RIVISTA POPOLARE 591 ciate, fosse in te assoluto • ; ovvero « Ope1•a.come se la vita meritasse sernpre di essere vissntri » . Ma la so - cietà , non può esigere che la vita: appaia all'individuo degna di es:;ere vissuta, nè può razionalmente deplorare il suicidio, quando essa rende a lui la vita inamal,ile, armandolo in ultimo, con le sue istituzioui e forme d'azione eccessivameute costrittive o inique, contro sè stesso (p 293) "· Tale è l'ill'.lpalcatura del libro del Marchesini, che pet· l'acn me e la de11~ità del pensiero, per la f,irma elevata. e spes:'ìo ge11iale, per il profondo esame dei principali !Jl"O· blemi della. morale, e per l'impr,rtante contributo apportato al positivismo italiano eol nuovo saggio di una razionale per quanto naturale etica pedagogica, merita un posto eminente nella produzione etico-scientifica e •ntemporanea, ed è destinato a prov,>care un nuovo orien tamento nella scienza della condotta mm1.na. · PROF. F. PrEIROPAOLo La ~estaEsposiziodn'eltrte a Venezia II. LE SALE NAZIONALI La sala ungherese : Munkacsy -- La sala francese : Rivière, Bartholomé, Cottet - La sala svedese: Larsson , Zorn , Boberg - Le sale tedesche - Le sale inglesi: Robinson - La sala spagnuola: So. rolla ed Anglada. La Sala Ungherese, prima fra le nazionali, fu decorata dagli architetti Jambor e Balint secondo il gusto del loro popolo, tutta in oro: un oro caldo e bronzato, che, se dà l'impressione orientale, quasi assira o caldea, di qualche cosa di grave e di chiuso, non offende, però, la vista, con uno sbarbaglio eccessivo, e rispetta, anzi mette in maggiore evidenza, le tinte e i valori delle pitture; perfetLamente, poi, vi si armonizza il fondo oltremarino dei tappeti a fiorami rosati e della tavola e delle comodissime poltrone di mogano, come delle vetrine ricche d'oggetti d' arte decorativa; meno, invece, mi pare, il grande camino di marmo giallognolo, a ricche incrostazioni in metalli ed in pietre; e meno ancora gl'ingenui, anzi slavati, pannelli di stoffa a riporti in due tinte, disegnati dal Vaszary ed eseguiti dalla signora Kowalszky: questi davvero si potevan sopprimere, non senza danno soltanto, ma con deciso vantaggio della Sala. Nella qual Sala, del resto, su ventinove pitture, una sola mi parve davvero eccellente: i ·VAGABONDI NOTTURNdIi Mikaly Munkacsy, che passano torvi, accompagnati dai gendarmi, per una strada oscura, tra la fredda od ostile curio sità della gente : quadro magnifico, invero, ma non recente, anzi già noto da un pezzo agli studiosi d'arte moderna. E notevoli, poi, un piccolo paesaggio, CHIARO DI LUNA,di Daniel Mihalik, un'impressione campestre ·rapida e convincente, personale e nuova; e parecchie statuine- da salotto: i ritratti a figura intera della CONTESSAHo10s e della S1GNORGARuNwALD,in bronzo, di Miklos Ligeti, vivi, mossi, animati, che ricordano un poco il fare di Paolo Troubetzkoy; e IL PASTOREe IL VASAJOd,ue ritratti, mi pare, essi pure, di Joszef Damk6, nei quali la terracotta palpita e respira come carne umana ; e poi ancora varie placchette e medaglioncini in bronzo, ritrattistid pure, la maggior parte, di Fi.ilop Beck e di Ede Teles, e vasi smaltati ed iridescenti, davvero splendidi , e ca! ici , e portagiojelli , e cartelle di cuoio impresso e colorato, e oreficerie di vari autori, e anche anonimi, che completano e ingentiliscono la ricca bellezza di questa sala. X Segue la Sala Francese: d'un gusto recisamente contrario al mio, vale a dire, per me, d' un gusto pessimo: già, me l'immaginavo a priori, sapendo che n'era stato affìdato l'addobbo alla famiglia Besnard, che io ritengo personalmente amabilissima, come tutti i francesi, ma che artisticamente, prima di venire a Parigi, m'aveva sempre inspirato, per tutto ciò eh' io ne avevo veduto, la più completa sfiducia; qui poi, ho veduto, di Paolo Alberto, cose ammirevoli; ma tali non sono (tutt'altro l) quelle di Venezia: intanto, il lucernario in vetri a colori, e a colori vivissimi, rappresentante « Le Arti francesi che offrono a Venezia l' effigie della Città di Parigi i>, si può immaginare che strane luci diffonda sui quadri sottostanti; poi, la tappezzeria, a rabeschi patriotticamente rossi, bianchi ed azzurri, che, capirete, fa il resto; poi ancora, la vasca centrale, bianca, una specie d'enorme lavabo a tre piedi, lucida, affatto volgare; e il camino, sormontato da una specie d'inaccessibile e quindi irragionevole armadio .... Ahimè, ahimè! In compenso, comodi ed eleganti i ·divani, le seggiole, la gran tavola, disegnati dal Dufrène, con criterio ad un tempo casalingo e signorile; e belli pure i tappeti ed i cortinaggi. Quanto alle opere esposte , odiose addirittura quelle di Paul Albert Besnard: il ritratto (che risale al 1887) della PRINCIPESSDAI RuFFOSCILLAd.,ura, rigida, arcigna, lapidea, con le braccia d' alabastro verdognolo, coi capelli di cenere intrisa , coll' immancabile rostro d'arpia che l'acclamato pittore regala a tutte le sue facoltose clienti .... E così ·la pittura maggiore, A LUMEDI CANDELA, nella quale ciò che appunto v·è di più scialbo e di · men luminoso sono le fiamme del doppiere, altrettante fettine di gruyère: e vi risparmio l' analisi delle {ìgure. Ah no, ah no! Non sarà mai, che per essere anch' io fra gli eletti , fra i dotti , fra i semidèi, io lodi, anzi io tolleri muto, semplicemente, di questa roba: e meno che meno, poi, quando viene, quasi per dispregio, dall'autore del meraviglioso « Portrait d'artiste >> del Lussemburgo! Così lo STUDIODALVEROd' Eugène Carrière, al quale voglio credere sulla parola, purchè confessi d'averlo compiuto dentro una cappa di forno: in nessun altro luogo avrebbe trovato « nel vero » tanta fuliggine. E l'informe blocco di gesso d'Augusto Rodin, chi avrebbe mai immaginato, senza il catalogo, che rappresentasse uffa DoNNAGIACENTE ? E perchè no una foca, un ippopotamo, un ignanodonte? Menomale , che c' è il Bartholomé che ci riconsola con due capolavori: un capolavoro di sentimento, infuso nel bronzo, la madre disperata, contratta, convulsa, che stringe tra le braceia il BAMBINOMORT;Oe un capolavoro di grazia, la piccola candida ninfa ignuda , che si rincantuccia freddolosa e pudica nel cavo del marmo, come per ripararsi dalla doccia che la FONTANAa conchiglia riversa dall'alto. Graziosissime , del resto , anche le statuine di Jules Desbois, fuse a cera perduta, LA MusicA e LA CoMMEDIAei pieno di slancio e di verve lL BACIO di Jules Aimé Dalou, che mi fece immediatamente pensare al Carducci: « Qual fra le strette d'amator silvano torcesi un' Evia >l••••
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