Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 18 - 30 settembre 1905

RIVISTA POPOLARE 523 vide in un paese ventisette pani per trecentopersone, un pane solo a famiglie di sette persone... « Se la « popolazione di questi paesi, egli soggiunge, finora « non è morta di fame ciò si deve all'abbondanza « dei frutti degli alberi, paò oramai esauriti: Che « cosa manger:mno allora ? )> Quell' ottimo generale Lam berti , cui è sfata affidata la dirc:i:iolle dei soccorsi e dell'assiste·nza, credendo di trovarsi ill territorio nemico e di fronte ai nemici, oltraggiò e voleva fare arrestare un ex ufficiale dell'esercito, sol perchè si recò a chiedere del pane con una popolazione affamata che sventolava la sua br:iva bandiera tricolore; e dette male p:1role ai poveri di Piscopio, eh' erano andate a chiedergli pane .. Così il Barzin i nel CorrieredellaSera. Le conseguenze della ignoranza e della burbanza militaresca si possono immaginare ; se ne avrà un idea da questo telegram111:1 di Malagodi alla Tribuna, che riproduciamo integralmente: << L'irritazione e il fermento della popolazione aumentano. << [n questo momento, mentn: mi trovo fuori sono circondato c1 da un gruppo di persone : l' una mi dice : << Lei è rapprc- << sentante della Tdbu11a ? - lo risposi di sì e l'altro aggiunse « subito : - Ebbene la preghiamo di telegrafare la verità al 1< suo giornale ; noi siamo quattordici impiegati dello Stato. << Alla :..,refettura e alla procura; siamo senza ricovero; dor- << miamo sotto stracci; mia moglie ora ha abortito con terri- •< bile emorragia; noi lavoriamo diciotto ore al giorno per provi< vedere alle vittime; siamo vittime anche noi, ma nessuno pensa ~ a noi ! Siamo stati al Municipio e ci hanno rimandato al 1< Comando dove tutto è accentrato. Ebbene al generale Lam- « berti abbiamo domandato che ci diano baracche, tavole, che 1< siamo pronti a pagarle ! li generale ci ha accolto in ma lo 1< modo e di fronte alla nostra indignazione ha avuto il co- •< raggio di dirci che metteva a nostra disposizione la caserma « donde hanno fatto uscire i soldati pere hè era pericolosissima! << La scongiuriamo, faccia arrivare la nostra protesta al gior- << nale ! >> ,e E così faccio, pure con grande dispiacere, ma questa è <( la terza volta in questo pomeriggio che mi arrivano pro- « teste di questo genere >>. Che cosa ha fatto il governo della monarchia quando ha .1ppreso tali fatti? Da principio ha fatto lo gnorri e sin aneo per mezzo dell'Agenzia Stefani ha fatto sapere ali' Italia che le notizie diffuse contro l' ordinamento dei pubblici servizi sono inesatte o esagerati, e non meritano alcuna fede I Ma in seguito alle riconferme :rntorevoli e numerose venute da ogni parte ha reso omaggio alla pubblica opinione esonerando il Comandante dell' Xl Corpo d'armata dalla direzione dei socc.:orsi. Con questa misura si è messo il bollo ufficiale all'anarchia massima, che regna sovrana nella distribuzione dei soccorsi agli sventurati Calabresi; :mar• chia aumentata e completata dall'azione dei principali Comitati e giornali, che hanno mandato apposite Commissioni a distribuire ciascuna per conto proprio i soccorsi raccolti. Questo metodo potè dare buoni risultati a Modica perchè il luogo col piro dal disastro era uno solo; non può darli in Calabria dove i colpiti sono 212 Comuni. Perciò avviene che qualche Comune abbia molto; parecchi altri nulla I Il capo della monarchia, però , ha fatto qualche cosa di meglio: ha mandato centomila lire ed è andato a visitare i luoghi del disastro, sui quali, di• cono i giornali, ha versato copiose lagrime ... L'atto del Re, come si poteva facilmente prevedere, ha sollevato l'entusiasmo dei giornali monarchici, che l'hanno esaltato con una esplosione di cortigianeria per la grandezza delle proporzioni paragonabile soltanto· a quella del disastro. In questa esplosione chi ha tenuto il record - lasciando da parte Achille Fazzari, ch'è fuori concorso e la cui filantropia ha assunto carattere donchisciottesco - è stato il signor Nicola Misasi; il quale ha mandato al Giornale d'Italia un articolo dal titolo commovente: Il R.echepiange, il cui succo è racchiuso in questo brario_: {( li primo Re d'Italia sui campi di battaglìa si rivelò a noi 1< che lo proclamammo nostro sovrano: su un ben altro campo « non meno glorioso, il giovane' Re suo nepote si è noi a rive- << lato. Su per i calabri monti, giù per le fosche vallatt:, ovun- << que è apparsa la regale confortatrice giovinezza , ovunque. << ha versato una lagrima , ovunque ha steso la mano agli « afflitti, ovunque ha proferito una parola di pietà, un nuovo « patto si è stretto : un Re che piange per la sventura di un t< popolo è un Re che si ama e che si benedice. Casa Savoia << (oh, la conosco ben la gente da cui son nato !J Casa Savoia << ha riallacciato :id essa con legami infrangibili il cuore ca1< labrese. Non sono un cortigiano, sono un uomo libero e << sdegnoso (? ! ), che applaude i Re quando operano da Re u come il giovane Sire che attraverso le macerie esalanti il << lezzo delle poveri carni sotto esse imputridite ha compiuto <( un viaggio trionfale che esalta l'uomo nel Monarca. Ciò che << non fece o non aveva saputo fare la rivoluzione degli uo- << mini, ha fatto, o Bergamini, la rivoluzione della natura, ci (( ha fatto sentire ed ha fatto sentire di essere italiani I >1 << Salvete, o pove;·i morti delle ionie e delle ·tirrene rive, dei « monti e delle pendici silane : sulle volte sanguinanti in << cui vi composero i sol~lati d' italia fu riconfermato il patto << nel quale è da nostra forza ed è il nostro avvenire. » Se la forza e l'avvenire d'Italia stassero davvero nelle conseguenze del viaggio e delle lagrime versate dal Re sulle sventura della Calabria quali ce le ha descritte la rettorica cortigiana e ridicola del Misasi, il nostro paese starebbe fresco davyer?l Tutti· i aiornali monarchici della penisola, dai più aran<li ai più piccoli, infatti hanno descritto con ispirito di verid ammirevole l'esasperazione grandissima deoli animi dei Calabresi, le cui grandi sofferenze no~ potevano affatto essere lenite nè dalle laorime, nè dalle centomila lire del Re. 0 Non sono le lagrime, nè la generosità di un individuo, ammenocchè non sia quella di qualche miUardario americano , che può provvedere a tanto disastro; ma solo lo possono i milioni dei contribuenti. I paesani di Calabria possono avere avuta la soddisfazione di avere parlato f a.milim:rnente _ con_ Vittorio Enimanuele 3 .0 e di essere nmasti affascinati dalla sua bontà, come da Serrastretta hanno telegrafato al Giornale d' Italia, ma con ciò non si sarànno saziati gli affamati figli di quei psesani; nè sarà aumentato il conforto di quell'altro che avendogli detto : Maestà aiutate l~ mesta calabria, e?b~ in - risposta dal Re: Da tutto il ~non_dover;an~o aiutt. No ! mille \·olte no ! Alle m1sene dell afflitta Calabria non potranno menomame~te ~astar~ nè le 1~- orime del Re nè le sue centomila lire, ne tutto ciò b ' che Li generosità di tutto il mondo potrà mandare

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