446 KIVISTA POPOLARE zione. Noi saremo superati dalle nazioni, che potranno più economicamente sfruttare le loro risorse. Come grande nazione industriale l'Inghilterra sarà allora nel suo declinare » • Nè queste parole possono credersi ispira te a soverchia sfiducia nello avvenire. Tutti, purtroppo, e ottimisti e pessimisti, sono d'accordo nel ritenere che i giacimenti di facile estrazione saranno esauriti in un tempo prossimo, al più fra venti anni; e che se i prezzi non rimarranno allo straordinario livello in cui essi si trovano, certo la tendenza al rialzo persisterà nelF avvenire. Tutto ciò è assai grave anche per l' Italia che ritira tutto il suo carbone dall'Inghilterra, e che sarà quindi obbligata a compensare a prezzi ·sempre più alti il prezioso combustibile Questa causa di debolezza, a tutti visibile , non può non impens1er1rc1 , e non potrebbe non piegare la nostra mente alla ricerca di una qualche via di salvezza. L' importazione del carbone , anche da altri paesi, non risolverebbe il problema Di combustibile ne hanno la Francia. il Belgio e la Germania , non tanto però da· bastare al consumo locale. Di combustibile ne hanno anche, in quantità enormi, gli Stati-Uniti d'America, ma non per questo ne sarebbe conveniente l'esportazione in Italia. La distanza è tale e tali le spese di trasporto da rendere impraticabile q11-estocommercio. Quale dunque, la via della salvezza? Come l'Italia potrebbe soddisfare i suoi bisogni presenti, e, più ancora, quelli dell'avvenire? La nostra industria , allevata al prezzo di così grandi sacrifizi, ne avrebb~ enorme male: essa è minacciata nella sua stessa esistenza. ♦ Per fortuna, i paesi che in EPropa sono sprovvisti di carbone nero, hanno le più grandi risorse idrauliche e q a indi delle notevoli masse di carbone bianco. Sono essi in condizioni più favorevoli dei paesi carboniferi. Perchè mentre questi consumano il loro capitale , e, quale che esso sia , si esaurirà un giorno ; i paesi ricchi di acque cadenti potranno vivere sempre snl reddito., e con grandi lavori di sistemazione accrescere piuttosto che diminuire il capitale. Dunque, la superiorità dei paesi carboniferi, che parea invincibile, tramonta; per dar posto a quelli ricchi di acque cadenti : l' elettricità si sostituisce al carbone nello sviluppo della forza. Ora tutti i dati che noi possediamo ci mettono in grado di affermare che l'Italia è il paese di Europa, che, in proporzione del territorio , possiede maggiore ricchezza di forze idrauliche, distribuita nel modo più vantaggioso. Le valutazioni più probabili fanno ascendere t.a]i forze a circa sei milioni di cava1li. È anzi probabile che questa cifra sia anche al disotto della realtà. Ma ciò che importa di più è la distribuzione de1le acque. L'Appennino e le Alpi agiscono come due gra.ndi condensatori: il Sud è ricco di cadute di acqua come il Nord. Eccettuate la Sicilia, le Puglìe e la Sardegna, le ricchezze idrauliche dell'Italia appaiono distribuite nel modo più conveniente. Ne viene che il problema della sostituzione della energia elettrica a quella del vapore è per l'Italia il più grande problema nazionale, interessando le hasi stesse delfa produzione e tutto l'avvenire dell'industria, dell'agricoltura e degli scambi. Consapevoli di civ, molto noi abbiamo fatto su questo riguardo. Non ostante ]a mancanza di capitali, l' Italia è il pae8e d' Europa che ha utilizzato la più grande quantità di cadute di acqua, per la produzione dell'energia elettrica. Gl' impianti di Tivoli, di Paderno e di Vizzola, che è il più grande impianto d' Europa, ci parlano un fidente linguaggio per l' avvenire. ♦ Ora i progressi compiuti rappresentano Ja fase iniziale, ciò che era possibile fare con gli sforzi indi viduali , con inevitabile dispersione di ricchezza e di energia. Ma, dopo questi primi tentativi individuali, dopo le prqve vinte, ci troviamo di fronte ad un grande problema. Quali sono le vie più adatte per sostituire, nella più larga misura, l' elettricità al vapore, visto che qnesta sostituzione è una necessità per l'Italia? È qui il punto culminante del geniale lavoro del Nitti. Egli, che unico forse in Italia conosce assai bene la questione, afferma risolutamente che la soluzione del problema non può esser data che da uno sforzo collettivo, da un programma seguìto per molti anni con razionsle inflessibilità, dal tener fissa una meta costante senza deviazioni e incertezze. Lo sforzo collettivo non può esser dato che dalla nazionalizzazione dfllle acque. É questa la più ardita soluzione che sia stata indicata ad un paesa civile in così vitale materia. Si calcola ad nn miliardo la spesa necessaria agl'impianii e alla distribuzione dell'energia elettrica capace di sviluppare una forza motrice uguale a quella di cui presentemente ha bisogno l'Italia. Noi spendiamo, annualmente, non meno di 200 milioni per l'acquisto all'estero_ del carbone necessario. a • qualunque forma d'industria. Ne viene che ogni cinque anni mandiamo all'estero una somma uguale a quella che, una volta tanto ci darebbe la forza neces• saria ai bisogni attuali. Anche ammettendo che ì'Italia da sola non possa fornire questo capitale; esso agevolmente ci sarebbe dato dall'estero all'interesse del 4 °/ 0 netto. Vuol dire che si verrebbe a pagare 40 milioni all'anno soltanto quella forza motrice che ora ci costa 200 milioni, cioè cinque volte di più. Mediante una amministrazione savia noi potremmo riscattare in breve tempo questo prestito ed avere quindi ammortizzato il capitale necessario a cosl grande opera. Se il problema non si voglia affrontare in tutta la sua interezza, si può certo rii:iovl erlo per gradi. Anche procedendo per via di esperimento, conviene allo Stato fare direttamente impianti di stazioni centrali e di trasformazione, assumendo la distribuzione e l'esercizio di esse tutte le volte che risulti vantaggioso. Lo Stato potrebbe dedicarvi cento milioni per anno, senza pericolo suo, anzi con molto suo vantaggio. Il sistema equivarrebbe all'acquisto di miniere di carbone estremamente redditizie. Il debito pubblico, che ha esercitato tanta· funesta attrazione sui paesi latini, può es-
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