478 RIVISTA POPOLARE - Un piccolo prestito di un pazzo parente, non temete. Asino I - Aggiunse con un gesto di compatimento. Quosto tono rassicurò un po' gli amici. * * * Una notte però accadde qualche cosa di grave. Egli tornò tardi, agitato, taciturno, si svestì rapidamenro a nascose qualche cosa nella vecchia ca.c;sa. Nessuno dei giovani dormiva : con il respiro trattenuto ognuno aspettava. · Verso la mezzanotte Isbi Bénob si leva pian piano e spia. Trno fuori dalla cassa , cercando di non far rumore , un oggetto, accende un fiammero e guarda il suo segreto. I suoi occhi si animano , mandano lam~i e lagrime ùinanzi all'oggetto sconosciuto - una fotografia. Gli amici osservano tutto. Ed ora? Che fa? Lotta, come se non volesse, accosta ed allontana la fotografia dal suo viso... non può resistere, la bacia ! Bazsò non sa trattenere sotto la coltro un grido. Bénob mla: - Infami ! - e corea di nascondere veloce il ritratto. Troppo tardi ! Hormann gli si getta addosso e gli afferra le mani. - T' uccido-rnggisco Bénob, o allontana con nn µugno il suo beniamino. Troppo tardi ! Braqirits gli si slancia tra le gambe , Bazsò accende la lampada. Jsbi è trasformato: i suoi occhi sono iniettati di sangue, le vene del eolio pare vogliano scoppiare , il pctt.o gli Ri alza e abbassa con rumore. Allontana, àistribuendo formidabili pugni a destra e a sin istra, gli assalitori. Il labbro di Bazsò sanguina.. I giovani .diventano più furiosi, si slanciano ali' assalto, ridendo, imprecando : - Mostra, mostra ! Lasciaci vedet: la donna ! Il gigante comincia a stancarsi , si dibatte ancora un momento, e poi, l' intero corpo irrigidito, le labbra morse a sangue, il petto ansante, nndo, giace lì, como un vinto, triste fauno. La fotografi.a tolta cosi , fu portata in trionfo ed :wvicinata alla lampada. Grande meraviglia! lnnanzi agli avidi occhi dei tre giovani apparve una splendida creatura. La fotografia pareva nella notte assumere cento colori. Il viso , piccolo, era di una bianchezza abbagliante, i capelli, in una gran massa, biondi, gli occhi, poi, di una P.Spressione celeste. Da tutto il viso emanava un non so che di buono , di soave. \ Solo le labbra erano chiuso come da una seria tristezza. Il vinto guardava con amarezza, quasi pregando, l'allegro gruppo, come un cano che teme di e~sere bastonato. - Non· temere, Isbi, non te la mangiamo, sai?- disRo Hratarits. La fotografia fu voltata eù Herman n lesse ad alta voco la dedica: e Al mio Sàndor, - Ida. i> La bella Immagine fu ancora guardflta o con pii't attenzione da Hermann che, ad un tra1-to : - Una gobba! - urlò. E tutti risero. - Dato qua - fece !,;bi, tranquillo. Tacquero. - L' ha preso troppo sul serio , disse Bratarits , re~t.i tuendo il ritratto, questo fanciullone : gnastarsi il sangue per una simile sciocchezza ! Cercarono di calmarl0, e fu facile; egli non era adirat•). - Si è giovani, pensava, ed io avrei fatto lo stesso. * * * La vecchia amicizia non fu turbata. Studiavano sicnr poichè lsbi dichiarò che avrebbe loro prestati i denari por gli esami, vissero contenti per qualche tempo. Solamente Bratarits aveva ancora dei dubbii. - Sàndor, diss'egli ad lsbi un giorno, quali sono tuoi rapporti con quella bella ragazza? - Io? - Tu, tu, sicuro ! 'l'i mantiene, cioè, ci mantiene ella? Impallidì l'interrogato, e con energia rispose : - Sciocchezze ! Una ragazza come quella non ha bisogno di mantenere qHalcuno. - Non ossa, ma suo padre. -- E poi, lo permetterei io ?-Con una che non amassi lo farei, tanto si tratterebbe di pigliar\) prima la doto; ma con lei ! Io mi disprezzerei , avroi vergogna di guardarmi nello specchio -- tacque, e poi, quasi vergognoso·: · - Dì, Tito, ci sembra molto nel ritratto ? - Ci si vede, che vuoi, ma cho fa, del resto? Passeggiarono lungamente quella sera, bevettero del vino. che reso ancora più triste Bénob. -. Tu soi come un bue ammalato - gli disse a casa Bratarits, vedendolo in tale stato. Isbi sorrise del paragone e, la testa fra lo mani, approvò: -- Proprio cosi ! - Lo cacceremo via - propose Hermann , un pochino accorato dell'abbatcimnnto del suo protettore. ì , e come farete per gli esami ? - mormorò senza ombra di rimprovero, però, il giganie. E poi, ancora unn volta tra sè: - Come faranno per gli esami? L' esame intanto , o meglio, il termine µor la presentazioné delle tasse.' si avvicinava. Hormann segnava sulla catta i giorni, le ore, i minuti. Brntarits sembrava preso dal delirio; Bazsò come istupidito; solo Isbi ascoltava, distratt), interrompendo spesso con osservazioni, la lettura. Lo studio , o meglio , la febbre tolso loro la facoltà del mondo esterno , tanto che una sera non s' accorsero ohe Bénob non ora tornato. Solamente al mattino , vedendo il suo giaciglio a torra, si guardarono sbigottiti. - Se avesse perdnto i nostri denari al giuoco? - gomet.te Bazsò. Uscirono, cercarono di Isbi. Nemmeno una traccia. - Si dovrebbe trovar Ida - notò Tito - E' successo qualche guaio per quella ranocchia ! Ed int'!sperti, girarono di qua, di là, domandarono, ùiodero connotati: nessuna donna conosceva il loro amico. .Allora soltanto tremarono. Due giorni erano passati e del giovane filisteo nessuna notizia ! Non ebbero la forza di continuare a studiare. SbigJttiti sedettero ; guardandosi in faccia , prestando orecchio al minimo rumore, accanto al fuoco, sempre sperando, sempre sperando. * * * Sul mattino: nevicava H ~rmann, mezzo vestito, tremarn dal freddo, Bazsò guardava l'orologio": - Ancora due ore e poi è finito-mormorava tra i denti. Tito Bratarits fece un rabbioso gesto con la man", come conclusione di un ragionamento: - All' inforno il professore, l'-esamo, tutta la vita ... ''ola mente se tornasse questo ebreo, questo .... Non potè proseguire : era troppo commosso. Gli orchi umidi di pianto, si levò. si avvicinò al tavolo che serviva da eomune scrittoio, prese la pehna e cominciò a disegnar figure sulla carta. Ad un tratto las'Jiò cadere la penna. lsbi, l'ultimo giorno, aveva coperto l'intero foglio. Bratarits lesse, dapprima fra sè, poi, ad nlta voce: Isbi, vedete ciò che ha scritto ... - Che cosa? - e lo bevo l' onta come acqua ! • - 1l giovane che_ per una settiman,i vive della gra%ia altrui , è venduto» . « Sa1·ebbe bello esser re ». « Anatomia, anatomia, anatomia. , 1 giovani non intendevano che volesse dire quella parola anatomia, tante volto ripetuta. Udivano in silenzio. Hermann guardava d:\lla finestra. Tito lesse avanti : e Quando io ti 1n:rli , quando io ti conobbi, o lcla.... > - Voleva far dei versi ! Appresso ?
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