Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 16 - 30 agosto 1905

RIVISTA PUPOLARE 473 il seme della cooperazione, fertilissimo e adattatissimo, e che se padri di essa vengono chiamati lo Schulze-Delitzsch ed il Raiffeisen , come in altri luoghi è detto di altri , non bisogna credere che la cooperazione sia davvero un parto del loro cervello. Già codesto è un assurdo in ogni campo dello scibile e in ogni fenomeno sociale. Nel mondo dei fatti sociali nulla v'è d'arbitrario, e sarebbe ridicolo affermare che le grandi trasformazioni e i più rileYanti movimenti sociali trovino la loro culla nel gabinetto di qualcht: solitario. Questi uomini, in cui vengono personificati fatti ed eventi sono da riguardarsi piuttosto come percursori, che seguono con occhio limpido lo svolgersi spontaneo degli avvenimenti, ne preveggono le future direzioni e trasformazioni, ed hanno fede in esse, e s'adoperano ad af · frettarne l'avvento. Ad illustrare e conferm.are vieppiù quanto dicemmo or ora valgano le numerose monografie descrittivo-sistematiche e storiche, nonchè le accurate statistiche che d'anno in anno vanno ad accresc.:ere ·la ricca letteratura scientifica al riguardo. Trattasi d'un vasto ed esteso movimento d'affari e di masse ingenti di ric.:chezzè entrate nel dominio del cooperativismo. E ciò dimostra chiaramente che questo corrisponde ad un bisogno sentito davvero nei tempi attuali. Bastano pochi dati ed un accenno fngacissimo allo sviluppo della cooperazione nei principali paesi per convincersene , e per far rilevare tutto il bizantinismo di certe questioni teoriche che vorrebbero varcare i limiti del campo scientifico per menomarne l'efficacia pratica e la serietà degli intenti. L' illustre prof. Pantaleoni ( 1) intende a dimostrare che la cooperazione manchi di principii autonomi e che perciò non s'allontani punto dalle imprese cosiddette speculative, dalle quali, egli afferma, nessun criterio teorico e nessuna categoria economica specifica vale a differenziarla. Entro quali limiti debba ritenersi vera l'affermazione dell 'in signe economista dal punto di veduta teorico esamineremo più innanzi. Quel che preme ora è di far rilevare la giusta osservazione del Loria, cioè che (( se il solo difetto delle cooperative fosse questo , di non creare delle categorie economiche, autonome, si tratterebbe di un vizietto così impercettibile, che si potrebbe anche non tenerne conto. Imperocchè le riforme economiche non s' introducono già per creare delle nuove categorie, o delle nuove leggi economiche, bensì per migliorare le sorti degli uomini; ed a tale stregua soltanto la loro efficacia si dee misurare n (2). Le sole ·nude cifre, a prescindere da ogni altra considerazione, dimostrano per via indiretta l'esistenza reale di tale efficacia , in quanto che non è possibile concepire come artificiale e destituito di ogni utilità pratica un movimento internazionale che dura più di mezzo secolo (nt accenna a tramontare), ed in questo mezzo secolo di vita fa progressi rapidissimi ed assume forme ed organizzazioni di un'importanza eccezionale. ♦ Abbiamo additato tre paesi d' Europa, l' Inghilterra, ia Germania e la Francia, come quelli in cui la cooperazione ha raggiunto il maggior rigoglio. Aggiungiamo ora che in ciascuno di essi le varie forme pratiche non ebbero una genesi ed uno sviluppo sincrono e parallelo , nè ebbero eguale importanza. Anche senza fermare l'attenzione sui fatti ed obliandoli per poco , · si può a priori affei-mare che le cose non potevano svolgersi in modo diverso. Data la spo~taneità del movimento e dato il carattere generale di tutti i fatti sociali , di essere cioè affatto dipendenti dalle condizioni d' ambiente e g uindi variabili da luogo a luogo, non è a meravigliarsi se la costi- ( 1) 11 Esame critico dei principii teorici della cooperazione » (Giornale degli economisti 1898 vol. I, fase. 3 seg.). (2) A. Loau - 11 Il Movimento operaio , (Palermo, Sandron, 1903), pag. 292. tuzione economico- sociale dell'Inghilterra ad esempio, ha atteggiato il movimento cooperativo inglese in modo diverso da quello tedesco e da quello francese ; e così dicasi di questi ultimi. Nel Regno Unito le condizioni degli operai della grande industria lasciavano molto a desiderare nella prima metà del secolo testè decorso. Già, poco prima delle guerre, napoleoniche era terminata quell'età dell'oro del salario inglese che si ebbe a principio del secolo XVIII; le industrie erano poèo sviluppate ed i salari ristretti. Dopo, accanto ad un rigoglio florido delle industrie , si accentuò una forte discesa dei profitti ed 1111 ribasso ognor più intenso dei salari (1). Unica via di scampo quindi ai lavoratori inglesi si offriva la ._ooperazione di consumo· (disti-ibutive cooperation), intesa ali' incremento dei salari reali mercè l'eliminazione degli intermediari, dal momento che la resistenza dell'unionismo si era infranta contro le barriere insormontabili della discesa dei profitti.· Ecco come e perch è sorse in Inghilterra la cooperazione di consumo, che ben presto assunse forme complesse e caratteristiche ( 2). Dicemmo che la prima cooperativa di consumo sorse nel 1844 con 28 membri e 28 lire st. di capitale in azioni. Dopo sei anni, già la società di Rochdale aveva raggiunto i 600 membri ed un capitale in azioni di lire st. 2289 ; aveva venduto· per lire 13,179, ed i profitti ascendevano a lire 880. Alla cooperativa di Rochdale molte altre tennero dietro in pochi anni; però tre di esse, (le cosiddette civil service associations), una in Inghilterra (Londra) e due in Iscozia, si allontanarono dal tipo Rochdale, caratteristico per la vendita a prezzo corrente, salvo riparto ai soci in fine d'esercizio. Nel 1882 le tre cooperative summenzionate avevano complessivamente 9098 soci; lire it. 8,569,775 di capitale in azioni, e lire it. 590,025 in depositi. In quell' anno avevano venduto per lire italiane 43,752,375. Ad eccezione di queste tre, le altre società, che pur assumendo il nome di cooperative non avevano nulla a che fare con esse e con quelle tipo Rochdale, furono delle vere joint stock companies. La mira dei cooperatori eta, come dicemmo innanzi, quella di ottenere le merci di consumo quasi al prezzo di costo , e per raggiungere la meta essi non si contentarono solo di quelle semplici organizzazioni , separate tra loro e indipendenti , che furono le cosiddette cooperative di consumo o di dzstribu1ione , come veramente usano chiamarle. Escogitarono altri due mezzi : la produzione diretta e una più forte organizzazione. Furono creati dei centri direttivi con funzioni puramente morali e di propaganda (qualcosa di simile alle società tedesche cosiddette 1t mit idealen tenden:ren » ), di cui la più importante è senza dubbio la tt Cooperative Unzon » di Man - chester fondata nel 1870 e modificata in parte dopo il congresso di Newcastle on Tyne. La sua sezione principale è il Centrai Board, specie di potere esecutivo ddl' Unione. Il Centrai Board , composto di 1 1 membri , studìa le questioni più urgenti e le discute , prepara l' opera dei congressi e le deliberazioni da sottoporre alla loro approvazione , pubblica opuscoli di propaganda e manuali pratici per l' impianto delle aziende cooperative, compila e pubblica statistiche, porge aiuti e consigli alle cooperative che stanno per sorgere ed a quelle, che, pur esiscenti da tempo , hanno una gestione che lasci a desiderare. Altri centri , questi con funzioni e scopi puramente economici, sono le famose Wholesales. Più cooperative di consumo fondano una wholesale, la quale, ( r) V. - Ricca - Salerno - ci La teoria del salario ecc. » Lib. II, cap. 3°. (2) Cfr. Holyoake - 11 The history of cooperation in England » (London, Tubner 1879) voi. 2°.

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