Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 15 - 15 agosto 1905

450 RIVISTA POPOLARE Seguono maggiori dettagli sullle entrate e sulle spese delle ferrovie dello Stato e delle Compagnie linea per linea per il solo anno fiscale 1902-903 c.bi quali si rileva che lo Stato ebbe alcune perdite: 97,868 yen nella linea ovest centrale: 10,879 nella In-yò ; e 77,285 nella Hokkaidò. Non mi permetto osservazioni sul fatto che il coefficiente di esercizio crebbe sulle linee dello Stato più che in quelle. delle Compagnie; ma però l'utile netto fu molto più alto nelle prime che nelle seconde. Proporzionando gli utili col capitale impiegato nelle c_ostruzioni si rileva che l' iEteresse fu minimo di 0,1 °/ 0 , di 0,4 in alcune linee; ma arrivò al 15,3 °/ 0 sul capitale impiegato nelle costruzioni della linea principale: quelle di Tokai-dò, che da sola ha dato o~tre la metà delle entrate delle linee dello Stato. L'interesse del capitale impiegato nelle costruz:ioni delle linee private si mantenne sempre più alto; e quello minimo fu di 0,1 nelle linee di Nishinafi e di Ryùgasaki. L'interesse più alto del 18,1 °/ 0 si ebbe nella linea di Kòbu. L'interesse delle azioni ferroviarie arrivò al 4,8 nella stessa linea di Kòbu. L'interesse medio del capitale impiegato nelle costruz:ioni dello Stato fu del 7,3 °/~ con una diminuzione di 0,8 sul1' anno precedente; di 8,0 in quelle delle Compagnie con una diminuzione C¾el 0,2 sul 1901 902. Nello insieme - Stato e compagnie - il capitale dette un interesse del 7,8 °fo. Un eccellente afiare. Seguono altri dettagli precisi -•· sbalorditivi per un Italiano, che vuol sapere ciò che rendono le singole linee del proprio paese cercandoli in un An-: nuario nazionale! - sulla media delle entrate t: delle spese per giorno e per miglio delle linee dello Stato e delle Compagnie (pag. 138 a 141). La prima ferrovia fu costruita nel 1872 tra Tokyo e Yohoha ma (18 miglia). Le società cominciarono a costruire nel 1883; e nel 1887 fu promulgata la legge per la concessione delie ferrovie ali' industria privata. (continua) lapsichdeeicontadeinili risreglaiogrario I Chi ha un po' di pratica delle nostre campagne e delle nostre classi di proprietarii rurali non ignora per certo che gran parte della colpa dello stato arretrato dell'agricoltura italiana viene attribuita al c~:m~adino. Quante volte certi signori, di quelli che s1 n~ondano delle loro terre solo per riscuoterne le rendite, avranno fatto alla nostra presenza dichiarazioni come le seguenti: <e il contadino è ignorante, testardo, retrogrado, nemico giurato di ogni innovazione: con_esso non è poss~bile far progredire l' agricoltura. Bisognerebbe coltivare le terre ad economia e obbligare così il contadino a fare quello che crli si comanda, senza che egli abbia motivo nè diritto di opporre rifiuti o resistenza passiva l >> qra io ~i ~ornando se turti coloro che ragionano cosi, spess1ss1mo a scusa della persistente inerzia padronale, hanno saputo intendere nelle intime fibre la psiche del contadino, di questo povero essere che si vagheggerebbe di abbassare anche di più e di ridurre passivo istrumento di lavoro, simile al pio bove. È doveroso di dare risposta negativa. Nè ciò deve meravigliare. Ogni giorno vediamo che la o-ente si scervella a cefcare rimedi difficili e lontani, b mentre essa avrebbe più facile e viçino un rimedio efficacissimo del male lamentato l E proprio questo il caso del contadino e delle difficoltà di far progredire con lui la nostra agricoltura. Esiste nel contadino stesso il rimedio contro certe sue cattive qualità. Si possono rivolgere a fini utili certi suoi caratteri che sono o sembrano negativi e ripugnanti. Mi proverò a dimostrarlo, alla buona. 11 Gli scrittori di psicologia o di economia sociale hanno piuttosto trascurato le analisi concrete della costituzione morale di determinati e speciali gruppi di popolazione, massime di quella rurale. Notevoli saggi di psicologia campestre ci hanno dati i romanzieri. Ne cito due, che primi, e a ragione , mi vengono alla memoria : Emilio Zola e Leone Tolstoi. Il romanziere naturalista francese, nella Terre, fa un' analisi viva e profonda delle passioni e dei costumi del contadino, tenendo d' occhio in particolar modo certi piccoli proprietarii del suo paese, avidi e calcolatori. Alcune delle sue figure hanno quasi la smorfia e la contorsione della caricatura, ma, nel fondo, sono vere e reali e perciò, in quella narrazione, drammaticamente terribili. Ci sono richiamati alla mente i personaggi della Strega di Giulio Michelet, dipintore spietato della immoralità delle campagne. Il grandissimo romanziere russo, anche perchè tutto pien.) e vibrante del suo ideale di umiltà evangelica, che la sogghignante asprezza di Carlo Marx chiamerebbe pecoraggine cristiana, dà posto frequente e simpatico, nei suoi maggiori romanzi, al povero contadino, al fatalista mugik e ne descrive l'anima semplicetta e le tradizionali abitudini di sottomissione. Nel romanzo Guerra e pace, che per me è il più grande romanzo, anzi il poema più grandioso della letteratura contemporanea, alcuni contadini, che vi fanno più o meno rapida apparizione, stanno là quasi come un simbolo filosofico, come per darci un'idea dell'anima profonda di quelle infinite campagne, dalle quali il Tolstoi tanto s' attende per la rinnovazione cristiana della vita della santa Russia. Ma, ahimè, non deve nascondersi che il mugik del Tolstoi ci apparisce troppo più mite di quello, selvaggio ed abbrutito, che altri scrittori più positivi ci descrivono! Ma sarebbe desiderabile che anche all'infuori del romanzo si studiasse la costituzione psichica e intellettuale del contadino, scrutandolo nelle circostanze liete o tristi, nei momenti in cui l'anima sua si rivela sinceramente o quando la riflessione ne vela o maschera i sentimenti reali. La realtà attrae il fme osservatore molto più di un romanzo.-Simile ricerca di psicologia applicata, che sarebbe come un capitolo di sociologia, non solo sarebbe praticamente utilissima, ma potrebbe riuscire anche pregevole e originale dal punto di vista scientifico. Il romanriere è tentato a ritoccare o complicare troppo la realtà che egli descrive, mentre uno scrittore, il quale sia meno ispirato a fini letterari ed estetici, sarebbe naturalmente più obbiettivo e veritiero. III L'anima dei nostri campagnoli è semplice e primitiva. I sentimenti, che ne costituiscono la struttura fondamentale, sono pochi e rudemente delineati e coloriti. Ben altre profondità, ben altre ingannevoli iridescenze presenta la psiche di chi .vive e lotta nel fervore della vita industriale e intellettuale dei grandi centri urbani ! È naturale che sia

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