che assunsero atteggiamento di difensori delle loro concessioni solo quando in queste videro la sola_ ancora di salvezza. Forse la rivoluzione e la reaz10ne furono fermate in Francia dopo il 1789; non si ebbe il Terrore e la Vandea? Forse la rivoluzione e la reazione furono arrestate in Inghilterra, che vide cadere dal palco la testa di° Carlo I e che assistette lieta pochi anni dopo all'opera di Monk? Se in Russia gli avvenimenti assumono proporzioni più gigantesche e caratteri più tr~gici che altrove ciò si deve puramente e semph~e~e1~tc al fatto che nell'Impero mo~covi ta le cond1z10~1!sono state e sono più gravi e più cc cezionali che 111 qua- (1) E' uscito il 3. 0 fascicolo dell'opera pubblicata dai fratelli Treves: I Russi su la /Russia. Contiene la fine della monografia di Oseroff: La politica jinan1iaria; V. Totomianz: La questione degli operai; V. Nabocoff: La procedura pe11a:e stragiudiale. N~llo scritto di Totomianz in ultimo c'è _una bibliografia estesa sullo sviluppo industriale della Russia e sul movimento operaio ; ma non vi è indicazione -- e sa_reb?e ~tata necessaria - sulla lingua in cui s01,0 fatte le pubbhcaz_10111: Interessantissime entrambi. Speriamo che nella pubbhcaz1one siano compresi scritti di Kowalewski e di Miliouko,~. . ( 2) Raskolnikoff è il· protagonista di, un roma~zo ?I Dost?1ewski: Il delitto e la pena; Nekl,o!,-]dove quello d, R.1surre:po1ie di Tolstoi.
634 R I V I S T A P O P O L A RE lunque altro paese e non possono attecchirvi che le belve che si danno alle stragi, agli incendi', ai saccheggi nelle campagne; o quelle altre che sotto l'uniforme militare ripetono le stesse scene nelle città, dove hanno·funzionato eternamente come organi di reazione feroce prima e come fattori di sfrenata anarchia dopo; e queste belve umane, di cui ci sforzeremo di esporre la mentalità nelle campagne e nelle città, da contadini o da soldati, agiscono sotto l' influenza ecci latrice dell'alcool I Le condizioni fatte agli abitanti dell'Impero degli Czars sono state t .li che non potevano predominarvi gli uomini temperatamente liberali, ma dovevano prevalervi tra gli uomini di azione i rivoluzionari e i reazionari veramente nichilisti e tra quelli di pensiero gl' idealisti dall'umanitarismo pazzesco come Raskolnikoff e Nekloudov. D' onde gli ostacoli veramente formidabili, che incontra nella sua opera moderatrice, il De V\,"itte, eh' è infinitamente superiore al Necker, cui erroneamente è stato paragonato. E' un fatto innegabile che non ostante la Costituzione - forse accelerata e resa più facile e più intensa dalla medesima-è continuata l'opera della rivoJuzione e della reazione, dando come prodotto vero l' anarchia, che percorre furiosamente scapipigliata colla scure in una mano e colla face nel1' altra tutto il vasto impero. Infatti continuano, cessano e riprendono, gli scioperi dei lavoratori rivoluzionari nelle città e domandano l'assurdo: quella giornata di otto ore di lavoro che gli operai più colti e più evoluti dell'Inghilterra non hanno potuto ottenere e che le industrie più prosper,: non hanno potµto concedervi; continuano le sedizioni militari, che ricordano in qualche modo quelle dei pretoriani, della soldataglia che stanca di reprimere e di servire il dispotismo si abbandona all'orgia di sangue e di devastazione per conto proprio e che dopo la ribellione della Potemkine ad Odessa ci ha fatto assistere alle scene di Cronstadt e di Vladivostock, cui seguirono tutte quelle di Karbin e di Sebastopoli: e continuano le rivolte dei contadini dall'uno all'altro estremo dell'immenso Stato; e com 'era stato previsto da noi e da quanti conoscevano lo stato delle masse rurali della Russia, il movimento nelle campagne assunse le forme vere della più feroce Jacquerie. I contadini s'impadroniscono delle case, si dividono le terre, le foreste, gli animali; sgozzano quelli che non possono appropriarsi; incendiano i palazzi e a torme di 400 e di 500 percorrono le campagne portando dapertutto la devastazione e il terrore. Ma la caratteristica di questa Jacquerie è il suo spirito essenzialmente reazioì1ario che si manifesta coll' ossequio verso lo Czar, che da molti punti si vorrebbe andare a liberare. Si deve probabilmente a tale predominio dello spirito reazionario l' inerzia o la complicità dei soldati che sono mandati per reprimere i moti convulsivi del]' anarchia. La reazione, si sa, non ha conquistato e non ha esploso soltanto nelle campagne; ma si è affermata apertamente e violentemente ove sono energiche le correnti rivoluzionarie: nelle città. A Pietroburgo, a Mosca, in cento altri luoghi che non sono abitati da masse rurali gli abitanti colti e ricchi non hanno tanto paura degli eccessi dei rivoluzionari, qùanto del fanatismo e dell'opera spaventevole dei reazionari, che hanno organizzato le bande nere. Di che cosa siano capaci i reazionari delle bande nere purtroppo si è visto ad Odessa, a Kischineff, a Saratow, ecc. ecc. Dovunque poi la reazione politica è stata resa più furiosa dall'odio di razza con base economica, che ha generato i moti e le stragi del1' antisemitismo. Ora l'Europa occidentale nella sua parte più avanzata commette un grave errore quando degli eccessi della reazione e dcll'an jsem itismo rende responsabili gli agenti del governo, che li avrebbero resi possibili coll'inerzia o li avrebbero attivamente favoriti, per una segreta parola d'ordine partita dall'alto. A rimettere le cose a posto, specialmente per lo antisemitismo, che rappresenta tanta parte nei moti attuali, bisogna ricordare che le sue criminose, an-. tisociali e antiumane r;:anifestazioni precedettero i moti rivoluzionari e si poterono constatar~ ugualmente in Rumania e nella Polonia austriaca dove mancarono le condizic-ni politiche che esistono in Russia e i segreti moventi , che si vorrebbero ivi agenti. Così del pari è vera la connivenza, la complicità attiva o passiva dei funzionari civili e militari nei moti antisemiti e nelle gesta delle bande nere; ma essa 1iiù che la conseguenza di ordini segreti o di studiati silenzi dell'alto è una conseguenza della mentalità e dello stato di animo degli stessi funzionari. Se la reazione è spontanea in basso, anche dove e quando dovrebbe non esservi , perchè non si dovrà crederla autoctona nella burocrazia, che aveva tutto l'interesse a mantenere immutato l'antico ordine di cose? Assolvendo lo Czarismo dell'accusa di organizzazione e di eccitamento alla reazione non intendiamo menomamente attenuarne le spaventevoli responsabilità dirette e indirette. Poichè se, come paradossalmente venne affermato, lo Czar e il generale Trepoff oggi sono i due soli sinceri nella difesa della costituzione contro i rivoluzionari e contro i reazionari, ciò si deve precisamente all'azione secolare - intensificatasi negli ultimi venticinque anni - dello Czarismo, delle sue barbariche istituzioni e dei tanti Trepoff, che furono autocraticam·ente chiamati in ogni tempo e in ogni luogo a farle funzionare. ~ jDue osservazioni preliminari: 1 .0 La guerra colle sue immani catastrofi, che rappresentò il massimo propulsore della rivoluzione e della reazione, non fu voluta intrapresa esclusivamente dallo Czarismo e dai suoi Trepoff? Non e' è dubbio su questo; i responsabili del grande disastro nazionale sono fuori contestazione. 2. 0 Se Nicola II, invece di fare stampare alla macchia la costituzione; invece di farsela strappare dalla violenza; invece di concederla soltanto per paura, l'avesse data in tempo non avrebbe attorno alla medesima visti raccolti gran parte di coloro che oggi stanno nel campo rivoluzionario ? Forse! Intanto si noti che nel Congresso degli Zemstwo hanno autorità e prcdomìnano uomini temperatamente liberali in numero tale che i precedenti non avrebbero lasciato sperare. Gl' imperialisti italiani, - alla cui schiera appartiene lo scrittore della Stampa - intanto se ricordassero, che essi esultarono per le resistenze dello czarismo alle istanze commoventi del pope Gapony e plaudirono . alle stragi del gennaio _1905, come ad un eroismo vittorioso dell'autocrazia contro lo spirito e i procedimenti della rivoluzione, non dovrebbero oggi sorprendersi se Nicola II e il generale Trepoff, rimasero i soli difensori della Costituzione. Da un lato essi hanno interesse a difenderla e dall'altro lo czarismo, le sue istituzioni e i suoi Trepoff hanno creato le condizioni, che allontanarono i rivoluzionari e i reazionari dalla Costituzione; e che anzi crearono gli uni e gli altri. Non si spiegano bene gli avvenimenti svoltisi e non si potrà leggere nel futuro della Russia se non si conoscono queste condizioni, che sono rius~ite. a creare rivoluzionari in alto, e tra gli elementi p1~ colti e reazionari in basso, tra quelli più arretrati.
RlVISTA PòPOLARn a) Le condizioni che crearono lo spirito rivoluzionario. - Ciò che si conosce dalle rivelazioni di Kennan e di Leo Deutsche, dalla storia di martiri, di cospirazioni, di decapitazioni e di deportazioni in Siberia di tutti coloro che amarono la libertà e che vollero e desiderarono dotare la Russia delle istituzioni civili dell' Europa occidentale non basta a spiegare come in alto e tra gl' intellettuali non si riscontrino che rivoluzionari o utopisti come ·Nekloudoff o Raskolnikoff. E' necessario penetrare più addentro nelle istituzioni dell'autocrazia e nella vita di coloro, che le hanno fatto funzionare. Passiam9 sopra al regime, cui è stata sottoposta la stampa sinora. L' arbitrio più sconfinato e l' assenza completa di una legge qualsiasi hanno pesato su di essa più che una cappa di piombo. Si va dalla censura alla soppressione di un giornale inviso per solo capriccio di un fu111;ionario e senza che ci sia modo d'impedire l'arbitrio o di ottenere la riparazione: una notizia che si qualificò falsa, specialmente, se. vera; un'appendice che parve immorale, se specialmente combatteva istituzioni e cosfumi immorali ; una nota di cronaca, che urtava la suscettibilità di un funzionario ladro o capriccioso; la denunzia di un abuso ecc. bastavano per fare infliggere la censura , la sospensione , la soppressione del giornale ( Nabocotf). : Se la stampa, - la cui funzione buona non sarà mai offuscata dalle esagerazioni , dagli errori , dai delitti, di alçuni giornalisti, - era trattata in siffatto modo si può immaginare ciò eh' era riserbato ai privati sospetti di liberalismo e di poco ossequio verso le autorità costituite. Una idea se ne può avere dal Regolamento sulla sorveglianr_aspeciale che venne promulgato come provvisorio ed eccezionale nel settembre I 881 , dopo l' assassinio di Alessandro II e che rimase in vigore per un quarto di secolo. Fu il capolavoro del famoso Conte Ignatieff, ministro dell'Interno; e nella Commissione che doveva applicarlo fece le prime armi il De Plehwe ne fece parte il non meno famoso Muravieff, che divenne ministro della giustizia. Pel Regolamento sulla sorveglianza speciale i governa tori hanno il diritto di rinviare al tribunale supremo i processi di competenza del comune Codice penale e si possono applicare ai colpevoli le disposizioni e le pene vigenti in tempo di Stato di assedio, tra cui la pena capitale; si consente la confisca dei beni, l'ar•• resto, la sospensione o il licenziamento degli impiegati, l'esilio amministrativo. Quest'ultimo è una specialità russa, che forse ha un riscontro nel domicilio coatto italiano, che abbandona all' arbitrio dei funzionari per uno o cinque anni qualunque cittadino e li sottopone a sofferenze ed a danni incalcolabili. Dal 1874 al I 895 furono mandati in Siberia in forza dell' esilio amministrativo 27211 persone oltre le mogli e i figli ; cioè oltre 100000 persone. Il limite di 5 anni era immaginario perchè nessuno si dava cura di richiamare gli esiliati ! Con quanta facilità si poteva essere colpiti del regolamento sulla sorveglianr_a speciale e si pot;,_eva essere mandati in esilio amministrativo si_compren:- derà meglio apprendendo quali erano i poteri degli Ziemski Naciàlniki, funzionari locali istituiti nel 1889 dal conte D. A. Tolstoi, successore d' Ignatieff nel ministero dell'interno. S'insignirono di questa autorità a preferenza i militari in disponibilità. Sono di nomina governativa a tempo indeterminato e senza alcuna garanzia giuridica ; hanno svariatissime funzioni ed è a loro affidata la cura e il mantenimento dell'ordine pubblico ; i loro poteri si estendono su tutto e devono invigilare su di ogni manifestazione della vita individuale e sociale della classe agricola; hanno poteri giudiziari e contro le loro ordinanze non c'è appello. E' obbligo del contadino di levarsi il cappello dinanzi allo Ziemski Naciàlnik; il quale può proibirgli di abbonarsi a questo o a quell'altro giornale ... (Nabocojf). Non e' intratterremo dell' aspetto politico della quistione operaia, ch'è meglio conosciuta. Gli operai delle fabbriche sono penetrati dallo spirito socialista, che in un ambiente come quello russo, naturalmente tende verso la rivoluzione. L' arretrata legislazione sociale, i bassi salari, le persecuzioni e le provocazioni della polizia non potevano che fare sviluppare maggiormente tale tendenza. L' azione ex lege della polizia riuscì a sopprimere ogni organizzazione dei lavoratori, i quali sempre più intesero il bisogno di far capo alle società segrete; le quali guidarono il gigantesco movimento proletario - cui presero parte servi, cucitrici ecc.; che in Europa di ordinario si tengono in disparte- esteso da Pietroburgo a Baku e che fu ad un tempo sciopero economico e sciopero politico in corrispondenza delle cause economiche e politiche, che lo promovevano. Del resto se in questi scioperi, pei suoi fini nefandi, abbia avuto lo zampino la polizia che spera oramai soltanto nella reazione extra governativa non potendo più contare sulle forze -repressive del governo, non si può escludere. La frequenza colla quale si sono presentati e sopratutto la rapidità colla quale esplodono, cessano e ricominciano lo farebbe sospettare. Ciò che narra il Totomianz è di un estremo interesse su questo argomento e noi, non ostante la lunghezza di questo articolo crediamo di far cosa grata ai nostri lettori riproducendo una pagina intera dalla sua monografia. << Quando il governo, dice lo scrittore russo, si avvide come le associazioni operaie a dispetto delle misure draconiane adottate s'andassero sempre più aumentando di numero e di forza, con arte subdola ricorse ad un mezzo insidioso ( questa volta in persona del Ministro dell' Interno) che dal capo del dipartimento di polizia di Mosca, Subatotf, prese il nome Subatovtum. Cominciò non solo ad organizzare negli stabilimenti operai scelti tra i più anziani di diverse associazioni ma anche a preparare ripetizioni di scioperi e dimostrazioni di masse intere. Tale origine ebbero gli scioperi provocati ad arte negli opifici di Goujon e. di Danila, come pure la imponente dimo strazione operaja di 50,000 persone le quali andarono a deporre una corona sul monumento di Alessandro IL A Odessa un tal Sciaievitz, agente di Subatoff, fondò un'ossociazione operaia, la quale al tempo di quel colossale sciopero generale che ebbe princ•pio nel luglio 1903 e prendendo le mosse da Baku coinvolse quasi tutta la Russia mer:dionale, rappresentò una parte ben prestabilita. Com' era naturale gl'industriali, i 4uali nulla intendevano dell' alta politica non potevano non preoccuparsi di fronte a questo troppo frequente rinnovarsi di torbidi. Ma, a lungo andare, la ripetizione del sistema come pure la personalità di chi l' attuava non potevano non destar sospetti. e la tattica delle autorità governative andò a vuoto. Mentre il dipartimento di polizia di Mosca inviava suoi emissari nei diversi stabilimenti di Mosca, della p.-ovincia e perfino ddle provincie attigue, per fondare associazioni operaie e far avanzare pt:tizioni allo scopo di fomentare g~i scioperi, I' in allora governatore di Mosca , Bulighin , oggi ministro degl' Interni, diede ordine di arrestare tali c:missari oltre il circondario di Mosca, e consegnarli al capo d' aliora della polizia, Trepoff. Questi per altro ti fece tosto rimettere in libertà, onde essi ricominciarono le loro esecuzioni, finchè lo scandalo scoppiò pubblicamente, e Subatoff dovatte venir rimosso da Mosca. Così cessò a Mosca questa maniera d'azione affatto speciale in vero; ma cessò per ricominciare, a Pietroburgo dove il sistema di Subatoff trovò grazia presso Plehwe. Quivi il terreno presentavasi più propizio; così che si ·venne instaurando e ramificando un socialismo di poli,ria favorito di sotto mano dal- !' autorità, e che diede occasione ad una seq1,1ela di organizzazioni, a capo delle quali stavano agitatori forti ed energici come, ad esempio, il pope Gapon. Alla fine di quello stesso anno l' associa,rione pietroburghese tra gli operai delle fabbriche e delle manifatture, approvata sul principio del 1901, c0ntava ben 10,000 iscritti paganti un contributo mensile da 50 Kopeki ad uu rublo, con 11 filiali nei di versi quartieri di Pietroburgo
636 .R 1 V I S T A P O P O t A R .E ed a Kolpino ; e a questi 10,000 operai ne vanno aggiunti r 5,000 altri, i quali ;ntervenivano alle riunioni tenute nelle filiali; L::: sciopero generale di Pietroburgo dei giorni 9 r o gennaio (21 e 22, che comprese circa IOSO stabilimenti e 250,000 operai d'ambo i sessi, e la successiva esposizione del programma socialistico di Gapon provarono ad evidenza quanto fosse pericoloso scherzare col fuoco, da poi che questa mae- .strevole organizzazione operaia faceva il gioco della rivoluzione. Dd rest:o già alcuni l'avevano previsto, perchè non è mai ·successo che quando la burocrazia tenta ricorrere a mezzi .affatt0 inadatti ai suoi scopi non cada nelle sue stesse reti n. (p_agg, 3 09, 3 I O, 3 I I ;. Non potendosi in una Rivista come la nostra esporre tutte le cause che agirono nel senso rivoluziohario vogliamo infine fermarci sull'opera del governo autocratico e delle sue istituzioni rispetto a due altri elementi d'importanza straordinaria: i corpi locali e gli studenti. In quanto ai corpi locali diremo soltanto brevemente degli Ziemstwo, i cui congressi da due anni in qua richiamano l'attenzione del mondo civile. L'istituzione dello Ziemstwo, data da quarant'anni; e non si può comprendere la storia dei moti politici della Russia, dice il Golubieff, senza conoscere la st?ria di questa istituzione, che fece sorgere e dette forma concreta al bisogno impellente in tutti gli aggregati politico-sociali, specialmente se vasti, delle autonomie locali. Lo Czarismo mentre da un lato riconobbe il dovere di soddisfare tale bisogno supremo, dall'altro organizzò lo Ziemstwo in guisa da paralizzarlo e da porlo necessariamente in conflitto ora palese ora latenre collo Stato. Lo ~iemstwo deve presiedere alle co'se dei circondari e delle provincie. Un ukase ne stabilì la istituzione in 33 provincie pel 1 ° Gennaio 1864Secondo un memoriale, che ne precedette la fondazione,_ collo ZiemstJvo alla grande massa della popolaz10ne russa doveva essere concesso il diritto di amministrazione autonoma; ma nella pratica il diritto subì notevolissime restrizioni non lasciandone all'impiedi che quanto bastav; a mettere in e,:7"idenzai bisogni delle popol~~ioni, a provocare 1 mtesa tra coloro che ad esse s mteressavano e ad organizzare, per così dire, il malcontento. Cen~o e suddivisione degli elettori in gruppi (collegi) seco!ldo il _g~nere di proprietà immobiliare furono ~e b_a~1del d1ntto elettorale per lo Ziemstwo, ~e elez1<?n1.m parte, secon~o i collegi, si fanno col s1sten~a 1nd1:etto o a dopp10 grado; gli eletti durano 111 canea per tre anni e l'assemblea dello Ziemstwo, viene riunita una volta all'anno di ordi- . . ' nano 111 autunno; può essere convocato straordinariamente. Nelle sedute ordinarie si discute e si delibera intorno alle questioni e alle proposte concernente gli affari per l'anno seguente. L'autonomia dello Zemstwo viene intaccata fondamentalmente da que~te due dispo~izioni: essa è presieduta dal ma_resciallo della nobiltà eletto una volta per sempre nell'assemblea triennale dei nobili e che può non essere membro dell'assemblea; dell'assemblea fanno parte membri non elettivi nominati dal aoverno cioè rappresentanti di alcune istituzioni gov~rnativ~ e del clero. Il numero di questi membri nominati dal governo è andato aumentando sempre. L'autocrazia russa si pentì subito non ostante i grandi servizi e la necessità della' sua esistenza della istituzione dell'assemblea dello Ziemstwo ed ~ misura che queste assemblee provinciali riaffermavano con maggior~ ~ns istenza, non ostante la loro eterogenea compos1z10ne e la presidenza del maresciallo della nobiltà, il bisogno e il diritto all'autonomia e formulavano voti d'indole politica, cresceva l'ostilità del go_verno e !'_opposizione ~tti~a o passiva dei governa ton contro d1essa. Senza mtaccarne esplicitamente 1'csistenza con leggi reazionarie l'autocrazia diminuì l'importanzae la funzione delle assemblee dì Zernstw·o aumentando il potere della nobiltà istituendo gli ziemski naciàlniki, di cui si discorse. La reazione, com'era prevedibile, divenne più forte dopo l'assassin~o ~i Aless~ndro I~. L'oppos_izione dei governaton d1venne s1stemat1ca e molti loro deliberati divennero lettera morta. Così per citarne una dice il Golubieff, il governatore di Cherson solle~ò eccezione contro diciasette deliberati dell'assemblea riguardante le più disparate questioni d'indole assolutamente amministrativa e locale, come ad esempio la proposta di stanziare un fondo di r 200 rubli all'anno per un ingegnere, un medico una levatrice ed un veterinario! ' Le assemblee singole degli Ziemstwo, le loro Leghe e i loro Congressi ciò nonostante cercarono sempre di frenare il movimento rivoluzionario, pur rinnovando i loro voti per una costituzione. Ma era fatale che l'avversione continuata del governo alla loro legittima azione dovesse gettare nelle corrente rivoluzionaria tutti gli elementi delle assemblee rurali, che avvertivano i bisogni dei loro rappresentati e che volevano mettersi a livello dei popoli civili. Le assemblee di Ziemstwo esercitarono intanto una profonda azione rivoluzionaria solo per dato e fatto del governo, che sforzossi co~- l'opera sua di mettere in evidenza l'impossibilità della coesistenza delle autonomie locali collo Czarismo; e se gli ultimi congressi dello Ziemstwo non furono apertamente per la rivoluzione e sorressero e sorreggono De Witte e i provvedimenti del 30 ottobre ciò a nostro avviso si deve alla loro composizione. La quale spiega lo spiccato loro nazionalismo slavo di cui si ha avuto prova nei voti contrari alle concessione dell'autonomia alla Polonia. Ed eccoci agli studenti. Dapertutto e sempre essi furono gli elementi più rivoluzionari; dovevano essere e divenire tali con particolarità in Russia non solo per le condizioni politiche, ma anche per le condizioni economiche e per le classi sociali, tra le quali prevalentemente vengono reclutati. Il governo russo li esasperò sino al furore colle persecuzioni, con tutte le misure liberticide, colla soppressione dell'autonomia universitaria, colla espulsione dei professori più dotti e più amati, coll'odioso tentativo di fare dei professori tanti agenti di polizia e di scavare un abisso tra insegnanti e studenti. Tutta la sua opera non riuscì a spegnere lo spirito rivoluzionario negli studenti, ma servi soltanto a gettarli nelle società segrete, a discreditare l'ìrtsegnamento, a far credere sinanco alle masse che gli studenti non amassero l' Università e disprezzassero la Scienza. « I disordini degli studenti, scrive il Trubetzkoi, provocarono ecatombi, sacrifìzi, arresti, prigioni ed esili nelle più lontane regioni della Siberia. Queste condanne, anzichè raddolcire, esasperarono e provocarono nuovi disordini. Il sentimento di solidarietà coi colleghi puniti, obbliga gli studenti a pretendere la loro liberazione; e questa pretesa ha pe_r cor:iseguenza l'audacia e la perseveranza negli sc10pen >>. « Il radicalismo nelle opinioni politiche dei nostri giovani corrisponde al _radicalismo del loro carattere. Non si accontentano del lento avvicinarsi al loro ideale politico e sociale; lo vogliono vedei e immediatamente realizzato e nel suo pieno vigore. Nel loro modo di pensare e di agire i nostri studenti rassomigliano ai rivoluzionari francesi del secolo XVIII - la stessa incapacità di afferrare le formazioni storiche, l'uguale disposizione a pensare more geometrico, l'uguale dogmatismo, e l'uguale fede nella possibilità di ottenere in un attimo la effettuazione dei principii basati sull'intelletto e sul
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