RIVISTA POPOLARE del fatto; e dimanda se il governo ha preso, oltre che le misure per riparare , anche quelle per punire e 8e non lo ha fatto; perchè? Bisogna constatare un fatto assai doloroso ed è che malgrado che le parole • La gì nstizia è eguale per tutti » sieno scritte in tutti i tribunali e come motto di ogni codice; quelle parole .non compongono che una vana frase. Ci sono due ginstìzie: una per i dispernti e l'altra per i ricchi; quella severa, questa bonacciona. Il guaio grave è che , s:mih-, metodo di amministrare e fare giustizia fa poco a poco penetnire nelle masse l'idea che la giustizia ognun fa bene, se se la fa da se. E non c' è opinione più dE:>!eteriaper le società. umane, non c'è maggiore nemico della civiltà, di questa persuasione; eppure all'estero . come da noi; per J aluzot oggi come ieri e domani per altri la costatazione di questo fatto diventa tutti i giorni più evidente e più amara. Ed è un gravissimo danno per il progresso e per la civiltà. NOI Pelracultuprearl,avitanuovdaI' talia ( 1 ) New-York, 29 giugno 1905 Carissimo Professore, -Immagini un po' che sorpresa, quando, aperta la sua Rivista del 30 aprile, ci trovo la mia lettera , pubblicata sotto il titolo << Per la lingua italiana tra gli itilianì all'Estero ». Non le dico che mi ha reso un servizio... Infatti , molti quasi tutti coloro che l' avran letta - mi avranno dato del pazzo. Sicuro! Avran detto: (< Ma chi è? » Chi è costui che pontifica in tal modo da chiamare sciocchi Dante Alighieri e il Manzoni? fn verità non han torto, se pensano che sono proprio io lo sciocco ! E non han torto perchè non mi posson comprendert. Io avevo infatti scritto a lei : quindi, per lei, per lei che mi conosce e sa bene che fra i miei tanti difetti la presunzione non c'è. (Almeno, immagino ch_e non ci sia: poi, chi lo sa 't) Avevo scritto per lei. Le avevo mandato uno sfogo de.I mio animo addolorato per tutta la somma di veuhiume che opprime, soffoca, l'espansione della vita nuova in Italia. Avevo scritto per lei solo, sicuro che nella forma paradossale della mia lettera, lei avrebbe inteso la piccola parte di verità che ci può essere nelle mie parole , passionate di tutto lo sdegno ch'io sento verso, contro, la societa vecchia italiana, imposta, nella scuola e nella cultura, a tutti i poveri giovani che non (1) L' indiscrezione commessa altra volta pubblicando una lettera di carattere privatissimo mi procurò parecchi rimproveri da amici e lettori della Rivista; poco mancò che non mi procurasse una querela per diffamazione da qualcuno che non volle vedere il carattere vero deila epistola e lo scopo propostomi pubblicandola. In compenso gradito mi venne questa seconda, evidentemente destinata a trovar posto in queste_ libere colonne e di cui ringrazio l'autore. Mi permetto di aggiungere che sono perfettamente di accordo con l'Italiano di New-York su tutto quanto dice contro la cultura classica e in favore di una diversa cultura moderna. Mantengo e affermo più vivo che mai il dissenso in quanto al giudizio sulla Dante Alighieri e sull'opera sua che intende essere moderna e vivificatrice. La lunghezza dell' articolo e il desiderio di pubblicarlo in una sola volta imposero di pubblicarlo in corpo 8; e non altro. Mi pare tanto importante, che gli assegno il posto di onore. N. C. sanno e non possono ribellarsi, premuti, come sono dalla necessità di adattarsi, obbligati ad essere « pratici >> - e quindi a piegarsi alle regole comuni, e ad accettare i pensieri comuni, e a credere nelle credenze comuni ;-- per << riescire » per arrivare, - sia che vogliano arrivare al parlamento, o alla cattedra, o all'impiego a 1200. Criticare obbiettivamente , emanciparli mentalmente dalle sciocchezze ereditarie - e riconosciute dalle class; alte come la più alta sapienza - significa dissentire - da tutto ciò che viene imposto, e la conseguenza ultima è ... morire di fame - se si vuol essere coerenti. Ora il mio sdegno deriva appunto da ciò. Ed è sempre ravvivato e1 eccitato dal pensiero che tutti V0i, uomini liberi, - per una specie d'inazia - non vi adoperate ad aiutare la gioventù nella lotta indispensabile contro questo ancien régime che perdura nel campo della scuola e della cultura. Ha mai pensato lei, per esempio, - un esempio tra mille -- a ciò che avviene ndle nostre Università'? Vi si insegna la grammatica latina , b greca , e la sanscrita , magari ! Ma la grammatica italiana, no! (SPare, forse, un'inezia. Ma non è. É l'indice anzi, di tutta una situazione di cose. E' l'indice della opposizione alla vita viva, delia quale le classi alte han paura. Noti ancora : come st insegna la filosofia del diritto? Siamo sempre al <( diritto naturale n ! Oggi 7 al secolo XX , è una vera vergogna. Ma perdura. E i giovani debbono dar gli esami sulla materia insegnata dai mestieranti della cattedra - che insegnano cose morte ; cose superate dal pensiero moderno; cose vinte dalla scienza del nostro tempo. C'era soltanto il povero Schiattarella a Palermo, che insegnava la Filosofia del Diritto, cominciando il corso dalla paleontologia e per la preistoria. Oggi, c' è soltanto il Fragapane, a Bologna, che fa tutto quel che può per essere << maestro ». Ma l'ambiente gli è con-. trario, come fu contrario allo Schiattarella. Così avviene che la scuola è un pervertimento , in.vece di essere una emancipazione dall'ignoranza. E così avviene che quei poveri giovani che sentono qualche energia di pensiero e qualche forza di carattere, debbono, a un certo punto, rifarsi da capo, e non solo imparare dai libri, faticosamente, ma vincere se stessi in ciò che impararono dai professori della cultura arcaica. Orbene : Dante e Manzoni - autori, oggi, << immorali », di fronte alla morale nuova, derivante dalla scienza moderna - tutta innervata di criticismo - fan parte della cultura arcaica. E voi aiutate così poco i giovani - voi, pur uomini liberi - che Dante e il Manzoni , e cioè la Comedia e i Promessi Sposi costituiscono << libri di testo ». Che teste posson venir fuori da codesti libri di testo ? Inutile dirle, non è vero? che io non me la piglio affatto nè con Dante nè col Manzoni ! A' loro tempi, senza dubbio, rappresentarono qualcosa che non può essere dimenticata dalla storia letteraria, senza grande ir1giustizia. Me la piglio coi dantisti e coi manroniani, ai quali auguro la morte improvvisa, a tutti insieme, per la vita del mio Paese. Dimostrare come la Comedia e i Promessì Sposi sieno cose \( sciocche » - oggi - e << immorali » sarebbe opera lunga. La gloria di Dante, e il merito del Manzoni, non vengono diminuiti per questa sciocchezza e per questa immoralità odierna che colpisce le loro opere dopo tutto il movimento scientifico e ideale del secolo XIX. Ai lettori della << Rivista » che si saran chiesti : <( ma chi è costui che parla così del massimo poeta italiano ? » Ai lettori che mi avranno regalato gli aggettivi peggiori , io rispondo : << Sono un uomo che si sforza di ripensare, e di intendere, e di emanciparsi». E aggiungo: (< Voi lettori severi del mio
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