Rivista popolare di politica lettere e sccienze sociali - anno XI - n. 21 - 15 novembre 1905

622 RIVISTA POPOLARE dannoso desiderio di supremazia. [I fattore idealista sussiste senza dubbio, ma per l'artificio d'una educazione nazionalista; e la sua influecza è minima. Non è per la grandezza dell'idea della Germania che si lavora, ma per il benessere della nazione tedesca. 11 culto della patria è vivo nelle classi i cui interessi speciali dipendono più tosto dall'ordine politico che dal benessere popolare ; ·ma in generale questo fattore idealistico non appart: che comi:! un complemento di quello economico. Il vecchio idealismo tedesco è divenuto singolarmente pratico. I filosofi continuando l' hegelismo o propugnando il darvinismo sociale concludono coll'affermare (Stewart-Chamberlain, p. es.) che la necessità storica dà alla razza tedesca la missione <li regnare su l' universo, non per la forza delle idee ma per la forza economica appoggiata dai cannoni. Gli scienziati hanno dato alla Germania un'industria mera• vigliosa : la diplomazia già da vario tempo non pensa che a"ua lotta economica ; e può dirsi che dalla caduta di Bismarck in poi non si possa riscontrare un solo caso di speciale intervento diplomatico non motivato <la circostanze economiche. La guerra per la fame. - l tentativi inquietanti di politica mondiale non mirano, in fondo, ad un accrescimento di poten~a. ma ad un accrescimenlo di ricchezza ; e quindi tutti i sogni di dominio universale e i progetti di ricostnlzione J 'un impero romano su le mine della civiltà dei Francesi e degli [nglesi, passano nella leggenda. Molti non credono che vi sia identità tra le aspirazioni nazionali e quelle dinastiche in Germania : la quasi assoluta indipendenza n_ella politica estera e alcune manifestazioni, troppo alfa medievale per essere spiegate da ra- ,. gioni economiche, sembrano dar ragione a quelli che vedono in Guglielmo 2° un autocrati:! sognatore di conquiste. Ma molte dose provano che l'imperatore non nutre molte illusioni su la possibilità d' un· regno eroico secondo il modello degli scomparsi fondatori d' imperi ; e che certamt!nte nessuna ne ha su la possibilità di realizzare tal sogno senza fonjare la sua azione su le necessità puramente econ,1miche che dominano la vita nazionale. Il Kaiser sa che solo una « guerra per la fame », cioè una lotta contro ostacoli opposti allo sviluppo econo - mico del paese potrebbe suscitare ancora una volta nell'anima popolare l'entusiasmo guerresco del 1813 o del 1870. Se dunque la dinastia vqol fare una politica di conquista; ha un sol modo per assicurarsi l' indispensabile concorso dell' opinione publica : provare cioè che senza una tal politica il livello del benessere economico si abbasserebbt::, o meglio deve aspettare che la nazione stessa si convinca ddla necessità di abbattere taluni ostacoli e taluni ,.-ivali. Senza questo una guerra europea, provocata dalla Germania, è impossibile. In quanto al recente conflitto marocchino , se l'imperatore e il partito della guerra che lo circonda han voluto provocare una conflagrazione oppur no, è una questione a parte. Certo è che la nazione non ha compreso l'importanza economica del Marocco nè vede p:ù nella Francia un pericolo pel suo sviluppo economico. Non ha compreso che agli occhi del Kaiser il conflitto vero era tra la Germania e l' Inghilterra, nè che l'abbandono del sultanato marocchino alla coalizione francoinglese infirmava i vantaggi economici ottenuti nel sultanato turco pel prestigio politico della Germania. Sopra tutto non ha giudicato la riva)ità anglo- tt!dt::sca abbastanza pregiudicabile per ora ai suoi interessi , non ostantt:: le lezioni somministratele dalla stampa officiosa ; sicchè il piano di distruggere con la forza la coalizione franco-inglese pel pretesto d' un pericolo economico immediato, crollò sotto il malcontento popolart::. Tuttavia la questione staailitasi a proposito del conflitto marocchino resta pur sempre grave. Si tratta di sapere se l' idea della guerra per necessità economicht:: non potrebbe così fortemente radicarsi nella nazione da farle preferire i rischi della guerra a quelli d' una concorrenza disastrosa. Tale è la que · ..,tione che domina attualmente la politica mondiale. Il pacifismo tedesco. - L'opinione popolare distingue assai nettamente il fondo della politica mondiale dalla sua forma. Tutti sono d' accordo sul fatto che debba essere assicurata la potenza economica ; ma ciò che sembra anche più imperioso è la conservazione della pace [n tutti quelli che non sono più sotto la ferula <lei professore o del sottufficiale, in tutti quelli cioè che partecipano alla vita economica del paese, è un' a vversione profonda per la guerra. In questo pacifismo non v'è nulla di umanitario. nessuna glorificazione sentimentale dd diritto contro la forza; ma la G<!rmania sente che solo il pacifico lavoro ha potuto in 3-+ anni realizzare le aspirazioni al benessere che due secoli e mezzo di lotte guerresche e fratricide avevano conti nato nel sogno. Il pacifismo tedesco è utili - tario ; e forse per ciò è più solido. Esso non potrà cadere che per il crollo delle sue basi utilitarie. Le insidie del/' Inghilterra. - Tutta via il popolo tedesco si rende conto che il posto conquistato non è più, come pur di recente, au grand solei!. D'altra parte nel campo politico si pensa che l' impero si è costituito troppo tarji e che lo sviluppo economico non ha potuto re~lizzarsi che in un tempo in cui principali concorrenti a veano già preso misure d'ordine politico per impedire la libera concorrenza di tutti. L' Inghilterra, la Francia e la Russia hanno operato pressioni politiche e militari per constituirsi in imperi economici : la Germania non può fare diversamente. E intanto l'esclusione dal Marocco è considerata come sintomo d'una cospirazione inglese contro lo sviluppo economico tedesco ; e il trattato anglo-giapponese è a dirittura un atto ostile alla Germania per la sua attività in Cina. Il popolo non lo comprende ancora e forse non lo comprenderebbe che troppo tardi senza le previsioni e l'azione dd governo. Or se le previsioni del Kaiser e di chi lo circonda sono ben fondate o non, è un fatto secondario : l' importante è che sembrano assai chiare al governo perchè esso vi basi una politica nuova. La rivalità anglo-tedesca. - Esiste in verità? [ tedeschi unanimamente pretendono che i:ia un' invenzione inglese. Gli ine:lesi affermano che tutto il male viene· dalla Germania. La .., . ragione è dall'una e dall' altra parte. I tedeschi dicono di non voler malt:: ali' Inghilterra per l'acquisita situazione prt::ponderante, ma vogliono tranquillamente percorrere il loro cammino. Ma in questp desiderio gl'inglesi vedono un pericolo per la loro preponderanza. Più della metà del commercio marittimo tedesco si fa con l'Inghilterra e le sue colonie; sarebbe quindi follia da parte della Germania cercar quistioni coi migliori compagni J' affari. Ma l' [nghilterra si esaspera che il suo commercio e la sua industria si accrescono più lentamente che non quelli di Germania , e senza cercarne le ragioni profonde ha inventato un << pericolo tedesco >>. In [nghilterra si fanno calcoli su quel che sarà fra trent'anni non mutando le cose presenti; e, poi che questi calcoli risultano sfavorev6li agli inglesi, i tejeschi son considerati come << rivali dannosi e perfidi n. Ora ciò che può esasperare la Germania sono gl'intrighi non com merciali ma politici dell' Inghilterra, o anche la forza brutale delle armi, usati a falsare o arrestare l' azione legittima della Germania che non è volta contro l'Inghilterra, ma che si svolge accanto ad essa. Così l' atfaie marocchino e il trattato anglo giapponese, miranti a escludere i tedesehi dall' Asia e dal Mediterraneo, son considerati in Germania come coercizioni brutali. Così anc~he, nel mondo officioso di Germania, si pensa che il conflitto anglo-tedesco non avrebbe più ragion d' essere se l' [nghiltt:rra non creasse una coalizione anti-tedesca di carat tere aggressivo. Il campo di lotta in Europa. - Gli eventi di questi ultimi anni han sospinto la Germania a necessità estreme per la sua politica mondiale. Ai gloriosi inizi d' espansione economica è succeduto un triste domani che nessuno in Germania oserebbe spiegare come espressione <l' incapacità commerciale. Si dice

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