Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 16 - 30 agosto 1905

RIVISTA po PO LARE DI Poli tic a, Lettere e Scienze Sociali Dirt,ltor(~: Prof. NAPOJ,EON E UOLAJANNl (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Italia: .111110 lire H; semestre lire 3,50 - Esticro: aI1110 lire 8; sc1rn.:stn: lin.:!· Ll,50 Un numero scp:irah) Cc:nt. ao Amministrazione: Corso Vittol'io Emmwele ·,i. 0 I 16 NAPOLI Anno Xl - Num. lH ABBONAMENTO POSTALE . 1l t> 1>er l·,t 1·, SOMMARIO: Noi: Oli avve11lmc11Li e g·Ji nomini: (La cotnm<.;dra dc a gucrrn - act: o guc1ra bcn:1 religiosa Una industria che· :,arcbbe ammazzata dalla pace ... - ~dht Scandinavia. Come intendeva i placidi lramo11ti .\lhcrto .VI.trio - La lotta contro la malaria è un buon atTarc S. Ottolenghi ,\ l'ropm,ito della mortt:: di Ugo Cc,nsolini). La Rivista: Crammid1elc Noi: La costituzione in Russia -Paolo Morbolli: Po:-;sibili economie ncll '<.::,crci1.io ferroviario li (ìiapponc - Antonio Martino: Gli incaricati nelk: scuole secondarit: S. Vega: La Coo['t.:t ,11.i<H11.: G. P.: lshi n(;noh (.Vo11clla) - Hivista clelle Htvlste: [I progrt:sso della Ri\·oluzionc rLlssa r.linerica11 .Vort/Jly Il ristagno della le Kislazionc assicuratrice (Die .Veue Gesellsclw.jf) - L'organizza1.ionc interna1.ionale della Piccola l~orghcsia (La Re111te) L'i\rgentina terra di meraviglie nel Sud-.\merica - I const-r\·atori e l'aumento delle spese militari in Inghilterra (Re1·icw of J<e1,ie1vs) -- Akunc Riforme sociali rConte111pora1y Re,,iew) - Curiosità della lotta tra polacchi e tedeschi (Zeitfra ge11) Politica mondiale e socialismo (Sotialistische Monatsllejle) H.cceusioui. GLI fiVVENIMENTI e GLI UOMINI 1,a couunct.lia clt•Jla guerra. - I giornali sono p1em dei dettagli suJle grandi manovre e s11]le riviste militari passate dal Re e dal Duca d'Aosta a Napoli e neJla Can, pania ; ed i giornali con evidente malafede vorrebbero fare intendere cbo le popolazioni s'interessano e s'entusiastano a questi spettacoli ed a questi simulacri di guerra. Uhi vi ve in Napoli sa che il popolo e l'aristorrazia s'interessano e s'entusiasta110 -se l' interesse e l'enturiasmo si deve misurare dal concorso delle persone per assistere allo sfilare di una qualsiasi numerosa comitiva-indifferentemente pel passaggio del Cardinale, per il passag~;o delle carrozze che aecom pagnano un morto, pel passaggio di Pulcinella, per il passaggio di tre o (J uattro automobili di seguito.... Figuriamoci q unnto e q nale dev'essere l'interesse e l'entusiasmo-specialmente tra le donne e i fanciulli - quando si vedono sfilare alcune migliaia di soldati, colla cavalleria, colla artiglieria, coi corazzieri ... Detto ciò ci compiaccia.mo che questo anno non si i;ia.no fatte le grandi manovre al confine austriaco, per non dare ad esse il carattere provocante di una manifestaziene irredentista. Ma. mancato l'interesse che può avel'e lo stndio del terreno dove é realmente pos ~ibile una grande battaglia. dove si dovrebbe difendere il paese e d' onde dovrebbe partire l' offesa contro il uemico, noi do1uandiamo: che coi;a re:;tl\ di utilità mi litare di un simulacro di battaglia nella Campania? Nassuno pensa sul :;erio che ai piedi del Vesn vio si possano difendero le sorti d'Italia-a meno che si tratti di un uemico i 11terno... I potesi che non discuteremo nemme110 per un istante· E quale utilità in generale hanno queste finte batt~gli~, nelle quali si spara a µolvere e i vinti e i vrn c1ton sono st~Lti anticipatamente designati "? Non ne hanno alcuna; non riescono ad eccitare lo spirito militare, non istruiscono gli ufficiali e non riescono che a danneggiare ]e campagne ed a provocare un centinaio d' insolazioni a meno che i;i tratti, come nelle ultime manovre tedesche, di una follia dei cavalli, ... che prendono la mano ai cavalieri e si urtano furioHament,e sul snio-povere bestie non l:Ht.nnocl.le si tratta di una burla! - facendone restare parecchi morti snl campo. Intanto in queste Viuzioni belliche si spendono centinaia di migliaia di lire... Le quali se fossero desLinate in ogni a11noai i; fferenti per _1niseria si eviterebbero molte scariche di facili carieati a mitraglia che ammazzano per davvero ... come a Grammichele ; ed ammazzano non soldati austriaci o francesi 111alavora.tori italiani! ♦ Pace o guerra. r - Sino a questo momento le previsioni nou hanno molta probnlità di essere confermate dai fatti. Chi ::ii.può arrischiare H. farne qmmdo i giormdi ino·lei;i e nord americani più autorevoli, che sono q uaHi 1Jelle ~ranch potenze, i;i contraddicono assicuraudo ciaHClrno di a vere le proprie iuformazioni da sorgente autorevoli.~sima? Omù avviene che mentre il Morning · Post annunzia sicura la pace, il Times afferma im 1uancabile la continuazione d·ella guerra. Oertatueute se la Russia si ostina a non volere ce• dere Sakaline, che è o-ià in potere dei Giapponesi, e n . . a non volere pagare al"cuna. indennità la co~trnuaz10~e della o-uerra è inevitabile. Nella sincerità d1 tale osL1n d" nazione nessuno crederebbe se non si trattasse 1 una potenza cli' è in mano di un àegenerato circondato da granduchi e da generali di:::;onesti ed ignoranti. Ma si tratta deo·li ultimi aneliti del"antocrazia e si può pre- b star fede anche all'inverosimile. Se la H.ussia non aves;:;e dr1.eombattere che contro il 1;010 110 nico ::;traniero 8i :::;piegherebbe l'ostinazione in favore dt-!'a guerra e non si potrebbe e:;cludere con sicurezza la. possibilità di una rivincitèL. Questa sarebbe aucora pi 't proLabi le ::;e si potes;;e t::iperare nell'esauriment0 finanziario del Giappone: speranza. ingiustificabile perché ùiet,ro l'Impero ciel, 'ole crescente ci sta Ja prima. potenz,1, tiuanziaria del m,mdo. Si dimentica. che l'Iugl.iiltcrra alimeutò la resi:-itenza dell'Europa contro Nap ,leone l per quindici anni "?

462 RIVISTA POPOLARE La rivincita della Russia sembra inverosimile del tutto perchè essa scarseggia di quflttrini : i hanrhieri francesi Ronoabhastanza pPntiti pPi tredici miliardi che le hanno prestato ; e quelli tedeschi non sono stati mai molto generosi. Le difficoltà poi non sono semplicemente finanziarie; la. Rnssia all'interno si dibatte tra le strette della fame e dell'anarchia. rhe Ri rivela in cento forme: l'attentato, lo sciopero, il conflitto armato, il massacro degli Ebrei o degli intellettnali, i primi segni delle Jacque1·ies, la resistenza multiforme ad ogni autorità, Ja lotta contro l'ordine. Meno male se invece dell'anarchia Jo Stato avesse da fare rolla rivoluzione : col suo trionfo potrebbe andarci di mezzo la dinastia dei Romanoff e sarebbe un bene; ma il sentimento nazionale potrebbe esserne ringagliardito e rivolto contro lo straniero con raddoppiata energia. Fu il caso della Francia nel 1789 93. In Francia perè, trionfò la rivoluzione; la Rnssia invece si dimena convulsamente tra i tentacoli della piovra anarchica: l'ami, p-erciò, vinse l'Europa coalizzata contro di essa; l'altr:::1 sembra destinata a soccombere di fronte al solo Giappone. L'ostioazicne in favore della guerra dei circoli militari russi e della Corte sembra un vero atto da demente. Il tentativo per la pace intanto non è servito che ad assicnrare la fama meritata di Roosevelt. Egli ha spiegato tutta la sua energia e tutta la sna rara abilità per 1·iuscire nel grande intento. Roosevelt cominciò superbamente, anche dal lato estetico, l'opera sua di mediazione col brindisi alto e nobile pronnnziato a bordo dol J.11.ay Flower; l'ha continnata con fede, con energia, con fatto ins11perabile. Riesca o non in questo santo tentativo di far ces8are gli orrori di una guerra immane, egli ba ben meritato del genere umano! ♦ Per la libertà religiosa. - Alcuni rep11bblicani di Cupramontana banno proposto di aggiungere al regolamento della sezione locale un articolo del seguente tenore: « Ogni iscritto è obbligato a rilasciare-sotto pena « d'espulsione-al Comitato direttivo sezionale una !etc tera (specie di dispoi:;izione testarmmtaria) nella quale "si dichiara di voler rifiutare in caso di morte q11a- « Junque dei cosiddetti conforti reli@:'iosie si esprime ~ la volontà di esser trasportato all'ul ,ima dimora senza « alcun accompagno di preti o di simboli religiosi•· Oliviero Znccarini combatte vigorosamente la proposta nella Libertà economica. Nel auo ottimo articolo cita corno esempio classico di repnbblicanismo accoppiato a vigoroso senti mento religioso quello di Giuseppe Mazzini, ed all'uopo avrebbe potuto ricordare esempi collettivi forse più significanti anche senza far pr0pria la tesi recentissima sostenn ta nel libro postumo di Giulio Pisa, di cui ci occnperemo tra non guari. (Il problema religioso del nostro tempo) che considera l'irreligiosità come una malattia morale del nostro tempo e come un segno ed una ca11sa di decadenza. Lo Zuccarini saviamente afferma: « La coscienza iPdividuale deve essere intanf!ibile come la cosa più sacra: ecco ciò che io wffenno. Ed a questa affermazione porto, conforto e giustificaz·one, le seguenti parole dette l' anno scorso da Arcangelo Ghisleri a Milano in una riunione di Ube1·i pensalo1·i lombardi; « noi, in nome della libertà di pensiero, non re- « spingiamo gli atei come non respingiamo i deisti ; « quando il deista rispetta del pari e difende nei suoi « simili la Ube1·tà di non crede1·ee di negm·e j q llando " ammette e difende negli altri, come in se stesso, « gli intangibili diritti della ragione e della coi:;cienza. • « Per potere ragionevolmente esclndere dalle nostre associazioni un cattolico, delle c11i opinioni pol' ti che è impossibile dubitare, bisognen·bbe amwettere che il solo fatto della 'religiosità 1·echi con sè, indi~sol nbi] mente congiunta, l'immoralità. Ciò però è aBsolutamente inammissibile. La storia e l'esperienza non possono che farci toccare con mano come l'immoralità e la moralità siano affatto indipendenti dalla religione: la moralità negli individui (come, del resto, anche nelle popolazioni) non è in ragione della religiosità come non è in ragione del razionalismo. Essa è invece in ragione dell' ambiente fo1·mativo e della educazione e co~ì si trovano fra le persone religiose di q11elleche sono eminentemente morali come se ne trovano anche fra quelli che professano di non a '1ere alcuna religione. 4: La moralità si distingue non secon fo la 1·eligiosità, ma secondo l'educazione e le altre circostanze cooperanti (indole p1·upria ambiente ecc.), più o meno favorevoli alla formazione psichica più perfetta e allo sviluppo delle idealità sociali impellenti > (R. Ardigò - M01·riledei positivisti). > La lotta politica che in Itali a si è combattuta contro il Papato spiega benissimo la genesi dell'anticlericalismo battagliero dei nostri repubblicani ; ma noi crediamo cbe queste nobili e generose passioni oggi debbano cedere il i:,osto alla ragione. Q11el che noi pensiamo s1tlla q uistione ai può dire che sta scritto in ogni numero dei diecr anni della nostra Rivista j ed il pensiero nostro perfottamente conforme a quello dello Znccarini con particolarità manifestammo da recente in occasione della lotta di Combes e della repubblica francese contro le Congregazioni. ♦ Uu industria che sarebbe ammazzata. daUa pace .... Il signor Bru netière, il letterato cbe dirige la Revue des Deux Mondes e che divenne celebre per il proclamato fallimento della scienza si è divertito a proclamare il fallimento del pncifismo. I militaristi e i gnerrafonrlai italiani si sono bizzarriti nello esaltare questo fallimento; ma non hanno avuto I' onestà di riprodurre le risposte che al lette rato-politico della reazione cattolica hanno dato NJvicow, Richet e Dumnr, i qmdi lo hanno ben conciato per le feste. Noi non intendiamo, per mancanza di spazio, riassumere gli argomenti delle due parti-e si capisce che noi stiamo pel pacifismo; - ma vogliamo fare gustare ai nostri lettori q11esta boutade del Richet. Il. signor Brunetière tra gli arl!;Omenti che add,1sse contro il pacifismo portava , nientemeno! che questo: la pace av1·ebbe rovinato tutte le inclusfrie, che vivono della preparazione della guerra ..... Il D.r Richet ha risposto a questo strano argomento osservando che prendendolo sul serio , se fosse possibile a.ll' uomo di sopprimere la morte bisoguerebbe aslenersene per non 1·ovùw1·e le imprese delle ...: pompe /unebri I ♦ Nella Scandinavia. Come intendeva i placidi tramonti Alberto Mario. - Il Rig.:-;dag svede~e in seguito alla proclamata separazione della N01:vegia dalla Svezia anzichè lasciarsi trascinare allb. v10lenza dal1' ira e dal risentimento patriottardo dichiarò che avrebbe riconosciuta qnella che si con:-:1iderava come una rivoluzione pacifica, J, urchè l'atto fosse sottoposto al plebiscito del popolo Norvegian~. T • • Il 13 ago8to, perGiò, il popolo d1 Norvegia ~u chia- 'rnato a rispondere per sì o per no se accon:::ient1va alla Beparazione. Il plebiscito si fet;e com~ u_na ~esta pa: triottica e col concor8o volenteroso dei nccln e deJ;rlt agiati, che misero a disposizione del pubbl~co vetture: battelli ed oo-ni sorta di mezzi di trasporti. I votanti furono molti ne il ri:rnltato, ben previsto, fu di 362,307 suffragi favorevoli alla separazione e di 182 contrari. La separar.ione, quindi, ò stata :,;,rnzionata dal porolo, Ed ora la domanda: in Norvegia avremo una nuova piccola monarchia o una repubblica'? Certamente i;e le idee che da anni propaga cogli seri tti e coi discorsi hanno attecchito Biornstiern Bjornestorn ci sarebbe da atten~ dersi la proclamazione della Repubblica; ma se ciò non_ ::;t avrà nel nome,per ragioni forsediconvenienzeinternaz10-

RIVISTA POPOLARE 463 nali, in sostanza in Norvegia ci sarà sempre una repubblica il cui capo sarà ereditario, ma la cui origine plebiscitaria nè potrà ingannare lui, nè q11anti g~ardano al fondo delle cose. Dunque l'Italia si trova allo stesso livello della Norvegi::i in quanto alle ori?:ini della Monarchia e delle iati tuzioni, che la circondano? Ad agir, adagino! Se in Italia avessimo gli ordinamenti militari della Norvegia e se la forza arm::ita dipendesse òal Parlamento e non dal Re, a parte Rltre minori differenzr, la rassomiglianza sarebbe grande e la monarchia avrebbe tra noi una base legale e morale lArgbissima , che la farebbe rasscmigliare a quel la che potrà sorgere in ij"orvegia e che sarà sempre nella sostanza una vera repubblica Ma tra noi ci furono si i plebisciti. ; ma furono subito realmente calpestati. Non per nulla il Be, regna per volontà della Nazione .... e di Dio I Il plebiscit<;>lMnbardo, ad esempio. imponeva la convocazione della Costitue11ie. Ebbene provatevi a volere fare rispettare questo patto di un contratto bilaterale, che tra galantuomini non si dovrebbe mai mettere in dubbio e sentirete che moccoli! Vi si risponderà prima col sequestro e se cont.intH..rete sentirete argomenti, che verranno non dalle bocche àegli uomini , ma da quelle dei fucili e dei cannoni .... Ciò eh' è avvenuto nella Scandinavia è la realizzazione dell'ideale di Alberto Mario: il placido framonto delle istituzioni. Perchè questo ideale si possa realizzare e perchè si rossa dire rhe c'è vera libertà in un paese, queste rose occorrono: 1° massima cultura, che permetta di ragionare e non di sopprimere la discussione colla violenza delle armi; 2° nnione armata sottratta al comando del Capo dello St.a to e non esercito permanente agli ordini del Re. In Italia dove tutto è nazionale, solo l'esercito è veramente regio; e perchè 1·egio ha fotto parlare i fucili ad Aspromonte, a Torino, a Palermo, a Milano .... E non mettiamo nel conto le centinaia di Grammichele! Se in Au~tria-Ungheria ci fossero le condizioni di cultura e delle istituzioni della penisola Scandinava noi assisteremmo ad una separazione pacifica, che consentirebbe la vera unione morale e l' amicjzia tra i due Stati al di quà e al di là della Leitha; ma le condizioni sono quellf' dell'Italia e il mondo, perciò, forse ·assisterà tra breve non ad un placido tramonto, ma ad uua rivolnzione violenta. in cui l'ultima parola sarà pronunziata da quel brutto mostro , che si chiama il cannone! ♦ La lotta contro la mala.ria è un buon affare. - Angelo Celi i nella sua recente pubblicazione: La ma-- laria in Italia dwrante il 1.904 giustamente deplora lo s,·ar,;o appoggio e l'indili"erenza della stampa media e politica nella lotta contro la malari<1.. Noi, quantunque I' indole della nostra rivista non sia la più adatta a prendere parte in questa santa lotta , abbiamo la coscienza di non avere mai meritato tale rimprovero e per non meritarcelo mai in questa rubrica pubblichiamo i principali risultati dati dal Celli. Si premdte che l'anno 1904 si può considerRre come uno degli anni a rnalarìa grave e che il chinino di Stato è completameo te riuscito sotto tutti gli aspetti: pel costo mitissimo e per la facilità di somministrarlo i,pecialrnente sotto forma di confetti e di cioccolattini. Oi:iserva an~Le il Celli che dapertutto la bonifica idran lica non è valsa ad allontanare la malaria se non è stata accompagnata o seguita dalla bonifica agraria: sono stati cosi inutilmente spesi 6 milioni per la bo nifica idraulica nella Piana di Pesto. I risultati invece sono stati brillantissimi colla cura chinica e colla profilassi chinica e meccanica (reticelle). Su q:1esti risultati della cura - efficacjssime nel diminuire le recidive - e della profilassi parliuo le cifre. Nell'Agro Romano dove più e meglio la kitta è stata intrapresa a misura che aumentarono 1 profilassati ditJiinuirono i malanni: 1900 1901 1902 1903 1904 -- -- -- Totale dei profì lassa ti nell'Agro Romano - l, I 76 3,853 I 7,506 2 9,693 Numero d'infezioni primiti ve curate dalla Croce Rossa . I ,7 I 6 I, 263 764 320 162 (q O/o) ( I 6 °/o) ( 7 °/o) (2 °/o) (1,34 O/o) NuD,ero dei malarici ricoverati negli Ospedali di Roma . 6,186 4,75 2 2,750 2,46 I 2,961 La profilas8i chi nica ha dato del pari eccellenti rifluitati nell'esercito. Della utili tn della profilassi meccanica si può giudicare da questi dati sulla recidiva,nelle ferrovie adriatiche: Prima I della nuova 1901 1902 1903 1904 profilassi ---- -- -- - Per cento dei pn- I mitivi . .. ·I 38, 71 2,0 l ,29 l ,03 2 ,33 La spesa del ie reticelle quindi pei proµrietari viene largamente compensata dal minor numero delle recidive. Questi ultimi dati comples:;ivi per l'Italia sono decisivi. ChinindoelloStato Mortalità per malaria Utilenetto Annofinanziarlo venduto dell'Azienda Anno Totaledei morti delChinine ---- ---- ---- ---- . - - 1900 I 5,865 - - - 1901 13,358 - 1902 903 2,242 1902 9,9° 34,000 1903-904 7, 2 34 1903 8,513 180,000 1904-905 13,000 1904 7,382 171,000 Si avverta che il 1 ° semestre 1905 per la vendita del chinino e pel numero dei morti le_cifre sono approssimative e in base agli anni precedenti. Infine in un altra tabella jl Celli dà il numero totale delle giornate di degenza negli ospedali di Roma per malaria cronica, primi ti va e recidiva e risulta che tale numero è in continua diminuizione. E' evidente quindi , che la lotta contro la malaria ha dato brillanti risnltati dal p11nto di vista della mortalità, della morbilità e della economja pubblica e privata. Sia. lode a coloro che l'anno intrapresa e rinnoviamo il biasimo pei sordidi e disonesti grandi proprietari, che per risparmiare poche centinaia di lire all' anno espongono al pericolo della malattia e della morte centinaia di uomini! Nor ♦ A proposito della morte ùi Ugo Consolini. Egregio Dfrettore, Leggo solo in q 11esti giorni quanto venne inserito nel N° 14 derla sua pregiata Rivista « dopo della morte di Ugo Consolini. • Permetta a me che molto da vivino ho seguito i casi D'Angelo e Consolini di applaudire ai commenti fatti Rul caso, poichè la Rivista. fra i tanti che ue scrissero nei giorni scorsi è quella che ha posto proprio il dito sulla. piaga. Sì , ripetiamolo apertamente: la maggior colpa per c11i individui come il D' Angelo e il Oonsolini , per niente temibili, impregiudicati muoiono in un carcere come cani arrabbiati per « delirio acuto :, sta nel legislatore « Bisogna riformare f.utto il nostro sistema

464 RIVISTA POPOLARE penale » ~ome afferma la vostra Rivista-bisogna riformare tutto il sistema attuale di procedura. Occorre una riforma che impedisca che un cittadino sino allora incensurato sia accolto in carcere per un presunto reato, o per un reato lieve politico, come un comL1ne pregiudicato, come un recidivo, un delinquente abituale. Non è un vero delitto che un presunto colpevole, o un reo puramente passionale venga rinchiuso in una cella e peggio si applichino a lui lo stesso regolamento carcerario , la 8tessa procedura istruttorale che domani 1ii applicano ad un delinquente istintivo, professionale che varca la soglia del carcere per l'ennesima volta·? Se è inevitabile difesa sociale l'arresto di un individuo che in una dimostrazione di carattere politico si presuma colpevole di infrazione alle leggi vigenti non dovrebbe essere Ìlllmediato compito dell' Autorità cercar di conoscere l'individuo arrestato per valutal'0 la sua temibilità, e trattarl0 alla stregua di questa? Ma per questo si impongono anzitutto una funzione di P. S. saggiamente identificativa non solo somatica, ma anche psichica (V. mio e supplemento alla cm·tella biogr·afica dei p1·egiudicati ~ ), ed un procedimento istruttorale .e un sistema carcerario orientali od nna rigorosa individualizzazione psicologica. Noi ci domandiamo come mai i casi D' Angelo e Consolini siano così rari, e pensiamo che alla deficienza delle leggi avrà pur supplito più di una volta l'opera del sanitario carcerario che di sua iniziati va, (malgrado i regolamenti), conoscitore della psiche umana, conscio dell:t grandezza della sua missione, avrà saputo recar sollievo a quei disgraziati gettati dall'evento in una m·uta cella di un carcere giudiziario -- prima che venisserv dominati dalla pazzia acuta - mortale. Ma purtroppo di fronte ai casi rarissimi di qualche disgraziato morto arrabbiato - quanti non vedemmo avviarsi alla pazzia. in grazia di quelle stesse leggi che li volevano punire per .... ·emendarli? Ed è umano, è civile, questo sfacelo di vite, di intelligenze ? Almeno potessimo sperare di avviarci in tempi migliori.... Ma purtroppo possiamo andar sicuri che il nuovo Codice di proced11ra penale, quando dopo tanta laboriosa gestazione vedrà la luce , vecchio prima di nascere, non avrà accolto nulla della tanta invocata individnalizzazione dell'istruttoria , e così salvo nei casi eccezionali alla Modugno o alla M11rri , si continueranno a portare innanzi alle Assise e ai Tribunali imputati - non conosciuti nei loro precedenti, nelle l~ro attitudini psichiche- peggio continueranno i casi d1 morte per delirio acuto o di omicidio e di peggio a commuovere per qualche •giorno }'.opinione pubblica, a suscitare giusti sdegni che poi sfumeranno in più o meno artificiosi comizi. E' ormai tempo si commuovano gli uornini di senno o di cuore e si tenga desta la immane questione per affrettare quelle riforme che giustizia e umanità impongono ! Voglia la. sua Rivista proseguire nel difficile cammino! Ringraziandola dell'ospitalità mi protesta Dev.mo PROF. SALVATORE OTTOLENGHI Dell'Università di Uoma GRAMMICHELE .... L' eccidio di Grammichele ha avuto proporzioni più gravi degli altri : i morti sono diciotto e saranno oltre duecento i feriti. Le cause remote che lo hanno provocato sono le solite ; e noi non abbiamo bisogno di ripetere ciò che abbiamo detto tante volte e ciò che da recente abbiamo scritto nel N° del 30 aprile di que- ' st anno. . Come nei precedenti c.1si analoghi si palleggiano la responsabilità , con poca giustizia e con molta passione, i socialisti e i reazionari. Questi ultimi, però, segnalano l' opera di un sovversivo speciale: l'ex prefetto di Catania, Comm. Bedendo. Ma vedi fatalità! qualche mese prima dello arrivo di Bedendo a Catania, a Traina in un tumulto (il solo che funestò la Sicilia nel 1898) furono uccisi 7 cittadini; e i tumulti di Grammichele esplodono poco dopo la sua partenza da Catania ... Vi ha contribuito l'imprudenza o la malvagità del Delegato Basilicò ? L' inchiesta fatta dall' on. De Felice lo afferma: l'inchiesta delle autorità governative - civili e militari - lo esclude. Noi speravamo avere informazioni particolari nostre di persona intelligente ed imparziale. Ci furono promesse telegraficamente; ma ancora non ci sono pervenute. Alcuni dati forniti dall'on. De Felice hanno tutta l'impronta della verità; e se non venissero trionfalmente smentite al gov~rno correrebbe l' obbligo di punire severamente il Delegato di P. S. che pare essersi messo al servizio dei Civili. Per noi, però, l'intervento di questo fattore diremo cosi personale non ha tutta l'importanza che le si vorrebbe dare: qualunque altro pretesto, qualunque altro incidente avrebbe provocato l' esplosione dell' ira popolare da un lato , la repressione sanguinosa dall'altro. A Grammichele, infatti, in meno di quarant'anni è la terza sommossa che si deplora; e, impallidito il ricordo di quest'ultimo eccidio, temiamo fortemente che dolorosi episodi analoghi si verificheranno in Sicilia e nel mezzogiorno, dove anche con tutta la buona volontà - e non ne hanno troppa I - dei governanti le condizioni anormali economiche, intellettuali, .morali e politiche non si potranno modificare nè in un anno nè in dieci e forse nemmeno c~ll'opera assidua e intelligente di una intera . generaz10ne. Intanto per non ripetere le stesse nostre parole su questa ripresentazione, diremmo regolarmente periodic:>.,dei tumulti e delle repressioni preferiamo oggi riprodurre un brano di un discorso dell' on. Giustino Fortunato; e ci serviamo del suo giudizio, perchè è quello di un uomo che conosce meglio di molti il problema del mezzogiorno , perfettamente identico a quello della Sicilia e che lo ha studiato non solo con intelletto ; ma sopratutto con grande amore. Egli parlando ai suoi elettori di Mdfi il 31 maggio del 1900 dopo aver detto che non vuole il còllettivismo e non vuole la repubblica, nè alcuna rivoluzione politica perchè ne teme maggiori guai soggiunge: « Ma credo e penso, in pari tempo, che così non possiamo andare ». « I tumulti si ripetono periodicamente, l'uno più anonimo dell'altro , sempre nelle identiche condizioni. Il fermento è continuo, la minaccia è perenne. Da un istante all'altro giunge la notizia che, o per il dazio di consumo o per l'alto prezzo del grano o per la tassa di focati~o o per i terreni demaniali, i contadini di quel tal Comune si sono ribellati : Assalto al Municipio , devastazione e distruzione dell'archivio; poi arrivo dei carabinieri o

RIVISTA POPOLARE 465 dei soldati, sassate dalla folla, scariche di moschetteria della truppa. La folla retrocede imprecando, lasciando sul terreno morti e feriti. Interrogazioni alla Camera, trasferimenti di funzionari, dimissioni del Sindaco, processo e condanne degli arrestati. E la quiete ritorna. Passano settimane e mesi, ma, di un tratto, in quell' alt:o Comune è la stessa storia: assembramenti, incendi, invio di carabinieri o di soldati, uccisioni, punizioni, arresti, condanne. E la tragedia non ha fine, quando, come nel maggio del 1898, il contagio non si propaghi per tutte le terre d'Italia, l' aiuola, che ci fa tanto feroci .... « È mai possibile ingannarci più oltre su la natura di questi nostri tumulti popolari? Ah! io non dimèntico quello , che accadde ad Emilio Bertaux, là, in un paesello del Gargano ! Nel congedarsi <la lui, l'uomo che gli aveva fatto da guida gli chiese donde egli fosse. « Di Francia » rispose il Berteaux. E l' uomo : di Francia ! ripetette a sè stesso ; poi con la voce grave : « e quante tasse pagate voi al 7{.e di Francia ? » Ecco il contadino meridionale, che si scaglia contro ·1e cage comunali, contro i casotti daziari , contro tutte Je· forme più vicine e immediate di quel pesante carro che si chiama Stato, e che egli non conosce se non sotto la veste del gabelliere ». Sin qui il Fortunato. La sua diagnosi non è sbagliata , ma è incompleta e semplicista. La diminuizione del carico tributario è innegabile, che si ripercuoterà su vari altri fenomeni, che agiscono come cause , che generano ...i tumulti - ad esempio: permetterà un aumento della produzione e più alti salari. La diminuizibne del carito tributario potrà riuscire più efficace in Basilicata ; ma in Sicilia occorreranno provvedimenti, che spezzino il latifondo, altri per renderne facile la coltura in tensiva, e parecchi insieme che modifichino le condizioni demografiche, di cui ci occuperemo altra volta. Occorre, poi, in certi ambienti diminuire l' odio tra le varie classi sociali; e in questo non si potrà riuscire che lentamente e con una condotta inspirata aH' amore e ~orretta da un alto intelletto e da una grande prudenza. La Rivista La costituzione • 111 Russia Tanto tuonò che piovve! Si discute da moltissimi sulla Costituzione chiesta colle bombe o colle preghiere umiHssime allo Czar; e finalmente, costrettovi dalle spaventevoli condizioni interne e dalle umiliazioni senza nome clie l'autocrazia ha subito sui campi di battaglia, Nicola II ha dato un cencio di costituzione in sessan te.due articoli, e colla quale periodica.men te verrà convocata urra Douma di Stato. Non c'era da attendersi una· vera Costituzione, che instaùrasse ex 'lWVO il regime parlamentare o che svolgesse in senso più democratico e pili fattivo la istitu - zione degli Zemsteva; soggiungiamo che non sarebbe stata poAsibi')e siffatta innovazione e che non crediamo nemmeno utile ed efficace la Durna di Stato istituita coll' ukase del 19 Agosto per tutta la Russia. Data la diversità delle ling11e, delle tradizioni, delle condizioni, del grado di ci vii tà delle varie parti, che costituiscono il grande impero di 140 milioni di abitanti circa, noi pensiamo che l'assemblea riuscirà una Torre di Babele, che riprodurrà, centuplicandoli, tutti gl' inconvenienti del Parlamento austriaco dove ap pena tre grandi nazionalità - la tedesca , la slava e l'italiana-· si trovano a contatto e in conflitto. Per l'Impero russo occorrerebbero diverse Costituzioni e non una sola. L'esame di alcuni articoli della Gosudarst'Jnaja Duma farà comprendere meglio di ogni altra considerazione l' indole della Costituzione ocfroyée coll'ukase del 19 Agosto. Art. 1. La Duma è istituita per collab01·are alla. discussione preventiva dei progetti legislativi ecc. Art. 6. Deve comprendere almeno quattro sezioni ed al massimo otto... Questi due articoli bastano a fare comprendere che la funzione vera della Duma non sarà quella di un assemblea legislativa , ma di nn Consiglio di Stato di nomina popolare. Art. 15. I membri della Duma non possono essere privati della libertà che per ordine del potere giudiziario. Non possono essere arrestati per debiti ecc. Beu magra é la garenzia dei membri pella Duma che rimangono alla dipendenza del potere giudiziario. Ma quando si pensa che per arrestare e deportare un cittadino in Siberia non occorre l'intervento dell'autorità giudiziaria anche questo magro art. 15 segna un limite all'arbitrio. Art. 41. Il pubblico è escluso dalle sedute della Duma e dalle sue sezioni. Non occorrono commenti a questo articolo. Meno male che coll' art. 42 si dà il diritto al Presidente di pe1·mettere la presenza dei rappresentanti della stampa ! Del resto si ricordi che secondo le leggi sc1 ritte in Inghilterra il pubblico può essere facilmente escluso dall'aula dei Comuni e che una volta un deputato irlandese invocò il rispetto della legge per fare cacciare dall'aula i membri della famiglia reale. · Art. 24. " I ministri ed i capi delle varie ammini strazioni non possono essere membri della Duma ; ma hanno diritto di assistere alle sedute e di dare spiegazioni circa gli affari delle amministrazioni da loro dipendenti, sia personalmente, sia per mezzo di. altri funzionari >. Qui e' è un freno agli inconvenienti del parlamentarismo; c'è lo spirito del sistema presideu ziale nord-americano, ma con tutta la differenza enorme che ci corre tra i poteri spettanti allo Czar ed al Presidente della Repubblica. Art. 53. < Se l'Imperatore trovasse troppo prolungata la discussione cfa parte della Duma d' un affa.re ad essa sottoposto il Consiglio dell'Impero fisserebbe un termine estremo, entro il quale la Duma dovrà emettere una deliberazione. Se la Duma non comunicasse entro il termine fissato la sua conclusione il Consiglio potrà discutere l'affare senza che la deliberazione della Duma sia necessaria ,,. Ecco un provvedimento spie-

466 R I V I S T A P O P O L A R E ciativo' sinceramente cosacco per evitare l' osfruzfo- Possibeielionomneilel'sereizfieorroviario nismo I Come sarà addolerato l' on. Pelloux di non averlo avuto a sua disposizione. Ed ora ad un articolo, le cui funzioni ~arebbo desiderabile venissero irnitate ... in Itali!\. Art. 23. « I membri della Dnma ricevo110 dal Te!:Wl"O durante le sessioni dieci rubli al giorno (1). Inoltre dne volte all'anno ricevono 1e ~pese di via~gio di1l loro domicilio fino a Pietroburgo o ritorno i11 rng1one di cinque kopeki per ver·sta (2) ~. E' in vano che la democrazia domanda qualche cosa di simile tra noi dal 1849 in poi ... Del diritto elettorale e dei modi delle elezioni si occupa un apposito regolamento nel quale e' è di cattivo special men te la ristrettt>zza del 1111mero drl le persone che hanno diritto a votare; ma e' è anche drl buono, che possiamo invidiare. Il numero dei membri della Duma 412, è ristrettissimo per così vasto impero. 28 sono eletti da alcune grandi città: e questa ::;erarazione contraria al livel lamento uniforme nostro è 1, devole. Le elezioni sono a due gradi - come pei Sene\ tori in Francia ; ma è troppo ristretto il diritto all'elettorato. Per goderne nella città, ad esempio si deve avere ,pna proprietà. di un valore minimo di 3000 rnUi nrlle due C&!Jitali e di 1500 nelle altre e i JJroprietari di stabilirnenti indL1striali ne godranno se det.ti ~tahilimeuti a\Tanno almeno un valore di 16000 ruhii Gli elettori quindi sarRnno pochissimi e il diritto elettorale sarà un vero privilegio. .Ma c'è del buono. Ecco: le donne pos::;ono delegare i loro mariti e i loro figli. I funzionari civili non µossono accettare l'elezione the rinunciando alle loro f 111zioni ... col sistema russo tutti i servi tori del governo verrebbero cacciati dall' ~-\ssernbh:ia e i vari Santo Liquidi dovrebbero scegliere tra h deputazione e il pojto. Qnale la nostra impressione complessiva? C'è de'.la rettorica nella forni a q nan to si afferma che col!' ukase del 19 Agosto cominf'ia la. nuova storia russa Ma credù,mo 1he sia un grande avveni1Ue11to, che col tempo dar~ tutti i snc,i frutti; o 11e darà amari per lo Czar ! La Duma ni trn.sJoru.era fatalme11 te; la libertà farà il sno can1mino. Lo farà inevitabilme11te. Noi, percio, ce ne rallf>griamo non os1aute che all'ukase del 19 .Agosto l'autocrazia. abbia risposto cosacceame11te coll'arresto di un grande storico. il Miliuokow, e di alcuni suoi aruici cbe di::1c11tevano pacificarue11te snlla nuova COtitituzione. Noi siamo lieti e prendono il lutto i nitzsciani d' Italia. cbe avevano sentenziato ehe lo czarismo non avrebbe mai capitolato di fronte alla democrazia. Poven imbecilli! Nor (1) li l'ublo vale circ..t L. 2,70. (2) ll lwpefie è un centtl11imo di ,·ublo. Uaa ve,·~ta corrispondtl ad un chilometro e 67 metri. Oirrigetre letterre e earrtoli ne~vaglia all' on. N. eolajanni = CastrogioYanni. Sopra questa Rivista del 3 r luglio r902 ho dimostrato che l'unità di trasporto in Italia, per l'esercizio del 1898, è costata 4+ millesimi, mentre che in media non è costata al resto dell'Europa che 22 vale a dire la metà precisa di quello che è cost::Jta all'Italia; ciò che vorrebbe dire che sopra la spesa di circa 200 milioni, come è quella dell'Italia, per l' esercizio delle sue ferrovie di Stato, se ne potrebbe risparmiare la metà, corrispondente a circa roo milioni all'anno. Si può ammettere che per ragioni di costruzione meno perfetta, perchè la nostra rete ferroviaria è meno provvista di quegli apparati tecnici che sostituiscono il personale, possa portare alla spesa di qualche milJesimo di più per unità di trasporto; ma che sia possibile una economia di circa 90 milioni non vi può essere dubbio, malgrado il parere contrario di ex Ministri, i quali, non potevano vedere le possibili economie che attraverso alle sollecitazioni dei Sindacati politici, ormai di fama imperitura. Nel volume IV della Relazione Saporito (Roma tipografia della Camera 1905) a pagina 133 è riportato, da uno studio dell'Ingegnere Breda: « che un (< gruppo di 9 linee secondarie della rete Mediter- (< ranea della lunghezza complessiva di chilometri (< 363, ebbe il prodotto medio di lire 3135 per chi- (< lometro e la spesa di lire 5494, cosicchè il coecc fìciente d'esercizio risultò di r,7-5: e che l'altro <e gruppo di 9 linee secondarie della rete Adria- (< tica, della lunghezza di chilometri 365, ebbe il « prodotto medio di lire 6166 e la spesa di lire << 7393 , onde il coefìciente d'esercizio di 1,20. » Ora, riunendo questi due gruppi in uno solo avremo un totale di 18 linee secondarie della lunghezza complessiva di 728 chilometri, che con un prodotto medio di 4650 lire per chilometro ne hanno speso 6443, corrispondente al coefìciente di L. 1,47. cc Nello stesso anno, continua la Relazione, le « linee secondarie della Società Veneta, della lun- <c ghe,.,za di chilometri 44r , dettero il medio pro- (< dotto di lire 5069 a chilometro con la spesa di << lire 3547, e si ottenne così il coefìciente di eser- (c cizio del 0,70. <e E questo, malgrado che il prodotto dell' unità ccdi traffico risulti superiore di circa un decimo <e per quello delle grandi reti ». Ciò che significa aritmeticamente che le nostre grandi reri spendono precisamente oltre il doppio nelle stesse condizioni della rete veneta. Dimanierachè resta uf-fìcialmente dimostrato che per risparmiare la metà della spesa d'esercizio sulla nostra rete secondaria non c' è che da applicare i metodi d'esercizio della vivente ed operante Società Veneta. Cosa che non deve presentare delle grandi difficoltà e neppure della grande capacità, non riducendosi, il da farsi, che alla copiatura d'un ordinamento in fonzione. Spazzato così il terreno dell'esercizio delle linee locali complementari di traffico limitato, che sono sempre state il terrore del nostro olimpo politico ferroviario, appunto per la passività della spesa di esercizio; con la dimostrazione non solo d'una possibile economia del 50 per cento della spesa attuale; 111aanche con la prova di fatto che si può rendere il loro coeficiente di esercizio al solo 70 per cento e quindi in condizione di pagarsi anche l'interesse del capitale d'impianto con un esempio casalingo fra i pochissimi che onora l'industria dei trasporti nazionale, passeremo alla rete principale. La mia convinzione che l'Italia spendesse la metà in più del necessario, nell' esercizio delle sue fer-

RIVISTA POPOLARE_ 467 rovie di Stato, era già fatta nel 1902, quando ho pubblicato l'articolo citato in principio, con la constatazione di fatto: che mentre in Inghilterra l' unità di trasporto costava 17 millesimi, in Russia 20, in Austria-Ungheria 23, in Germania 24 ed in Francia 20; l'Italia si permetteva il lusso, di gran signora, di spenderne 44 ! . Convinzione ehe si è maggiormente rinfrancata quando ho pubblicato l'altro articolo sulla rnisura del lavoro nell'esercizio delle ferrovie. (Rivista del r 5 Marzo 1904) e che ho potuto consta•i:are, con la scorta delle statistiche internazionali della Regia Commissione d'Inchiesta, che il nostro personale Gon il nostro materiale mobile, ridotto ad unità - assi - di questo con le unità di quello, non rendevano che poco più della metà (21,270 contro 31,680) di unità di traftìco di quello che rendevano presso le 7 reti principali europee, ad eguale percorrenza media, con le quali ho stabilito il confronto; con l'aggravante che le unità - personale - rendevano anche meno della metà (4r,1 ro contro 96,800) mentre sono quelle che costano di più; e che agglomerandole con le unità - assi - del materiale mobile, furono causa del diverso risultato finale di confronto, fra il conto più semplice, sulla base del costo dell'unità di trasporto, ( roo milioni) e quello più complicato sulla base delle unità d'esercizio che risultano sprecate sul rapporto della minor produzione proporzionale di unità di traffico (ò7 milioni) che allora non ho avvertito. Ma oltre l'impressionante differenza della nostra spesa di 44 millesimi contro i 22 della media spesa delle cinque grandi nazioni d' Europa sopra dette, mi è rimasta impressa la notevole minor spesa del1' Inghilterra, di soli 17 millesimi, corrispondenti a circa il terzo meno della media della Francia, della Germania e dell'Austria-Ungheria. · Differenza importante della quale non sapevo darmi ragione, trattandosi di quattro nazioni nelle quali, l'esercizio ferroviario, si svolge in condizioni poco diverse sia nel rapporto del combustibile come in quello della mano d'opera. Non potendo fermarsi alla considerazione del possibile vantaggio dell' esercizio privato , perciò che la Francia pur con lo esercizio privato a concessione intera, come quello dell' Inghilterra, era quella che spendeva di più; ( 2G) ciò che provava c.he la ragione non poteva essere quella, ma che la si doveva ricercare nel sistema diverso dell'organizzazione del servizio delle merci - unico - in Inghilterra, e diviso in grande velocità e piccola velocità presso le altre nazioni. E che la ragione della forte minore spesa d'esercizio inglese provenisse dalla sua diversa organizzazione del servizio merci, conservato - unico - oltre che dalle mie osservazioni sulla pratica e lo svolgime11to del servizio merci - diviso - mi è stata conformata dal seguente inciso che riporto dal sopracitato volume della Relazione Saporito pag. r 2 r cc che mentre sulle ferrovie italiane e su quelle della cc Francia, della Svizzera, della Germania e delcc l'Austria-Ungheria, il numero totale degli agenti « supera il milione, negli Stati Uniti d'America per cc la stessa estensione di Linee eper la medesinia quan- « tità di traffico ( sono io che sottolineo) si farebbe « il servizio con soli 500,000 agenti. >) Constazione grave, specie per l'Italia, la quale sta a provare che jl personale ferroviario eurepeo, l' Inghi I terra esclusa , non rende, in unità di traffico, (unica misura precisa del prodotto di lavoro) che la metà di quello Nord-Americano; e siccome abbiamo visto che quello italiano, a sua volta, non produce che la metà di quello europeo, resta dimostrato che non produce che il quarto di qnello Nord-Americano Tale fatto porta a questa conseguenza logica di fronte al risultato dell'esercizio ino·lese: che gli splendidi risultati ct'eserc.izio del Nord-~America non siano dov_uti che a~ sistema inglese, applicato nella loro antica coloma, dal momento cbe il risultato economico sa~·ebbe pressoche iden,t~co,_ e cioè; assai più economico non soltanto dell italiano, ma anche del francese e del tedesco . Ciò che mi ha richiamato alla mente la pretesa superiorità della razza ariana, che in questo caso si ridurrebbe ad esclusivo vantaggio della parte Anglo-sassone; alla quale io· non credo punto, dopo la splendida e convincente dimostrazione dell'onorevole Colajanni; quantunque non si possa a meno di riconoscere che la razza Anglo-sassone, in materia di economia ferroviaria , tenga il posto di onore. !il.Francamente, anche per il ferroviere italiano, la constatazione di fatto di non rappresentare che un nzezzo uomo, in confronto dei compagni del resto d' turopa, e un quarto di uomo, nel confronto dei coileghi Anglo-sassoni, dei due emisferi, nella produzione media di lavoro del mestiere, non può essere troppo lusinghiera. Ma questa constatazione di fatto che porta a stabilire che gli Anglo-sassoni dei due emisferi sono LJ ue1li che spendono meno nell' esercizio delle loro ferrovie, mentre sono i popoli più ricchi del mondo, non deve poi sorprendere troppo, essendo risaputo che i popoli più ricchi sono anche più evoluti e quindi meno ignoranti, epperò assai migliori economisti, precisi calcolatori e sapienti organizzatori, d.i quello che possono esserlo i popoli bambini, come il nostro, ancora semibarbaro e che appena incomincia a balbettare il sillabar.io dell'evoluzione, e quindi in balia dei primi lestofanti che si presentano con un pò di andacia. t: ora -,ediamo come codesto, o codesti, popoli, essenzialmente pratici dell'industria dei trasporti, sono riusciti allo straordinario risultato. E' assiomatico che per rendere possibile l'applicazione del minimo mezzo ne1J'industria dei trasporti occorre la maggiore possibile concentrazione del lavoro, per ottenere la mag~iore possibile utilizzazione de.i mezzi d'esercizio. Ed egli fu certo per rispetto a questo princ1p10 economico di primissimo online, che gli Ang10sassoni dei due emisferi hanno incominciato a non commettere l'asineria, da gran signori, di fabbricare due scali e due uthci, uno per la Grande velocità, e l'altro per la Piccola velocità,· nella stessa stazione; come si è fatto in ltalia, all'unico scopo pratico di dividere il lavoro e non rag5iungcre altro scopo economico all infuori di queìlo d1 sparpagliare il lavoro e creare un bisogno doppio di mezzi tissi, (che pur essi in Italia risultano sprecati in ragione di circa un terzo non rendendo che 9 tonnellate per metro lineare di fronte di carico e binari di manovra, mentre in Francia ed in Germania, pur col servizio merci diviso come il nostro in - Grande e Piccola velocità - rendono r3; e non so quello che rendono in lnghilterra e negli Stati Lniti d'America, perchè non compresi nella statistica internazionale della relazione Saporito; ma senza alcL1n dubbio col ìoro servizio delle merci - unico - non possono rendere meno del doppio dei nostri. E tra gli anglo- assoni non solo e conservato unico, in omaggio al principio della massima possibile applicazione del niinimo ,nezzo; ma anche si è trovato il modo di renderlo più rapido del nostro servizio di merci a Grande velocita l In Inghilterra e nel Nord-America il personale adibito al loro servizio merci - unico - nelle stazioni maggiori e di sm.istamento è tutto unito so-

468 R I V I S T A P O P O L A I, I: pra gli scali, ove il carico e scarico delle merci si fa a li vello del \Tago ne, con le carrette a mano, per cui un uomo proLluce comoLlarncnrc il lavoro di tre obbligati a caricare e scaricar~ d. . 1i Yagoni al marciapiede od al binario, senza contare il ltworo che occorre per trasportare Lt merce dai marciapiedi ai magazzini o viceversa; come av,Tie·i.c per il nostro servizio del le merci a G. \'. t:' questa dilforcnza organica di metodo che costituisce, a favore del sistema anglu-s~lsfone, i'econornia evidente di poco meno della metù del personale di manoYalanza e d' uflìcio. Pcrciù nou si commette la bestialitù, da gran signore, di tcncrL: nelle stazioni della linea il lusso di parecchi agenti costretti al dolce far niente, e per non morire ci'incdia.1costreU-i a darsi i I lusso della caccia o di qualche altro divertimento come, s~ in luo-40 di impiegati, cbe vivono di lavoro, fossero dei lauti pcrn,ionati, o Jci pacilìci bort4hesi, che Yi\Tono di rendita. elle piccole stazioni o,Te si viluppa, al massimo, il lavoro d'un impiegato; non \Ti tengono che un solo agente, una specie di gestore, dice l'lngegnere Spera, (r) incaricato di ricevere la merce e di consegnarla (che in Italia con l'esercizio di Stato, potrebbe anche essere il Cornmes 'O Postale) poicbè al carico ed allo scarico dei tn:,ni al rnagazzino e viceversa vi pensa il capo treno con la sua sg uadra di frenatori in •vinggio, e di manovali a treno formo; riunendo così il lavoro di manovalanza di tutta la linea nel personale del treno; e se occorrono delle manovre per prendere o lasciaré qualche carro, il capo treno si trasforma in capo manovra, ed uno dei suoi frenatori in aggangiatore riunendo pure il lavoro di manovra della linea nel personale del treno. Ed ecco spiegato perchè il personale anglo-sassone rappresenta, in proporzione, quattro volte il personale italiano e due Polte quello Austrounghercse, francese e germanico; e perchè quelle Società esercenti ferrovie possono permettersi il I usso di pagare il loro personale in ragione del doppio di quello che si paga in Italia, realizzando ancora un equo compenso da distribuirsi quale interesse del capitale d'impianto, malgrado Je loro basse lariH'e di concorrenza; e perchè io seri s1 111 un mio precedente articolo che il goperno completam.ente anarchico e, sen;:a dire 1ion~ delle nostre Jer~'ovie, mentre da una parte spreca zl personale con Le risorse dell'a 1ienda, dall'altra spinge Lo sfruttamento del personale stesso jìno all'assassinio; facilitando l'adescamento per le agitazioni e le rivolte; perciocchè, se è vero che il nostro personale, in complesso, e per le ragioni ineccepibili sopra espuste, non rende che un quarto del lavoro che potrebbe e dovrebbe rendere, è anche vero che, quello che si trova nei centri di <li smistamento, la,Tora tanto e quanto può lavorare quello inglese e nord americano, con la differenza che è pagato in 1·agione della meta di quello e anche meno! (2) Fatto economico importantissimo che pro\'a una situazione politica disastrosa, cbe mentre dimostra utten<libilissime ragioni, per una parte del personaJ.c, Ji agitarsi e magari d'in orgere; riduce il Governo nella impossibilitù di riconoscerne le ragioni, per colpa dello spreco delle· energie del personale tesso e delle f.wolose somme sprecate in impianti inutili di mezzi lìssi e mobili e di ufììci parassitari di pure· lu so, don1ti ai famosi sindacati politici di ( 1) Relazione sul servizio merci inglese e noni .\rncricano. (2) La maggior parte d..:i nostri manovali che lavorano sugli scali di giustamento sono pagati L. 1 ,80 al giorno, e sono 0bbligati u lavorare 12 ore al giorno di /ar,uru i11le11si1,o per ,s crntesi111i all'or.z ! affarismo e di corruzione, cd in parte non piccola alle pretese regionali e locali d.clrascarisrno politico dai Governi egoisticamente e supinamente acconsentite, enza darsi ragione delle disastrose consescguenzc !ìna.nziaric, le quali ci hanno condotto ad un impianto forroYiario di Yero lusso per nn traflìco miserabile, con la conseguenza d'una perdita d'inreresse <li capitale di circa 150 mili ini all'anno, che grava sul contribuente nazionale, malgrado l'applicazione di tariffe le più alte del mondo, (esclusa la sola Svizzera) moditìcate Llauna. sequela di concessioni speciali, e di tariffe locali che unite al trucco del ribasso propor 1 ionale alla quantità di Pagani spediti, con la libertà alle d.ittefal'(>rite di sostituirsi ai veri speditori otfreudo di eseguire il trasporto a p1·ez 1o inferiore alle Larijfe, come fanno gli pedizionieri col m ,zzo delle false dichiarazioni della merce, sotto la alta protezione dei Commendatori della ferrovia; tutto ciò forma una vera. vcr~ogna nazionale, pro\Tocante quei pericoli politici, che. se sono falliti ora, per ragioni diverse e note, persistendo nel pessimo ed impolitico andazzo, non ro ranno a meno di risorgere più formidabili, e a. non lunga scandenza, anche per altre ragioni che dirò in seguito. Casale, li 15 Giugno 1_r;o:;, p \OLO MOllBBLLI IL GIAPPONE ( Dat,i sta,ti~tici sulle. condizioni de1nograficht', politiche, Jinanzi:u·ie, ecouo1niehe, intell~Ltuali, relig·iosc ~ uaorali). (Cont., vedi 111t111. preced.) k) ·?oste e telegrafi. 1871 1892-93 1902-903 1869 1&89-90 Numero uffici postali ,'io I, 2 :i7 ;) ' ' I '-, Numero uffici 2 3 I l POS'L'E Numero lettere e stampe 5ti5,9:{ I :?Kll,2~<>,' :{5 ~J<l:{, 7'.J I ,'>'.JK Lunghezza linee Fili chilometri 3 I IO, I 08 31 28,:,liK N. dei piccoli pacchi postali 11>/>2'.J I 11,:p7, '{:{l/ Telegrammi spediti 1902-903 2,2ut 2~1,K8u 1:i1,~115 18,u22,lÌ~F 1 Uguale ~viluppo h:u1rn> avuto i tclèl<.mi. Nel 1890-91 si :1priro110 i primi 18 ullìci co11 26+,938 ionogrammi; nel 1903-904 s'erano :1peni 35+ ullìci; i ionogr:1111mi dell'anno precedente furono 118,876,921. Nel 1901-902 poste, telegr:lfì e telefoni co~tasono 15,969, 19+ yç11 è dettero 18,795,57+ yen. Le poste, pero, furono pas"ive _<li oltre 500,000 yè11. l valori trasmessi pc, mezzo di vaglia postali f11r.ono in forte :1ume11to. V,lglia emessi per yen " pagati 18H!~-H4 2.::l,li29,541 28,70-1-,~39 1uo2-o;~ 90,027,\)27 9lÌ, l 92 1200 l) avigazione. el 1889 entrarono nei poni del Giappone 1079 battelli a vapore e 715 legni :t vela col rispettivo tonhcllaggio di 1,330,910 e di 129,676; 11el 1903 i primi salgono a 72+7 con 13,419,418 tonnellate e i secondi a 1791 con 151,971. Nella navigazione a vapore il primo posto nel 1903 spetta :dla bandiera nazionale con 3827 vapori e 5,130,809 tonnell:n~; segue immediat:1 l'inglese con 1762 vapori e 4,734,487 tonn., b tedesca con 423 e

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==