RIVISTA POPOLARE 525 È da noi tutti conosciuta-e se n'è scritto anzi più d' una. volta - quella specie di timore che ha ancora il nostro popolo dell'autorità, della giustizia, di tutto ciò che emana dallo stato - giacchè parliamo del po• polo sarebbe meglio dir governo - timore che persiste tenace specialmente nelle parti più incolte e più estranee alla vita politica del paese. Questo timore . si dice, questa diffidenza anzi che oggi è così nociva agli interessi dello Stato e a quelli stessi dei cittadini, è facilmente spiegabile, deriva cioè dalle lunghe angherie e tirannie con cui, nei tempi andati, le signorie assolute e le auiministrazioni vessatrici riuscirono ad unire nella mente degii oppressi l'idea di governo con quella di nemico. Essa non è più che un re8to atavico e, poichè non ha ragione d' esistere , dovrà un giorno o l' altro scomparire. Auguriamcelt1. Ma se anche non ci sono più signorie assolute, le amministrazioni non hanno però cessato del tutto di essere vessatrici, e, poichè di fronte ad una mente incolta una prepotenza anche piccola acquista 1 per naturale necessità, proporzioni considerevoli, l'idea di governo ha ancora, per moltissimi italiani, buona ragione di essere unita a quella di nemico. Capisco, è impossibile pretendere la perfezione, anche relativa, in istituzioni 11n1anecome sono le amministrazioui pubbliche; ma se dirninuirà, com'è sperabile, il nnmero degli intriganti o degli inetti negli uomini ad esse preposti, non potrà tuttavia, per una ragione evidente a chi non discute nel tlogno , rid11rsi assolutamente a zero. E, finchè accadrà qualche prepotenza, finchè , a bella posta o senza volerlo , si commetterà qualche ingiutltizia, e fin che, badiamo a questo, il livello iutellettuale del nostro popolo si manterrà, per l'indifferenza dei governanti, così basso com'è ora; non potremo poi, con aria di piovuti dalle nuvole, domandare al poµolo che evolva e perfezioni la sua coscienza politica, che concepisca lo stato qual'è, ne' suoi pregi e ne' suoi difetti, e che peruiò abbandoni quei ti mori e quelle diffidenze che gli son tanto noci vi e non hanno più ragioue d' esistere. Il fenomeno, che è frequente, come ho detto, e si manifesta tutte le volte che un cittadino incolto o quasi ha occasione d'accostarsi a qualche rappresentante del governo, diventa più evidente e più spiccato quando si tratta pel cittadino d'accedere alle aule della giustizia. In questo caso non è più , per lui , il governo che si fa sentire di quando in quando, potente ma lontano, unicamente e semplicemente per lo scopo di spillare i quattrini delle tasse - non dico imposte per ragioni di color locale: me lo perdonino i puristi della scienza del le finanze - è il governo i11vece, potente nemico, che s'accosta e trascina la malcapitata sua vittima per i luoghi dove esso solo impera , dove tacciono i mpau ri te le voci degli uomini e si levano solo , fredde e crudeli, quelle degli aguzzini che v'aspettano al varco per ghermirvi improvvisamente e gettarvi nel!' antro. Questa, che può sembrare, a prima vista, nna pittura esagerata e anche comica, è invece - e il lettore, se vi si rifletterà sopra, non vorrà negarlo - una semplice fotografia. Certo io non intendo che sian ritraUe con questa sola immagine tutte le impressioni che sorgono nella coscienza popolare dinanzi alle manifestazioni varie della giustizia. La diffidenza e il timore aumentano o diminuiscono secondo l'aumentare o il diminuire del grado di intelligenza e di evoluzione sociale e politica che presenta ciascuna coscienza singola o, se si vuole, ciascuno dei molteplici nuclei in cui è divisi;t la grande coscienza. collettiva e che sono, a lor volta, altrettanto coscienze ccillettive, meno ampie, è vero, ma, in compenso, più (1mogenee. È cosi, quindi, che dagli strati intellettualmente meno evoluti germoglia una diffidenza che assume spesso l' aspetto di un& paura folle: in certi casi, sporadici, non nego, ma sempre sintomatici, ho avuto occasione di notare perfino un timore ridicolo d'esser compromessi e, più che compromessi , addirittura disonorati , per essere stati chiamati a def>orre come testimoni. Dagli strati più evoluti del popolo esce invece una diffidenza che non è più così puerile ed ha anche minor vivezza ed ampiezza, ma, sebbene diminuita, offre, quasi per compenso dell'estensione scemata, una maggiore intensità, perchè è più seriamente sentita e, per l' ot,cservazione più vicina. e più limpida degli avvenimenti che le dànno origine, più ponderata. Se il fenomeno, specialmente pel modo con cui si manifesta presso le menti più rozze ed impulsive, è doloroso, lo si deplori , ma , per vani preconcetti, non si cerchi di negarlo. Anche per esso varrebbe il farmaco efficacistlimo di un'elevazione meno lenta di quel che ora avvenga , nell' intelligenza e ne1la coscienza della nazione. Ma più ancora - perchè il fenomeno non è dovuto esclusivameRte alle eondizioni attuali dell'intelligeuza e della coscienza nazionale, ma anche, e in gran parte , alle classi a cui è più specialmente affidata l' amministrazione della giustizia - sarebbe forte rimedio l'elevarsi di queste dinanzi alle coscienze del popolo e ii' curare che sempre quella funzione, importantissima e delicatissima sopra ogni altra dello stato, rispondesse in ogni sua eeplicazione, alle esigenze che determinano la sua ragion d' essere. Tutto ciò fin ora è stato desiderio , ma, poichè dagli sforzi degli intelligenti e dei volenterosi che si muovono con energia e s'oppongono all' italiana inerzia dei più, è lecito attendere risultamenti proficùi, ora può essere sperauza. E qui , per i lettori di questa rivista, mi basterà ricordare l'assidua opera parlamentare politica dell' on. Colajanni e, particolarmente, per la data recente e per l' esposizione iucida e forte di fatti e di idee che lo rendono d' insegnamento efficacissimo, il suo opuscolo Come si amminisfra la giustizia in Italia. In ogni modo, giacche ora si parla piuttosto di mali che di medicine, questo importa, per l'argomento nostro, notare: la diffidenza che ha il popolo nostro per l'opera dello stato, diffidenza che si accresce in modo notevolissimo allorchè vien considerata l'opera della giustizia, fino ad assumere, qualche volta, e non solo presso noi italiani, forme acutamente morbose di manifestazione. In America-è un'osservazione assai giusta che m'ha voluto opportunamente rammentare lo stesso on. Colajanni - la prevenzione contro la giustizia fece sorgere i linciaggi; in altri luoghi può prendere forma
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==