528 RIVISTA POPOLARE più mite di quella che si attribuisce, in circostanze simili, a un delinquente oscnro. L'intensità della pena vien misurata dal grado di sensibilità che posseggono i rei che· dovranno subirla. È questa la ragione per cui dalle età barbare fino ai giorni nostri la gravità delle pene è sempre venuta diminuendo. perchè sempre nello scorrere del tempo, veni va a mettersi d' accordo coll'aumentata sensibilità della specie umana. È questa anche una delle ragioni principall per cui il Be . !caria ed altri domandarono una diminuzione del rigore delle pene e specialmente l'abolizione della pena capitale. giacche essi pensavano giustamente che per l'accentuazione notevole che aveva subita la sensibilità degli uomini, si sarebbe ottenuto con una pena più mite lo stesso effetto che colla pena capitale si voleva raggiungere. Orbene, mi si può dire, non é as8ai più elevato il grado di sensibilità in un uomo grande che in uno oscuro? Il lungo studio, la conoscenza più intima della psiche unama, il lavoro sempre continuo di perfezionamento dell' iotelletto , la raffinatez:t1a anche che, per un effetto che quasi sempre si veri fica, hanno raggiunto i sensi, la posizione stessa a cui l'uomo grande s'è elevato fra i suoi simili , non gli hanno resa, con progressivo aumento, sempre più grande, sempre più squisita. la sua sensibilità? Senza dubbio, rispondo. Ma una pe!1a viene modificata dalla legge solo quando la sensibilÙà con cui deve sta.re in rapporto s'è modificata in tutta la società, non iu pochi uomini solamente. In caso diverso tutti coloro a cui la legge venisse a negare il privilegio della pena più mite sarebbero costretti ad insorgere violentemente senza contare poi che la valutazione del grado maggiore o minore ·di sensibilità se si può fare facilmente di tempo in tempo su grandi masse, in una persona singola riuscirebbe assai difficile e pericolosa. ♦ Ma. - si obbietterà ancora - non parliamo d'una valutazione fatta dalla legge; parliamo piuttosto del contegno che assume la coscienza del popolo davanti ali' uomo grande caduto. Anche il popolo dovrebbe convincersi che l'uomo grande, per frL1tto appunto de' suoi lunghi studi, possiede una sensi bi lità più raffinata della sua e che perciò una pena uguale a quella d'un altro delinquente oscuro produce su lui un effetto più grave che sull'altro, e una pena meno severa un effetto identico. Tutto questo, rispondo, non accade nel popolo, ed è bene che non accada. Il popolo non ha compreso ancora questa morale dì semi-superuomini e, benchè esso non conosca bene in che cosa consistano veramente quegli studi con cui l'uomo grande ha perfezionato il sno intelletto, sente tuttavia che da essi l'uomo grande avrebbe dovuto derivare ben altro che una sensibilità più o meno squisita di fronte ·alle pene, sente insomma che l'uomo grande avrebbe dov11to giungere con essi a possedere un'alta coscienza della propria dignità e responsablità, ad acquistare una coscienza più profonda e più sicura della gravità e della bruttezza del male, dell'importanza e della bellezza del bene. Oh, davvero il popolo molte volte stima, senza conoscerle intimaman te , le arti e le scienze, più di coloro che ad esse si applicano e in esse si fanno un nome! E se il popolo è arrivato a concepire. così l'essenza degli studi, a penmadel'si che questo deve essere l' effetto eh' essi producono nella coscienza d1 chi li colti va, quale, domando, dovrà essere il s110 contegno davanti all'uomo grande, all'uomo di studio, caduti nel male? Io so bene che da parecchi non 8i attribuiscono questi buoni effetti al sapere. Secondo molti gli studi , e specialmente quelli delle arti, lungi dal perfezionare l'uomo, lo pervertono, o per dir meglio , gli perfezionano la mente e gli pervertono il cuore. Si cita sem pre, a questo proposito, l'esempio dell'Umanesimo e del Rinascimento, perchè non mai forse, come allora, l'uomo dotto fu roso dal tarlo della corr11zione. Orbene, se ciò avvenisse anche oggi, se oggi cioè fosse questo l'effetto prodotto dallo studio delle arti e delle scienze , direi pur io senza timore : poichè volete gli artisti e gli scienziati e poichè le arti e le scienze imprimono in così malo modo l'animo di chi le coltiva, abbiatevi sì i prodotti rari e preziosi delle scienze e delle arti, ma abbiatevi anche le immoralità degli artisti e degli ijCienziati , e poichè queste debbono esser quasi una necessità inevitabile derivata dal genere speciale di quella vita, non pnnitele, o, per lo meno, punitele con moderai ione. Ma chi non vede che oggi gli studi , benché non completamente dissimili da quelli del passato, sono però a .•imati da un altro spirito (1)? Dall'acquisto di tante cognizioni, di tante idealità, deve scaturire per l' L1omodi studio una conoscenza profonda delle sue forze, delle sue attitudini, e perciò ancora un concetto alto e puro della sua dignità d'uomo e della maggiore responsabilità che, appunto per la luce che ha rischiarata la sua mente, deve avere dinanzi a tutti gli altri che son rimasti nell'ombra. La sensibilità che s' è tanto aumentata in lui non deve servirgli per regolare comodamente il rimorso e l'espiazione del male compiuto, ma per impedirgli di compiere il male ed anche di desiderarlo, a metterlo nella condizione di dover fremere d' orrore e di ribrezzo quando gli si presenta ·allettatrice l'occasione di macchiare la pn - rezza della propria dignità o, peggio, d' offendere la. dignità d' un altro uomo e la integrità del suo onore o della sua persona. (1) F~ neppur crado che l'esempio dell'Umanesimo e ,~el Rinascimento valga a dimostra1·e che lo studio perfeziona la mente e perverte il cuore. In quell'età, gli artisti, i letterati, i cortigiani , dominati dallo spirito dell'antica vita latina e greca, specialmente di questa, che derivava dallo studio della letteratura e dell' arte di questi popoli, erano assai corrotti, ma anche la folla umile ed ignorante - e chi ha studiata n~,n solo la letteratura ma anche la vita sociale di quei tempi deve ammetterlo - non erJ. men depravata. Se, del rtisto, la sensibilitl della specie umana si è sempre venuta accrescendo nel t.impo, se il nost1·0 sentimento morale è divenuto più raffinato - e anche questo chi conosce un pò di storia non può negare - ciò si deve al fatto che l' umanità s' 1\ venuta faceudo sempre più colta. Mi parrebbe quindi un controsenso ammettere d-a una parte che l'aumentata coltura abbia prodotta l'aumentata sensibilità e raffioatezz..:. morale, e dall'altra che appunto coloro a cui la specie umana devt! questa raffinatezza siano stati più immorali della folla sulla quale la loro is.tl"l'· ziono cd educazione si riverherava.
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