R I V I ST A PO POL ARE 459 minciò a diffidare di ogni velleità di 'ndipendenza mostrata dai consigli locali. Un nuovo regolamento, quello de: 1890 , pro - dusse una specie di contro-rivoluzione nel dominio dell' autonomia !oc dc. La legge organica dei :r_emstvos, del 1864, riflette la tendenza legalitaria manifestatasi dall'epoca dell'emancipazione degli schiavi. Il ,remstvo è chiamato a rappresentare non degli ordirti , ma delle categorie di interessi economici; è accordato il diritto di voto da principio a tutti i proprietari indivuali di fondi siano di origine nobile, mercanti o contadini, poi ai comuni rurali come possessori indivisi di terre e infine alle associazioni urbane come proprietarie di beni municipali. Lo statuto del 1890 rovescia interamente questo sistc:ma. Al posto delle rappresentanze degli interessi, pone quella degli ordini. Si creano due assemblet: t:lettive : l' una dd nobili a vita o per en:dit:i; l'altra dove si confondono i proprit:tari plebei così individuali come elettivi, così rurali come urbani. Il remstvo di Novgoroà, in un rapporto presentato nel 1898 indica i cattivi effetti di una simile riforma a rovescio. Confondendo nello stesso gruppo i proprietari comunisti cog1i individuali, dichiara il rapporto, si arriva a questo dannoso risultato che gli interessi di una di queste due classi non hanno la rappresentanza che loro spetta per diritto, cioè corrispondente al loro numero e alla quantità del terreno che possiedono. D'altra park non si comprendt: perchè i proprietari plebei i cui interessi economici sono identici a quelli dei proprietari nobili, sieno d;visi in due gruppi distinti. Con questo ordin::imento si assicura una maggioranza fittizia a certi interessi in confronto di altri: così i proprietari plebei sono sacrificati ai proprietari appartenenti all'alta borghesia. Da ciò si vede che i remtvos sono partigiani del principio dell'uguaglianza davanti alla legge: r opinione con - traria non ha che un numero ristretto di seguaci, solo un pie - colo numero di consigli generali ricorda ancora gli storici tribunali dello Stato russo che, Sl!condo loro, sono sempre state contrassegnati da una chiara distinziont: tra gli ordini. Quest'affermazione è, d'altronde, falsissima. In nessuna parte d'Europa la formazione degli ordini privilegiati fu più lenta che in Russia; in nessuna parte la nobiltà conservò minore indipendenza riguardo al potere, nè è stata formata in sì gr:rn part · da antichi servitori privati degli tzar. Le famiglie principesche appartenenti alle dinastie regnanti poi unite, sono generalmente scomparse ; altre sono cadute nella povertà dopo il secolo xu il loro posto fu preso dalla giovane nobilti1, d'origine in parte straniE:_ri,e i cui fondatori sono spesso usciti dalle infime classi, come il fornaio Menchikoff, e cosacco Kotchoube·i e il cantoìe Rasoumovscky. Conviene n:ndersi conto di queste orig:ni oscure delle grandi famiglie che ci regg0no per comprendere , da un lato la giustizia dell' apprezzamento di Paolo I sul carattere della nobiltà russa, e d'altra parte lo spirito di eguaglianza proprio dei russi non ostante le loro istituzioni medioevali. Risponden-io a una domanda del l'ambasciatore d' [nghilterra, Paolo dichiarò di essere il primo nobile del suo Impero e che quelli che più gli stava vicino era il secondo dopo di lui. Quanto allo spirito egalitario, i remstvos stessi ne testimoniano col contenuto delle loro rivendicazioni. Mai queste lagnanze hanno avuto un carattere più largo che dopo la riforma del r 890, che aumentò il numero dei rappre-- sentanti nobili e accrebbe il potere dei capi della nobiltà da lui fu tratto il presidente dei Consigli ekttivi della provincia e del circondario. Ebbene, nono::.tante queste disposizioni o piuttosto in seguito ad esse e contrariament::: ai tentativi del potere, i remstvos mirano a formulare dei voti politici che ten - gono a fare della Russia una democraza reale, simile a quella che sognavano di stabilire in Francia nel 1789. Così solo ignorando il senso storico della nostra evoluzione sociale la minoranza del Consiglio di Novgorod può, per esem - pio , dichiarare che la distinzione degli ordini è stata sempre a base delle nostre istituzioni e che ogni tentativo di eliminare questa distinzione equivale ad una rinunzia ai nostri tribunali storici. Questa discussione insomma ha pm o meno lo stesso carattere di quella che sorse in Francia sotto il ministero Turgot. Quest' ultima· non aveva fatto a meno di dare al paese una rappresentanza locale alla quale erano chiamati non gli ordini ma le differenti classi di proprietari di fondi. Si spiega l' opposizione che simile progetto poteva incontrare nelle provincie di uno Stato in cui gli ordini privilegiati avevano una rapprt:sen-· tanza indipendente da quella del terzo. Ma la Russia dove la nobiltà ha conservato le sue assemblee accanto a quel a dei remstvos e dove il clero non ne possiede alcuna , ogni opposizione fatta in nome degli ordini privilegiati non può trovare il suo punto di partenza che in quel principio puramente teorico, enunciato da Montesquieu e accettato da Caterina II, che la nobiltà è il più sicuro appoggio del trono. Ora, protestando contro l'autocrazia e mettendosi alla testa delle rivendicazioni popolari , questa nobiltà prova che il potere ha seguito una falsa via. Si pùò constatare non senza mera viglia che il governo ha preso la iniziativa di accrescere nelle assemblee l'influenza dell'ordine che è ad esso più contrario e diminuire quindi la importanza dei delegati del popolo. Così si è sottoposta la deliberazione delle assemblee comunali alle decisioni di un funzionario scelto, secondo. la legge tra i nobili e si è riconosciuto al prefetto, dopo il 1890; il diritto di dire l'ultima parola nelle elezioni dei rappresenzanti mandali al Consiglio delle assemblee comunali. Così il principio elettivo è sostanzialmente viziato, e ciò a danno della classe che s'è mostrata meno indipt:ndente di fronte al potere e meno disposta a presenlare petizioni di carattere politico. Ed è interessante notare ehe lo spirito legali• tario dei remstvos si mostra per mezzo di domande in favore del rigtabilimento del principio di elezione a profitto del popolo. C'è bisogno di dire che queste domande restano lettera morta, che i cantoni continuano a designare sotto la pressione del factotum governativo, non deputati ma candidati alla deputazione e che al prefetto si riserva il diritto di fare una scelta tra questi candidati ? Se da una parte i ,remstvos ci tengono a mettere radici più profonde nel suolo , creando una nuova circoscrizione , quella cioè del cantone , comprendono d' altronde la necessità di un accorJo preliminare tra i Consigli generali di più provincie vicine per introdurre riforme nel dominio dell'igiene sociale e del servizio veterinario. Per dare un'idea approssimativa del malvolere che i governanti oppongono alla rivt:ndicazione dei -remstvos, citerò qualche cifra. Dal 1865 al 1884 i Consigli generali hanno presentato al governo 262 3 rivendicazioni: di queste 1354 furono respinte o lasciate senza risposta. D'anno in anno il numero delle risposte negative in luogo di diminuire non faceva che a..1mentare. Si fece oppo~izione alla diminuzione del censo elettorale: si tolse ai ,remstvos il permesso di elaborare i11sieme con altre assemblee dello stesso ordine provvl'dimenti comuni contro le epidemie e di unire i loro sforzi in questioni di economia sociale. Le domande fatte dalle assemblee relativamente a una libertà maggiore nella pubblicazione ddle loro dispute, ebbero la stessa sorte. Questi corpi non furono autorizzati neppure a introdurre il principio cieli' istruzione primaria obbligatoria, per il quale più di un Consiglio generale aveva lungamente insistito. A partire dal 1 873, il governo non rispose più ad alcun re - clamo. La domanda di permettere ai maestri delle diverse provincie di riunirsi in congresso per elaborare in comune i programmi educativi , incontrò lo stesso rifiuto. Recentemente ancora i marescialli della nobiltà e i presidenti dei Consigli generali ricevettero l'ordine di non ammettere alcuna discussione di indirizzi esprimenti il desiderio di veder mettere un termine a qudl' infamia che è la correzioue corporale, esercitata spesso
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