532 RIVISTA POPOLARE Il valore della vita (A proposito del libro del prof. lGINo PETRONE u Problemi del mondo morale meditati da un idealista » R. San - dron, 1905). Sono vere quistioni ardenti quelle che si riferiscono al valore della vita umana, di ciò che dicesi il suo fine - il Bene - delle vie che a quel fine conducono e delle deviazioni che ce ne allontanano e conducono ad opposto termine - il Male. Non in tutt' i tempi queste quistioni si agitano: nell'epoche di fede ingenua e serena o di fervido entusiasmo esse non sono neppur concepibili; sorgono soltanto in epoche in cui l'antica fede è sc<'ssa e la nuova non è ancor nata, in epoche critiche più o meno proclivi allo scetticismo; ma, quando tsli quistioni si formulano, son l' indizio di una febbre latente, che ha invaso e minaccia di logorare l'organismo sociale. Spesso si risolv,,no, come k febbri di crescen 1a, felicemente: una nuova fase di accresciuto vigore sottentra a quella che pareva desti•- nata a segnare la fine della vita morale e maturava , invece, in laboriosa gestazione, i germi di una vita nuova. Ma chi potrebbe, a cuor sicuro, predire che quel eh 'è spesso avvenuto avverrà sempre? È così complesso l'intreccio delle circostanze da cui dipende la vita storica; è così ddicato il funzionar dei molteplici fattori psico-sociali, che un guasto irreparabile nella psiche collettiva e un arresto definitivo di quel suo lavor•), che dicesi il progresso, non può essere, a priori, considerato co_me un'assurda ipotesi. Quando più vivo e insistente è nell 'uomO'· il bisogno di veder chiaro qual sia veramente il valore della vita e se questa sia tale che valga la pena di viverla, allora più imminente è il pericolo che l'anima umana, nello sforzo di esplorare la profondità dell'essere suo, esaurisca tutta la sua energia e, stanca, finisca per adagiarsi in un riposo sepolcrale. Non è recente il grido, che, d'epoca in epoca, ripetuto, fu raccolto e tradotto ne' noti versi del Poeta : 11 O ciechi, il tanto affaticar che giova ? Tutti torniàmo àllà gran madre antica! n E, mentre i molti avrannc, così, reciso in sè stessi la radice di ogni manifestazione vitale, dallo sfondo mortuario emerge• ranno soltanto i pochi in cui la prepotente attività non ha più freno nel far lecito quel eh' è libito e nel.sopraffare il gregge dei deboli. Ed è naturale che ciò avvenga: quando il dubbio intacca, lentamente corrode e finisce per distruggere ogni specie di fede - religiosa o filosofica, illuminata o nativa ed incolta - nel Bene, vien meno, necèssariamente, ogni distinzione tra i due termini antagonistici della vita morale - il Bene ed il Male, il concetto positivo dell'ideale etico ed il concetto negativo, che, tolto il primo, come suo necessario presupposto, non ha alcun valore; - cade irremissibilmente l'ordine morale così come attraverso una secolare tradizione si è venuto determinando ed è lef ittimo il dubbio se in questa rovina non siano per esser travolte le sorti della vita sociale umana. Sicchè ben dice il prof. Igino Petrone: u il valore della vita è il problema umano per eccellenza, quello che domina ed impronta cli sè tutti gli altri problemi della scienza e della intuizione del mondo n. Ed è un problema - aggiungo - che si impone ad ogni anima cosciente in epoche critiche come la nostra, in cui il dubbio come fiamma sottile va serpeggiando ed accenna a divampare in vasto ed irreparabile incendio. ♦ Le soluzioni fondamentali pc:.,ssibilidi sì grave problema sono le seguenti. La vita è un bene - concetto positivo; la vita è un male - concetto negativo, che come ho detto, presuppone il primo, quale un quid puramente pensabile, ma non traducibile in realtà; la vita è un conflitto, tendente ad una conci'ia1 ione, tra il Bene ed il Male-- un progressivo ma sempre meno contrastato ed instabile trionfo del primo sull' altro dei due termini del dissidio; la vita, infine, non è, nel suo valore profondo , nè Bene nè Male - cioè , questi due termini non hanno alcun significato oggettivo nell'ordine cosmico; ne hanno soltanto uno pratico nel mondo umano. Non sono conclusioni che si escludano reciprocamente se non per chi da particolari pregiudizi sia indotto ad una visione unilaterale del problema ; per chi sappia , invece, abbracciarlo in una visione più larga e comprensiva, le due prime tesi che sembrano antitetiche si conciliano nella terza e questa è integrata dalla quarta. Consideriamo, anzitutto, le due primè. In ent,ambe, rome, altresì, nella terza, rimane integro il dato psicologico del giudizio valutativo. Ma, quando que!ito sia assoggettato alla critica della conoscenza, si rivela non vero giudi 1 io, perchè privo di valore conoscitivo, perchè risultato di funzione non teoretica, ma mista, cioè, funzione essenzialmente sentimentale e pratica a cui la funzione teoretica serve semplicemente di mezzo, per 1rarre occasionalmente da talune fonti di conoscenza i materiali che l'imaginazione, mossa dal sentimento e dalla volontà, elabora in costruzioni caduche, continuarneute rinnovate e da rinnovarsi per l'esigenze sempre nuove dell'adattamento alle mutevoli condizioni della vita. La vita, adunque, come obbietto di giudizio valutativo (il valore della vita) è ben altra cosa che il fatto del vivere come si presenta alla conoscenza. Essa - dice la Psicologia - cioè, dice la nostra coscienza integrale-è tensione e tendenza, implica il concetto di un fine e di un adattamento dd mezzi al fine; il suo valore è, appunto, il valo,-e del fine umano ; e quale questo sia non la coscienza nella sua funzione gnoseologica può dircelo , ma la coscienza integrale ; non la conoscenza in genere; non alcuna scienza in particolare , ma la Filosofia , come intui 1 ione del mondo e, in specie, della vita umana. Diciamo, senz' altro: l'Etica non è scienza, nel senso proprio della parola , ma è, essenzialmente, Filosofia. Senonchè la Filosofia ha avuto ed ha tali e tanti indirizzi che la quistione suprema è,· appunto, questa: quale indirizzo filosofico può meglio rispondere alla quistione sul valore della vita? La disamina particolareggiata delle singole tesi enunziate può condurci ad una, se non definitiva almeno provvisoria conchiusione. ♦ La prima tesi - è evidente - non può essere formulata se non da una dottrina che, assumendo come obbietto di studio il valore della vita , voglia cominciare da un atto di fede ed ammettere indiscutibilmente il valore del fatto morale. E deve ammetterlo non come semplice dato psicologico. su cui I' ana - 1isi critica possa , nel tentativo di ricostruirlo , esercitare una funzione dissolvitrice, dichiarandolo un fenomeno accidentale, soggettivo, una soprastruttura il cui aspetto apparente sia illusorio e affatto diverso dal reale significato sottostante; ma come un fatto avente un vero valore oggettivo , un significato essenziale rispetto alla Realtà e non accidentale , ma integrale nel!' ordine cosmico. Tale è il pensiero che si esplicaJ sostanzialmente, negli scritti recentemente pubblicati dal prof. Igino Petrone, che combatte, con grande effiracia di argomenti, il Materialismo nella Morale e nella Filosofia del diritto, e le nuove forme dello scetticismo (quella, sovrattutt,1, del Nietzsche) per conchiudere, infine, con tre saggi di valore ricostruttivo - u Il problema della Morale ii << [I valore della vita i> - (( L'Etica come Filosofia dell'azione e come intuizione del mondo ii. A-nche il positivismo associazionista - nota l' A. - dà valore oggettivo alle idee morali. I seguaci di quella dottrina , dallo Stuart Mill allo Spencer, << professano, anzi, altamente il loro « dogmatismo etico. La scepsi è nell'origine, non nel risultato 11 o nel termine finale; forse e senza forse, essa non è nemmeno
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