Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 18 - 30 settembre 1905

RIVISTA POPOLARE 529 Tutto qnesto, che si dovrebbe chiedere ad ogni uomo di studio, si deve, con maggior diritto, pretendere dagli nomini grandi. Perchè, infatti. la perfezione e la snblimità dell'intelletto non debbono andare d'accordo colla perfezione e la sublimità dell'animo? È vero che il Lombroso, applica.11do la teoria della lotta fago~itica dea:li organi, descritta dal Roux e dal Metcnikoff, alla sua teoria degenerativa del g-enio, ha credt1to di fis-· sare 1a regola che alla perfezion_e dell'intelletto catrispooda necessariamente, come per compenso, l'imperfezione di qualche organo, e specialmente ,w' imperfezione morale che egli e i suoi discepoli hanno cercata e studiata iu moltissimi uomini di grido. Appoggian-· dosi ora a questa teoria si potrebbe di nuovo obiettare da q ,,alcuno che gli uomini grandi, se si vogliono, bisog~a prenderli come ~ono, e, perciò, anche con tutta la loro degenerazione morale. Anche in questo caso, d,mque, le immoralità e le colpe degli uomini gr11ndi diventerebbero una neces~ità a cui sarebbe impossibile sfoggire. Quest'osservazione però - e cioè naturale - può essere esatta solo per chi sia in tutto o in parte .seguace della teoria lombrosiana; pe1, chi invece non lo sia ancora di ventato essa non ha alcun valore. Non cercherò io adesso di confutare la teoria di Lombroso: non ne è questo_ iJ luogo e, prnbabilmente, no;n ne avrei neppure i mezzi. Noterò solo ciò che, del resto, è stato ancor da altri notato, che cioè il Lombroso stesso suggerisce in un punto dell'opera sua l'obiezione più valida all' identità del fenomeno patologico e di quello geniale: e È innegabile (dice egli) che nel genio esistano dei fatti evolutivi di progresso, ma quello che più importa è di non negare l' altra faccia. del vero: l'esistenza contemporanea di fatti regressivi che si accompagnano sempre alla. progressione~ (1). E perchè allora - gli si può chiedere - s' ha da tener conto dei fatti regressivi e non dei progressivi? e Perchè voler determinare la natura del genio per quello che può aver di comune con altre manifestazioni della psiche, anzichè per quello che ha di proprio e di caratteristico? Perchè non investigare la funzione e gli effetti di quegli elementi riconosciuti speciali nel genio e che non esistono nella pazzia. e in al tre manifestazioni morbose ? (2) Ammessa. così nel genio, dal Lombroso stesso 1H. presenza di fatti evolutivi di progresso, mi pare che - almeno per quanto riguarda il particolare argomento che 01·a ci trattiene - non ci sia più altro da. dire. E mi pare che senza difficoltà si possa fissare questa regola: Noi dobbiamo pretendere dagli uomini grandi un sentimento della moralità più squisito e raffinato che negli altri uomini. Ed essi debbono trovarsi in grado di possederlo, perchè hanno attinto alle più difficili scaturigini del sapere ed acquistate le più alte cognizioni sulle leggi della vita. Il popolo - e sono ginnto così al punto a cui miravo - è convinto che negli studi è ripoeto , fra gli altri tesori, anche quello di permettere a eh.i vi s' inizia di raggiungere la perfezione del proprio sentimento morale. Ecco perchè 1a sua ribe1lione, quando (1) G~nio e degenerazione, pag. 228. (2) R1varola, Una questione di metodo intorno alla teoria antrapologica sul genio, Napoli, 1900, pag. 6. nn uomo grande gli appare indegno di essersi accostato alle pure fonti del sapere, scatta improvvisa e violenta ecco perchè non concede perdono o compianto a chi ha violate, pnr conoscendone meglio degli altri il valore ed il pregio, le lPggi sovrane della vita. Prevedo un'altra obbiezione. Il Lombroso tra i precnrsori della sua teoria ha messo anche il popolo ; ha riportate, cioè, alcune frasi proverbiali, alcuni motti popolari (pazzo per natura e savio per iscriUura; un fol advise bien un sage, ecc.) che sembrano accennare ad una credenza, se non chiaramente determinata , certo abbastanza sentita, nell'analogia fra genio e degenerazione. Se dunque, mi si può obbiettare, il popolo stesso riconosce negli uomini di genio la presenza di stigmate degenerative e perciò !a diminuzione di responsabilità per 1e loro colpe, e perciò anche l' assoluta mancanza d'un buon influsso degli studi sopra le loro facoltà msrali, che cosa ci venite a cantare d'altro? Ahimè ! anche un lombrosiano sereno non potrà negare che ad alcuni suoi precursori, e fra questi a] popolo, il Lombroso ha fatto dire più di q11el~oeh' essi vo1evano. Il popolo, con quei motti , con quelle frasi proverbiali ha voluto solo notare che molti uomini di studio posseggono qualità caratteristiche differenti da quelle comuni degli ::1\ .tri uomini : che sono originali, in fin dei conti, e d'una originalità che, appunto per un'apparenza di stranezza, si potrà anche chiamare pazzia, ma, intendiamoci bene per carità, non pazzia come quella che conduce al manicomio, non pazzia. come quella che consiste in una vera e propria e condannevole degenerazione morale. In quelle frasi, in qnei motti a me par di vedere il sorriso del popolo, niente affatto ironico e niente affatto irrispettoso, davanti a certi atti d'uomini grandi che gli sembrano strani ed originali. È il sorriso di chi osserva e non comprende , ma non cessa per questo d'ammirare la grandezza dell'uomo che gli sta dinanzi. In una parola, il popolo nota, perchè deve notare per forza , queste singolarità curiose degli uomini di studio, queste, se vogliamo , bizzarre originalità; la nota sorridendo perchè non riesce a spiegarle e perchè, non comprendendole , gli appaiono comiche o strane, ma qui si ferma. Il rispetto che ha ha per gli studi e per coloro che vi applicano la vita., gli impediace d' andar più in là. Aggiungo poi che oggi l'uso di quei motti deve necessariamente scemare e tendere anzi a scomparire. Gli uomini di studio non diversificano più dagli altri - o almeno si contano !!lolodelle eccezioni - per certe proprietà caratteristiche, per certe originalità che presso il popolo dovevano produrre, tempo addietro, notevole impressione. Una volta non si concepiva un pittore, uno scultore, senza provvederli d' nn cappellaccio da brigante e d' una bella zazzera copiosa. Un archeologo, uno studioso di biblioteca, dovevano per necessità vestire dimessi, lavarsi di rado, vivere insomma completamente nei tempi passati e dimenticare perciò i bisogni e le cure dei tempi loro. Ora invece i pittori e gli scultori vanno vestiti, in generale, come gli altri galantuomini, e per le biblioteche e per gli archivii non si diffonde più soltanto l'odore del tabacco e dei libri vecchi, ma. si levano anche di quando in quando dei

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