Rivista popolare di politica lettere e sccienze sociali - anno XI - n. 21 - 15 novembre 1905

RIVISTA POPOLARE 615 rivoluzionari, simili a quelle dei garibaldini e dei Jfanchi-tiratori del 187 r. Facciamo la rivolurione e corriamo alle frontiere, tale è l'essenza delle opinioni da me espresse in quella conversazione e di cui la frase testè citata e ..:he colpì il sig. Mille era la conclusione. Giacchè avete voluto parlare delle mie idee sul1' antimilitarismo, mi permetterete, spero, di precisarle. Quando vedo con quanta facilità i governanti gettano i popoli in guerre spaventose, intraprese nell' interesse della borghesia; e poichè io so con quale imperdonabile leggerezza i governanti della Francia - su di · una promessa insignificante fatta da un ministro imperialista inglese - sono stati recentemente sul punto di lanciare la Francia in una guerra dalla quale essa sarebbe uscita, forse, maggiormente schiacciata di quanto non lo fu al 1871, _io comprendo la necessità d'un'ardua propaganda antimilitarista fatta coraggiosamente dai lavoratori. E comprendo perfettamente che i lavoratori francesi , avanguardia della classe operaia del mondo intero, ne prendano l'iniziativa senza sapere bene fino a qual punto saranno seguiti dai lavoratori tedeschi. . - Ma, ho detto nella conversazione di cui il signor Mille ha riportato qualche passaggio, che lo sciopero dei coscritti al momento in cui la guerra è dichiarata, non è il vero mezzo. Lo sciopero è buono per le nazioni restate neutrali. Quando due stati muovono in guerra, i lavoratori delle nazioni neutre dovrebbero assolutamente rifiutare ogni lavoro che servisse· ad alimentare la guerra. Era la campag~1a che bisognava fare durante l'ultima guerra russo-g1 apponese. Ma se i tedeschi in vado no la Francia alla testa, come faranno senza dubbio , di una potente coalizione e forzando la mano ai piccoli Stati limitroG (Belgio, Svizzera), allora lo sciopero dei coscritti non basterà. Bisognerà fare come fecero i sansculottes del 1792, quando costituirono nelle loro sezioni il Comune rivoluzionario del ro agosto, buttarono giù la regalità e l'aristocrazia, levarono imposte forzate sui ricchi , forzarono i legislativi a fare i primi decreti effettivi per l'abolizione dei diritti feudali e per la reintegrazione dei contadini delle terre comunali e marciar-ano a difendere il suolo della Francia pur continuando la rivoluzione. Fu questo che Bakounine e i suoi amici tentarono di fare a Lione e a Marsiglia nel 1871. La sola diga efficace da opporre ad una invasione ·tedesca sarà la guerra popolare , la Rivoluzione. E ciò che bisogna prevedere e dire apertamente da oggi. Sì io bo detto anche che la Francia marcia alla testa delle altre nazioni. Ed è vero. Non come cultura intellettuale, artistica, industriale, giacchè in ciò le principali nazioni europee e gli Stati Uniti camminano di fronte; e se una di esse prende ìl primo posto in una data direzione è sorpassata in un'altra. Ma la Francia marcia alla testa delle altre nazioni nella via della rivoluzione sociale. Essa ha fatto il 1789-93, ha avuto il 18-1-8, ed il 1871 mentre la Germania non ha ancora fìnito di abolire i 1 suo regime feudale, ringhi lterra non ha fatta la sua grande rivoluzione che per conquistare la libertà politica e religiosa dell' individuo, senza demolire la propri~tà feudale e la Russia è ancora al 1788-89.. In tali condizioni una nuova sconfitta della Francia sarebbe un danno per la civiltà. Il trionfo dello stato militare centralizzato tedesco nel 1871 valse all'Europa 30 anni di reazione, ed alla Francia ba dato il culto pel militare. il boulangismo, il ·processo Dreyfus e l'arresto - direi più - l'oblìo per 30 anni di tutto lo sviluppo socialista che avveniva verso la tine dello Impero. Perchè io ho vissuto la reazione sociale e intellettuale degli ultimi trent'anni penso che gli antimilitaristi di ogni nazione dovrebbero difendere ogni paese invaso da uno Stato militare e troppo debole per difendersi: ma su tutto dovrebbero difendere la Francia, quando sarà invasa da una coalizione di potenze borghesi che odiano su tutto nel popolo francese la sua missione di avanguardia della rivoluzione sociale. Ecco, signore, le idee che ho sviluppato nella conversazione su cui il signor Mille ha voluto intrattenersi per i vostri lettori. Ri ngraz.iandovi ecc. PIETRO KROPOTKlNE Crin1inalisn10 coloniale C 1> Si compie un doloroso dovere quando si dice: i delitti C')loni~1lisono s~aventevoli; i processi di dominazione che impiegano certi nostri mandatari sono iniqui ; e questi delitti non sono fatti isolati ma si commettono in tutte le colonie , da tutti i popoli domin,,turi-inglesi , francesi, tedeschi, belghi -- contro tutti i popoli dominati-africani, indiani, cinesi, polinèsiani ecc.; e tutti sono oppressi violenta ti , spoglia ti dai rappresentanti legali delle potenze occidentali. Il male conosciuto è insignifìcar1te rispetto a quello ignorato. Il coefficiente della criminalità è più elevato in mezzo agli Europei, che vivono nelle colonie che in mezzo ai diseredati, che i:ostituiscono i bassi fondi delle grandi capitali. I casi di criminalità coloni,tle sono il risuìtato fatale della maniera di essere e di vivere dei coloniali. Dal giorno in cui essi entrano in que ta carriera sino al giorno in cui vi muoiono, cause multiple e incessanti li trascinano a poco a poco sulla china lubrica degli abusi, dei delitti e dei crimini. Secondo il loro temperamento, secondo il loro valore iniziale essi resistono più o meno lungo tempo; arrivano qualche volta ad arrestarsi in uno dei tre stadi della caduta. Ma la lotta è ineguale; per sostenerla occorrono spi riti superiori ; i desideri, le passioni, le sofferenze, le cupidita arrivano a creare attorno ai coloniali un'atmosfera tutta speciale, nella quale le parole, le idee perdono il loro valoré e il loro senso europeo - atmosfera che li circonda, li serra , li oscura e fa schiudere insensibilmente in loro la marcia progressiva, incosciente e irresistibile verso la criminalità, che noi non esitiamo a denominare : il criminalismo coloniale. Nella genesi del crirninalismo coloniale vi sono due serie di cause : le une predisponenti , le altre determinanti. ( 1) Dalla Re1,ue Socialiste ( . 0 di Ottobre) riassumiamo largamente questo interessante e terribile articolo, che viene alla esposizione sistematica ed organica delle infamie che gli europei com.mettono per portare la civiltà nelle colonie. L'articolo del Dr. Barot-Forlière arriva a momento opportuno, quasi come un pendant delle rivelazioni sul Congo belga e della magnifica campagna che il nostro amico deputato Rouanet conduce nell' Humaniié contro la Barbarie coloniale. Tutto questo giustifica pienamente la denominazione di brigantaggio collettivo che alla politica coloniale dette il nostro Direttore in Parlamento e nel libro ad essa consacrato (L. 3 Presso La Rivista Popolare. Per gli abbonati L. 1,50).

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