Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 18 - 30 settembre 1905

RiVìSTA Non sono queste parole una cosa d' ieri, udite alla Camera, o lette in un periodico di socialisti 'l E bene, che cosa ba fatto, in cento anni, il Governo dei Borboni e quello del Regno d'Italia in favore di quelle, desolate popolazioni"? Una cosa sola fece questo Governo: aumentò le gravezze che dovevano essere diminuite; e in tal modo ai danni venuti alla Calabria , in conseguenza della caduta dello [mpero d'Oriente, della scoyerta dell'America, delle nuove vie marittime dell'abbandono de' Governi, delle desolazioni de' terremoti, un altro si aggiunse e più grgve di tutti, il desiderio, che ebbero i Calabresi nel nuovo Regno d'Italia, di non possedere cosa akuna per non avere il dovere di pagar~ le tasse! Non credo di esagerare quando affermo eh::: dal disagio economico delle Calabrie hanno colpa, grave colpa, tutti gli uommi, che sono stati al Governo della cosa pubblica in [talia, dal 1860 a questa parte. Non hanno veduto e non hanno voluto vedere. Pare..:chi pubblicisti ne hanno scritto e dimostrato che occorreva rimediare prontamente. Nessuno ha udito evo. luto udire. Ora è venuto il terremoto, un altro terremoto, e questo Aagello con tutta la sua crudeltà è >-tato Yeramente pietoso. Non si dovrebbe dire; ma_ questa è pure una s:rnta verità! Come il fuoco dell'Etna, questo Aagello può ora dare un po' di quiete e di conforto a quelle popolazioni. Non darà di certo la ricchezza e l'ampia e lussureggiante vegetazione, quale è data dal sacro fuoco dell'Etna alle regioni, che sono ad essa sottoposte; ma darà, potrà dare, sollievo e conforto , con la icessazione delle gravezze fiscali pt:r un po' di tempo !à dove commerci non sono aperti, le industrie non sono iniziate, i mercati delle derrate non sono avviati; dove i contadini, non potendo vivere e vedere il pane quotidiano ne' loro paesi, vitnno a cercarlo e a guadagnarlo in America. Ora si parla un ':il tra volta della Calabria , traendo motivo dal recente terremoto. Non è più il pane che mancn; non sono le vie che non vi sono; non sono i commerci, non sono le industrie, non sono le scuole, non è l' eJucazione di un popolo lungamente oppresso e rassegnato , che chiama la nostra at - tenzione : no; è, invece, la persecuziene della natu,a crudele, la scomparsa di abitazioni, la presenza di molti feriti, la mortl: di moltissimi sotto le rovine! Discorriamo pure di questi altri mali, subitanei e improvvisi. Ma, di grazia , non si poteva parlare della Calabria anche prima? li nostro potere politico non ha osservatarii, da' quali vedere e intendere tutte le parti del Regno ? Vi sono scuole vi sono vie, vi sono commerci, vi sono industrie, in Calabria ·t Le tasse fiscali si pagJno in Calabria nella stessa misura che si pagano in Lombardia, nel Genovesato , in Campania, nelle Puglie, nelle regioni dell'Etna ! . Lo Stato ha un grande imperioso dovere e: questo per ora si riassume (a parte il bisogno dell'amministrazione della Giustizia, il quale! bisogno, p :r un'espressione dantesca, m Calabria si sente pilÌ e meno altrove) : 1 ° nella rinunzia totale, o parziale per molti anni di molte somme, come introito di tasse fiscali e specialmente di fondiaria ; 2° nella erogazione per molti anni di molte somme a benezfiio dell'agricoltura, delle industrie, dei rnmmerci, della via. bilità, dell'istruzione popolare. rn ogni modo è urgente il provvedere con una riforma tributaria a uno stato di cose desolante , sotto ogni riguardo. li contadino non può abitare nelle campagne per difetto di case, e le case non si costruiscono , perci1è anche le più umili casette rurali, le più modeste costruzioni, i tuguri , le catapecchie , tutto quello che chiude e copre un lettuccio di paglia, o di pietra , o di legno , tutto è soggetto alla tassa , al pagamento d ·un contributo. [ danari non vi sono per questo pagamento ; onde la fuga dei contadini verso i grossi e i piccoli POPOLARE 541 centri abitati, e le persecuzioni degli agenti fiscali e la vendita del tugurio al primo offerente per il mancato pagamento della tassa. Tutto questo non succede nt! in Lombardia, nè in Piemonte, e neppure in tante altre regioni , dove le. umili case di campagna sono esenti dalle tasse minime. .\vviene sol - tanto questo crudele &candaloso fatto in Calabria e in Sicilia ! Il Re vi è andato e ha vedu!o. Ma, giacchè vi è andato e ha potuto vedere:: co' suoi occhi la miseria di quel popolo, è d..:siderio che Egli provveda e che additi i rimedi a chi ha il dovere e la responsabilità di proporli e difend-::rli nella Camera e nel Paese (Nuova A11tologia, r 5 Settembre). N. Pflugm.111n: L·-t s,u•ceslòlione (\cli' Aulo4trta .. - L'Europa attraversa un periodo di crisi e di incertezza eccezionale. Al nord e al sud nuovi aggruppamenti di nazioni si elaborano, il mondo latino acquista la c1Jscienza delle sue affinità, la razza slava si appare-:chia ad affermare le proprie in un immenso grido di liberazione Al centro il vasto impero germanico proclama la sua vitalit;l e le sue ambizioni, mentre che il suo viL".ino,l'Impero d'Austria, sembra ra.-;scgnarsi ad una prossima dissrJluzione. Di tutte k alee che ruppr.:!sentano questi fenomeni, l'ultimo è il più interessante. Per tutta la sua s:oria, per J;t varietà dei popoli, che la costituiscono 1 la monarchia austro ungherese è co,ne radicata nell'intero organismo politico europeo. Non solam~nte la sua esistenza è uno dei postulati maggiori di tutte le combinazioni di Stati, ma la sua dislocazione politica, o la divisio;1a dei suoi territori tra limitroti potrebbe rimettere in quistionc il pr'ncipio della loro antica formazione. L' Europa dovrebbe ricominL"iare. D' onde l'urgenza di diagnr1sticare il male e di vedere se sono possibili i rime.li. L'Austria-Ungheria è composta da raue eterogenee; in maggior parte è tedesca, ungherese, czeca. Conta dt!l pari Polacchi, Ruteni, Slavo:1i, Croati, Italiani, Valacchi, tutti desid1.:rosi d'indipendenza o di preponderanza, secondo la loro situazione geografica o la loro importanza numerica. Queste tendenze separatiste o panicolariste non sono nuovi;:: rimontano ai primi secoli dell'associazione e derivano da molte cause, tra le quali l'antipatia di razze è forse la minore. La morte drammatica dell'arciduca Rodolfo, in cui si vide il decreto della scomparsa della dinastia degli Absburgo le ha acuite. Le recriminazioni dei vari elementi delt' Impero sono ben fondate? Ci troviamo in presenza di aspirazioni coscienti, che si armonizzano coll'ordine necessario in Europa e i d..:stini logici delle nazionalità interessate? Per rispondere a queste domande sarebbe ni!ct:ssario rimontare ali' origine ddla formazione della monarchia. Qui basta osservare che in tutti i patti conchiusi nel secolo XV[, quando metà dell'Ungheria era caduta in mano dei Turchi, dal duca Ferdinando d'Austria coi paesi danubiani e' era l'assenza di ogni spirito di unificazione nazionale, di riunioni definitive di provincie attorno ad un regno tipo come in Francia. [n An stria- Ungheria 11011 ci fu che una lega di razze per la protezione mutua contro il pericolo turco. E siccome le guerre in cessanti reclamavano la loro assoluta coesione , la lega non pote,·a avere altro spirito che quello di una confederazione di nazionalità autonome;:. È così che i documenti dell'epoca sta biliscono che l'alleanza fra i dtversi Stati e Ferdinan-io d' Austria era conchiusa per difendere i terr·tori contro i Turchi. L'Austria pel fatto stesso, che non era direttam.:!nte e continuamente minac.::iata dai Turchi, che solo due volt<:: ne avevano invaso i territori, nella Lega assunse il predominio. In seguito a diversi avvenimenti e sopratutto dopo le due guen re coll'ftalia e ia Francia nel 1~5~) e coll'Italia e la Prussia nel 1866, l'Austria perdette il suo prestigio e le diverse nazionalità accen-- tuarono lt: loro pretese d' indipendenza é di autonomia. Tale

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==