Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 15 - 15 agosto 1905

436 RIVISTA POPOLARE Il ragionamento fila come sul taglio d' un rasoio. Intanto però l'Imperatore Gnglie]mo, il Re Cristiano di Danimarca, la Tsar di Russia fanno l'occhio dolce alla Norvegia e tutti. senza volerlo parere, le offrono un re. Quando .sarà chiuso il plebiscito per la separar.ione la Norvegia dovrà decidersi, e, visto che non è ancora matura la libertà, dovrà pigliarsi un re. Purchè non le accada di dover meditare sulla verità del Cap. VII. del Primo Libro di Samuel, capitolo interessantissimo a sapersi da.i popoli in q uestna di Re ; come ora la Norvegia. ♦ Lo scandalo del Cotone in America. - Quando il signor Lubin 'iniziò qui le pratiche che devono concludere colla iniziativa per l'Istituto Internazionale di Agricoltura, qualcuno si interessò di conoscere J' opinione del ministro di .Agricoltura <legli Statj Uniti, On. C. E. Wilson, e l'illustre, noncbè onest.issimo uomo, dichiarò che l'idea di Lnbin era una µazzia. L'onesto uomo aveva ne] fare quella dichiarnzione le sue più che buone ragioni. E lo scandido del cotone ; in seguito al qua]e il Presidente Rose" el ! ha cacciato dal ministero d'Agric0ltnra parecchi pe7.zi grossi, e che trascina il Wi!scn alle dimissioni, è là per darne la prova. L'ones issimo nomo è stato i:icchiappato, questa volta con le man i nel sacco. Ai nostri lettori spiegryiamo brevemente in che consiste lo scandalo del Cotone agli Stati Uniti. Ogni mese il Ministero d1 Agricoltura degli S. U. pubblicava un bullettino su le conaizioni generali del mercato: ali' epoca poi delle vendite . delle raccolte e dei mercati, pubblica delle statistiche che servono di base alla trattazione degli affari commerciali correnti. Le cifre di codeste statist.icbe sono naturalmente tenute segrete a tutti, fino al ~iorno <folla loro pubblicazione; ed il dipartimento ~i statistica fa del s110 meglio perchè tali cifre riescano esatte, e quindi ntili ai produttori, come ai consumRtori. Naturalmente questa esattezza non serve che in modo indiretto agli specula tori. Il ministro, l' onestissimo On. Wilson, veglia a ciò che t!ltto proceda eon la massima correttezza. Egli è il depositario delle stati stiche segrete, fino alla loro pn bblicazione - questo per legge - Or ecco che cosa è accaduto; le cifre del bullettino mensile sono state alterate in modo da prestarsi a forti giochi di Borsa; e le Htatistiche segrete sono state ·comunicate, molto tempo prima della loro pubblicazione, ad alcuni finanzieri e borsisti i quali hanno per spe..:ialità il monopolio del cotone. Si capi• sce che messi prima di ogni altro al corrente delle cifre statistiche essi hanno regolato la loro compra vendita, e i loro prezzi s11 quelle cifre. di modo che quando la merce ha dovuto arrivare sul mercato, e le statistiche sono state di pnbblica r::igione, i produttori, ed i compratori si sono trovati disarmati dinarn1i agli speculatori e ai monopolisti rlel cotone che avevano già prese le loro misure. Naturalrnente la cosa ha fatto molto rnmore, ed ha creato molti guai. Già la materia prima comincia a mancare alle filande e tessitorie Inglesi, e la fame minacci:-1.di bussare alle porte di Manchester, di .Bnlton, di Leeds. Intanto il signor Moore - trn altro signore onesto, molto amico delle oneste specnlazioni in Borsa - ha dovuto dare ]e dimissioni; ad altri è accaduto lo stesso, e Wilson dovra Reguire la sorte dei compari. L'onesto uomo aveva ragione nel cercare di screditare l' iniziati ·1a per i' Istituto Internazionale d' Agri coltura. Le informazioni raccolte, e le statistiche messe insieme. sotto un controllo in ternazionnle non potrebbero prestarsi alle manovre che riescono utilissime ai mopol ist;, i quali pagano bene. L'interesse degli uni e gli altri impedirebbe gli abusi; impedirebbe la propalazione di notizie false o premature: ma q nesto però scomoderebbe l' interesse dri monopolisti miliardari, e dei Borsisti che sanno t1·ovare la ~tra.da delle statistiche segrete, e dei portafogli - e portamonete - dei ministri Americani; ed anche di altri paesi; ed é l'influenza di questi Borsisti e monopolisti che tappa la bocca ai giornali, che fa sì ehe drlla idea del signor Lubin ricerch_i di attuarne il meno possibile. Si capi• sce, il sistema borghese regge tntto sul monopolio, su lo sfruttamento, e su la menzogna ; dove si andrehbe a finire se le statistiche dovessero e,;;RP-rep, er forza, vere; e se i segreti del commArciodoves8ero rimanere, fino a determinate epoche, real mente seg-reti? Chi vorrebbe speculare pii1: chi o~erebbe più essere borsista? ♦ Ancora della morte di Rosolino Pilo. - Da un nostro caro amico e cnltore valente di stndi storici rice · viamo questa lettera che ci affrettiamo a p:ibblicare : Palermo 28 aprile 1905. Carissimo Colajanni, Senza far preamboli, chè l'antica e costante nostra amicizia me ne dispensa, ti dico, francamente che ti scrivo per ribattere e confutare l' articoietto di Enrico E. Ximenes: Rosolino Pilo fu assassinato perchè fedele seguace di Maz.,ini? Articoletto pubblicato nell' Italia del Popolo del 26 giugno u. s., ed ora riprodotto con benevoli commenti, e, Jirei quasi, con una attestazione di verosim;glianza nella tua Rivista. E prima di tutto non è vero che R. Pilo (< si staccò (come scrive lo Ximenes ) a Genova dai gen. Garibaldi perchè non aveva voluto assolutamente accettare il suo programma Italia e Vittorio Emanuele n. Il fatto invece è che Rosolino scrisse a Garibaldi , in data del 24 febbraio 1860, dicendogli che in Sicilia eran presti ad insorgere, ed egli era pronto a recarvisi per iniziare od aiutarvi la rivoluzione, e però gli chiedeva armi e danari da togliersi dal fondo del Milionr! di Fucili, costituito in Milano e di cui era depositario Giuseppe Finzi; aggiungevagli inoltre che Mazzini, il quale soccorreva co' suoi mezzi l'impresa, (< non faceva guistione di repubblica n. Poteva quindi il Generale recarsi poi , ad un avviso telegrafico, in Sicilia a capitanare gli insorti; anzi di ciò lo scongiurava, e concludeva: tt Dateci, vi prego, guanto di sopra ho richiesto in nome dei buoni di Sicilia , e siate certo che riusciremo a mettere in fiamme tutto il mezzogiorno d' Italia al grido dell'unità e libertà. Voi, Generale, capitanerete militarmente il paese, e così avrete garanzia che non si potrit straripare dal convenuto programma, che solo può riunire tutti gli elementi d' azione, e così solamente l'Italia sarà >>. Q_uesta lettera, s'io non m'inganno, dimostra che ~I Pilo nell'accingersi a partire per la Sicilia accettava il programma di Garibaldi. Il quale a togliere ogni equivoco gli rispondeva: << Carissimo Rosolino, con questa mia intendetevi con Bertani e con la Direzione di Milano per avere le armi e i mezzi possibili. In caso d'azione sovvenitevi che il programma è Italia e Vittorio Emanuele ..... n Il Pilo non ottenne, e non per colpa del Bertani, del Finzi o del Garibaldi, nè danari , nè armi; e nondimeno deciso di partire per l'Isola nativa, riscrisse verso la fine di marzo al Generale, annunziandogli la sua decisione, ed avvisandolo che lascia va il Crispi per sostituirlo in guanto concernevano << gli accordi da prendersi colla Direzione di Milano e l'invio dei convenuti mezzi n. Ed anche questa lettera finis..::edicendo: 1t Non altro, Generale, che salutarvi di cuore e augurarvi nuove glorie in Sicilia a compimento della redenzione della patria n. Il Pilo s'imbarcò a Genova, insieme col Corrao, il 26 marzo, e giunse , dopo una lunga faticosa e tempestosa navigazione, non verso la fine, come scrive lo Ximenes, ma il ro d'aprile nel castello delle Grotte presso Messina. Percorse superando innumerevoli pericoli le provincie di Messina, Catania e Palermo , e rianimò da per tutto la insurrezione , che , incominciata il 4 aprile in Palermo nel Convento della Gancia, era stata in gran parte domata e vinta. Seppe egli dello sbarco di Garibaldi a Marsala mentre aggira vasi a capo d'una numerosa squadriglia d'insorti su pe' monti occidentali di Palermo. D'allora egli si pose subito sotto gli ordini del Dittatore, e ne eseguì sempre con instancabile fervore ogni comando. Dov' è dunque il dissidio fra il Pilo e il Generale? Come con quali prove e ragioni e, dirò anche, con che cuore può da E. Ximencs affermarsi che (< con l'arrivo del Generale e de' Mille la presenza del Pilo in Sicilia riusciva dannosa, in quanto chè due idee venivano a cozzarsi n, la monarchica, cioè, e la repub-

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