580 RIVISTA PO·POLARE saprebbero e non potrebbero provvedere ai più elementari bisogni senza dazio di consumo; se poi volessero sostituirlo con la tassa ·di famiglia o col valore locativo si darebbe luogo ad inconvenienti maggiori e ad iniquità più stridenti di quelle derivanti dalle barriere daz:arie. Ricordiamo che la riduzione o l' abolizione del dazio sui farinacei ha dissestato molti bilanci comunali nonostante il concorso dello Stato. L'imporre o l'aggravare _latassa sul bestiame, come vuole il De Viti, in un paese povero come il mezzogiorno e in cui l' agricoltura e la pastorizia costituiscono la maggiore, se non la sola, risorsa economica sarebbe grave errore, che peggiorerebbe le condizioni dell' ammalato che si vuole ·curare. Ferri, perciò , si limita in quanto ai consumi a proporre la diminuzione di quei dazi il cui prodotto va tutto all'erario: ridurre a metà il dazio sul sale, sul petrolio, sullo zucchero e sul grano. Non trovo nulla da obbiettare per la riduzione del dazio sul sale, sul petrolio e sullo zucchero ; pei motivi che ho largamente esposto altra volta e che tornerò ad esporre sono recisamente contrario all>abolizione del dazio sul grano, a proposito del quale - che tribuniziamen te chiama impostasul pane per renderlo più intelligibile e più odioso - egli ripete gli errori e i pregiudizii degli abolizionisti. Se passasse la proposta il mezzogiorno riceverebbe il colpo di grazia ed i lavoratori vedrebbero diminuito, si e no, di un paio di centesimi al chilo il prezzo del pane, Ìna vedrebbero più minaccioso che non sia adesso lo spettro della disoccupazione! In tao to noto con piacere che socialisti e liberisti come De Viti e De Johannis in omaggio alla realtà non osano più domandare l'abolizione totale del dazio sul grano; ma si contentano, forse per malizia, di una semplice riduzione; rilevo pure con soddisfazione che nel convegno di Bologna il Bertesi, collo spirito pratico che lo di- ·stingue pur dichiarandosi abolizionista integrale del dazio sul grano , crede che non possa esservi una regola liberista unica ed universale;ma bisogna decidere caso per caso. Alla bw mora ! Il pregiudizio teorico, o meglio socialista rispunta in Ferri, respingendo ogni alleviamento dell'imposta fondiaria; non la vuole per le quoteminime, perchè pur disturbando il bilancio dello Stato, produrrebbe sollievo minimo, insensibile ai piccoli e medi proprietari; non per la imposta in generale perchè. se ne avvan raggerebbero i grandi proprietari , che nel 1886-87 ebbero lo sgravio dei due decimi scendendo da 128 a 106 milioni anzicchè un aumento d'imposta, cÒme e' è stato per la ricchezza mobile, che nello stesso periodo passò da 14() a 290 milioni e per le tasse di consumo che aumentarono da 260 a 505 milioni. E i proprietari di terra godono pure del benefizio del dazio sul grano. Al deputato socialista sfugge l'evoluzione diversissima tra il reddito fondiario e quello mobiliare; sfugge l'incremento automatico che si ha nel gettito dei dazi sui consumi per aumento di popolazione e per innegabile elevazione del tenore di vita; sfugge la percezione delle realtà sulle sofferenze dell' agricoltura; sfugge la ripercussione benefica che il pagamento di una minore imposta eserciterebbe su tutta l' economia regionale, i cui possibili risparmi si rinvestirebbero nella terra e consentirebbero aumenti di salari. Quest'ultimo punto dovrebbe interessare ogni uomo di cuore e specialmente un socialista ; il quale non dovrebbe dimenticare che tutte le decantate vittorie degli scioperi sono rimaste nominali pe:-chè gli stessi lavoratori della terra si sono spesso convinti, che non era possibile ottenere di più da proprietari e fittaiuoli ridotti a stecchetto : dalle rape non si può cavare s:mgue ! Più avveduto il De Viti, forse perchè da grande proprietario sa per esperienza personale quanto è gravata la terra - e non per mezzo della sola imposta fondiaria ! -, domanda che questa sia diminuita, anche in via provvisoria del 25 °/0 almeno sino a quando non sia compiuto il catasto, che attuato nelle c,)si dette provincie accelerate, - la maggiore bricconata della legge di perequaziòne del ·1 ° marzo 1886 .... - ha già procurato ad esse degli sgrnvi che arrivano al 49 °/0 dell' imposta; sgravi ; che in alcune provincie del settentrione, come assicura vami un eminente deputato del nord, rappresentano pei proprietari un vero regalo. Questo sgravio è necessario a corraione dell' altra grande ingiustizia preseme : le case rurali nel settentrione ncn pagano l'imposta sui fabbricati; la pagano nel mezzogiorno non solo, ma nel mezzogiorno per la cattiva distribuzione della popolazione avviene che l'elemento rurale, che vive nei grandi agglomeramenti fa pagare a provincie poverissime più che alle provincie ricche del settentrione, come risulta dagli opportuni confronti posti dal Nitti. ·La legge per la Basilicata, dove si accelera il nuovo catasto, riparerà presto allo sconcio per quella provinçia. La riduzione delLl imposta fondiaria nel mezzogiorno come opp_ortunamente chiedeva Sonnino , che fu vilmente abbandonato su questo dalla deputazione meridionale, s'impone come atto di giustizia e per riparare alle iniquità di quella balorda e disastrosa legge del 1886, che si ebbe la bella faccia fresca di essere presentata dai deputati del settentrione come una legge di perequazione, ciòè di giustizia ! ♦ Passo sopra all'accademia che si fece a Bologna sul progetto '"Bonomi, che il Ferri oppugnò pel moti vu poco serio eh' esso riduceva il gruppo socialista a farlo da caudatario dei progetti Alessio e W ullem borg e<l a fargli perdere la propria fisonomia dentro e fuori del Parlamento; mentre con più ragione si poteva affermare col De Viti che , ora come ora , si doveva evitare ogni nuova imposta, anche se ha le parvenze democratiche, ed assicurare anzitutto una diminuzione della pressione tri- :·:utaria - e vengo al punto più importante della qÙistione. Pensa il Ferri, e non ha torto, che il sollievo derivante dagli sgravi tributari, per quanto efficace, diretto, ed immediato-ed io lo direi problematico e sopratutto di lenta realizzazione-non basta specialmente nel mezzogiorno, dove oltre alle condizioni, più o meno modificabili, di terra non sempre fertile, di scarsezza d'acqua, di malaria, se e' è abbastanza forza di lavoro, scarseggia assolutamente il capitale. Perciò fa sua la proposta dell'ignoto emerito finanziere « di provvedi men ti per l' incremento della produzione, sotto forma di capitali, facilmente accessibili ai piccoli e medi proprietari e industriali, da darsi all'interesse del 2 °/0 ed a rate, per evitare che i danari presi per migliorare la terra o l'indu-
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