RIVISTA POPOLARE 543 ferrovie, ponti. li debito nazionale è arrivato a superare il reddito complessivo di un anno della nazione. Molti giapponesi sono in disagio. Si teme che avvenga una sospensi\·ne di pagamento. L'oro che circola è srnrso assai e la Banca del Giappone ha biglietti in circolazione pel 35 °/0 ddle sua riserva aurea. Molti temono che i pagamenti in argento non potranno continuare. (Scrib11er's Jvlaga1i11e, Settembre). lf}. Gio11anni Lena : Evvt va la guet·ra ? ( 1) - Ecco infatti che siamo ai~cora a ripetere il ritornello della necessit;t della guerra e perciò (vedi logica!) della sua utilità! (nvano gli scie1niati hanno esaminato e provato come lungo la storia, dai tempi della lotta a corpo a corpo, l'a 1ione selettiva della guerra sia sempr..: andata diminuendo e rapidamente scomparendo e che la guerra decima la forza vera del popolo e lascia a casa i denutriti, i malaticci i tubercolosi, e per fortuna, coloro cui lo studio precoce ha affaticato gli occhi e i muscoli (cioè molti di quelli che inneggiano alla guerra!). Ci sono certi atti in un individuo e in un popolo 0011 multo evoluti che si chiamano fatalità (è fatale tutto quel complesso di cause che non riusciamo a scorgere e dominare). e sono cioè gl'impulsi antisociali e i delitti per passione. Al dì d'oggi, mentre due uomini si giuocano a' dadi o al coltello una donna senza domandargliene il permesso , si può ben comprendere come una o più nazioni (diciamo meglio pote,1,e, pe:-chè naiioni supporrebbe tutt'altra coscienza!) si disputino la patria d'una terza. Abbiamo ancora bisogno di carabini~ri alle frontiere; è evidente. Ma la guerra coloniale-~ Essa non è delitto per impulso irresistibile : è calcolata, preparata, condotta, se è possibile, in modo tacito e proditorio , perchè il _conquistai e sa benissimo di compiere una mala azione. Questa ultirna specie di guerra è la più felice, come l'insegna la (( perfida Albione 11, quando non s'impegna a fondo contro qualche gruppo di testardi olan <lesi. E c'è sempre una classe o un gruppo I.l'individui che la determina, e una mano che eseguisce incosciente e ne rimane vittima sempre : il soldato contadino e operaio. Nessuno ormai ,,, osa chiamare giusta e neanche necessaria tale guerra, fuorché cui 'prodest. Quanto alla guerra testè chiusa, non parli:1.mo d'una necessità d'espansione d'una nazione Russa ! Nè parliamo di benefizii, per ora ! Non c'è che da desiderare una cosa. Rubate e finitda ! prendetevi quest' Africa quest'Asia, queste isole e distruggete gli abitatori che non accetteranno immediatamente un impiego o una servitù ! E speriamo che la terra sia presto tutta occupata, comunque, da inglesi, da tedeschi. da belgi, da italiani, i quali ultimi, vivaddio! l'avranno occupata nel modo più nobile che tutti quelli altri, dissodandola e coltivandola. Le nazionalità nei paesi nuovi saranno mescolate in alto grado e le necessità di sempre più rapidi scambi daranno a uommi di ciascuna nazione una instabilità quasi una ubiquit~t, che render~\ impossibile la guerra. Ci vorrà del tempo, ma non quanto s1 pensa in certi paesi che lo perdono, il loro tempo, in chiacchiere , mentre i loro compaesani vanno a portare un' attività colossale ad altri popoli e fondano delle patrie. Un giorno troveremo intorno a noi venpta dall'Atlantico e dal Pacifico, una nuova civiltà , meno raffiinata ma più robusta, che chiamerà necessità la guerra contro di noi, allo scopo di occupar il suolo che noi lasciamo incolto, e poi ci darà leggi migliori di quelle che noi andiamo continuamente tessendo e ritessendo a Montecitorio per la nostra plebe e trasgrediamo noi stessi per egoismo di dirigenti. Costoro proclameranno, dopo l'America agli Americani, il diì-itto della patria per ogni uomo che v'è nato, ma ricorrendo ( 1 ) E risposta ad un articolo di un apologista della guerra. N. d. R. alla guerra soltanto quando le testarde nazioni europee avranno ricusato gli arbitrati. Costoro imporranno la pace americana, perchè evidt:nten,ente noi non sapremo mai imporre a noi stessi una pace latina ed europea. Di tutto ciò non hanno punto sentore i letterati, che si appellano alla storia maestra de/la vita, trascurando l'intervento di alcuni elementi ben capaci di esautorarla. La storia del passato ha pochi diritti sulla storia dell'avvenire. Se ci sono dei fenomeni nazionali, ce ne sono ancora di cosmopoliti, e I e frontiere, come le distinzioni di razza, diventano provvisorie. l capitali (e le doti !) non hanno patria; sono per ora , più cosmopoliti eh~ la scienza stessa, e cosmopolita è un fattore so - eia le di cui gl'intellettuali (ed a torto, essendo così. .. proletari, in Italia) mostrano troppo poco riguardo, il lavoro. La guerra fortifica i popoli. Quali '? il vinto o il vincitore '! E il vincitvre esce immune al dì d'oggi'? E quando pure av venisse che il vinto ne uscisse con un braccio di meno, ma con maggior volontà di ripigliar da ca1°0 a lavorare, dobbiamo noi gridare evviva alla gangrena e alle amputazioni? <( La guerra va giudicata dal!' alto, sotto un angolo vastissimo, con criterii di totalità ,>. Perfettamente. Io prego appunto lo scrittore dell'articolo a porsi un po' in alto, 'cioè al di fuori della guerra, per poterla giudicare. E prima di considerare questo fenomeno grandioso e funesto vorrei che si facess~ della storia un concetto di11amico e non statico. La storia passata e, lunaa e irta di auerre : la recente s' abbrevia e perciò ne è t> t> meno irta : la prossima venLUra ne vedrà forse purtroppo delle più micidiali. Ma traverso la storia la guerra è diventata sempre più illogica , fino alla stupidità. Se poi l' articolista vorrà elevarsi r,iù in alto, vedrà che nel!' evoluzione della vita, in questo lento affinarsi della psiche traverso una materia ed or· ganismi sempre più complessi e perfetti, l'umanità ha compiuta un'ascesa prodigiosa, per lo meno in alcuni deì suoi esemplari. Ed è a questi che ogni individuo deve affisarsi. E un popolo è formato d'individui. Ma oggi sono molti i giovani che rinnegano gli i-leali, forse perchè i più anziani ne hanno sognati troppi. [o prego i gio - vani , che amano chiamarsi realisti e pratici , a giungere al - meno coi!' aspirazione ad un tempo in cui la guerra vera e propria sia scomparsa, cioè sia smesso l' uso grossolano cli fracassarsi il cranio, e la struggle /or !ife metta in competizione dei valori meno bruti ; si esplichi magari in lotte di tariffi-;, in protezionismi, meglio in gare di brevetti d'invenzione, e piuttosto dia la vittoria alla virtù, che riesca a trasformare la materia in ricchezza, in benessere, in intelligenza, in umanità, o, se volete, in superumanità. Uua punta di pessimismo tuttavia mi dice· che attorno agli ossi lottano i cani. C'è dunque soltanto da augurarsi che s;ompaiano gli ossi, o, m;)glio, che la scienza ci dia di che vivere senza disputarci il pezzo di terra, e le macchine rendano dii-fusi, copiosi e agevoli, perciò quasi deprezzati, i beni inferiori, e le gare si svolgano intorno a beni, per conquistare i quali non valga più il cannone. Fino a quel tempo un nuovo Galileo Ferraris può venir soppresso da un'insolazione alle grandi tnano vr~ e una civilissima Fin'andia può venire annientata da una Russia . . . ( li Lampo, 1 7 novembre). Ha11s Delb ... iick: r.Ja costttuzto'ue russa. - [ liberali e i radicali russi vivono nella stessa illusione dei liberali tedeschi una cinquantina d'anni fa, che il popolo cioè s!a libe-- rale e che basti farlo votare per ottenere un governo l·berale. Ora forsechè è liberale iI parlamento tedesco? Esso è compost~ di ultra montani, di socialisti, di agrarì e di forcaioli. lo ho udito una volta il ministro Miquel sospirare: Non l'avremmo proprio pensato di fare l'impero per q~ella ge1~te. Comunque venga eletto il parlamento russo e quah che s1.a_nole su~. att1ibuzioni, tutto è spuma di fronte al f~tto gra111t1co.che I 11?~ mensa maggioranza del popolo russo e composta d1 contadm1
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==