474 1{ I V I S ·1·A POPOLA RE per I' ingente domanda di prodotti fatta dai soci (cooperative semplici associate) e per la cifra elevata degli affari , dispone di mezzi potentissimi , acquista i generi di consumo direttamente presso i produttori e sul luogo della produzione , ed ottiene così le merci al vero prezzo di costo. La sola wholesale di Manchester oggi (( ha 65 milioni di capitale, ro,385 impiegati ed operai , immensi magazzini in cui fa 450 milioni di franchi di vendita, 18 fabbriche, in cui produce per 74 milioni di lire di articoli i p;ù svariati. Importa per un centinaio di milioni di lire di prodotti di tutti i paesi , e mantiene, per trasportarli, una flotta di sei navi n ( 1). Da questi soli pochi dati già è facile rilevare la grande importanza delle wholesales inglesi. L' altro mezzo di cui si servono i cooperatori è quello di esercitare direttamente la produzione delle merci di cui hanno bisogno. Ma qui sorgono i lamenti da una parte e le scomuniche dall'altra. È ovvio che gli interessi dei consumatori sono opposti a quelli dei produttori; gli uni vorrebbero ottenere i prodotti al minor prezzo possibile , gli altri venderli ad un prezzo elevato. Codesto si verifica quando le due classi , dei produttori e dei consumatori, sieno distinte e separate. Ma l'antagonismo non cessa quando un gruppo di persone od una persona singola voglia adottare un costo di riprodu - zione ferrariano , vale a dire voglia produrre da sè le merci di cui abbisogna; sol che la lotta invece d' impegnarsi tra il consumatore e l' imprenditore , s' impegna tra il primo e gli agenti della produzione, allo stesso modo che nel comune regime industriale moderno si dibatte fra questi ultimi e l' imprenditore. Di qui nascono in seno alle cooperative di consumo certi metodi di sfruttamento degli operai assoldati da esse non dissimili, anzi talvolta più feroci di q uclli cosiddetti capitalistici. Ecco come non solo delle cooperative di produzione , ma anche di quelle di consumo può dirsi che degenerino, stando alle idee degli entusiasti ed ai loro arbitrari postulati. Il vero si è che la cooperazione non intende a mutare la natura umana e capovolgere gli interessi delle varie classi sociali. Se essa avvantaggia un dato gruppo di persone deve di necessità danneggiarne un altro che abbia intaessi opposti ad antagonistici, data l'odierna distribuzione dei redditi. Se i consumatori vogliono i prodotti al più basso prezzo possibile, devono risparmiare il più che è possibile e ridurre le spese di produzione, e poichè fra queste hanno importanza non lieve le mercedi degli operai, non è da meravigliarsi se si cerca di ridurre al minimo anche queste ultime con rilevante aggravio degli inter~ssi·dei salariati medesimi, i quali vorrebbero elevarli. E giacchè abbiamo toccato di questo argomento , vo~liamo qui semplicemente soggiungere che in ordine alle società di consumo non s' arrestano a questo punto le dispute più o meno accademiche dei cooperatori. Altre ne sorgono intorno al prezzo di vendita, alla vendita ai non soci, al riparto degli utili, all'impiego d'una parte di questi a scopo comune e così via. Si tratta ad ogni modo di accidentalità, che nulla tolgono nè aggiungono al carattere cooperativo delle società , le quali adottano l'uno piuttosto che l'altro sistema. Dicemmo che il piu diffuso in Inghilterra è il sistema adottato dalle Rochdale Society, cioè quello di vendere a prezzo corrente, e poi ripartire in fine d'esercizio la differenza fra questo e il prezzo unitario di costo fra i soci , in proporzione degli acquisti fatti. Altrove il sistema prevalente è qu~llo delle civil service associations, cioè la vendita immediata al prezzo unitario di costo. Questo è il più generalmente adottato quando si vuol vendere anche ai non soci , ed è quello più odiato dai commercianti ( 1) Leroy-Beaulien: (< La coopération de consommation ». (L' économiste francais, 13 février 1904) pag. 2 1 1. al dettaglio , per chè la concorrenrn è , come si V\!de più diretta ed immediata. Secondo i. calcoli dell' « International Cooperative Alliance » citata innanzi, la cifra delle cooperative di consumo inglesi nel 1901 supera di gran lunga quella delle altre forme pratiche. Infatti su 1648 cooperative esistenti, q64 erano di consumo , 136 di produzione , 18 agrigole e 30 di altro genere. E se si confrontano dati più recenti, si osserva che la posizione del Regno Unito di fronte a quella degli altri paesi è senza dubbio migliore riguardo alla cooperazione di consumo. Riportiamo due statistic.he pubblicate dal Gide, una nd ~902 nel Rapport du jury international (Economie sociale, Ex:position universelle de 1900 à Paris. Paris 1902 pag. 131) ( r) e l'altra nel 1904 , nella sua recentissima monografia : (( Les sociétés coopératives de consommations (Armand Colin, Paris 1904). Numerodelle società nel 1902 nel 1903 Gran Brettagna 1462 1470 Gamania 152$ 1847 Francia. 1641 r88o Austria . 758 758 Italia (anno 1897) 1000 945 Danimarca. 900 ro57 Svizzera 2 39 3+7 È bene affrettarsi a dichiarare subito che dei dati suesposti non bisogna fidarsi molto. Per <lare un esempio del modo affrettato ,con cui vengono compilate le statistiche pubblicate a cura dell' (( International n se non per tutte , almeno per cento nazioni , valga il fatto che la recente statistica della (( Lega nazionale delle cooperative ii di Milano sulle società cooperative italiane, che per avere ad obbietto le sok società italiane ed anche perchè è fatta con molt<J cura, merita maggior fiducia di quella dell' International, accertava esistenti nel nostro paese nel 1902, 4371 cooperative (comprese le banche popolari), mentre la staristica dell' International ne riportava solo 2877 pel 1901. Nè la ditforenza così rilevante deriva da. un subitaneo accrescimento in un solo anno. Ad ogni modo però, stando ai dati suesposti, in cifre assolute sembra che la Gran Brettagna sia superata dalla Germania e dalla Francia, ma è facile dimostrare che il rapporto delle società di consumo a tutte le altre è nel Regno Unito superiore a quello della Germania e della Francia. Nella I a infatti su 19,557 cooperative di ogni genere solo 1528 erano di consumo, cioè circa 1/12 del totale ed' in Francia su 79+2, 1600 erano di consumo, cioè circa r/4 del totale , mentre m Inghilterra su r648 , erano di consumo 1464 , vale a dire la quasi totalità. E veniamo alla Francia. ♦ In Francia le condizioni economico-sociali erano di verse. La grande industria inglese era pressocchè sconosciuta a principio del secolo scorso e solo aveva da poco tempo un certo sviluppo la media e la piccola industria. Mancava quella numerosa falange di operai manifatturieri che diede il maggior contingente al cooperativismo inglese, ed in sua vece abbondavano i piccoli artigiani. 1 utto questo sotto il rispetto economico. Nei riguardi poi, dirò così, psicologici, non bisogna dimenticare che alla metà del secolo XIX già la propaganda socialista in Francia aveva fatto grandi passi e la parola calda di Louis Blanc aveva infervorato gli animi in modo, che se_ le persecuzioni della polizia e le condanne, acerbe dei magistrati avevano in apparenza represso il moto unionista, in realtà i sindacati erano più forti ( r) Sono i dati presentati al congresso dell' « Alleanza » di Manchester (luglio 1902) - V. A. Graziani-« Istituzioni di economia politica » (Torino Fr.lli Bocca 1904) pag. 494.
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