538 RIVISTA POPOLARE sia un colonialista improvvisato: l'opera sua condotta direttamente su fonti di prim'ordine ed oltremodo abbondanti mostra nell'autore una preparazione acquisita di lunga mano e quanto mai atta a fargli vedere e rappresentare nella colonizzazione il risultato della vita complessa d'un popolo. Tanto più strana riesce quindi in uno scrittore dal senso storico così educato l'opinione, assai più spiegabile in economisti e giuristi usi a guardare di preferenza la statica anzichè la dinamica dei fenomeni sociali, chC!vi sia l'ottimo metodo di colonin_ar_ione, e l'allusione di poter dare <e un'idea adeguata della colonia teoricamente ideale » (I, p. 2-3). Ora noi pur ammette_ndo coll'autore che la storia anche nella sfera della colonizzazione, come in tutti i campi, « contribuisce all'evoluzione dei metodi migliori e di più illuminate teorie )) (I, p. VII), non crediamo che se ne possa dedurre una norma fissa di condotta valevole per tutti i casi, per tutti i tempi, per rutti i luoghi: ce lo vieta appunro quel metodo storico, che col suo principio di relatività ha dato bando una volta per sempre al concetto assoluto dell' ottimo governo, dell'arte perfetta, della vera morale e così via. E' in ispecie il successo dell'Inghilterra nel campo coloniale che ha contribuito alla leggenda d'un metodo speciale di colonizzazione (che non sarebbe poi se non quello ingle~e), contraria~ente all~ storia imparziale la quale dimostra come 1processi della stessa colonizzazione inglese siano cambiati nel corso dei tempi, e mutino radicalmente da lnogo a luocro: <e in tale materia, ripeteremo noi pure e non ~ai abbastanza <:ol Dubois, non v'·è teoria di economia poli tic a od esempio del passato nè successo presente che valga per tutti i casi, e non vi. sono metodi o sistemi coloniali,ma solo procedimenti)) (1). Vero è che l' A. da vero spirito americano, più che a questo preconcetto teorico, sol~n:en_te e_spresso quà e là (per es. I, 27 II, 320 ecc.), s1 ispira 111tutta l'opera sua al fine pratico, di esporr_e le vi~ende d~lla colonizzazione umana. E uno stud10 anzi essenzialmente storico, nel quale alle teoriche è lasciata la minima parte: gli stessi Principii generali, che precedono la narrazione, trattano solo delle diverse qualità di colon_ie, del~e. ~ause gene:ali della colonizzazione e dei requ1s1ti necessari nella madrepatria, nel paese da c?lonizzare e nei_coloni perch~ l'opera riesca, sono, m ~n~ parola, 1 _proleg~men! della colonizzazione anz1che uno stud10 teonco d1 essa dei mille problemi cui dà luogo (rapporti fra colo~ia e madrepatria questione della mano d'opera trattamento degli indigeni, amministrazione, lavo'ri preparatorii e conservatori, ecc. ec_c.). . L' A. non vuole ad arte trattare teoricamente d1 essi, preferendo mostrarne ne~la realtà coloniale il sorgere, lo- sviluppo e la sol_uz1?ne o 1?eno. . . La colonizzaz10ne o meglio 1espans10ne poh~1ca dei pop<?li orien~ali_ (Egizi, Ca~dei, _Assiri, ~~bllonesi Medi Pers1a111), la colo111zzaz10ne fe111cia, la ' ' l' . cartaginese, la greca, 1~ rom_an~, espans10n~ commerciale delle repubbliche italiane nel Med10 Evo cui dedicalunghi capitoli,la colonizzazione p~1:toghese, la spagnuola, l'olandese, la_ franc~se, l _1n~l,ese passano s~ccessivamente s_otto 1 nostri occhi, prn o meno rapide ma sempre 11~ rr1:o~o da_ pote-rne. c~- crliere distintamente le vane fasi ed 1 caratten tipici. Poco si ferma invece sulle ~ol<;>nizzazioni minori (danese , svedese , russa , . itahan~ , belo-a ecc.) se ne tocrli la tedesca, cui profetizza un ::, ' b . . grande avvenire (II, 307): alla colomzzaz10ne russa ( 1) Dubois: Sistemi coloniali e popoli coloni~~atori-Dottri~e e fatti - (trad. ital. in Bibliot. di Scienze Politiche ed Amministrative, serie II, vol. lX) p. 918. ad esempio, pur cosi importante nei destini dell'Asia, dedica solo qualche pagina, quantunque le riconosca e non a torto (II, 292) i caratteri di vera e propria colonizzazione anche se tale parola manca ufficialmente nell'opera russa; caratteri invece che a torto non riconosce, pur essendovi affini per non dire identici, ncll' espansione germanica dell'alto· medio evo (Il, 294 nota 4): così un cenno fugace soltanto tributa alla grandiosa colonizzazione interna degli Stati Uniti, troppo nota ai suoi lettori d' America (II, 292-93), ed una lunga Nota soltanto alla lega Anseatica (I, 194-196) in cui non so con quanta coerenza, dopo aver chiamato <e colonin_ar_ionefiorentina i> ed aver studiato in un intero capitolo la espansione commerciale di Firenze, vede una semplice azienda commerciale internazionale. Lo sviluppo di gran lunga maggiore è dato naturalmente alla colonizzazione inglese, cui l'A. dedica quasi tutto il secondo volume, e di cui dice non esser in gran parte se non una cc introduzione » i capitoli riguardanti le esperienze coloniali di tutti gli altri Stati moderni. Offre l' Inghilterra infatti come il dominio coloniale più grande, che sia mai esistito nel mondo, anche il tipo oggi più evoluto di colonizzazione; senonchè l' A., che pur si mostra in genere imparziale anche in questa parte dell'opera, non considera forse abbastanza quanta parte le condizioni geogratìche e storiche abbiano nella perfezione di questo modello, di cui attribuisce il merito principale alla coscienza coloniale di quella grande nazione. L'ideale inglese in materia, dice il Morris, è quello di organizzare , allevare , educare alla civiltà i popoli soggetti, qualunque cosa ciò possa costare alla metropoli, proprio l' opposto di quello spagnuolo, che è stato sempre il profitto della metropoli ad ogni costo, qualunque fosse la perdita per le colonie. Ora, ammesso anche che questo unicamente sia lo scopo della politica coloniale del1' Inghilterra, scopo di cui tutta la storia di essa, dalle crudeltà di Warren Hasrings nella conquista dell'India, alle famose purghe (all'arsenico Il!) degli indigeni nei distretti australiani, all'iniqua guerra· recente contro _i Boeri permette per lo meno di dubitare, è indiscutibile che esso appare solo nel secolo XIX dopo la triste esperienza del contrario fatta nelle antiche colonie nord-ameri<.ane e solo nei luoghi dove le circosranze lo esigono più o meno imperiosamente. . . Così la superiorità della stessa pnma colo111zzazione inglese sulle altre dell'epoca, dall' A. t~nto vantata (II, ·77) sotto la_ suggest10n~ dcll_a glon?s~ democrazia anglo-americana scaturita dai_11anch1 ~1 quella, non fu nemIJ?.~no _essa frutto di det~rminato volere della politica 111glese, ma delle circostanze; fu merito della emigrazione inglese spontanea dell'epoca e dei luoghi, dove s'avviò: se invece delle coste atlantiche del Nord-America fossero toccate in retaggio all'Inghilterra quelle dei paesi au-- riferi, non sappiamo davvero quale ne sarebbe stato allora il destino ! Così. la grande varietà di governi c?loniali , che vien qui tanto lodata (II, 82), noi~ e fr1;-1ttoes~a stessa della diversità delle colonie 111gles1 ? La distinzione politica fondamentale infatti tra colonie con governo responsabile, colonie con governo _soltanto rappresentativo e colonie della corona , corrisponde quasi perfottamente alla divisione ~1atural~ fra colonie di clima temperato abitate quasi esclus1vam~nt~ da bianchi, colonie strategiche o con popola~10n! miste dirette dall'elemento bianco, e colome di clima tropicale abitate da razze di_colore: _è q~indi una necessità naturale quella che impone 11 d1ve_rso trattamento la stessa che consiglia alla Francia, pur così lonla1{a dall'Inghilterra nella politica co-
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