RIVISTA POPOLARE 477 Egli s'incaricava della tenuta dei lihri e della corrispondenza di un sarto militare. Era il più povero, perchè col suo stipendio doveva anche mantenere il padre, un vecchio che viveva solo io un villaggio ai piedi del Nòsza in una cap:Jnna, con due capre. Jsbi non aveva molto autorità sn gli. amici, ma era sempre contento dopo cena, di quella pacifica contentezza che regnava dEJl resto, sovrana sempre, nella compagnia. * * * Accesero i lumi e presero i libri. Erano tutti e quattro al medesimo corso di m~dicina e studiavano in un medesimo testo. Hennann leggeva e gli altri ripetevano. S' incominciò attentamente. Ad un tratto Bratarits ri - preso Kokn. - Ehi, dico, tu studi per te? S'intavolò una questione antisernitica, non la prima, nè l'ultima in un tale ambiente. Bazsò, un luterano convinto, nutriva una specie d' odio contro gli Ebrei • · le cui difese , al contrario , erano prese da Bratarits. Era '}Uesti che metteva su la questione~ che ve11iva sempre interrotta da Isbi Bén,,b con ·1a promessa accompagnata da una mimica molto espressiva, di batter tutti , ebrei e non ebrei. Tn "fondo poi tale era l'amicizia che li legava, ehe ognuno si sarebbe sacrificato per amor degli altri. F,. non poteva essere altrimenti vivo11do dello medesime rominiscenze, delle medesimo aspirazioni , con quei cuori i:;aldi, buoni, puri. Vi_vevano da quattro anni nella grande città , od erano restati contadini. Lo studio, interrotto, continuò : l'epoca dPgli esami non era molto lontana. Verso la mezzanotte spensero la lampada e giacquero l'uno accanto all'altro: Isbi Bénob nel letto: ioccava a lui questa volta. Fumarono ancora un po' la pipa , chiacchierarono sui loro antichi maestri del Ginnasio; uno imitò il tale professore, gli altri risero e dopo, silenzio. Bratarits fece le finte ,Ji russare por indispettire gli amici, che, invece, al par di lui, non dormivaòo. Si udiva continuamente il campanello del porti 1 re e le eiarle delle serve con i garwni del fabbro vicino. I quattro giovani pensavano dovo vrendero il denaro per la tassa di esame mentre, quotidianamente, ogni.i.no faceva credero agli altri di averlo lì, bello e pronto. - Diavolo , questa ,·ita ! - si lasciò scappare Baisò - finisco cd diventar cameriere, io! No11 gli si rispose. - Amici, voi non avete denari per l'esame - osservò, dopo un moment'l Bratarits. Ne hai tu? domanàarono gli altri. - No. - Che sarà di voi? - mormorò sonnacchioso lsbi. Gli altri risero, ed egli subito : - E di me? Si tacque. Rd un altro argomento venne in campo-: quello del menu giornaliero. Bazsò, come sempre , fece le sue proposte dal punto di ·,·h-,ta dell'igiene, mentro Bratarits mormorava : - Noi soffriamo la fame come tanti cani.-Solo ora si ·accorgevano della loro miseria ! Eppure avevano tanto ,sofferto ! I pranzi di mole, i tanti desideri insoddisfatti, le domelTlicbe , le feste , passate iu quella oscura stanza, al suono .del violino, che un farmacista loro amico suonava, mentre ·veniva a loro, confuso, il rumore della grande città, i cui -lumi si intravedevano, di tanta gente il cui allegro riso si sentiva quasi, tutto, tutto ora ricordaYamo .... Si levarono ed accesero il lume. Che si può fare? - domandò Jsb1. -- VAndorci .... - disse Kohn che si penti subito della proposta fatta. Tutti risero, eh' egli, t:on la sua meschina e piccola figura, volesse vendersi... come marito. Si restò su quel tema che interessava la compagnia: potevano bene trovarsi dei prudenti padri, che facessero sicuri gli studi ai giovani medici, per le loro figliuole. Tali casi del resto non erano insoliti. Il giovane si fidanza con la ragaz m e riceve danaro per i suoi esami e per i suoi bisogni: mangia, beve, o qualche voHa può anche stringern una relazione non dis1)endiosa. - L'idea non è cattiva - osservò uno. - Guarda , Bénob , potresti farlo tu per mantenerci. Erano divenuti loquaci ma discutevano su tutto e su tutti, Ha. Ma il luaignolo finì di consumarsi, la ftanza rientrò nel1' oscuro, od i giovani s'addormentarono. * *. I giorni seguenti non furono migliori: oramai lo spettro della miseria che assumeva davanti ai loro occhi forme più grandi, più tristi ed oscure, li ·turbava, toglieva loro la pace. Anche la fine del mese venne e con essa un nuovo carico di mele. Un giorno però accadde qualche cos1i di strabiliante. Mentre i tre giovani erano intenti a far cuocere le patate, videro spuntare Isbi Bénob con una cesta tJiena di roba di tale qualità ed in tale quantità da costituire un pranzo mai visto_ Il garzone del fabbro rimorchiava, dietro, due fiaschi di vino. Si fece un fuoco terri bilo: il forno di latta, che non era abituato a tanto calore , protestò di lì a poco, scoppiando. Erano già seddi a banchetto, '}Uando, improvvisamente uno clegli studenti, domandò : - Dove hai rubato il denaro, Sàndor? Bénob levò in alto la mano, o : - Segreto. segreto ! - mormorò. Gli altri però etano molto curiosi di questo segreto che poteva loro significare la fine della miseria. incominciò una nuova vita. Hermann mangiava una doppia porzione di formaggio, gli altri potevano abbandonare qualche volta la misera soffitta. J due cristiani andavano a sfogliare i giornali illu strati in un caffè nell'interno della città. Tornavano a casa, giocavano a carte, perdevano centinaia di lire, sulla parola, ridevano, s9hiamazzavano, finchè Hermann si destava, si allungava nel letto, si riaddormentava, rispondendo in sogno al suo vecchi0 professore del Ginnasio: Vade sine me liber ibis in itrbem. Qui egli si fermava. Il suo viso di vecchio, la sua grande o luminosa fronie diveniva pallida come se il professore lo interrompesse balbettando ripeteva ancora una volta : urbem e con un gemito si rivoltava dall'altra parte. I gir>Vani erano oramai abituati a questa scena che si ripeteva quasi ogni notte : al mattino, più ohe fare arrabbiare il loro compagno, non gli rico1·davano niepte. Specialmente Isbi amava molto Hermann. Una volta gli portò un intero spartito che rese pazzo di gioia il giovane rachitico ; . un' altra volta un biglietto pel teatro. ' Questo poi fu nn''avvenimento. Hermann , al quale era stato concesso il biglietto, per risoluzione generale , lo voltò e rivoltò temendo che fosse falso. Quando torno la notte, abbracciò Isbi, e : - Tu, gli disse, un giorno o l'altro andremo 111 gabbia por te. Anche gli altri guardarono con di ffi.denza Bénob , che divenne triste . - Perchè? - domandò questi. - Ma, il biglietto, il denaro, la cena ! li benessere, ora, che il compagno loro procurava li rendeva pieni di angoscia. Bratarita si grattò il capo : Dimmi. solamente, ò una cosa onesta? Secondo-· rispose l8bi, ride11clo ed arrossendo.
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