Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 20 - 30 ottobre 1905

R I V I S T A p· O P O L A R E 575 blande anime cristiarni, che vorreste mettere d'accordo Vangelo e Vaticano. Pure, fra i due padroni, che si guardano in cagne--ic0, vi converrebbe di scegliere. Intendiamo il dramma che vi tormenta : dalla Chies-t non si esce - nè vi si rientra -con la stes~a facilità con la quale si è espulsi e riammessi nell'Unione socialista romana. Ma questo é il dramma vostro, è la vostra q11estione ; può psicologicamente interessarci ; politica·uente ci è estranea; non possiamo, noi, aiutarvi a risolverla >. « Forse ci toccherebbe .... spogliarvi Ja veste che vestlte. Qneste cose - convenitflne, don Murri - fra in dividui del medesimo sesso, sono troppo contrarie ad ogni buona educazione! , ♦ Per Mario R.apisardi. - Il ministro della Pubblica Istrnzione per moti vi burocratico finanziari indipendenti daUa propria volontà fece intendere alla Facoltà di lettere del!' Ateneo ~atanese che: o Mario RapisarJi tornasse al le lezioni ; o passasse in pensione. Il dilemma era cr11dele.Mario Rapisardi, date le sue tristissime condizioni di salute, non può ritornare ali' insegnamento ; prendendo il riposo, colla misera pensione che gli spetterebbe, !:livedrebbe condannat,) quasi ali' inedia ... Allora la studentesca del!' Università di Catania, interprete in questo dell'anima della Sicilia, senza distinzione di partiti politici, e di q11anti in Italia apprezzano il carattere, la eultura, il genio, proposero che !:li faccia per Rapisardi amtnalato ciò che si fece per Carducci vecchio : gli si assegnino per legge i mezzi per una esistenza modesta ed onorata, che ad uno dei maggiori poeti-a nessun altro inferiore-viventi d'Italia risparmi l'indigenza 'che ne abbrevierebbe la vita. Apriti cielo! Tutti i vecchi rancori, che parevano sopiti e eh' erano stati snscitati ed eccitati dal cantore di Satana contro il cantore di Lucifero, si ridestarono; e contro Rapisardi si scagliarono insulti bestiali, che sono vere bestemmie letterarie , o parole di offensiva commiserazione , che - confessiamo la nostra ingenuità - no11 avremmo mai credute possibili e che sdegniamo di analizzare e di· ribattere. Superflno aggiungere che gli studenti di Catania non furono risparmiati: una serqua di stolide insolenze furono contro di essi scagliate, che si trasformeranno in elogi sperticati e sciocchi il giorno in cui essi invece di volgere il pensiero al poeta della democrazia scioglieranno un inno barocco per la nascita di una qualsiasi Mafalda o per l'anniversario della morte di qualunque principe, il cui nome passò, forse, ai posteri, nella migliore delle ipotesi. senza infamia e senza lode. Non proseguiamo oltre, perchè, non vogliamo lasciarci viucere dallo sdegno per lo spettacolo di bassezza, cui abbiamo assistito in questi giorni e nutriamo la speranza che il Ministro della Pubblica Istruzione trovi modo di risparmiare a Mario Rapisardi ut;t grande dolore e all'Italia un'onta; una sua lettera al Rettore dell'Università di Catania lascia intendere che il modo si troverà. Noi, intanto, perchè in questo episodio non_entri lontanamente neppur l'ombra delle passioni regionali amiamo riprodurre questo trafiletto che ad esso ha consacrato Il Secolo: e Mario Rapisardi è infermo e si polemizza intorno al suo nome, anche perchè è noto purtroppo che egli è povero•. e Ohi ha amato il poeta del Lucifero, il traduttore dello Shelley ed ba sentito nella sua arte , fatta di ispirazione vulcanica, di lampi, di sdegni, di impeti, qualcosa che assomigliava ad una giovinezza tumultuosa della patria , non può non mandargli un saluto pieno di riverenza. E e' é nella constatazione della sua povertà una speciale amarezza tutta moderna.~ questo che vi offende come nn torto del nostro secolo, che i secoli precedenti non avevano: noi non sappiamo più nè odiare abbasta.nza, nè amare sino ali' ultimo•. « Rapisardi è un poeta .ribelle, ed è un' artista più dell'istinto che della lima. Le anime come la sua una volta erano perseguitate: c'era l'e3ilio, forse anche la scure. L'età industriale ha una vendetta più fredda e "più cr11dele. Si mostra indifferente e passa via>. « Perciò è bello l' entusiasmo con cui la gioventù catanese si stringe al suo Maestro. Ed è bello, anche perchè in mezzo all'adorazione di certe minute squisitezze di artefici pazienti sino alla miopia, si vuole onorata l'età stanca di un creatore spontaneo. > Una parola per completare il pensiero di Marguttepseudonimo dello scrittore del giornale di Milano - e per conchi udere : noi viviamo sicuri che se Carducci fosse rimasto il poeta di Satana, del ça ira, della Commissione a1·aldica ecc. e non avesse fatto la senile conversione verso il Senato e verso •... la regina-vedova egli non godrebbe nè di cei'te lodi, nè della legge_ c~e ha provveduto - ed ha fatto bene - alla sua vecch1a1a; così del pari se Rapisardi avesse rinnegato Lucife1·0 e Giustizia non sarebbe fatto segno alle ingiurie di certi uomini, nei quali la livrea dello staffi.ere sopprime .9gni palpito di idealità e di generosità. ♦ Un Ministero delle Ferrovie ? - Corre la voce che il governo, per ovviare ali' attuale anarchia ferroviaria - non imputabile all'esercizio di Stato, nè al Comméndator Bianchi-ed anche per risolvere la questione dell'autonomia dell'esercizio delle ferrovie, voglia creare un ministero delle ferrovie. Se la notizia si avverasse si potrebbe esclamare: pezo el tacon del buzo. L' anarchia nelle poste e telegrafi è al colmo; eppure c'è un ministero che siede sulle cose postelegratìche ! L'ordine non verrà ~he spendendo milioni e milioni, per nuovi impianti, per nuovo, più numeroso e più scelto personale. La denunzia del personale delle Poste e Telegrafi su questo sono esatte e categoriche; nessuno può dargli torto. Come nessuno può smentirlo. Tutti del resto abbiamo modo di constatare quotidianamente che il persenale è assolutamente insufficiente nelle poste ; come nelle ferrovie sono insufficienti le stazioni e i vagoni. In quanto a risolvere la questione dell'autonomia dell' esercizio di Stato colla creazione di un Ministero delle ferrovie la proposta ci sembra tanto ridicola, che stentiamo a credere che essa sia germogliata nella testa dell' on. Fortis. Creando un ministero delle ferrovie a noi sembra che si verrebbe a togliere ogni autonomia alla Dirèzione delle ferrovie e che l' esercizio si verrebbe a sottoporre agli inconvenienti tutti de)]a instabilità parlamentare e della ingerenza politica perturbatrice. Noi, quindi , la combattiamo con tutte le nostre forze. ♦ Per la libera docenza.-! professori universitariordinari e straordinari-si sono riuniti a Congresso in ·Roma con la intenzione di fondare una Associazione nazionale, che provveda agli interessi della classe. Le discussioni non brillarono sempre per la calma e per la serenità, di cui avrebbero dovuto dare un buono esempio gli uomini che colti vano la scienza; furono talvolta sconvenienti; vivaci e interessanti quella sulla libera docenza. Fermiamoci su questo punto, che ne vale davvero la }Jena. La libera docenza da molti anni è fatta segno ad accust>non sempre infondate; e i suoi mali derivano forse dalla facilità colla quale è stata accordata sinora e che l'ha molto discreditata specialmente in certe Università , nelle quali i liberi docenti spuntano come funghi. Qualche progetto di riforma universitaria, come quello

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