Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 20 - 30 ottobre 1905

586 RIVISTA POPOLARE - Che cosa gli bisogna ? Gli bisogna: la conoscenza teorica d~l suo mestiere le norme igieniche della sua esistenza , la conoscenza storica, civile e giuridica della sua vita ♦ Nell'Università Popolare di Roma, su 1400 iscrit~i si ebbero 345 impiegati, 317 studenti, 260 operai, 65 professionisti _compresi i maest~i, ?4 a_rtisti; 18 militari, 10 pens10nati e 46 ?enza 1ndica~1~ne. . , Per studi fatti, poi, 20 ve111vanodalle Umvers1ta, 316 dai licei, istit_uti tecni~i e s~u?le normali, 640 dalle scuole tecmche e ginnasiali e solo r 54 da quelle elementari, senza dire di altri 177 che non ebbero indicazioni. Da che. si deduce: 1 ° Che impiegati' operai e stud~nti_ hann? costituito in proporzione non troppo 111d1ferent1la popolazione delle U. P.; . 2° Che in gran parte hanno compmto le scuole secondarie ; 3. Che tenendo conto più delle iscrizioni, della frequenza ai corsi, si confe~ma che è speci~lmente la così detta piccola borghesrn che trae magg10r partito dalla nuova istituzione JJ. 1 Questi dati e queste osservazioni ~iprodu~iamo dal bellissimo articolo che il Prof. Ascoli ha scntto sulla Università Popolare di Roma: dati e osservazioni che per quanto possa11:o s_et??rare - dir~mo così - localizzati-per le o~b1et_tiv1ta de~lo s~ud10_eJe condizioni econ )mico-d1catt1che dell U111versita stessa, sono il più lusinghiero commento alla n_os~ra tesi. Anche nell' U. P. di Novara fra 500 soci s1 ebbero appena 50 operai, mentre a Padova fra 127 isc..ritti l'elemento operaio fu lusi~ga se ascese a 4?: . , A Torino, poi, gli operai non andarono pm 1n la del 381o· : A Venezia in 3 anni il 41 °/o, il 36 ~/oe _1135 °/~- Solo a Parma si ebbero oltre il 70 °/o d1 ven operai. ♦ Or ciò posto dobbiamo riconoscere che la maggior parte delle attuali U. P. han. falsato il lo:o fine, perchè se arrecano un benefiz10 non ~olo etico, ma anche sociale a tutta quella classe d1 pe_rsone_che bene o male ha seguito un cert? ~orso d1 studi_ superiori, e che an~ora nella ~uot1d1ana occupaz10n~ trova il meno e 11 tempo di educare le sue fac9l~a intellettive e arricchire la mente, nessun benefizio 0 spar~tis_sima ric?mpensa, 1à, a quell' uditorio - ristrett1ss1mo crediamo da cm l U. ha preso nome e per cui si vanta di esistere. . . Da poichè tutte le confer~nze, tutte l_e_prolus10111? tutte le dissertazioni che dotti e benement1 profes!On vi fanno, e per la lunga inerz~a dell~ _fac<?ltà~omprensive e per la mancanza. d1_eserc1z10 nfless1vo e mnemonico che nel popolo s1 nscontra, passano per le poche menti a cui di più so11 dirette, come l'acqua su pietra levigata. ♦ Di ciò par non si voglia convincer_e _Rodolfo_Savelli, il quale in ,un ~umero della rivista Università Popolare, cosi scnve: . . . , « Sissio-nore, anche la scienza agli opera1. E un preo-iudi~io d'altri tempi il credere che la mente del 0 lavoratore non possa comprendere le nozioni scientifiche quando queste gli vengono impartite i11 quella misura e con quel~a forma che le sue scarse cognizioni richi~do1:o, <?11_supp?rre c~e 9~este nozioni debbono nusc1rgh pnve di qualsiasi interesse. « Si chiami scuola elementare od università po- •polare, scuola secondaria od università degli studi, poco importa, ciò che d?vrà cambiare s~rà soltant~ l'estensione della materia e sopratutto il metodo di insegnamento )) L'obiezione parrebbe logica: ma pecca d'una pregiudiziale e d' _un'.a_nalisi. . . Per la pregrnd1ziale abbiamo che se 11 metodo d' insegnamento è i"l_ prim_ofattore. educativ?,. non è, poi, il complesso ~1 tutti_ 1 f atton edu~at1v1 ; _non è la ganima didatt1~0-sociale c~1ea__r~omzza e_1_ll_umina tutto guanto il processo inzbitzvo e acquisitwo dell'educazione. Ove, difatti, la legge Casati ha dato i suoi mago-iori e migliori frutti, per quanto la bontà del mef.odo non sia stato inferiore in nessun luogo ? Ove le menti - per condizione di luogo e tradizione di civiltà - erano pronte ad accogliere il sapere! Là l'analfabetismo lo troviamo (fra roo coscritti) ad un massimo di 39,34/000, mentre ove le menti non si trovarono preparate, ove fu tutto cc uno sbalzo improvviso da uno stato che in_ certi paesi era quasi barbarie, ad uno stato che s1 voleva superbamente di civiltà perfetta, costò più che non sembri a chi consideri i fenomeni isolati ll, e l' analfabetismo vi oscilla (sempre fra coscritti) dal 65 al 5 5 per roo. Perchè lo stesso maestro da una scuola ad un'altra ottiene differenti risultati? Perchè, come lo stesso Ardio-ò avverte in una sua lezione sul metodo generale, 0 <c quando o _l'u~10o l' ·a~tro dei co1~cetti organici fondamentali d1 una scienza non sia una cosa nota a chi ha da imparare ))' è indispensabile ricorrere al metodo -induttivo invece del deduttivo ? Occorrerebbe in tal caso, usare due metodi in uno stesso moment~, date le diverse condizioni intellettive degli uditori dell' U. P. . . . Per l'analisi abbiamo una indispensabile differenza da osservare, non solo fra gli operai delle due Jtalie ma ancor di più fra i nostri operai e quelli delÌa Svizzera, del~a Svezia e della_ G~rmania. E di questi, certo, intende parlare 11 signor Savelli. <e Fare una scuola unica che s"erva per gli uni e per gli altri è vole_re che un adulto f~ccia _i pas~i piccoli di un bambino o che un bambino h faccia lunghi come un adulto >> ( r). ♦ E allora : quind agendum ? _ , La riforma della scuola elementare dall un canto, rendendola veramente popolare, cioè veramente utile per la gran massa operai~ ; e ~• a~tro lato - per tutte le U. P. esistenti - 1 applicazione ponderata e cauta d'un metodo puramente sperim_entale ~ pratico e d'un limite essenzialmente utile, delineato dagÌi stretti bisogni individuali e sociali del popolo (2). ♦ Da ciò non v1 e chi non vegga giustificata la nostra pre~ccupazione per la Scuola Pop~lare. . , E se con sincerità si guarda la quest10ne, s1 puo, affermare che la scuola popolare è la gran_ base dello edificio dell' U. P. e come tale la sua riforma dovrebbe interessare più che l' U. stessa, poichè senza .... - (r) E Rivolta, U. P. dall'Avanti!_N. 2578. (2) La gratuità dell'elemento opera10, per es. dovrebbe es·: sere un' altra condizione indispensabile delle U. almeno per 1 primi anni fino a che s'a~err_n!no e diventino un bis~g~o. _« L:3istituzione della tassa d' 1scnz10ne ha certamente d1mmu1to tl numero degli scritti ed allontanato talu~i dei più assid_ui frequentatori », così scrive il Prof. Vivant1 nella sua relaz10ne su l' Università di Venezia. Per ora abbiamo: a Genova (sempre per gli operai) la tassa d'iscrizione di L. 3; a Milano di L. 0,25 al me.;e; Moden~ L. o ~o per oani ciclo di conferenze; a Monza L. 0,25 (pe1 corsi 1 Jprimaverili e autunnali) i soci della Camera ~el lavoro, L. 0,50 i non soci; a Novara L. o, 20 al mese; a Pavia L. ?, r_o per lezione; a Torino (senza d_istin~ione~L. 2 per 18 lez10m._ A Parma a Piacenza a Schio e m qualche altra U. P. ogni ' ' . tassa è abolita, specialmente per la classe operata•

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