Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 18 - 30 settembre 1905

522 RIVISTA POPOLARE durrebbero assai più gravi inconvenienti. Chi potrebbe ad esempio, calcolare quelli che deriverebbero negando il diritto di contrarre matrinonio al 75 °/0 della popolazione siciliana, quant'è in media, la pordone degli analfabeti'? Un rimed;o efficace si avrebbe nella migliore distribuzione ddla popolazione sul territorio ma è di lentissima realizzazione; più rapidamente si otterrebbe un buon risultato passando la spesa per l'istruzione allo Stato. In questo caso la pressione tributaria rimarrebbe .identica, ma i contribuenti non la metterebbero in rapporto diretto coll'obbligo dell'istruzione. Si avrebbe una illusione; ma benefica. N. C. Per la Calabria le lagrimdeel Ree i miliondieic~ontribuenti Se nei momenti di grande dolore per immani sventure, che colpiscono gli uomini, fosse lecito di fare dello spirito , parafrasando un motto caro ai clericali, di frontè al terremoto di Calabria potremmo esclamare : il Dito di Dio colpisce... i fedeli. Infatti in Italia la Calabria si può dire eh' è la regione più devota, più religiosa, più cattolica; ed è pur troppo, la più povera e la più ignor:mte di tutta la penisola. In quanto a miseria economica non è superata che dalla Sardegna; in quanto allo analfabetismo nessuno le disputa il triste primato. Infatti mentre la ricchezza media di u.n abitante della Liguria è di L. 3716, quelle dei C:ilabresi discende a L. 1186; al disotto non e' è che quella dei Sardi con L. 856. Nell'analfabetismo nessuno uguaglia i Calabresi con circa l' 80 % d'individui <li ogni età e di ogni sesso, che non sanno leggere e scrivere. La grande miseria della Calabria era nota da gran tempo agli studiosi ed agli uomini politici e contro l'abbandono vergognoso - vorremmo dire: criminoso - dei governanti da oltre un se(olo protestavano coloro che la studiarono con intelletto d'amore, come i nostri lertori potranno apprendere da un articolo della Nuova Antologia di Mario Mandalari, che abbiamo largamente riassunto nella Rivista delle riviste. Ma gl' Italiani tutti e i signori Ministri e il Re a capo di essi pare che se ne siano accorti adesso in occasione dell'ultimo terribile terremoto, che ha distrutto interamente 30 Comuni - 20 nella provincia di Catanzaro e lOin quella di Cosenza - ed ha enormemente danpeggiato 212 sul totale di 452 Comuni arrecando la morte ad un migliaio di uonum, ferendone parecchie migliaia, gettandone nella miseria oltre un centinaio di migliaia ... Non faremo la storia tardiva dei tanti terremoti che con grande predilezione della natura, hanno tormentato e devastato la Calabria; nè tenteremo la descrizione degli orrori e delle scene tragiche e commoventi, che hanno caratterizzato quest'ultimo e che sono stati descritti da tanti e tanti corrispondenti dei giornali quotidiani. L' immensita del disastro, è stata tale, che i due più importanti giornali d' Italia la Tribuna e il CorrieredellaSera hanno mandato sul luogo due collaboratori di merito eccezionale , che nella stamp:i hanno acq nistato una meritata fama : il Malagodi e il Barzini. Se l'indole della nostra rivista ci dispensa dal fare la cronaca del terremoto e dei suoi episodi dolorosi c'impone invece d'intrattenerci dell'aspetto per così dire, politico ed economico del grande disastro. I corrispondenti di tutti i giornali, con alla testa il Malagodi e il Barzini, hanno anzitutto osservato Lhe se le consèguenzè del terrèmOtl> sono riuscite più terribìli , ciò si deve special mente alle tristissime condizioni in cui si sono trovate le desolate contrade della Calabria; la man(anza di strade, poi, ha reso necessariamelltl! insufficienti e tardivi i soccorsi. E tutto si può improvvisare coi quattrini e colla buona volonta; le strade no ! Ma non costituisce un <lisonMe pel governo italiano un tale fatto? La mancanza di meui di comunicazioni nell' anno di grazia 1905 non pone allo stesso livello del governo Borbonico il governo riparatore del Regno d' Italia? Opportunamente ha osservato Scipio Sighele nella Stampa di Torino : « Se il terremoto è un flagello, che non si può prevedere, certo è che ben minori ne sarebbero state le conseguenze se altre fossero state - e potevano esserle - le c'ondizioni di quelle popolazioni. Qualunque sventura - fisica, tellurica, economica, morale - è tanto più grave, quanto più misero è lo suto delle provincie o degli uomini che ne sono colpiti. E noi non leggeremmo ora tutti gli strazianti particolari che narrano lè insormonta• bili difficoltà per soccorrere quella povera gente, se noi non avessimo b colpa gravissima di aver lasciato per tanti anni quella povera gente quasi ·senza aiuto a combattere sola contro la sua ignoranza e la sua miseria, contro asperità di natura che rendono lente le comunicazioni, tardo e spesso inutile ogni soccorso ». E il Sighele poteva aggiungere che in questa grande miseria della Calabria la colpa del governo è massima. La natura ha fatto più povero il Mezzogiorno; perciò, se lo Stato, come pratica in Austria-Ungheria e i11 Francia, avesse pensato ad aiutare chi ha maggiori bisogni, avrebbe dovuto togliere di meno colle imposte alle Calabrie ed al mezzogiorno e dargli di più sotto forma di spese locali. Il governo italiano ha tolto di più ed ha dato meno ai più poveri ! Non c'indugeremo a descrivere lo slancio di solidarietà verso la desolata Calabria di tutte le regioni d'Italia e sopratutto della Lombardia eh' è tanto buona quanto è ricca; nè in questo momento adoperèmo lo staffile contro i miserabili pochi milionari di Calabria, che hanno lesinato le lire in favore della sventur:ita terr:1 natia; e ci limiteremo ad associarci aigiorn:ili tutti, che hanno tributato lodi senza fine ai carabinieri, ai soldati, ai medici civili e militari che nell'assistenza e nel salvataggio hanno dato prova di abnegazione, di coraggio, di laboriosità irreprensibile, ma non possiamo fare a meno di associarci del pari al biasimo severo e illimitato che gli stessi giornali hanno inflitto alla Direzioue militare, impersonata nel vecchio generale Lamberti, che ha brillato sinistramenre per la lentezza , per la insipienza, per la grettezza, per la prepotenza - per tutti i difetti, che sono sempre deplorevoli in tempi normali e che riescono addirittura intollerabili e odiosi in occasioni come queste del terremoto di Calabria. Si avra un' idea della efficacia dei soccorsi da q nesto dato che il Malagodi ha telegrafato alla Tribuna. Egli ha assistito alla distribuzione del pane e

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