Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 15 - 15 agosto 1905

RIVISTA POPOLARE 451 così. Ormai, entro certe grandi linee, s1 ammette che noi siamo, moralmente, un riflesso del mondo che ci circonda, poichè le stesse nostre reazioni contro quel mondo, le quali sembrerebbe ce ne dovessero diff<>renziare, sono in stretta connessione o correlazione con esso. · È naturale, per questa stessa ragione, che le diversità delle colture, dei contratti di lavoro, delle condizioni topografi.eh~, economiche e sociali delle zone agrarie si rispecchino, nel contadino, con altrettante differenze o sfumature di tendenze, di abitudini, di qualità morali e intellettuali. I braccianti della Lombardia non si possono assimilare, per la loro indole morale, ai mezzadri dell'Italia centrale. I cafoni delle Puglie rappresentano un tipo diverso dagli obbligati e dai bifolchi dell'Emilia. Y' ha però un substrato morale che li ·accomuna tutti, che li fa considerare come varietà, magari spiccate, dello stesso tipo. Ciò è rh elato, per dirne una, dalla demoo-rafia, che ci dimostra come i provenienti dal contado conservi no certe particolarità anche dopo lunghi anni di immigrazione nei grandi centri cittadini, tanto che alcunì quartieri delle grandi città moderne sono caratteriz2.ati profondamente dal contadiname inurbato. Ed eccomi ora a gettar giù qualche rapido tratto dell'indagine psicologica di cui sto parlando. Mi preme di bene avvertire che terrò dinanzi specialmente il contadino dell'Italia centrale, che mi pare di conoscere un po' meno superficialmente dei campagnuoli di altre parti d' Italia. IV L'influenza della terra e della proprietà, della proprietà materiata nella terra, penetra nell'anima del contadino fin nei meati più riposti. Egli sente la terra, ne aspira a larghi polmoni gli odori sottili e misteriosi, ne intuisce il nascosto, intimo, fecondo lavorio, ne misura, per atavica esperienza, l"e resistenze e la generosita, l'adora e la ingiuria, _con alterna vicenda, come amante geloso e appassionato. - Ma la terra è legata all'uomo col rapporto giuridico del possesso e della proprietà. Ed il contadino tende, con violenza selvaggia o con amore romantico, a possedere la terra. Il vincolo giuridico, del quale l'origine e il carattere sociale gli sfuggono, è per lui la sanzione di un alto rapporto naturale preesistente, di un rapporto indissolubile cli affetto: è come il mat-rimonio che lega, dinanzi al mondo, due cuori che già da un pezzo si sono dati l'un l' altro per la vita. Nè in tutto questo v'ha nulla di eccezionale o di misterioso. Si tratta, in sostanza, di una caso della legge generale dell'adattamento. Per vivere sulla terra e della terra il coltivatore si sottomette e uniforma alle necessità di lavoro e di vita che ad essa sono proprie, ed essa, grave e potente, reagisce su di lui legandolo a sè e fisicamente e affettivamente. Non dice il motto famoso : natura nisi parendo vincitur? 1 Vediamo infatti che dove l'asprezza del suolo esige 1avoro più rude e assiduo, ivi l'adattamento del- , uomo è più generale e profondo, ivi l'amore del coltivatore verso la tirannica amante è più tenace e intenso. Il piccolo proprietario coltivatore di montagnacorre sulle labbra spontaneo l'esempio--è attaccato alla terra e alla pr.oprietà, come ad una parte dj sè stesso. E' un attaccamenw che ha in sè tutte le gioie e tutte le furie delle grandi e tr:;giche passioni. Io ho conosciuto qualche montagnolo, che si è lasciato consumare come di languore, perchè dal fisco o dai credi tori era stato espulso dal fondo eredi tari o. •E non è noto come il piccolo proprietario tenda, non di rado con rapace astuzia, a conservarsi il il fondo e ingrandirlo? Le Utiper interesse e principalmente per l'assegnazione dell'uno o dell'altro pezzo del terreno avito, nell'occasione delle successioni, sono sempre frequentissime, come sono pure molto frequenti (e lo sa, per esperienza, chi possiede nelle zone montuose) le appropriazioni o i graduali, premeditati, sistematici raschiamenti che i piccoli proprietari compiono a danno dei terreni confinanti, specialmente se l'occhio vigile del proprietario ne è lontano. Neppure le vicende dell' emigrazione transatlantica tolgono al contadino la passione di divenire proprietario, e proprietario nel paese nativo: l'emigrante ritorna e compera anche a ca1is- ~imo prez7o un fondo e su di esso fìnisce i suoi giorni. Girando, nella scorsa estate, per le meravigliose montagne degli Abruzzi ho visti interi villaggi di casette bianche e fresche fabbricate dagli em.igranti, come continuano ad essere popolarmente chiamati per antonomasia i fortunati reduci dalle Americhe. . Da questa profonda radice di interessamento e di amore alla terra vengono su tutte le ramifìcazioni, diritte e semplici, dei sentimenti e delle tendenze dei contadini. Gli stornelli, nei quali sboccia il sentimento poetico dei campi, non si richiamano se non a ciò che vive a apparisce nella cerchia delle campagne, dai fìori al cielo stellato. Il canto degli uccelli è ben spesso interpretato in armonia con i lavori rurali e con le periodiche vicende della terra. Il cinguettìo della capinera, del più pettegolo dei nostri uccelli, che cambia di modulazione o di metro tre o quattro volte all'anno, suona all'orecchio dei contadini come un ammònimento a compiere le faccende che la stagiona com porta.Nel mese di marzo, ad esempio, essa gli trilla e gli trilla « pota-ci! >>: è la rigida epoca della potatura. Il mite poeta Pascoli, che nei suoi versi agresti tenta spesso imitare col suono e col ritmo delle parole la voce degli uccelli, chi sa non ne abbia tratta l'idea dalle leggende gentili e dalla immaginazione poetica e rappresentativa del contadino delle sue Romagne ! Ma il sentimento dominante e più immediato che l'amore della terra imprime nel villano è quello del tornaconto, dell'egoismo economico. Nell'Economica politica pura, in cui i_fenomeni economici sono considerati in astratto, 11 soggetto di questi è' l'homo oeconomicus, un tipo di uomo, cioè, che non si lascia guidare se non dal tornaconto applicato al procacciamento della ricchezza: Ebbene, il contadino tende un poco ad accostarsi (se non si tien conto dei suoi errori d'ignoranza) a codesta astrazione, poichè egli è quasi spogliato della maggior parte degli altri sentimenti (a~b~- zione, amore per lo studio , per il bello, domm10 di idealità morali ed altruistiche, spirito di sacrificio, patriottismo), che frenano e deviano spe~so l'egoismo economico puro negli uomini di mentalità e coscienza più complessa e civile. Nè il cornaconto egoistico si dissocia dai due sentimenti che agiscono fortemente pure nel contadino: l'affetto per la famiglia e la religiosità. Non_ vorrei essere tacciato· di facile materialimo pessimista nel dir questo; ma perchè cullarci in un ideali~nio _ i:1-:- consistente quando è accertato che, negli spinti primitivi, certi sentimenti, i quali si presentano all'occhio un po'·superfìcialc e credulo come eminentemente altruistici, sono invece incosciamente determinati proprio ./tall' egoismo e dallo spirito di conservazione ? Il contadino considera la famiglia come una vera associazione economica : ogni membro , a seconda

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