RIVISTA POPOLARE 475 .che mai e lo spirito d'associazione erasi incarnata negli operai francesi. Non bisogna dimenticare che i francesi del 1848 (è a quest'anno precisamente, che si fanno risalire gli inizi del movimento cooperativo) erano gli stessi del 1789; voglio dire che -l'esperienza dolorosa della grande rivoluzione non ne aveva mu1:ato le doti fondamentali del loro spirito , avido di riforme e d' innovazioni. All'operaio inglese, s?brio calcolatore , freddo, non avevano arrise mai , nè avevano potuto farsi strada nel suo animo teorie e metodi radicali e riformatori, sebbene possa ben dirsi che il Regno Unito sia la culla del capitalismo moderno. Come le (( trad's-unions ~, così anche la cooperazione non mira a sconvolgere, anzi presnppone, nelle sue origini, la costituzione economica attuale. Se le une sono create a scopo di resistenza della classe operaia_ contro la classe imprendi- ·trice, e la seconda tolse di mira l'incremento dei salari reali, le parole stesse, clases operaia e salari reali , indicano che ci .si aggira entro i limiti dell'odierna differenziazione dei redditi e specificazione delle occupazioni. In Francia invece non è così. I sindacati miravano alla resistenza , ma la cooperazione , coi battesimo delle idee utopistiche di Beniamino Buchez , si presentava con carattere riformatore. La cooperazione di produzione doveva riscattare tutti gli operai dallo sfruttamento ca pitali stico e renderli padroni di sè; il patrimonio sociale doveva essere proprietà comune dei soci, comune non solo per ragione di coesistenza ma anche di tempo, vale a dire che esso non .solo non era proprietà dei singoli soci, ma neanche di ciascuna delle generazioni dei soci succedentisi nel tempo ( 1 ). Il famoso fondo indivisibile o capitale indivisibile doveva crescere sempre senza fruttare interesse e senza appartenere ad alcuno. Ecco come le condizioni storiche della Francia nel secolo XIX diedero al movimento cooperativo un ind;rizzo di verso; e la cooperazione di produzione fu quella che prima, per tempo e per importanza vi prese piede. li Rabbeno divide la storia della cooperazione produttiva fran- ,cese in due periodi, 1848 -1880 e 1880 ad oggi. Tralasciando la famosa (( Société des bijoutiers en doré )) fondata dal Buchez nel I 834 e disciolta nel I 870, la quale, a dir vero, non seguì fedelmente le idee utopistiche di quest'ultimo in ordine al fondo indivisibile ed al carattere intimo e familiare dell'associazione, le vere cooperative di produzione cominciarono a sorgere nel 1848. Però ebbero esistenza precaria, perchè come dicemmo innanzi, la loro costituzione era puramente artificiale -ed affrettata; ed all'artificialità del movimento contribuì non poco l'azione positiva e negativa dello Stato, il quale fu non meno volubile dei cooperatori. Infatti, mentre l'assemblea costituente del 5 luglio 1848 votava il famoso prestito di 3 milioni, la cui storia dolorosissima ad ognuno è nota, l'assemblea legislativa del '49 iniziava un'aperta campagna contro le cooperative, continuata poi più ferocemente dal 2. 0 impero contro tutte le associazioni e i sindacati in generale. Cosicchè il periodo 1852 -1860 può dirsi il periodo più cruciale del movimento operaio francese. Le società cooperative sorte in questo periodo furono moltissime, però solo 14, secondo le ricerche del Rabbeno , superarono il colpo di Stato del 2 dicembre 185 r , fra le quali sette si disciolsero poco dopo il 1870 e 7 erano ancora sopravviventi nel 1887. Se si confrontano questi dati con le cifre del Valleroux (Les associations coopèratives en France et à l' étranger) , il quale .asserisce che il numero delle società sorte dal 1848 al 185 r fu tra 300 e 400, e che la media delle esistenti contemporamente fu forse di circa 1 50 , anche a voler falcidiare queste cifre con critica severa, si è ad ogni modo ridotti a concludere che quelle società non avevano nulla di stabile, e che solo ( 1) UGo RABBENO- (( Le società cooperative di produzione 1) (Milano, Dumoland 1889), pag. 46 e seg. un fallace, esagerato entusiasmo ed un· opera affrettata poteva dare ad essa una base così fragile. Dopo il 1860 pare che il movimento procedesse più ordinato e più conforme ai postulati della scuola di Nimes. Infatti ad agevolare il credito alle cooperative sorsero alcuni istituti di una qualche importanza. Nel settembre del 1863 per iniziativa del Beluze sorse la (l socièté du credit du travail >•, a cui fece seguito la (( Caisse d'escompte des associations populaires n, fondata da due insigni economisti, Léon Say e Léon W al ras. Doveva poi sorgere una cassa speciale per le cooperati ve, la <( caisse impJriale des associations coopératives )); ma non potette neanche cominciare a funzionare. Non andò molto che seguì il fallimento delle prime due casse, le quali liquidarono in modo precipitoso e repentino. I predetti istituti di crdito trascinarono seco nella loro caduta anche molte cooperative di produzione. Di 36 sociètà infatti, fondate tra il 1863 e il 1867, solo 6 sopravvissero, ed erano ancora esistenti nel 1 887 ( 1). Le cooperative sorte nel 2. 0 periodo , r 880 ad oggi , si distinguono dalle prime per tre caratteriste principali : a) sono quasi tutte anonime, b) il numero dei soci è illimitato, e) la quota maggiore nel riparto degli utili è assegnata al capitale. In generale le cooperative cli produzione moderne , in tutte le nazioni, si avvicinano più a codesto secondo tipo, anzicchè al primo, cioè a quello prevalso prima del 1880 e che prèsentava caratteri affatto opposti. Ma, appunto perciò! sono meno cooperative di quel che dovrebbero essere, o, perchè non dirlo apertamente? sono piuttosto imprese speculative. li movimento iniziato dopo il 18~0 fu senza dubbio più spontaneo e libero del primo, perchè è noto che a cominciare dal 1882 circa, l'unionismo francese acquistò una libertà quasi completa ed un grande sviluppo ; i sindacati si ricostituiscono e tutte le forme del movimento operaio acquistano un rigoglio sempre crescente. Nel dodicenni o r 87 5- 1 887 furono fondate r oo cooperative di produzione, di cui 66 di diverso mestiere e 34 di soli cocchieri. Di queste ultime, 2 sono già disciolte nel r 887 e 2 in liquidazione. Dopo il 1887 aumentarono di numero. Fra le società sorte nel 1886 è notevole l' (( Union coopérative des ou vriers menvisiers 1> formata in principio di soli 8 operai falegnami. Trattasi d'una cooperativa socialista, in cui ciascun socio è re_tribuito con un salario di 8 lire per r o ore di lavoro. Non mancano però in quest'ultimo periodo gli impulsi artificiali. Anche ora infatti si son ripetuti gli interventi dannosi dello Stato; questa volta sotto forma di privilegi , male intesi e male applicati. Al prestito di 3 milioni fa riscontro nel 2. 0 periodo il lascito di Beniamino Rampai ( r 879), che fu distribuito con gli stessi fallaci criteri e con le medesime misure inique, con cui fu ripartito quello del '48. Basti dire che nell'aprile 1887, a detta della com.missione istituita per esaminare e deliberare sullè domande, delle 437,000 lire prestate fino a tutto giugno 1886 , già 100,000 erano da considerarsi come perdute. Per agevolare poi il crèdito alle società cooperative sorsero altri istituti : la (< caisse centrale populaire n ( r 880) per iniziativa del Gambetta, del Passy ed altri , e la Banca per le società cooperative. La prima liquidò nel r 887. Nel 1893 sorse la seconda. I soci, cioè le singole cooperative, dovevano pagare una somma fissa d'entrata di lire 100, ed acquistare almeno 1 o azioni, pagabili a rate trimestrali di lire 2 5 almeno. Al 30 luglio 1900 la banca contava come soci 79 coopèrative di produ~ione ( 2). E facile rilevare come il postulato fondamentale della scuola di Nimes, cioè che le cooperative di produzione debbano essere (1) Vedi BABBENO,op. cit., pag. 202 seg, (2) A. LoRIA - Op. cit. , pag. 299 -:- Jahrbucher for Nat. Oek, 1902, pag. 66 r e seg.
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