Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 18 - 30 settembre 1905

RIVISTA POPOLARE 539 loniale, un trattamento per l'Algeria diverso da quello del Tonchino o del Madagascar. Sono questi del resto piccoli nei, che nulla tolgono all'equanimità ed all'imparzialità fondamentale dell'Autore, il quale attenendosi alle fonti più sicure ed alle autorità meno discuti bili è in genere misurato e sereno nei giudizi, nè tanto meno al valore dell'opera, quadro storico dal tocco sicuro, dal disegno nitidissimo. Una bibliografia fìnale abbondantissima, se ne eccettui per qualche colonizzazione minore (fra cui l'italiana) e per la parte giuridica, piuttosto deficiente, aumenta il valore pratico del libro, facendone per la ricchezza di note e di accenni un ottimo manuale, una guida suggestiva e sicura anche per quella parte sociologica, che meno è trattata. GENNARO MoNDAINI 1'1Vl.5TA DELLE "IVl.5TE L'opera di Pio X - Il programma seguito da Pio X appena assunto al pontificato e nei due anni consecutivi si riassume nel motto : Instaurare omnia i11 Christo ; e ciò non nel solo campo religioso, ma in tutte le manifestazioni <ldla vita, economiche e sociali , intellettuali e politiche. Il maggiore interesse della esplicazione di questo programma sta nei rapporti che ne derivano tra il Pa·pa e Casa Sevoia, tra la Santa Sede e il Regno d'Italia. Pio X colla tenacia che distingue la Chiesa Cattolica, non ha cessato mai di protestare per la perdita del potere temporale , ma senza la violenza di Pio IX e di Leone XIH. La protesta più energica fu quella in occasione del viaggio di Loubet in Roma. Ma qualunque fosse stata la protesta Pio X ristabilì buone relazioni con tutti i membri della Casa regnante. Ciò sarebbe stato impossibile sotto Leone XIII. Tra i segni più notevoli del ravvicinameto si devono ricordare : la visita del Duca e della Duchessa di Genova al papa, l' intervento del Cardinale Svampa arcivescovo di Bologna al banchetto dato al Re Vittorio Emmanuele m, la visita ddl'arcivescovo di Napoli, Cardi;-iale Prisco, al Duca di Aosta. Altro segno dei mutati rapporti tra il Papato e l'Italia si ha nella lotta contro gli elementi sovversivi b continuazione di quella intrapresa come arcivescovo di Venezia in favore dei conservatori nelle elezioni. Lo stato di guerra latente tra il Regno d'Italia e la Chiesa cessò anche in quanto al riconoscimento dei vescovi : non ce ne sono più tra i più intransigenti ai quali il governo neghi il Regio exequatur. Dall' intesa tacita e pratica tra la Chiesa e lo Stato si ebbero prove evidenti nelle elezioni generali del novembre 1904. L'intesa è tanto più notevole in quanto è avvenuta prima sotto il ministero liberale Giolitti e poscia sotto quello Fortis , che è un antico repubblicano. E ciò avvenne senza che ufficialmente fosse stato tolto il famoso non expedit. Sulla politica dell'Instaurare omnia in Clwisto è importante l' ultima enciclica di Pio X. In essa il Papa consiglia i cattolici di unire i loro sforzi per combattere coi mezzi legali la civiltà anticristiana e riparare agli inconvenienti che ne sono derivati; per far rientrare Cristo nelle famiglie , nella scuola, nella società; per ristabilire il principio dell'autorità umana come rappresentante quella divina; per prendere a cuore gli interessi del popolo e specialmente delle classi lavoratrici rurali ; per agire in guisa che le leggi siano fondate sulla giustizia e siano abolite quelle ad essa contrarie: ec. In tale enciclica era notevole l' accenno alla partecipazione dei cattolici alle urne e benchè s: facesse omaggio alla po!itica di Pio X e di Leone XIII , volgendosi ai vescovi d' Italia avvertiva che in taluni casi il supremo interesse della Chiesa e della società poteva consigliare la rinunzia al 11011 expedit. Questa enciclica benchè scritta -in una forma vaga, com'è costume dei Papi, affìnchè, se necessaria, possa farsi una ri - tirata, rappresenta il piu importante do~umento sui rapporti tra la Chiesa Cattoli..:a e il Regn0 d' Italia dal , 870 in poi. La politica nuova del Papato potrà esercitare una influenza benefica sul Parlamento italiano, in quanto ristabilirà la netta e sincera distinzione tra Jil:,erali e conservatori. [nfine come segni della r1uova politica si deve registrare la voce che corre insistente sulla prossima uscita del Papa dal Vaticano e sull'accettazione dei tre milioni e mezzo di lire che assegnò al Pontetìce la legge delle Guarentigie del 13 maggio 187 1; benchè si tema, se ciò si facesse, che· venga meno l'obolo di S. Pietro (Corrisponden:ra da Roma alla North American Review, settembre). ~ Legg·i locali -- L' argomento ddla opportunità di fare delle leggi, che non sieno l.!guali per tutto il pac:se è argomento sul quale molto s_iè discusso. Da una parte il bisogno di cooperare alla unificazione delle diverse regioni e creare a poi;o a poco l' italiano , suggeriva il concetto di mantenere rigorosamente la uniformità della legislazione in tu~te le sue varie parti e specialmente sulla parte tributaria; (tranne , come è noto, la imposta sul sale e quella sul lotto): dall' altra si comprendeva che tale uniformità della legislazione poteva essere frutto di una specie d1 transazione rispetto alle diverse condizioni ed ai diversi bisogni e poteva quindi riuscire incomoda a tutti, ingiusta per alcuna delle regioni. In sostanza però prevalse il cri terio di fare leggi eguali per tutto il Regno, e tutte le volte che qualche tentativo fu fatto per ottenere disposizioni di leggi speciali per qualche parte_ di Italia, si è evocato il pericolo del regionali:;mo per impedire che il tentativo fosse applicato. Abbiamo sempre combattuto questo sistema di applicare le stesst: leggi a regioni tra loro così diverse sotto tanti aspetti, sopratutto notando che si perdevano in questo modo tesori di energia, che avrebbero potuto esplicarsi meno difficilmente se speciali legislazioni , adatte alle speciali condizioni di una regione , avesse potuto venire prudentemente escogitata ed ap plicata. Oggi , sotto l' imp~ro di fatti gravissimi e di situazioni che richiamano seriamente lll attenzione di tutto il paese, la stessa questione risorge e tanto più risorge viva, in quanto già il Parlamento, in questi ultimi anni, ha fatto qualche breccia al principio che era stato stabilito, ed ha votato qualche legge, anche importante. di carattere regionale. Si d1:ve proseguire per que.~ta nuova via con criteri più larghi e con applicazioni ancora più estese? Certo il paese oggi non è più quello di quarant'anni fa; questo quasi mezzo secolo di unità ha servito a qualche cosa per cementare la unione intima delle diverse parti del Reg110e per far ritenere che ove fosse necessario tutte le regioni, nessuna esclusa , sarebbero pronte ad ogni sacrifizio per mantenere la unità della patria. Se mai qualche manifestazione contraria si è avuta, non solo fu transitoria e piuttosto astratta, ma fu tosto cancellata da potenti dim1lstrazioni di un sentimento unitario vivamente sei tito, appena qualche circostanza lo ha reso 11eccssario o solo conveniente. L'obbiezione fondamentale quindi, che veniva opposta al proposito di leggi r,on uniformi per tutto il Regno, sarebbe oggi, se non caduta del tutto , certo 11otevolmente diminuita d' efficacia. D' altra parte, se lo svolgersi del fatto politico ha resa intima e salda la unione delle diverse parti d' Italia, non si può negare che lo svolgersi del fatto economico ha fortemente diversificate alcune regioni. N·on dividiamo l'opinione di coloro che pensano essere il Mezzogiorno d'Italia e la Sicilia in

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