RIVISTA POPOLARE 535 non quando , lasciando da parte quistioni di metodo e di sviluppo puramente dottrinale , mi si dimostri che la stoffa del mondo è l'ide.l, che quella ignota forza cosmica di cui l'azione morale è il coronamento è, nel suo valore profondo, quel che l'idealismo teleologico presume ma non dimostra, cioè il Bene, piuttosto che l'Essere indifferente e tetragono ad ogni distinzione di bene e di male. L' Etica, in ogni modo, se nel campo chiuso della vita pratica si fonda sulla distinzione di bene e di male, il cui contenuto è storicament~ variabile ed il cui antagonismo a..:cenna a decrescere a misura che l'opera educativa può approssimare al nulla il secondo dei due termini, nel campo aperto ed esteso della ricerca filosofica concilia i due termini in una concezione superiore che distrugge la distinzione medesima. Sicchè, in questo senso, è proprio vero che l'Etica debba esser concepita ((di là dal Bene e dal Male >> quantunque non nel senso del Nietzsche che tale distinzione voleva distruggae nel campo della vita pratica, in cui eboe, fin qui, ed ha, forse transitoriamente, la sua ragion di essere. L'Etica ha, insomma, due facce: se, per l'una, è una suprema Teoretica e lascia, tuttora, pur troppo, irresoluta la suprema questione sul significato (idealistico, o ciecamente dinamico) del mondo, per l'altra ha valore essenzialmente strumentale, come la Logica formale, il bene ed il male e le altre categorie della Morale sono, come gli universali del pensiero logico, come i concetti, non altro che Jonne nelle quali apprendiamo ed elaboriamo la variabik materia che l'esperienza porge alla conoscenza ed ali' azione umana. E..:co perchè di tutt'e quattro le concezioni fondamentali, qui accennate, del problema sul valore della vita è quest'ultima quella che tutte le raccog!ie ed integra, ed è, perciò, t,·a tutte la più accettabjie , quantunque in senso alquanto diverso da quello puramente idealistico. Siffatta soluzione è , in vero, il risultato del maggiore sforzo che la mente umana abbia po tuto fare pt:r dare all'Etica un valore non fantastico, ma superiormt:nte e filosoficamente scientifico. Napoli, agosto c.905. Fn. MoNTALTO Per una "più grande ,, Italia I nostri interessi al Brasile III. Rio de Janeiro 10 agosto 1905 Onorevole Amico, Quell'eccezionale, ipotetico lettore che per avventura ri..:or. <lasse ancora le mie due lettere che v' ho indirizzate su questo argomento - una (< più grande n Italia nel Brasile - e che per vostra cortesia fu_ron pubblicate nei numeri del I 5 Marzo e del I 5 Ottobre 1904 della « Rivista Popolare • , quel lettore che io immagino per comodità di esordio, si chiederà co1nf' mai io abbia tanto taciuto prima di continuare a svolgere il mio assunto. E voi stesso certamente mi crederete un bel pigro. Ma che cosa volete eh' io vi dica'? La vita italiana è così fatta che non permette una lunga illusione. Ed io che mi ostin_o - malgrado tutto - a sperare e a sognare che qualcosa di buono, e di utile, e di grand<:: debba finalmente sortire dalla nuova Italia, mi sento proprio scoraggiato a intrattenervi dell'altro sugli intèressi nostri al Brasile. La nuova Italia è malata di dispepsia cronica. Non assimila nulla. Ora si ora no ingerisce molta roba , e la elimina poi senza trarne succhi vitali, e forza novella, Mi sapreste dire che n' è delle leggi sociali pubblicate dalla (( Gazzetta Ufficiale ii di questi ultimi anni? E dell'Ufficio del Lavoro? E del Commissariato dell'Emigrazione? E qui nel Brasile le cose nostre vanno peggio di prima. Mentre io sognavo che - finalmente ! - la borghesia ita• liana e lo Stato volessero in qualche mondo orientarsi per cominciare ad intender<: la somma di interessi nostri ché gli espatriati son vt:nuti ..:reando in questa parte dell'America Latina; mentre immaginavo ~·he il Commissariato dell'Emigrazione, che manda suoi funzionari in Brasile , volesse far da animatore e da propulsore, il Ministero degli Esteri consente che il servizio Consolare sia peggio disorganizzato in questo Paese, e il Commissariato par che voglia arrestarsi a qualche pubblicazione nel suo (( Bollettino », così arido ed eunuco cht: ogni fascicolo par morto prima d'esser nato. Sono proprio questi che pubblica i rapporti che il Commis-- sariato riceve, o son le castrazioni dei rapporti ricevuti che il Commissariato ci regala 't Mistero! Intanto, qui in Brasile, non solo non vediamo nessun serio tentativo eh<:: dimostri nel Commissariato l'intento di organizzare - dopo 4 anni di esistenza - quei servizi che la legge gli impone; non solo non vediamo nessun serio proposito, da parte del Ministero degli Estt!ri di migliorare il servizio consolare; ma vediamo e sentiamo dolorosamente che mentre il Commisse.riato perdura a non esistere, i Consolati cadono in piena anarchia. Che dirvi'? come volete eh 'io vi parli di una (( più grande >> Italia, qui, mentre tutto dimostra che la volete an..:he peggio rimpicciolire? ♦ E ..:osì, consoli e vice•..:onsoli in cOni;edo. Consolati e vict:-consolati vacanti. Sopratutto nello Stato di San Paulo-dovc i nostri sono per lo meno 800.000 - gli Uffici Consolari sono senza capo ne coda. Mancano tre vice-consoli su quattro, e il Console Generale, che sconta anche errori non suoi - ma che non seppe evitare - è esautorato, incapace , malato , circondato dal vuoto, piombato nel nulla. Ma che cosa dunque succede in Italia '> Quale cecità ostinata , incurabile, ha lo Stato 't Come mai nemmeno gli riesce di scorgere tutto ciò che gli altri già vedono bene? Ma insomma questo Tittoni, questo Fusinato chi sono, che sanno, che cosa fanno'? Han mandato 3000 lirette all'Ospedale Italiano di S. Paulo! E perdurano a chiedere l'estradizione di alcuni poveri diavoli, aumentando l'avversione cht: hanno gli emigranti verso i Regi Uffici, e dando buon gioco a coloro che ci chiamano un popolo di miserabili. Non solo non si fa nulla del be11enuovo che qui speravano dall'opera del Commissariato, ma si fa peggio di prima da parte del Ministero degli Esteri. È certo che senza un riordinamento degli Uttìci Consolari nei paesi di grande immigrazione nostra ; è certo che senza servizi propri creati in questi pa<::sida parte del Commissa - riato, nessuna affo1mazione nostra è possibile, nessun vantaggio per i nostri è sperabile. Che il Commissariato - ridotto ormai a una categoria burocrarica qualsia - nel tradimento di ogni speranza che la democrazia italiana a\'eva concepita creandolo - che il Commissariato non viva e non agisca e violi la legge che la costituì, mancando ai fini che la legge 13lidiede , tutto questo si può anche comprendere fino a un certo punto , data la difficoltà delle cose e l'inesperienza degli uomini proposti a studiare i problemi della nostra emigrazione e ·ella colonizzazione italiana. Ma che il Ministero degli Esteri , dove l'esperienza relativa ai servizi Consolari è lunga, dove esistono diecine di studi organici sulla riforma dei Consolati, _dove quotidianamente giunge l'eco dei mali, e l'incitamento al rimedio che urge, che ll Ministero degli Esteri faccia peggio di prima , qui nel Brasile, dove noi contiamo il maggior numero di emigrati , tutto ciò non si può nè capire, ne giustificare, nè perdonare,
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