Rivista popolare di politica lettere e sccienze sociali - anno XI - n. 21 - 15 novembre 1905

RIVISTA POPOLARE 619 Le cooperative della Federazione hanno pensato a creare magazzini per la vendita all'ingroaso per lottare contro i grossi commercianti cbe fanno il servizio di vettovagliamento a domicilio. Ne esiste una a Bruxelles dal 1902. In Francia secondo le ricerche di Da 1dè-Banr~el segretario dell' Unione cooperativa delle Società fancesi di consumo, il numero delle Cooperative di cons:1mo che era di 988 nel 1893 è salito successivamente a 1465 (1898), 1861 (1902) e 1909 ( 1904). Vi sono inoltre 173 associazioni cooperative di produzione (aderenti alla Camera consultiva) di cui 85 a Parigi, Vi sono inoi tre circa 150 cooperative di produzione isolate. L'Unione cooperativa che ba nel Comitato centrale C. Gide, De Boyve, Daudè-Bancel è una delle principali cooperative francesi. « Dopo il Congresso del 1900 la Borsa delle Cooperati1.;e socialiste non ha cessato di prop·,gnare la creazione di federazioni regionali per le compere in comune. " Nel 1902 fu creata la Federazione cooperativn della 1·egioneparigina « che diverrà in breve la più potente delle organizzazioni cooperative francesi. In effetti il numero delle società aderenti che era 23 all'inizio, di venne 49 otto mesi dopo e nel maggio 1904 raggiunse 60 con 60,000 cooperatori » (secondo A. Marie nel Mouvement socialiste). L{:'principali Fedel'{tzioni regionali s0no quelle del No1·d, del N 01·d-Ovest di Tours, ecc. Q11ella di B1·etagna, Ja più recente (1 ° gennaio 1903) comprende già 16 cooperative e 4100 soci. È da notare che le cooperati ve socialiste nen difleriscono troppo dalle altre, almeno in quanto al prinéipio: per esempio le une e le altre dichiarano che le società di produzione devono essere sostenute e dirette da società di consumo federate, mercè gli enormi bene fici che debbono risu_ltare da compere collettive importanti. Le une e le altre hanno una finalità lontana: la abolizione del salariato, ~ la realiz7,azione della proprietà collettiva e la soppre~sione del beneficio inviduale » (1 ° Congresso delle Cooperazione socialista). Nella Svezia il numero delle cooperative di con::iu111O è valutata da 3 a 400, con 60 a 70,000 soci e 30 milioni di affari. Lo Stato ha concesso un SL1ssidiodi 70,000 lire alla cooperazione agricola. In Danimarca si calcola a 1000 il numero delle società di consumo. La federazione centrale ha fatto da sola, nel 1902 affari per 23 milioni. Le latterie cooperative raggiungono il numero di 1057 con 140,000 soci. Esistono cooperative in parecchi altri Stati d'Europa. Le cifre ed i fatti esposti dimostrano l'importanza del movimento cooperativo. Dobbiamo cre:.ìere che la soluzione dei grandi problemi sociali dipenderà dallo sviluppo continuo della cooperazione? Grave q11estione ed incert.a ipotesi. Nè si può risolvere il problema con un breve articolo. Facciamo solo osservare che l'estensione della cooperazione applicato al consumo, rovina progressivamente una enorme frazione della classe media (bottegai e piccoli commercianti) che vanno ad ingrossare le file del proletariato operaio. La cooperazione esclusiva ed intensificata ci appare dunque come 11n'arma della lotta economica ma non ci Hembra che, essa, da sola, possa abolire lo sfruttamento esercitato dall' uomo sull'uomo. Dott. NAPOLEONE CoLAJANNl: IL Gli\ PPONE (Dati statisticisulle condizionidemografichep, olitiche, finanziarÌI',ecunomichei,ntellettuali,religiosee rnoral)i. Roma-Napoli, 1905, presso la 'R.._ivistPa(lpolare - Prezzo Cent. 75. Il Giappone è divenuto, giusta.mente, il paese alla nioda. Si cercanoe leggono con avidità le notizie, che lo riguardano. Sull' in..iperodel Sole Levante si sono pubblicati alcuni lihri; ma sono incerti e contraddittorii e incompleti i dati statistici di ogni sorta, che si possono raccoglieredai giornali, dalle riviste e dalle opere. Perciò l' on. prof. N. Colajanni ha pensatoopportunamente di riassumere dalle pubblicazioniufficiali ciò che c'è di più interessantee chepossadare un'idea adeguata della vita economica,pqlitica, titorale, intellettuale ecc. e del meravi![lioso,rapidissimo sviluppo del Giappone. Noi siamo sicuri che questa pubblicazion,~riuscirà gradita al pubblico italiano. Di un nuovostudio critico su Giovanni Meli (1) Ricordo di aver ndito a parlar del Meli nella mia prima adolescenia una delle prime volte a proposito d' un vecchio professore assai grave ed asciutto, il quale, mi si disse poi, aveva preparato un'ottima (per certa gente il titolo di professore si collega sernpre alla produzione di cose ottime) - traduzione in versi latini di non so quali e quante opere del Poeta siciliano. Sulle prime, confesso che que➔ta rn.. tizia m'ispirò un grande stupore verso quell'illustre autore (rimasto, invece eh' io sappia, sempre oscllro) di un'impresa che alla mia mente, -non ancora. iniziata alle superbe magnificenze della lingua di V,rgiliJ e di Marco Tullio appariva più che mirabile q,,asi superumaoa. Piu tardi , naturalmente, questo mio ent11siasmo troppo ingenuo sbolli e allora l'ammirazione per il sullodato traduttore si ridusse a prop11rzioni cosi ragionevoli ... da essere ormai completamente svanita. Nella mia mente poi s'è andata sempre piu rassodando la convinzione che la poesia vera non si traduce, tanto più se essa è, come quella del Meli indubbiamente è, manifestazione individnale e insieme espressione caratteristica e geniale dell'anima di nn popolo. Infatti, sebbene certe egloghe e certi idilli del nostro Poeta abbiano uno schietto sapore· vergiliano , e il suo fraseggiare largo e composto derivi evidentemente più dallo stile classico che non dagli umili e rozzi modi volgari, pure la sua poesiH ha un'indole, tutta propria, nn colorito e un tòno ben distinti, ~he le letterature clastiiche ignorano e che una lingua dell'antichità. non potrebbe cogliere senza scemarle o farle perdere del tutto la freschezza e l'efficacia nati va. N è questa cedevolezza manca al Poeta Siciliano rispetto alle lingue antiche soltanto, ma ben pure ri- ( l) Dottor G. Navanteri. Studio critico su Giovanni Meli, Palermo, A. Reber.

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